Ma a non convincere sono anche gli altri punti di intervento proposti dal Presidente dell'Inps. La proposta cuore vorrebbe togliere - scrive l'esperta attuariale - , come «atto d'equità», a pensioni più fortunate per finanziare le «uscite flessibili», ma si traduce in una nuova tassa per i pensionati" che già sono pesantemente colpiti dal fisco. "Il carico fiscale già grava pesante sulle fasce medio-alte: 10,9% dei contribuenti paga 51,2% dell'Irpef; più di 10 milioni di italiani versano in media 55 euro all'anno e quasi 800 mila dichiarano redditi nulli o negativi, contro una ricchezza media pro capite doppia di quella tedesca. Per sostenere chi ha fatto scelte previdenziali a trattamenti bassi si colpisce chi ha contribuito a lungo regolarmente. Un prelievo da pensioni «ricche» a pensioni povere all'interno del sistema previdenziale cambia i termini della tassazione".
"Non senza conseguenze macroeconomiche: si tolgono porzioni di reddito pensionistico, tassate ad aliquote marginali Irpef del 38%-43%, per dare somme basse ad altri pensionati, che ricadrebbero nella no tax area o nel primo scaglione ad aliquote del 23%, s'abbassa il gettito Irpef, che lo Stato recupererà con nuove tasse o aumentando il debito. I più poveri di oggi sono andati in pensione nell'ultimo trentennio". Gamsin Dubbi anche sul reddito minimo garantito che viene proposto per gli over 55 senza lavoro e senza ammortizzatori: "è un problema di fiscalità generale, o meglio dovrebbe essere un nuovo ammortizzatore che copre il rischio di disoccupazione lunga, da porsi anche a carico delle imprese che licenziano, come negli Stati Uniti".
Anche l'ipotesi che un lavoratore o un pensionato paghi più contributi per garantirsi un reddito maggiore non convince: "troppe sono le fonti di erosione improvvise e arbitrarie - sostiene l'esperta. La sfiducia nelle politiche previdenziali, che tolgono a chi ha contribuito di più e più a lungo, è già alta: ne è un esempio il taglio retroattivo del pro quota contributivo, vigente dal 2012, solo per chi ha contribuito oltre i 41 anni, anche se la pensione resta entro il limite di rendimento dell'80% della retribuzione".