Riforma Pensioni, Il Piano Boeri non Convince gli esperti

redazione Sabato, 25 Luglio 2015
L'ipotesi di passare al sistema contributivo sarebbe eccessivamente penalizzante. Dubbi anche sulla possibilità di introdurre una nuova tassa di solidarietà sulle pensioni piu' elevate. 
"La soluzione per un calcolo tutto contributivo della pensione, di chi vuole anticipare l'uscita dal lavoro, spalmerebbe il montante maturato in più anni, in relazione alla sua speranza di vita per il principio dell'equivalenza attuariale, ma tale calcolo genererebbe pensioni più basse di circa 20-30% per circa 7-10 anni di anticipo, impoverendo il futuro pensionato, che verrebbe sostituito da un giovane con un, più basso livello di contribuzione". E' questa la critica che l'ex Coordinatore Generale Statistico Attuariale dell'Inps, Antonietta Mondo, lancia oggi dalle colonne del Corriere della Sera al Piano Boeri proposto agli inizi di Luglio per Riformare la Legge Fornero.

Ma a non convincere sono anche gli altri punti di intervento proposti dal Presidente dell'Inps. La proposta cuore vorrebbe togliere - scrive l'esperta attuariale - , come «atto d'equità», a pensioni più fortunate per finanziare le «uscite flessibili», ma si traduce in una nuova tassa per i pensionati" che già sono pesantemente colpiti dal fisco. "Il carico fiscale già grava pesante sulle fasce medio-alte: 10,9% dei contribuenti paga 51,2% dell'Irpef; più di 10 milioni di italiani versano in media 55 euro all'anno e quasi 800 mila dichiarano redditi nulli o negativi, contro una ricchezza media pro capite doppia di quella tedesca. Per sostenere chi ha fatto scelte previdenziali a trattamenti bassi si colpisce chi ha contribuito a lungo regolarmente. Un prelievo da pensioni «ricche» a pensioni povere all'interno del sistema previdenziale cambia i termini della tassazione".

"Non senza conseguenze macroeconomiche: si tolgono porzioni di reddito pensionistico, tassate ad aliquote marginali Irpef del 38%-43%, per dare somme basse ad altri pensionati, che ricadrebbero nella no tax area o nel primo scaglione ad aliquote del 23%, s'abbassa il gettito Irpef, che lo Stato recupererà con nuove tasse o aumentando il debito. I più poveri di oggi sono andati in pensione nell'ultimo trentennio". Gamsin Dubbi anche sul reddito minimo garantito che viene proposto per gli over 55 senza lavoro e senza ammortizzatori: "è un problema di fiscalità generale, o meglio dovrebbe essere un nuovo ammortizzatore che copre il rischio di disoccupazione lunga, da porsi anche a carico delle imprese che licenziano, come negli Stati Uniti".

Anche l'ipotesi che un lavoratore o un pensionato paghi più contributi per garantirsi un reddito maggiore non convince: "troppe sono le fonti di erosione improvvise e arbitrarie - sostiene l'esperta. La sfiducia nelle politiche previdenziali, che tolgono a chi ha contribuito di più e più a lungo, è già alta: ne è un esempio il taglio retroattivo del pro quota contributivo, vigente dal 2012, solo per chi ha contribuito oltre i 41 anni, anche se la pensione resta entro il limite di rendimento dell'80% della retribuzione". 

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