Riforma Pensioni, la Consulta allontana la revisione della Legge Fornero

Mercoledì, 21 Gennaio 2015
I sindacati e buona parte delle forze politiche tornano a chiedere con forza un sistema più flessibile e meno rigido, individuando nell'innalzamento repentino dell'età pensionabile una delle cause principali del mancato turn over lavorativo e dunque dell'insostenibile tasso di disoccupazione giovanile.

Kamsin La decisione della Consulta allontana le ipotesi di intervento a breve sulla Riforma Fornero. E' questo l'effetto indiscutibile della bocciatura del referendum promosso dalla Lega Nord. Per i primi mesi del 2015 non c'è quindi da aspettarsi molto. In primis i tempi non sono favorevoli. Il Parlamento è intasato tra riforme istituzionali ed elezioni presidenziali, ci sono poi i decreti fiscali, i decreti del Jobs Act, il decreto Concorrenza, la Riforma della Scuola. Insomma, le pensioni per ora sono in coda.

Da dove ripartirà l'iniziativa del Governo sul fronte previdenziale lo si capirà nei prossimi mesi. Tra le ipotesi in campo citate recentemente da Yoram Gutgeld, consigliere di Matteo Renzi, c'è invece il cosiddetto «prestito pensionistico», ovvero la possibilità di anticipare la pensione a certe categorie di lavoratori in difficoltà (a 2-3 anni dal pensionamento) con successiva restituzione graduale dell'anticipo stesso con micro-prelievi sulle pensioni a regime. Misura comunque onerosa e che andrà vagliata nel quadro delle compatibilità di finanza pubblica. Allo studio c'è anche la possibilità di fare andare in pensione gli ultracinquantenni, ma con assegno ridotto, calcolato col metodo contributivo e non retributivo. 

Il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), ha ribadito invece le sue proposte di maggiore flessibilità in uscita: «A partire dai 62 anni di età con 35 di contributi per consentire l'accesso alla pensione, oppure l'adozione di "quota 100"». Mentre il suo collega presidente della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, Ap (Ncd-Udc), ha osservato che ora «si tratta di agire contemporaneamente su una corretta e generalizzata possibilità di cumulare tutti i versamenti contributivi, su una più forte agevolazione dei versamenti volontari non solo del lavoratore ma anche del datore di lavoro per coprire periodi non lavorati o recuperare periodi di laurea, sulla opzione in favore di uscite anticipate necessariamente onerose».

Possibile anche un limitato ed ulteriore intervento in favore degli esodati per tutelare specifici casi rimasti fuori dalle tutele, dopo le sei salvaguardie messe in campo negli ultimi tre anni per tutelare oltre 170mila soggetti. Irrisolti anche i nodi dell'opzione donna, i quota 96 della scuola, l'età pensionabile dei macchinisti ferroviari.

La Decisione della Consulta - Il quesito su cui la Lega aveva raccolto molto più delle canoniche 500mila firme e che è stato uno degli strumenti populistici che ha rilanciato il movimento e la figura di Matteo Salvini, chiedeva l'abrogazione dell'articolo 24 del decreto salva-Italia che fece piangere Elsa Fornero mentre spiegava che cosa sarebbe successo agli anziani italiani: blocco della rivalutazione e innalzamento dell'età pensionabile di almeno cinque anni con sostanziale abolizione delle pensioni di anzianità. In più da quel giorno il sistema di calcolo dell'assegno è diventato contributivo, producendo un calo generalizzato con punte insostenibili per le giovani generazioni precarie. La sentenza, che sarà depositata nei prossimi giorni, quasi certamente poggerà sulla constatazione che quella riforma faceva parte di una manovra economica ed è quindi assimilabile a norme tributarie.

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