Riforma Pensioni, Palazzo Chigi accelera: pronto un decreto per bloccare i ricorsi

Davide Grasso Giovedì, 07 Maggio 2015
Il Ministro Padoan: «Stiamo pensando a misure che minimizzino gli impatti sulla finanza pubblica, soprattutto in questa fase, nel pieno rispetto della Corte».

Kamsin Il Governo è pronto a correre ai ripari per limitare i danni della sentenza della Corte Costituzionale sul mancato adeguamento delle pensioni. Fonti vicine all'esecutivo danno per certo l'arrivo di un decreto legge già entro la prima metà di maggio per evitare il rischio di attivare contenzioni tra Inps e pensionati. La sentenza della Corte, infatti, è applicativa da oggi e quindi - osservano da Palazzo Chigi - l'Inps dovrebbe mettersi al lavoro su due fronti: a) provvedere al pagamento degli arretrati dal 1° gennaio 2012; b) ricalcolare l'assegno a partire dal pagamento del prossimo rateo pensionistico (in media l'assegno dovrà crescere di circa 100 euro al mese, denari che resteranno per sempre "acquisiti").

Il binomio dei due effetti porterà, come già analizzato da pensionioggi.it (vai alla simulazione degli effetti sugli assegni), nelle tasche dei pensionati una cifra che si aggira intorno ai 4mila euro lordi (ovvero circa 2.900 euro netti) se consideriamo la rivalutazione di un trattamento intorno ai 1500 euro al mese durante l'intero quadriennio 1° gennaio 2012 - 31 dicembre 2015. Le cifre in gioco sono poi piu' elevate man mano che cresce il trattamento pensionistico base: ad esempio un trattamento pari a 6 volte il minimo inps (oltre 3mila euro) nel 2011 dovrà vedersi restituito qualcosa intorno a 7mila euro (sempre lordi). Senza contare il rebus interessi che l'Inps sarebbe chiamata a corrispondere, in aggiunta, sulle somme pregresse.

Si ricorda che i benefici in parola spettano a tutti i pensionati a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle relative gestioni per i lavoratori autonomi, nonche' dei fondi sostitutivi, esclusivi ed esonerativi della medesima e dei fondi integrativi ed aggiuntivi di cui all'articolo 59, comma 3, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 titolari nel 2012 e/o nel 2013 di una prestazione superiore a tre volte il trattamento minimo inps (cioè 1.404 euro lordi, 1.446 nel 2013). 

Per questa ragione a Palazzo Chigi vanno di corsa. Già tra la fine di questa settimana e la metà della prossima, potrebbe arrivare la risposta alla Corte Costituzionale. Tra le ipotesi, un decreto legge “sospensivo”, da varare entro maggio. Altra possibile soluzione è la restituzione delle somme dovute ai pensionati con un meccanismo di rateizzazione triennale o quinquennale. Tra i vari nodi da sciogliere resta quello delle modalità di restituzione ed il calcolo degli interessi che potrebbe ulteriormente far lievitare gli importi da corrispondere. A livello tecnico al Mef si sottolinea come la Sentenza non impedisca al Governo di intervenire introducendo un meccanismo progressivo per modulare l'indicizzazione sulle pensioni da oltre 4 volte il minimo in su oppure su un dispositivo progressivo agganciato al reddito sulla falsariga di quanto previsto per il 2014 da un decreto del governo Letta.

E' proprio il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti a chiedere l'intervento progressivo: È «impensabile restituire le indicizzazioni delle pensioni di molte volte superiori alla minima, per quelle più alte sarebbe immorale e il governo deve dirlo forte. Occorre farlo solo per le fasce più basse». «Non c'è antitesi con quanto detto da Padoan. Il tema di incostituzionalità si pone perché il blocco ha riguardato anche pensioni di importo relativamente basso, il che vuol dire che il rispetto della sentenza può avvenire anche attraverso una rimodulazione di quel blocco, andando a sbloccare quelle pensioni subito sopra tre volte la minima, la soglia individuata, ma anche non andando a toccare pensioni di molto superiori». Per Zanetti, insomma «la rivalutazione delle pensioni andrà a scalare con l'aumentare dell'assegno».

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