Poletti ha confermato però che la legge di stabilità non prevede una Riforma della flessibilità in uscita perchè è un capitolo costoso per il quale, almeno per i primi anni, bisogna individuare adeguate coperture economiche. "Le regole della contabilità pubblica, ha spiegato il Ministro, non consentono di attualizzare i futuri risparmi che assegni più bassi genererebbero sul bilancio pubblico negli anni a venire". L'effetto per lo Stato non è neutro, almeno per i primi anni, e pertanto vanno trovate adeguate risorse o tagliando altri capitoli di spesa o aumentando il prelievo fiscale. Pertanto il capitolo è stato rimandato. Anche se resta all'ordine del giorno del Governo.
Poletti tuttavia ha ricordato come nella legge di stabilità ci sia una prima misura di flessibilità sperimentale in favore dei lavoratori con più di 63 anni. "A costoro garantiamo la possibilità di lavorare metà giornata ottenendo nello stipendio la contribuzione netta che il datore di lavoro avrebbe dovuto erogare all'Inps. Senza effetti negativi sugli assegni dato che lo stato coprirà integralmente il differenziale contributivo con contributi figurativi".
Questo effetto si traduce in buste paga nell'ordine del 65-67% della retribuzione che si otteneva con il tempo pieno. E' una prima misura che viene incontro alle promesse fatte dal Premier, Matteo Renzi, la scorsa primavera. Secondo il ministro resta comunque un problema di invecchiamento dell'occupazione perche' abbiamo costruito uno scalone nelle pensioni troppo rigido e abbiamo un tema di occupazione giovanile. Questa vicenda, quindi, bisogna incrociarla. Non c'e' solo un tema pensioni - ha concluso Poletti - ma anche un tema di lavoro ed invecchiamento attivo: bisogna pensare a soluzioni che guardano a tutto questo".
