Il sistema di ricalcolo
Il cuore del provvedimento è il ricalcolo retroattivo dei vitalizi dei deputati, sulle anzianità maturate prima del 2012. A tal fine la delibera prevede la costituzione di un montante contributivo individuale virtuale in misura pari al 33% dell'indennità parlamentare lorda corrisposta al deputato durante il/i mandato/i nella misura vigente all'epoca del suo espletamento (sino al 2011 l'indennità parlamentare era di 11.700 euro al mese circa per 12 mensilità annue) con esclusione della diaria e delle spese di rimborso del mandato parlamentare. A questa cifra viene sommata l'eventuale contribuzione aggiuntiva versata dal Deputato per la concessione della pensione ai superstiti. I regolamenti di Camera e Senato prima del 2012 prevedevano, infatti, il versamento di una contribuzione aggiuntiva in misura pari al 25% del contributo dovuto dal parlamentare per l'attribuzione del trattamento di reversibilita' in favore dei superstiti alla morte del titolare. Questa contribuzione non viene perduta e, quindi, entrerà a far parte del montante individuale.
Il montante così determinato viene rivalutato annualmente, alla stregua di quanto accade con il sistema contributivo, per il tasso di capitalizzazione previsto con esclusione dell'anno di decorrenza del vitalizio e di quello previgente; la cifra finale viene moltiplicata per dei coefficienti di trasformazione legati all'età di pensionamento appositamente elaborati dall'Inps per questa finalità (anche per eta' inferiori a 57 anni). Il vitalizio viene, infine, rivalutato dalla data di sua decorrenza annualmente per l'indice dei prezzi al consumo.
Gli effetti
Come si intuisce il ricalcolo del trattamento non sarà uguale per tutti potendo variare (anche ampiamente) a seconda dei casi. Ad esempio i Parlamentari cessati dall'incarico molti anni fa potranno contare su una rivalutazione dei montanti per un più ampio periodo temporale in grado di temperare almeno parzialmente la riduzione; così come coloro che hanno ottenuto il vitalizio ad età avanzate (65 anni) e che, quindi, godono di coefficienti di trasformazione più elevati. Ad ogni modo la delibera impedisce ad alcuni deputati di maturare con le nuove regole un assegno pensionistico superiore rispetto a quello attualmente percepito.
Sono previste, inoltre, due soglie di garanzia. Il “vitalizio minimo” non potrà essere inferiore a quello che un deputato avrebbe maturato nel corso della passata legislatura con il sistema contributivo ad un'età di pensionamento di 65 anni. L'importo del vitalizio ricalcolato non potrà risultare, cioè, inferiore a circa 970 euro lorde al mese; mentre il minimo per chi subirà una decurtazione superiore al 50% sarà pari a una volta e mezza il predetto importo, quindi 1.455 euro lordi al mese. Secondo l'ufficio di Presidenza della Camera il provvedimento consentirà un risparmio di circa 40 milioni di euro ed interesserà ben 1.338 vitalizi dei 1.405 erogati. Due le modifiche contenute nella delibera rispetto al testo iniziale; 1) il provvedimento avrà efficacia dal 1° gennaio 2019 (e non dal 1° novembre 2018 come era stato indicato nella prima versione della delibera); 2) se, valutati i requisiti, sarà riconosciuta e provata la situazione di particolare disagio del parlamentare, il vitalizio potrà essere aumentato del 50%.
Le criticità
Nonostante la nuova formulazione restano le criticità di un simile intervento che va ad intaccare i diritti acquisiti. L'associazione degli ex parlamentari annuncia, infatti, battaglia legale. Secondo i detrattori dell'intervento la misura aprirà un vaso di pandora consentendo in futuro ricalcoli anche per i pensionati d'oro e poi quelli "comuni" allentando il vincolo del pro-rata. Resta pure da comprendere cosa farà il Senato dato che l'altro emiciclo non ha ancora adottato il provvedimento.
Documenti: La delibera del Presidente della Camera