Pensioni

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"La Commissione della Camera dei Deputati ha dichiarato inammissibili alcuni nostri emendamenti al Jobs Act in cui chiedevamo l’abolizione delle pensioni d’oro e la tutela degli esodati". E' quanto ci comunica l'ufficio stampa della Lega Nord; il partito guidato da Matteo Salvini annuncia il ricorso contro questo provvedimento e in "ogni caso chiederemo agli altri gruppi il voto unanime per approvare comunque degli emendamenti di assoluto buon senso che vanno contro gli sprechi e i privilegi e a favore di una categoria abbandonata dagli ultimi governi”.

Gli emendamenti presentati chiedono l'abolizione dei vantaggi cumulabili dai lavoratori con alte retribuzioni nel sistema contributivo e l'estensione delle tutele in favore dei lavoratori esodati. 

Zedde

La Ragioneria dello Stato dovrà reperire le risorse necessarie per limitare il prelievo sulla previdenza complementare e sulle Casse Professionali. Sarà rivisto anche il taglio ai patronati.

Kamsin Nel confronto di ieri tra Ministero dell'Economia e Parlamento il Governo avrebbe aperto ad una revisione della tassazione sui fondi pensione e sui rendimenti delle Casse professionali. La Ragioneria Generale dello Stato ha ricevuto, infatti, indicazioni da Via XX Settembre di lavorare per recuperare le risorse necessarie per contenere l'aumento dall'11,5 al 20% prospettato nella legge di stabilità della tassazione sui fondi pensione e sulle polizze vita. L'intervento dovrà limitare anche l'aumento dal 20 al 26% del prelievo sui rendimenti delle Casse Professionali come previsto nel documento governativo. Sarà rivisto, ma non azzerato, il taglio da 150 milioni di euro per i patronati.

Intanto, nella giornata di ieri, la Commissione Bilancio di Montecitorio ha proseguito l'esame degli emendamenti proposti dai partiti al disegno di legge di stabilità. Tra gli emendamenti "segnalati" e sui quali si svolgerà dunque la votazione compaiono anche due proposte presentate dal M5S che prevedono l'introduzione di un tetto massimo per le pensioni o i vitalizi erogati da gestioni previdenziali pubbliche in base al sistema retributivo e, dall'altra parte, pensioni minime a 600 euro. "Le pensioni ovvero i vitalizi erogati da gestioni previdenziali pubbliche in base al sistema retributivo, non possono superare i 5.000 euro netti mensili. Sono fatti salvi soltanto le pensioni e i vitalizi corrisposti in base al sistema contributivo.

Qualora il trattamento sia cumulato con altri trattamenti pensionistici erogati da gestioni previdenziali pubbliche in base al sistema retributivo, l'ammontare onnicomprensivo non puo' superare gli 8.000 euro netti mensili", recita la prima proposta di modifica. "Ai soggetti titolari di unico trattamento pensionistico o di piu' trattamenti pensionistici la cui somma degli importi percepiti, a prescindere dal requisito anagrafico, non superi la soglia di seicento euro viene comunque corrisposto un rateo integrato nella misura minima di 600 euro per dodici mensilita'", si legge nel secondo emendamento.

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Verso un accordo per contenere il taglio ai patronati. L'Aliquota sulla previdenza complementare potrebbe salire solo al 15%. Riammesso l'emendamento per i 4 mila docenti e personale Ata nel movimento "quota 96".

Ricollocazione presso un fondo del Ministero del Lavoro di 256 milioni di euro, stanziati per gli esodati e non utilizzati. Sono queste alcune delle modifiche approvate ieri dalla V Commissione Bilancio di Montecitorio su proposta del Governo al disegno di legge di stabilità.

Nei giorni scorsi, invece, sono stati segnalati diversi emendamenti a firma delle forze politiche che potrebbero portare ad un temperamento di alcune misure soprattutto sul pacchetto previdenziale, fortemente penalizzato nel testo govenativo della legge di stabilità.

Kamsin Passano infatti l'esame di ammissibilità della V Commissione presieduta da Francesco Boccia (Pd) gli emendamenti che chiedono lo stop al taglio di 150 milioni di euro ai patronati. Contro la sforbiciata si è compattato un fronte largo. Ben 100 deputati del Partito Democratico hanno firmato un emendamento che chiede il ripristino completo dei fondi. Difficile per il governo riuscire a mettere un argine. Così dal Tesoro sarebbero arrivati i primi segnali di apertura.

Altra modifica ormai data quasi per acquisita, è la riduzione del balzello fiscale sui Fondi pensione. Nella manovra il governo ha ritoccato al rialzo il prelievo dall’11,5% al 20%. Ora potrebbe portarlo al 15%. Si tratta ancora sul prelievo delle Casse Professionali. Passa il giudizio di ammissibilità anche l'emendamento di Sel che punta a reintrodurre la possibilità per i 4mila lavoratori del comparto scuola che si riconoscono nel movimento cd. quota 96 di accedere alla pensione dal prossimo 1° settembre 2015. Su proposta del Pd è stato poi riammesso, ieri, un emendamento in materia di benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto.

Altre norme al vaglio della Commissione Bilancio riguardano la possibilità di unificare il pagamento dei trattamenti previdenziali il 1° del mese (e non il 10 come previsto nel testo governativo per gli 800mila lavoratori interessati dalla misura), alcune norme in materia di estensione dei benefici previdenziali in materia dei lavoratori usuranti.

Per entrare nel vivo del dibattito sulla legge di stabilità si dovrà tuttavia attendere ancora una settimana dopo il voto finale sul Jobs Act previsto per il 26 Novembre. Solo concluso questo capitolo l'Aula della Camera affronterà il ddl di stabilità.

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Lo stesso Istituto di previdenza ha tuttavia quantificato in oltre 49mila i lavoratori esodati non salvaguardati con gli attuali sei provvedimenti di tutela.

Sul web si scatena l'allarme dopo l'audizione avvenuta ieri in Commissione Lavoro del Senato dei vertici dell'Inps, il Commissario Straordinario Tiziano Treu e il Direttore Generale Mauro Nori, in cui è stato precisato che le operazioni di salvaguardia sono praticamente concluse e che tutti gli esodati sono stati salvaguardati. La redazione di pensionioggi.it è stata raggiunta da decine di mail di lettori profondamente arrabbiati e allo stesso tempo delusi dalla notizia. 

Kamsin La posizione dell'Inps non giunge, però, a sopresa. Già a fine settembre era stato infatti approvato un ordine del giorno dalla Commissione Lavoro di Palazzo Madama condiviso praticamente da tutti i gruppi di maggioranza in occasione dell'approvazione della sesta salvaguardia. Il provvedimento impegnava il governo a non utilizzare più lo strumento pensionistico per risolvere i problemi occupazionali nella fascia dei cinquantenni e sessantenni e ad attivare invece di insieme di misure per la promozione dell'invecchiamento attivo sulle quali, "l'Italia è ancora l'anno zero".

E' facile, tuttavia, smentire le osservazioni dell'Inps. Lo scorso 15 ottobre, nel corso di un atto di sindacato ispettivo promosso dal Partito Democratico, è stato chiesto all'Inps ed al Ministero del lavoro di quantificare quanti sarebbero i lavoratori rimasti esclusi dalle attuali sei salvaguardie con maturazione della decorrenza del trattamento pensionistico, calcolato secondo le vigenti regole, entro il 6 gennaio 2019. Ebbene, secondo i dati diffusi dal Sottosegretario al Lavoro, Luigi Bobba (Pd), sarebbero oltre 49mila i lavoratori rimasti esclusi dalle attuali sei salvaguardie. E parliamo sempre di lavoratori che hanno cessato il rapporto entro il 2011, prima della Riforma Fornero. Ciò dovrebbe quantomeno aprire gli occhi sul problema. Se poi non lo si vuole affrontare, in quanto a livello politico manca l'assenso, basta dirlo. 

L'indicazione, peraltro, si pone in contrasto con quanto affermato nei mesi scorsi dal Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, il quale, al momento dell'adozione della sesta salvaguardia, aveva indicato la possibilità di interventi strutturali da inserire nella legge di stabilità per dare una risposta a quelle tante e diverse situazioni, non definibili tecnicamente come esodati, ma che rappresentano persone che perdono o hanno perso il lavoro e che con gli ammortizzatori non arrivano raggiungere la pensione.

Queste misure, che avrebbero dovuto essere predisposte già con la presente legge di stabilità, sono ancora in fase istruttoria presso il Ministero del Lavoro ed è praticamente scontato che saranno rinviate dati gli strettissimi margini di manovra che il governo ha con l'attuale finanziaria.

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Parlando a margine della audizione in commissione Lavoro al Senato che si è tenuta ieri il neo commissario straordinario dell'Istituto, Tiziano Treu, ha confermato la posizione dell'Inps sull'ipotesi di congelare l'effetto di un Pil negativo sul meccanismo di rivalutazione dei montanti contributivi come previsto dalla legge Dini del 1995.

Kamsin Secondo Treu la legge, alla lettera, "è conforme alla nostra opinione, infatti si parla di rivalutare e non di svalutare". Secondo il commissario straordinario, per evitare il rischio di una diminuzione dei futuri importi pensionistici, non serve una norma ulteriore da approvare nella legge di stabilità ma basta che il Ministero dell'economia e del Lavoro forniscano una interpretazione della disciplina già esistente.

Secondo Treu, anche la Corte Costituzionale si è occupata almeno di un caso simile giudicando contrario al sistema la possibilità di una svalutazione. Non ci sarebbe neppure, secondo il Commissario, un problema di coperture, al momento, in quanto per ora il nodo riguarda esclusivamente il meccanismo di calcolo.

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Verso un accordo per contenere il taglio ai patronati. L'Aliquota sulla previdenza complementare potrebbe salire solo al 15%. Riammesso l'emendamento per i 4 mila docenti e personale Ata nel movimento "quota 96".

Continua il braccio di ferro tra forze politiche, sindacati e governo sugli emendamenti da apportare alla legge di stabilità, in corso di esame alla Commissione Bilancio di Montecitorio. Le aperture da parte del Governo nei giorni scorsi confermano la possibilità di un temperamento di alcune misure soprattutto sul pacchetto previdenziale, fortemente penalizzato nel testo govenativo della legge di stabilità.

Passano infatti l'esame di ammissibilità della V Commissione presieduta da Francesco Boccia (Pd) gli emendamenti che chiedono lo stop al taglio di 150 milioni di euro ai patronati. Contro la sforbiciata si è compattato un fronte largo. Ben 100 deputati del Partito Democratico hanno firmato un emendamento che chiede il ripristino completo dei fondi. Difficile per il governo riuscire a mettere un argine. Così dal Tesoro sarebbero arrivati i primi segnali di apertura.

Kamsin Azzerare l’intero taglio da 150 milioni, tuttavia, non sarà possibile. Si tratta attorno ad una sforbiciata più contenuta. Il modello sarebbe quello di un emendamento firmato da Marco Causi del Pd, e che prevede una riduzione del fondo per i patronati di una quarantina di milioni, in pratica il 10% dell’intero ammontare (430 milioni). Contemporaneamente anche il prelievo dello 0,226% sui contributi versati dai lavoratori, e che il governo puntava a ridurre allo 0,148%, verrebbe invece contenuto allo 0,205%.

Kamsin Altra modifica ormai data quasi per acquisita, è la riduzione del balzello fiscale sui Fondi pensione. Nella manovra il governo ha ritoccato al rialzo il prelievo dall’11,5% al 20%. Ora potrebbe portarlo al 15%. Si tratta ancora sul prelievo delle Casse Professionali. Passa il giudizio di ammissibilità anche l'emendamento di Sel che punta a reintrodurre la possibilità per i 4mila lavoratori del comparto scuola che si riconoscono nel movimento cd. quota 96 di accedere alla pensione dal prossimo 1° settembre 2015.

Non ha invece trovato spazio la proposta dello stop alle penalizzazioni sino al 2017 sulla quale si era battuta l'Onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd). In assenza del placet del governo il Pd ha preferito non presentare, per ora, emendamenti in tal senso. Altre norme al vaglio della Commissione Bilancio riguardano la possibilità di unificare il pagamento dei trattamenti previdenziali il 1° del mese (e non il 10 come previsto nel testo governativo per gli 800mila lavoratori interessati dalla misura), alcune norme in materia di estensione dei benefici previdenziali in materia dei lavoratori usuranti.

Ma il capitolo previdenziale non è l’unico modifica alla quale si sta lavorando. Sul regime dei minimi Iva si va verso una riscrittura della norma. L’aliquota forfettaria dovrebbe scendere dal 15% al 10%, mentre il reddito che consente di accedere al sistema agevolato salirebbe da 15 mila a 30 mila euro. Stesso discorso sulla tassazione del Tfr in busta paga. Si cercano risorse per tassarlo in maniera agevolata, e non con l’aliquota marginale come previsto dalla versione attuale del provvedimento.

Chi ha debiti con il fisco potrebbe presentare domanda di rateizzazione semplificata, senza alcun onere di dimostrare con documenti la propria situazione di difficoltà, e accedere al pagamento dilazionato per un periodo fino a dieci anni (120 rate mensili). Verrebbe applicato un tasso di interesse annuo lordo del 3,69, più basso di quello erariale (4,5%). Per le rate è previsto un importo minimodi 100 euro.

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