Pensioni

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Il Commissario Straordinario dell'Inps annuncia che il prossimo anno il Governo dovrebbe avere il coraggio di mettere mano al capitolo previdenziale per garantire maggiore flessibilità in uscita.

Kamsin Sono convinto che sia necessaria qualche forma di flessibilita'" in uscita. E' quanto ha detto il commissario straordinario dell'inps, Tiziano Treu, a chi gli chiedeva un commento sul referendum indetto dalla Lega nord per abrogare la legge Fornero sulle pensioni.

Secondo Treu la riforma Fornero "si puo' migliorare". Rispetto alla modulazione della flessibilita' in uscita, a chi gli chiedeva da chi dovesse essere pagata, se dal lavoratore o dallo Stato, Treu ha spiegato: "Ci sono varie opzioni, anche far pagare un po' l'uno e un po' l'altro". L'Inps, comunque, e' impegnato "a collaborare a qualche miglioramento" della riforma Fornero. Sulla questione "si decidera' dopo la legge di stabilita', ma secondo me - ha concluso - dovrebbe essere uno degli impegni dell'anno prossimo".

L'Ipotesi Damiano - Tra le varie ipotesi in materia, ricordiamo che in Parlamento giace la proposta di legge "Damiano" (pdl 857) presentata il 30 aprile 2013 alla Camera dei Deputati firmata, tra l'altro, dagli onorevoli Damiano, Baretta e Gnecchi e viene rilanciata dall'area di minoranza del Partito Democratico come strumento "strutturale" per garantire maggiore flessibilità in uscita. 

Va detto che si tratta di una soluzione simile alla vecchia pensione di anzianità (che prevedeva il raggiungimento di un quorum tra anzianità contributiva ed età anagrafica) dalla quale tuttavia si differenzia per la presenza di un meccanismo di penalità e premialità: piu' si anticipa l'uscita maggiore sarà la decurtazione che il lavoratore subisce sulla rendita previdenziale. Il taglio si arresta all'età di 66 anni e al di sopra di questo valore - per chi riesce a rimanere sul posto di lavoro - si matura una pensione piu' succulenta. Vediamo più da vicino di che cosa si tratta.

In pensione a 62 anni e 35 di contributi - La proposta di legge prevede che le lavoratrici e lavoratori (pubblici, privati ed autonomi) che hanno raggiunto i 62 anni di età che abbiano maturato un' anzianità contributiva di almeno 35 anni, possono accedere a forme di pensionamento flessibili sempre che l'importo dell'assegno pensionistico, secondo l'ordinamento previdenziale di appartenenza, sia pari ad almeno 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale. 

Nel documento si specifica anche che per la determinazione dell'importo della pensione si consideri l'importo massimo conseguibile, secondo l'ordinamento previdenziale di appartenenza, e si applichi una riduzione o una maggiorazione sulla quota di trattamento pensionistico calcolata con il sistema retributivo a seconda che l'età del pensionando sia inferiore o superiore ai 66 anni (ed in funzione dei contributi versati). 

Le penalità e la premiazione - In pratica viene previsto un sistema di penalizzazioni e di premialità a seconda se il lavoratore scelga di cessare l'attività lavorativa prima dei 66 anni o dopo 66 anni entro comunque un range che va dai 62 anni ai 70 anni. Pensionamenti FlessibiliIl taglio massimo sull'importo pensionistico è pari all'8% per cento per i lavoratori che decidono di uscire con 62 anni e 35 di contributi e man mano si riduce del 2 % l'anno fino ad annullarsi all'età di 66 anni. Analogamente, qualora il lavoratore decidesse di rimanere sul posto di lavoro oltre i 66 anni subirebbe un incremento dell'assegno pensionistico del 2% l'anno sino ai 70 anni. Pertanto il beneficio massimo conseguibile sarà dell' 8% per cento in corrispondenza dei settant'anni. 
Le penalizzazioni e le premialità si applicano sulle anzianità maturate con il sistema retributivo (dunque sulle anzianità maturate sino al 31.12.2011 per chi era nel sistema misto o sino al 31.12.95 per chi ne era rimasto escluso).

Zedde

 

La manifestazione indetta per chiedere l'approvazione di una soluzione strutturale al fenomeno riguardante i lavoratori che hanno perso il lavoro ed hanno un'età troppo bassa per accedere alla pensione.

Kamsin I Comitati degli esodati tornano in piazza il prossimo 27 novembre a Montecitorio. E' quanto si legge in un comunicato stampa diffuso dalla "Rete dei Comitati degli Esodati" che dichiara di aver programmato la mobilitazione per denunciare l'inottemperanza del Governo agli impegni presi da suoi rappresentanti per l'inserimento nella legge di stabilità della soluzione definitiva e previdenziale al dramma, del quale il prossimo 6 dicembre ricorrerà il terzo triste anniversario della sua insorgenza.

La Rete dei Comitati degli "Esodati" scende in piazza - si legge nel comunicato - anche per protestare, con il massimo sdegno e la più forte risolutezza, contro i tentativi in atto nelle ultime settimane, da parte dei dirigenti INPS e di esponenti politici, di negare il drammatico perdurare dell'"affaire esodati" e l'esistenza di decine di migliaia di ancora non salvaguardati, (almeno 49.500 secondo gli ultimi dati diffusi dal Governo) nonostante i 6 provvedimenti di salvaguardia emanati.

La Rete dei Comitati degli "Esodati"  manifesta giovedì 27 novembre perché la Politica non osi far cadere il silenzio sull'ingiustizia del mancato riconoscimento del diritto alla pensione.

Un diritto gravemente leso a decine di migliaia di  "esodati" che saranno ancora una volta in piazza per chiedere a gran voce alla Politica di adempiere al suo dovere nei confronti di questi cittadini, ripristinando con urgenza il patto che lo Stato aveva sottoscritto con questi lavoratori e che poi ha vilmente rotto, devastando l'esistenza loro e delle loro famiglie.

Zedde

Una nota del Sindacato Cgil conferma che resta alta l'attenzione sulla vicenda dei lavoratori esodati. Nello sciopero del prossimo 12 Dicembre la Cgil chiederà l'approvazione di un nuovo provvedimento strutturale che consenta l'uscita agli  ultimi 47mila lavoratori rimasti fuori dalle tutele.

Kamsin “La questione degli esodati non è affatto conclusa e l'Inps, dichiarando il contrario, non fa che smentire se stesso”. E' quanto ricorda Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil, commentando le dichiarazioni rese il 12 novembre dal direttore generale dell'Istituto, nel corso dell'audizione alla sottocommissione esodati della Commissione Lavoro del Senato. “Abbiamo atteso prima di prendere posizione sulle parole di Mauro Nori, avremmo voluto leggere il resoconto ufficiale perché ci sembrava assurdo quanto riferito dalla stampa - spiega Lamonica - ma ad oggi non è stato pubblicato alcun documento in merito”.

“L'Inps, dichiarando conclusa con la sesta salvaguardia la questione esodati avrebbe addirittura smentito se stesso: il 15 ottobre 2014, infatti, per rispondere a una interrogazione alla Commissione Lavoro di Montecitorio, il ministro Poletti ha consegnato ai parlamentari due tabelle elaborate dall'Istituto di previdenza, da cui risultano almeno altri 46.200 esodati da salvaguardare”. Secondo le elaborazioni dell'Istituto, togliendo alcuni dei paletti previsti dalle attuali salvaguardie (come la decorrenza della pensione entro il 6 gennaio 2016), sarebbe questa la platea di persone ancora nel limbo originato dalla riforma Fornero. “Ci auguriamo quindi - continua il segretario del sindacato di corso d'Italia - che le affermazioni di Nori di sei giorni fa siano state male interpretate, anche perché, purtroppo, il dramma sociale degli esodati non è per niente finito”.

“La Cgil ha sempre sostenuto che la questione deve essere risolta con una norma di principio che riconosca in maniera definitiva e strutturale il diritto alla pensione per tutti. Una norma che il governo avrebbe dovuto inserire nel disegno di legge di stabilità 2015”. Per Lamonica “non si può pensare di arrivare ad una soluzione creando ulteriori disparità tra lavoratori ugualmente colpiti dalla manovra Monti-Fornero: non possono esserci diversità di trattamento per soggetti a cui sono stati negati diritti e che, a distanza di tre anni, si trovano ancora senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e senza pensione”.

“E' possibile e doveroso scrivere la parola ''fine'' su questa vicenda – conclude Lamonica – ma deve esserci la volontà politica di farlo. La Cgil continuerà a lottare per i diritti di questi lavoratori, anche con lo sciopero generale del prossimo 12 dicembre”.

Zedde

Salta una delle proposte emendamentive presentate per i quota 96 della scuola. Ma il Viceministro Enrico Morando ha dato la disponibilità del Governo a rivedere il tema sollevato dalle forze politiche.

Kamsin Nella giornata di ieri la Commissione Bilancio di Montecitorio è tornata a votare sulle modifiche proposte al ddl di stabilità dalle minoranze. In particolare sono state respinte le proposte formulate dalla minoranza Dem sul bonus degli 80 euro e sul TFR in busta paga. "Il Governo - ha detto tuttavia il viceministro all'Economia Enrico Morando - e' favorevole a prendere in considerazione modifiche della struttura del bonus bebe' previsto dalla legge di stabilita' in rapporto all'esigenza di una piu' efficace iniziativa per i minori poverissimi, in condizione di poverta' assoluta".

E' stato respinto anche l'emendamento sui quota 96 della scuola a firma Prataviera (6.04), cioè in favore dei lavoratori che hanno maturato un diritto previdenziale entro l'anno scolastico 2011/2012. La partita per il comparto non è tuttavia chiusa. Anzi. Il Viceministro Morando ha indicato che il Governo è disponibile a valutare "con attenzione le altre proposte emendative che affrontano lo stesso tema" (all'esame della Commissione Bilancio ci sono, infatti, anche altre due proposte emendative sulla stessa materia, a firma dei deputati Pannarale e DiSalvo). Il Governo, pertanto, vuole "discutere nel merito la questione nell'ambito dell'esame delle suddette proposte emendative, nel corso del quale i partiti di maggioranza e il Governo potranno esprimere le proprie valutazioni politiche circa l'opportunità di allocare risorse a questo fine".

Il Governo ha poi presentato emendamenti per eliminare l'esenzione dalle spese di notifica per gli atti e le conciliazioni sino a 1.033 euro. Via libera anche alla non cumulabilità del bonus degli 80 euro con il bonus  per il rientro dei cervelli dall'estero. Per questi ultimi si prevede di incrementare da quattro a cinque anni la durata dell'incentivo previsto, l'esenzione irpef sul 90% dello stipendio purchè restino in Italia almeno per sette anni consecutivi (contro i 5 anni previsti).

Inoltre il governo ha depositato in commissione Bilancio alla Camera un emendamento all'articolo 17 della legge di stabilita' per estendere l'applicazione dell'aliquota Iva al 4% ai libri e periodici in formato elettronico (e-book), equiparandoli a quelli in formato cartaceo. Attualmente, gli e-book scontano l'aliquota ordinaria del 22%. L'applicazione dell'aliquota al 4%, si legge nella relazione tecnica all'emendamento, determina una perdita di gettito su base annua di 7,2 milioni di euro, considerando un fatturato di circa 40 milioni di euro e ipotizzando prudenzialmente che il fatturato sia destinato tutto al consumo finale.

Non sono stati affrontati i temi piu' caldi come la riduzione del prelievo sui fondi pensione, il taglio ai patronati, l'introduzione della local tax, il Canone Rai. Punti sui quali il Governo dovrebbe presentare emendamenti al Senato. La discussione in Commissione Bilancio proseguirà oggi.

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Silvio Berlusconi si rivolge direttamente ai suoi "coetanei" pensionati, per esortarli ad andare a votare, in vista delle elezioni regionali e in previsione futura, quando ci saranno le prossime elezioni politiche. Kamsin In un passaggio di una lunga lettera, composta di una serie di allegati, inviata a tutti i parlamentari, dirigenti e amministratori locali azzurri in occasione del 'No tax day' che si terra' il 29 e 30 novembre, il leader di Forza Italia si rivolge ai pensionati: "Ai nostri amici in pensione diciamo: non commettete l'errore che avete fatto alle ultime elezioni europee di rassegnarvi e di non andare a votare perche' l'Europa non vi e' simpatica e perche' non c'era Berlusconi candidato. Dovete andare a votare. Ve lo manda a dire un vostro coetaneo che Vi vuole bene, proprio lui: Silvio Berlusconi".

E a loro, ai pensionati, Berlusconi promette: "Questo e' cio' che ci impegniamo a fare per voi quando saremo di nuovo, e presto, al governo: 1) aumento delle pensioni minime a 1000 euro per 13 mensilita'; 2) no tasse sulla casa di vostra proprieta';3) no tasse sui vostri risparmi, quelli che volete lasciare ai Vostri figli e ai Vostri nipoti. Non dobbiamo permettere allo Stato - prosegue - di allungare le sue mani sul frutto di cio' che avete risparmiato con una vita di lavoro e di sacrifici, quello su cui avete gia' pagato imposte pesanti; 4) Avrete assistenza medica gratuita: odontoiatria sociale (impianti dentali gratis) e oftalmologia sociale (operazione della cataratta gratis). E infine convenienze varie: cinema al pomeriggio e treno durante la settimana gratuiti, bonus taxi e bonus acquisti, veterinario gratuito una volta al mese per i Vostri amici a quattro zampe".

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La Commissione Bilancio della Camera esamina le proposte di modifica al ddl stabilità riguardanti i lavoratori precoci, la proroga dell'opzione donna, i quota 96 della scuola, esodati e ferrovieri.

Kamsin E' ripreso oggi in Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati l’esame della legge di stabilità. In Commissione si registra un duro braccio di ferro tra maggioranza e minoranza con il Governo che ha aperto alla possibilità di apportare diverse modifiche al testo. Oggi, infatti, il governo dovrebbe presentare i propri emendamenti più importanti.

«Gli 80 euro non si toccano» ha annunciato ieri il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. Il governo sta valutando la possibilità di rendere strutturale la compensazione dei debiti delle imprese con il Fisco con i crediti da loro vantati nei confronti della Pa e di elevare l’esenzione fiscale dei buoni pasto fino a 7 euro per i ticket elettronici, a 6 per quelli cartacei, la revisione della tassazione sulla previdenza complementare e sulle Casse dei Professionisti, il taglio ai patronati. Sempre il governo ha presentato un emendamento che autorizza la Difesa a vendere gli immobili liberi di pregio all’asta riducendo il prezzo di vendita da porre a base d’asta. Ieri in commissione Bilancio è stata bocciata la proposta di trasferire le risorse della Cassa conguaglio per il settore elettrico alla Tesoreria unica.

Gli occhi, tuttavia, sono tutti puntati agli emendamenti segnalati dalle opposizioni al ddl che chiedono, in piu' punti, di modificare alcune criticità della Riforma Fornero del 2011.  In primis la possibilità di una estensione del regime sperimentale donna a tutto il 2015; la soluzione della vicenda dei quota 96 della scuola; la sterilizzazione delle penalizzazioni per i lavoratori precoci sino al 2017; alcune modifiche per i ferrovieri e gli esodati del settore edile o con alle spalle il fallimento dell'azienda. Pensionioggi.it ha già elencato le proposte emendative segnalate in Commissione per la loro votazione. Sulla vicenda si attende tra oggi e domani il parere del Governo e del relatore della maggioranza e quindi le votazioni della Commissione.

Ieri anche la sinistra del Pd ha presentato i propri emendamenti alla manovra per «correggere il segno della politica economica del governo» ha detto Stefano Fassina. Otto gli emendamenti sottoscritti da una trentina di deputati. Due riguardano il bonus bebè e il bonus Irpef. Per gli 80 euro l’idea è utilizzare l’Isee (Indicatore situazione economica equivalente) per ridefinirne l’attribuzione, tenendo conto della «composizione del nucleo familiare e di eventuali altri redditi» con un limite di reddito a 15 mila euro. Anche per il bonus-bebè varrebbe tale limite.

Zedde

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