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Riforma Pa, così saranno dimezzate le Camere di Commercio
Oggi l'ultimo confronto sull'articolo 10 del testo, che contiene la riforma della dirigenza pubblica, quindi il disegno di legge sarà trasmesso all'Aula del Senato dove le votazioni dovrebbero iniziare subito dopo Pasqua.
Kamsin Le Camera di Commercio saranno dimezzate ma gli oneri per le imprese non saranno eliminati, come aveva previsto il Governo in un primo momento. Gli enti camerali passano dagli attuali 105 a non oltre 60 attraverso l'accorpamento sulla base di una soglia dimensionale minima di 80 mila imprese (ma un ente camerale dovrà essere garantito a ogni Regione, a ogni città metropolitana e alla province autonome di Trento e Bolzano), salvaguardando la presenza di almeno una camera di commercio in ogni regione. Il restyling delle Cciaa è contenuto in un emendamento all'articolo 8 del relatore alla delega p.a. approvato ieri in Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama.
Il governo, quindi, porta a casa la riforma delle camere di commercio in una versione un po' soft rispetto al primo testo della Riforma che puntava ad eliminare del tutto gli enti camerali. Il compromesso raggiunto al senato, grazie a un emendamento del relatore Giorgio Pagliari (Pd), prevede la ridefinizione di compiti e funzioni eliminando le duplicazioni con altre amministrazioni pubbliche. Inoltre è previsto che gli amministratori di questi enti riordinati prestino gratuitamente il loro mandato, mentre per i dirigenti vale il tetto massimo già introdotto per tutte le amministrazioni.
Si prevede che le partecipazioni societarie delle Camere di Commercio saranno limitate a «quelle necessarie per lo svolgimento delle funzioni istituzionali, limitando lo svolgimento di attività in regime di concorrenza, eliminando progressivamente le partecipazioni societarie non essenziali e gestibili secondo criteri di efficienza da soggetti privati». Inoltre è previsto il riordino delle competenze relative alla «tenuta e valorizzazione del registro delle imprese» con particolare riguardo «alle funzioni di promozione della trasparenza del mercato e di pubblicità legale». Sarà ridotto anche «il numero dei componenti dei consigli e delle giunte, nonché delle unioni regionali e delle aziende speciali». Si prevede poi «il riordino della disciplina dei compensi dei relativi organi, prevedendo la gratuità degli incarichi diversi da quelli nei collegi dei revisori dei conti».
Taglio decreti. In Commissione è stata votata anche la delega per la modificazione o il taglio dei provvedimenti non legislativi entrati in vigore dopo il 31 dicembre 2011 che risultino datati e ritenuti non più funzionali all'azione di Governo. Sarà possibile, quindi, eliminare, rimandi a provvedimenti non legislativi di attuazione, entrati in vigore dopo il 31 dicembre 2011. La sforbiciata dovrà essere messa in atto entro novanta giorni dall'approvazione della delega.
Servizi Pubblici Locali. In materia di servizi pubblici locali, la Commissione ha approvato la delega per rivedere gli incentivi e meccanismi premiali per gli enti locali «che favoriscono l'aggregazione delle attività e delle gestioni secondo criteri di economicità ed efficienza». Il testo, inoltre, prevede per i servizi pubblici locali «l'abrogazione, previa ricognizione, dei regimi di esclusiva, comunque denominati, non conformi ai principi generali in materia di concorrenza».
Altro via libera è arrivato su un emendamento che scorpora il Comitato paralimpico dal Coni rendendolo autonomo e prevedendo il passaggio del personale attualmente in forza al Coni servizi Spa
Dirigenza Pubblica. Da affrontare resta il nodo sulla dirigenza pubblica, contenuto nell'articolo 10 del ddl delega, il tema piu' caldo. Si tratta infatti della riforma della dirigenza, con la licenziabilità, la mobilità, il ruolo unico, il limite a tempi e rinnovi per gli incarichi, la doppia prova per l'accesso (concorso ed esame), il superamento degli automatismi di carriera, i tetti agli stipendi e il compromesso sui segretari comunali (eliminazione dopo una fase ponte di tre anni).
I principi cardine sono comuque stabiliti. Alla dirigenza pubblica si accederà solo in due modi: per corso-concorso o per concorso pubblico. Nel primo caso si entrerà nell'amministazione come funzionari, poi dopo quattro anni e dopo un esame, si potrà diventare dirigenti. Chi invece entrerà per concorso sarà assunto a tempo determinato. Dopo tre anni potrà sostenere un esame per essere stabilizzato. Scompariranno le fasce, la prima e la seconda. Ci sarà un unico ruolo dove finiranno tutti i dirigenti, quelli dei ministeri, del Fisco, dell'Inps, anche dell'Istat e degli enti di ricerca.
seguifb
Zedde
Esodati, Boeri: c'è qualcosa che non funziona nelle salvaguardie
Ultim'ora
L'Inps non è un'associazione a delinquere". Il presidente Tito Boeri, intervistato da Radio Anch'io parla degli esodati: "Nel meccanismo delle salvaguardie per i lavoratori esodati c'è qualcosa che non funziona" dato che il numero delle persone che ne beneficiano nella pratica risultano meno di quelle previste.
Per questo a giugno l'Inps presenterà al Governo una "proposta organica su assistenza e previdenza": le misure sull'assistenza, spiega Boeri, sono quelle preannunciate per chi è "in una situazione di disagio" in "quella fascia di 55-65 anni". Per gli esodati "si pensa ad una forma di reddito minimo come già c'è per le altre fasce di età ed in ogni caso dopo una verifica della situazione reddituale". Ribadisce che "c'è una operazione di equità su cui stiamo riflettendo" che punterà "non a prendersela con chi ha pensione molto alta", ma su quelle non giustificate dai contributi. "Ci sono degli squilibri, delle condizioni relativamente di privilegio, persone che hanno ricevuto molto di più rispetto ai contributi versati".
Ancora presto però, frena, per capire quale è la soglia oltre la quale le pensioni verranno considerate molto alte. Interventi in questa direzione, precisa avranno proprio l'obiettivo di "finanziare interventi assistenziali per persone in quella fascia di età tra 55-65 anni". Boeri ha anche ribadito, dopo l'annuncio di ieri sera, che dal primo maggio l'Inps inizierà a fornire a tutti i lavoratori una simulazione sulla pensione futura, le codeste "buste arancioni": si partirà da maggio con "sette milioni ed ottocentomila persone" per poi allargare la platea a tutti.
seguifb
Zedde
Tfr in busta paga, via libera alla presentazione delle istanze
L'opzione sarà preclusa ai lavoratori del pubblico impiego e ai lavoratori domestici e del settore agricolo. Chi opera per la liquidazione mensile del TFR sarà vincolato alla sua decisione fino alla scadenza del triennio.
Kamsin Operazione TFR in busta paga ai nastri di partenza. Dal prossimo 3 aprile i lavoratori dipendenti (con eccezione dei dipendenti pubblici) potranno chiedere l'anticipo della liquidazione (pari al 6,91 per cento della retribuzione lorda) con lo stipendio secondo quanto previsto dal Dpcm 29/2015. L'operazione, prevista dalla legge di stabilità 2015 per aiutare i consumi, deve essere valutata attentamente perché è irreversibile (una volta esercitata l'opzione si resta vincolati sino al 30 Giugno 2018) e può essere penalizzante dal punto di vista fiscale e previdenziale.
Per chi presenterà la domanda ad aprile, l'erogazione della quota integrativa della retribuzione (Quir), partirà dal 1° maggio, cioè dal mese successivo alla presentazione dell'istanza. Tempi piu' lunghi per i dipendenti delle aziende con meno di 50 dipendenti, che accedono al finanziamento con la garanzia dello stato: costoro dovranno attendere 3 mesi dalla formalizzazione dell'istanza. Pertanto, chi fa domanda ad Aprile, otterrà la liquidazione della prima rata dal 1° luglio.
Hanno diritto alla liquidazione anticipata del TFR tutti i dipendenti privati, con eccezione degli statali, che abbiano una anzianità aziendale di almeno 6 mesi di servizio. E' escluso il personale domestico, i lavoratori agricoli, dipendenti da aziende sottoposti a procedure concorsuali, o che abbiano iscritto nel registro delle imprese un accordo di ristrutturazione dei debiti o un piano di risanamento economico. Esclusi, inoltre, i dipendenti in cassa integrazione guadagni straordinaria o in deroga.
La Tassazione - L'operazione comporterà tuttavia che tali somme saranno soggette a tassazione ordinaria, con applicazione dell'aliquota marginale Irpef e delle addizionali, mentre sull'importo erogato a fine rapporto a titolo di TFR avrebbe subito la tassazione separata, che è una tassazione Irpef (escluse addizionali) agevolata in quanto si tiene conto del fatto che la somma è maturata nel corso del rapporto a fronte di un'erogazione differita al momento della cessazione.
Di conseguenza, immaginando una aliquota marginale media del 27 per cento, per ogni 100.000 euro corrisposti ai dipendenti lo Stato chiederà 27mila euro di imposte. A guadagnarci dunque, oltre che i lavoratori, sarà soprattutto lo Stato considerato infatti che se il TFR restasse in azienda, o venisse trasferito alla tesoreria dell'Inps o alla previdenza complementare, le entrate dello Stato si attesterebbero ad un livello molto più basso.
Ad essere colpiti saranno anche i fondi pensione. Questi rischiano di perdere una delle piu' importanti fonti di introiti costitutiti proprio dal TFR trasferito dai lavoratori dipendenti.
seguifb
Zedde
Riforma Pensioni, Boeri: proposta entro giugno per gli over 55
L'idea è garantire un ammortizzatore sociale di 700 euro al mese per i disoccupati over 55 in condizioni disagiate. Le risorse sarebbero reperite tramite un nuovo intervento sugli assegni piu' elevati.
Kamsin "A mio giudizio c’è un problema di equità che andrebbe affrontato. Si può chiedere qualcosa a chi ha delle pensioni molto alte che non sono giustificate dai contributi per contrastare la povertà soprattutto nella fascia 55/65 anni. Parola del presidente dell’Inps, Tito Boeri, intervistato ieri da Ballarò.
Il Piano Boeri
Per queste persone il presidente dell'Inps ipotizza un sostegno pari a circa 700 euro al mese (cioè 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale), da erogare solo in presenza di determinate condizioni di reddito. Non sarebbe quindi una pensione vera e propria ma una sorta di reddito minimo per il quale andrebbero reperiti 1,5 miliardi di euro. Parte della somma sarebbe individuata tramite una revisione delle pensioni più elevate nelle quali ci sia un divario tra quanto si è versato con i contributi e quanto si percepisce come pensione retributiva.
"Chiarisco che l’Inps non ha potere legislativo, ha sottolineato. «Saranno il Governo e il Parlamento a decidere. Noi, utilizzando tutti i dati di cui disponiamo, faremo delle proposte articolate. La filosofia di fondo è quella dell’equità, noi faremo queste proposte per equità non per fare cassa». "Riteniamo che ci sono delle persone che hanno delle pensioni molto alte che non sono giustificate dai contributi che hanno versato durante l’intero arco della vita lavorativa. A mio giudizio c’è un problema di equità che andrebbe affrontato». In particolare - è l’ipotesi - «si può chiedere a queste persone di poter dare qualcosa per contrastare la povertà, soprattutto nella fascia 55/65 anni. Vogliamo per queste generazioni trovare un modo per contrastare la povertà e dare la possibilità di andare in pensione prima in modo sostenibile, quindi avendo una pensione più bassa».
Cantone (Cgil): ok a Boeri ma si tocchino solo le pensioni d'oro.
Siamo d’accordo con un intervento di equità sulle pensioni purché si lascino in pace quelle da lavoro i cui contributi sono stati accantonati uno per uno. Si intervenga piuttosto su quelle regalate, su quelle che sono veramente d’oro, su chi prende tre o quattro pensioni, sui vitalizi e sui grandi privilegi. Questa sarebbe una vera equità”. Così il Segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone in merito a quanto dichiarato dal Presidente dell’Inps Tito Boeri.
“Ho piena fiducia nell’operato di Boeri – continua Cantone – ma ricordo sommessamente che l’Inps è di proprietà dei lavoratori e dei pensionati e che ogni decisione andrà discussa nel merito. Noi vogliamo confrontarci con il governo, a partire dalla necessaria revisione della legge Fornero fino al problema che nessuno ha mai voluto affrontare finora della crescente povertà degli anziani e dei pensionati”.
seguifb
Zedde
Esodati Sacconi, così la tassazione degli assegni di proroga del sostegno al reddito
Gli assegni straordinari a favore degli esodati a carico dei fondi di solidarietà di settore sono sottoposti a tassazione separata con l’aliquota del TFR.
Kamsin Una delle principali problematiche che ci vengono segnalate dai lettori riguarda il regime di tassazione degli assegni di proroga di sostegno al reddito dei cd. esodati sacconi. Com'è noto questi lavoratori possono, a talune condizioni, ottenere la proroga degli ammortizzatori sociali in godimento per coprire il vuoto economico derivante dall'applicazione delle cd. finestre mobili introdotte dalla legge 122/2010.
Nello specifico i lavoratori in questione sono:
1) I lavoratori in mobilità ordinaria sulla base di accordi stipulati prima del 30 aprile 2010 con data di licenziamento compresa tra il 31 ottobre 2008 e il 30 aprile 2010 e con perfezionamento dei requisiti per la pensione, determinati con la normativa ante-Fornero, all'interno del periodo di fruizione dell'indennità di mobilità ordinaria.
2) I lavoratori in mobilità lunga (ai sensi della legge 296/1996) e lavoratori ultracinquantenni (articolo 1 del decreto legge 68/2006, convertito nella legge 127 del 2006) con data di licenziamento compresa tra il 31 ottobre 2008 e il 30 aprile 2010;
3) I lavoratori titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà con decorrenza dell'assegno straordinario compresa tra il 1° novembre 2008 e il 31 maggio 2010.
L'erogazione di queste mensilità viene garantita con appositi decreti ministeriali di anno in anno promulgati dal Ministero del Lavoro e da quello dell'Economia. Per effetto di tali misure i lavoratori hanno la possibilità, dunque, di ottenere la proroga dell'indennità di mobilità (ordinaria o lunga) oppure la proroga dell'assegno straordinario a carico dei fondi di solidarietà di settore per tutti i mesi di slittamento nell'accesso alla rendita previdenziale come regolata dalla legge 122/2010.
Per quanto riguarda il regime fiscale delle prestazioni in parola:
- le indennità di mobilità (ordinaria o lunga) sono assoggettate al regime di tassazione ordinaria;
- gli assegni straordinari a favore degli esodati a carico dei fondi di solidarietà di settore sono, invece, sottoposti a tassazione separata con l’aliquota del TFR, analogamente a quanto avviene per gli assegni erogati con onere a carico dei Fondi di solidarietà. In pratica la somma viene erogata al netto dell'Irpef con l'indubbio vantaggio di non assoggettare tale reddito alle Addizionali Irpef Regionale e Comunale.
seguifb
Zedde
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Pensioni, Boeri rilancia la busta arancione entro fine anno
Più volte annunciata e rimandata, l'operazione «busta arancione» sarebbe ormai pronta a partire. Il sistema fortemente voluto dal neopresidente Boeri si rivolgerà a chi avrà almneo 5 anni di contributi versati.
Kamsin Entro quest'autunno l'Inps farà sapere agli italiani quando potranno andare in pensione e soprattutto quanto prevedibilmente percepiranno una volta lasciata l'attività lavorativa. E' quanto ha detto ieri il neo Presidente dell'Inps Tito Boeri, a margine di un convegno sul lavoro organizzato da Confapi industria a Milano, dopo anni di annunci e rinvii. Maggio dovrebbe essere la volta buona per rilanciare quindi la "busta arancione", quel sistema che consentirà di simulare la pensione futura sulla base di quanto finora versato, della retribuzione attesa e della data di ritiro dal lavoro.
L'obiettivo è far partire lo strumento, che si chiamerà "la tua pensione" nel «mese di maggio». Questa operazione, secondo Boeri, dovrebbe aiutare anche a fare in modo che «i contributi non vengano percepiti come tassa, ma come una forma di risparmio forzosa», oltre che rendere più consapevoli i lavoratori italiani dell'assegno previdenziale su cui potranno contare durante la loro vecchiaia. Sarebber state quindi superate le perplessità che finora avevano bloccato l'iniziativa, ovvero essenzialmente il timore di far conoscere importi futuri di pensione troppo bassi in particolare peri lavoratori più giovani.
Il lavoro inizierà sulle sperimentazioni già portate a termine in due riprese, alla fine del 2014 e all'inizio di quest'anno, che hanno coinvolto in entrambi i casi circa 12 mila cittadini. Nell'occasione i lavoratori erano stati selezionati per fascia di età, quelli minori di 40 anni, quelli tra quaranta e cinquant'anni e poi quelli fino ai sessanta.
Nella versione definitiva, che scatterà a settembre, l'operazione dovrebbe interessare invece tutti gli iscritti con almeno cinque anni di contribuzione, partendo dal Fondo lavoratori dipendenti; in seguito toccherà a parasubordinati e autonomi. I dati indicati riguarderanno la data prevista di pensionamento secondo le regole vigenti (che comprendono già l'evoluzione dell'aspettativa di vita) e l'importo stimato del trattamento previdenziale, in base naturalmente di ipotesi sulla prosecuzione dell'attività lavorativa e sullo scenario economico.
La simulazione non arriverà a casa in una busta arancione, perché secondo Boeri ci sono le nuove tecnologie: tutto si farà online, utilizzando il sito internet e i codici personali per i servizi Inps. Staremo a vedere
seguifb
Zedde
Pensioni, l'incentivo all'esodo sarà liquidato solo con riserva
L'importo degli assegni di incentivazione all'esodo finalizzati a conseguire la pensione saranno certificati solo provvisoriamente in attesa che si definiscano le nuove regole introdotte con la legge di stabilità.
Kamsin Le certificazioni sull'importo dell'assegno di incentivazione all'esodo saranno solo provvisorie. Lo comunica l'Inps con i messaggi 2200 e 2001, il primo con riferimento ai lavoratori iscritti nelle Casse Ex-inpdap, il secondo con riferimento alla gestione AGO Inps. L'istituto precisa che la certificazione dell'importo dell'assegno volontario di incentivo all'esodo (ex articolo 4 della legge 92/2012) risulterà provvisoria in attesa della pubblicazione delle istruzioni operative sull'applicazione dell’articolo 1, comma 707, della legge di stabilità, norma che ha introdotto un tetto (ancora tutto da decifrare) alla crescita degli assegni determinati con il sistema contributivo.
La questione. Com'è noto la legge Fornero consente ai datori di lavori che impieghino mediamente piu' di quindici dipendenti, laddove registrino una eccedenza di personale, la possibilità di stipulare accordi con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello aziendale per incentivare all'esodo i lavoratori piu' anziani. In tal caso il datore di lavoro si impegna a corrispondere ai lavoratori una prestazione di importo pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti, ed a corrispondere all'INPS la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento (sia di vecchiaia che anticipati).
L'importo dell'assegno di accompagnamento alla pensione, di durata massima quadriennale, è quindi ancorato al trattamento previdenziale che spetterebbe al lavoratore una volta raggiunta l'eta' pensionabile. E pertanto ne subisce gli effetti. Dato che la legge di stabilità ha indicato che l'assegno previdenziale non può mai eccedere quello che sarebbe stato liquidato con le vecchie regole, determinando quindi una (potenziale) riduzione dell'importo dell'assegno previdenziale, l'Inps comunica che, in attesa che si chiarisca tale normativa, l'importo degli assegni di incentivo all'esodo sarà determinato in via provvisoria, senza tener conto della quota contributiva di pensione.
L'Inps, pertanto, apporrà la seguente annotazione sulla lettera di certificazione relativa alla prestazione in oggetto: "Si informa che l’importo certificato è stato determinato con carattere di provvisorietà in attesa di procedere alla rideterminazione d’ufficio appena verranno pubblicati i criteri applicativi delle modifiche al calcolo delle pensione apportate dal comma 707 della legge di stabilità 2015".
L'impossibilità di determinare correttamente l'importo dell'incentivo degli assegni finalizzati a conseguire la pensione anticipata è emersa anche con riferimento al venire meno della penalizzazione dell'1-2% per quei lavoratori che conseguono il diritto alla pensione tra il 1° gennaio 2015 ed il 31 Dicembre 2017. Non dovendosi piu' applicare la citata decurtazione anche l'importo dell'incentivo all'esodo dovrà essere aggiornato per tenere conto della novità.
seguifb
Zedde
Giorgio Gori - Patronato Inas
Pensioni, gli effetti della Riforma Fornero sono stati "modesti". Ma non scherziamo!
E' uscito oggi un articolo sul Sole 24 Ore che vorrei segnalare in quanto definisce del tutto "modesto" l'effetto prodotto dalle ultime riforme previdenziali della Riforma Fornero. Secondo il Quotidiano della Confidustria le "nuove regole previdenziali introdotte negli ultimi anni, dalle finestre mobili di Maurizio Sacconi ai più stretti requisiti di età e contribuzione di Elsa Fornero, hanno avuto un effetto piuttosto modesto sull'età di pensionamento effettiva degli italiani se si guarda alla media generale alla decorrenza del primo assegno Inps. Tra il 2009 e i primi due mesi del 2015 sono andati in pensione un milione e 503.450 lavoratori, di cui 745.495 con l'anzianità (o l'anticipo) e 757.955 con la vecchiaia. Per loro l'età media non è mai stata più alta di 62 anni e sei mesi".
L'autore procede indicando che "in sei anni dunque - tenendo conto del fatto che il dato di inizio 2015 non è ancora adeguatamente popolato - l'età media effettiva di pensionamento è aumentata di sette mesi e una settimana. L'età media all'incasso del primo assegno Inps, in particolare, è aumentata di tre anni per le pensioni di vecchiaia (dai 62,5 del 2009 ai 65,6 del 2014) e di quasi un anno per quelle di anzianità (dai 59 anni ai 59,9 anni)". Kamsin Ad avviso dello scrivente tali cifre così diffuse sono del tutto fuorvianti, quasi si voglia a tutti i costi far passare l'idea che l'incremento dell'eta' pensionabile previsto dalla Riforma Fornero non sia stato così importante e che non abbia inciso sulle scelte dei lavoratori.
Ma con i numeri bisogna fare attenzione. Basta voler prendere in considerazione solo alcuni aspetti tralasciandone altri che si fa passare un messaggio invece che un altro. Ed il trucco è presto svelato: prima di tutto nei dati si inseriscono "le pensioni supplementari, i prepensionamenti, gli assegni di invalidità trasformati al raggiungimento dell'età di vecchiaia e le pensioni erogate agli ex esodati", prestazioni che vengono liquidate con requisiti ridotti rispetto alla legge Fornero. Poi si specifica che "ad abbattere l'aumento di età effettiva ci sono le numerose deroghe previste dal nostro ordinamento e che consentono il ritiro anticipato: i lavoratori usuranti, i marittimi, i minatori, le diverse gestioni speciali (dai lavoratori del trasporto alle ferrovie al volo, dove l'età di pensionamento è di 60 anni). E c'è l'effetto del regime sperimentale e transitorio riservato alle lavoratrici dalla riforma Maroni (legge 243/2004) che prevede il possibile ritiro anticipato con 35 anni di contributi a 57 anni di età se dipendenti e 58 se autonome". A parte l'imprecisione sui ferrovieri (costoro vanno in pensione con le regole Fornero) è chiaro che calcolare l'eta pensionabile effettiva considerando anche queste tipologie di lavoratori distorce l'analisi.
La verità però è un'altra. La maggior parte di questi lavoratori sono andati in pensione tra il 2012 ed il 2014 con le norme ante-fornero perchè avevano maturato i requisiti entro il 2011. Quindi l'effetto della Riforma Fornero non può certamente essere evidenziato da tali dati e ne' può essere quantificato in sette mesi e una settimana come si vuole far credere. Al massimo tale incremento può essere ricondotto alla normativa antecedente a quella Fornero. Qualcosa da dire lo avrebbero le centinaia di migliaia di lavoratori che si sono visti aumentare in un solo giorno di sette anni (non sette mesi!) l'eta' per la pensione e che in quei numeri non sono rientrati nè ci rientreranno per molto tempo ancora.
A pensar male pare si direbbe che si vuole spegnere sul nascere qualsiasi intervento di riforma delle pensioni, tema tornato d'attualità dopo le recenti aperture del Ministro Poletti. Non a caso l'autore sostiene che "quella sull'età effettiva di pensionamento è una delle statistiche prese in esame dai comitati tecnici della Commissione europea (...) e dall'Ocse per verificare l'impatto delle riforme. Sono dati su cui riflettere prima di introdurre le nuove misure, di cui tanto si discute, per favorire una maggior flessibilità in uscita".
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A cura di Massimiliano Cendon
Riforma Pensioni, la Camera sollecita un intervento sui lavoratori autonomi
Proseguono i lavori in Commissione per spingere ad una riforma delle tutele e delle aliquote contributive per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata.
Kamsin Riprenderà domani in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati l'esame delle risoluzioni volte ad impegnare il Governo ad una revisione delle tutele per i prestatori di lavoro autonomo e professionale. Le risoluzioni, presentate da M5S, Lega Nord, Sel e Partito Democratico chiedono al Governo di allineare le aliquote contributive della Gestione Separata a quelle vigenti nelle gestione artigiani e commerciati; eliminare la doppia contribuzione nella Fondazione Enasarco per gli agenti di commercio; rivedere le tutele riguardanti la malattia, la maternità con l'introduzione di adeguate politiche di sostegno al reddito; salvaguardare la contribuzione già versata alla gestione separata INPS in caso di conversione dei contratti atipici in contratti di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti. L'obiettivo, ricordano dalla Commissione, è raggiungere un testo unificato e condiviso da tutti i gruppi politici.
L'iniziativa è volta comunque a sollecitare un piu' ampio intervento sul lavoro autonomo dopo le aperture dell'esecutivo registrate nelle scorse settimane: il consigliere economico di Renzi, Tommaso Nannicini, si è detto disponibile a cercare di tradurre le istanze del mondo autonomo in un disegno che sia organico e realizzabile. Dopo l'«autogol» — come lo definì lo stesso premier — del cambio di regime fiscale dei minimi, l'esecutivo si è persuaso che vada varato un provvedimento specifico da portare al Consiglio dei ministri nel giro di qualche mese, comunque prima della prossima legge di stabilità. Un progetto su cui si stanno impegnando anche, con un nuovo protagonismo, il cartello di associazioni Alta partecipazione, Acta e Confprofessioni
«Assieme a Grecia e Portogallo siamo gli unici Paesi europei a non avere una legge sul lavoro autonomo. E il momento quindi di ricostruire un nuovo patto con questo mondo. Con un testo condiviso che non ghettizzi i professionisti, renda più omogeneo il loro trattamento rispetto a commercianti e artigiani, ma nel contempo colga alcune specificità», ha detto l'onorevole Pd Chiara Gribaudo.
Tradotto, significa anzitutto riportare indietro al 24% l'aliquota contributiva dei professionisti iscritti alla gestione separata Inps, oggi al 27,72% e destinata ad arrivare al 29% nel 2017 e poi a schizzare al 33%, un livello insostenibile. «Una richiesta minima e dovuta», la definisce il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), «dopo che il governo con il Jobs act ha riordinato i contratti e distinto fra lavoro subordinato e autonomo. Ora tutti quelli che restano autenticamente autonomi devono avere la stessa aliquota di commercianti e artigiani». Insieme andrebbero rivisti, per i lavoratori iscritti a Casse professionali, anche i versamenti dei minimali «ai quali non corrisponde come contropartita neppure un minimo di pensione».
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Zedde
Fatturazione Elettronica, da domani scatta l'obbligo verso le Pa
Da domani tutte le pubbliche amministrazioni, compresi gli enti locali, non potranno piu' ricevere pagamenti in forma cartacea.
Kamsin Da domani scatterà l'obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di utilizzare con le imprese fornitrici esclusivamente la fattura elettronica. Si tratta dell'ultimo step previsto dalla legge 244 del 2007 che ha introdotto nell'ordinamento italiano l'obbligo di fatturazione elettronica nei confronti della pubblica amministrazione per i fornitori di beni e servizi.
La misura non è nuova. L'obbligo di fatturazione elettronica era stato, infatti, introdotto su base volontaria dal 6 dicembre 2013 nei confronti di quelle amministrazioni che avessero stipulato specifici accordi con i propri fornitori. Dal 6 giugno 2014, poi, l'obbligo è scattato nei confronti dei ministeri, agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza e assistenza sociale Da domani, invece l'obbligo scatterà nei confronti di tutte le rimanenti amministrazioni pubbliche tra cui in particolare gli enti locali. Il termine del 31 marzo è stato così fissato dal decreto legge 66 2014 in sostituzione del precedente termine del 6 giugno 2015 individuato dalla legge 244/2007. Un primo fondamentale passo in attesa che lo stesso strumento sia poi esteso, con uno dei prossimi decreti delegati, anche ai rapporti tra privati. Da domani quindi nessun ente pubblico potrà più accettare o pagare semplici ricevute in forma cartacea.
Da qui a fine anno la Cgia stima, ricalcando i dati dell'Agenzia delle Entrate, che verranno emesse 50 milioni di fatture digitali, per un valore di 135 miliardi di euro. Verranno coinvolti 2 milioni di fornitori, incaricati di inviare le fatture a 21.840 pubbliche amministrazioni. Secondo i dati dell'Agenzia delle Entrate, la sperimentazione è stata finora particolarmente fruttuosa, visto che in nove mesi sono state emesse 2,7 milioni di fatture elettroniche, con uno scarto sostanzialmente limitato del 17%, dovuto in gran parte a «problemi facilmente risolvibili».
Dopo Pasqua comincerà invece il conto alla rovescia per la dichiarazione dei redditi precompilata. Dal 15 aprile lavoratori dipendenti e pensionati potranno cominciare ad accedere online direttamente o con l'aiuto di Caf e commercialisti al 730 già parzialmente predisposto dalle Entrate. Il primo passo necessario è quello di dotarsi del pin di Fisconline o dell'Inps per poter scaricare il proprio documento personale che, integrato o meno, potrà essere riconsegnato all'Agenzia a partire dal primo maggio e fino al 7 luglio.
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Zedde