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Oggi l'ultimo confronto sull'articolo 10 del testo, che contiene la riforma della dirigenza pubblica, quindi il disegno di legge sarà trasmesso all'Aula del Senato dove le votazioni dovrebbero iniziare subito dopo Pasqua.

Kamsin Le Camera di Commercio saranno dimezzate ma gli oneri per le imprese non saranno eliminati, come aveva previsto il Governo in un primo momento. Gli enti camerali passano dagli attuali 105 a non oltre 60 attraverso l'accorpamento sulla base di una soglia dimensionale minima di 80 mila imprese (ma un ente camerale dovrà essere garantito a ogni Regione, a ogni città metropolitana e alla province autonome di Trento e Bolzano), salvaguardando la presenza di almeno una camera di commercio in ogni regione. Il restyling delle Cciaa è contenuto in un emendamento all'articolo 8 del relatore alla delega p.a. approvato ieri in Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama.

Il governo, quindi, porta a casa la riforma delle camere di commercio in una versione un po' soft rispetto al primo testo della Riforma che puntava ad eliminare del tutto gli enti camerali. Il compromesso raggiunto al senato, grazie a un emendamento del relatore Giorgio Pagliari (Pd), prevede la ridefinizione di compiti e funzioni eliminando le duplicazioni con altre amministrazioni pubbliche. Inoltre è previsto che gli amministratori di questi enti riordinati prestino gratuitamente il loro mandato, mentre per i dirigenti vale il tetto massimo già introdotto per tutte le amministrazioni.

Si prevede che le partecipazioni societarie delle Camere di Commercio saranno limitate a «quelle necessarie per lo svolgimento delle funzioni istituzionali, limitando lo svolgimento di attività in regime di concorrenza, eliminando progressivamente le partecipazioni societarie non essenziali e gestibili secondo criteri di efficienza da soggetti privati». Inoltre è previsto il riordino delle competenze relative alla «tenuta e valorizzazione del registro delle imprese» con particolare riguardo «alle funzioni di promozione della trasparenza del mercato e di pubblicità legale». Sarà ridotto anche «il numero dei componenti dei consigli e delle giunte, nonché delle unioni regionali e delle aziende speciali». Si prevede poi «il riordino della disciplina dei compensi dei relativi organi, prevedendo la gratuità degli incarichi diversi da quelli nei collegi dei revisori dei conti».

Taglio decreti. In Commissione è stata votata anche la delega per la modificazione o il taglio dei provvedimenti non legislativi entrati in vigore dopo il 31 dicembre 2011 che risultino datati e ritenuti non più funzionali all'azione di Governo.  Sarà possibile, quindi, eliminare, rimandi a provvedimenti non legislativi di attuazione, entrati in vigore dopo il 31 dicembre 2011. La sforbiciata dovrà essere messa in atto entro novanta giorni dall'approvazione della delega.

Servizi Pubblici Locali. In materia di servizi pubblici locali, la Commissione ha approvato la delega per rivedere gli incentivi e meccanismi premiali per gli enti locali «che favoriscono l'aggregazione delle attività e delle gestioni secondo criteri di economicità ed efficienza». Il testo, inoltre, prevede per i servizi pubblici locali «l'abrogazione, previa ricognizione, dei regimi di esclusiva, comunque denominati, non conformi ai principi generali in materia di concorrenza».

Altro via libera è arrivato su un emendamento che scorpora il Comitato paralimpico dal Coni rendendolo autonomo e prevedendo il passaggio del personale attualmente in forza al Coni servizi Spa

Dirigenza Pubblica. Da affrontare resta il nodo sulla dirigenza pubblica, contenuto nell'articolo 10 del ddl delega, il tema piu' caldo. Si tratta infatti della riforma della dirigenza, con la licenziabilità, la mobilità, il ruolo unico, il limite a tempi e rinnovi per gli incarichi, la doppia prova per l'accesso (concorso ed esame), il superamento degli automatismi di carriera, i tetti agli stipendi e il compromesso sui segretari comunali (eliminazione dopo una fase ponte di tre anni).

I principi cardine sono comuque stabiliti. Alla dirigenza pubblica si accederà solo in due modi: per corso-concorso o per concorso pubblico. Nel primo caso si entrerà nell'amministazione come funzionari, poi dopo quattro anni e dopo un esame, si potrà diventare dirigenti. Chi invece entrerà per concorso sarà assunto a tempo determinato. Dopo tre anni potrà sostenere un esame per essere stabilizzato. Scompariranno le fasce, la prima e la seconda. Ci sarà un unico ruolo dove finiranno tutti i dirigenti, quelli dei ministeri, del Fisco, dell'Inps, anche dell'Istat e degli enti di ricerca.

seguifb

Zedde

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L'Inps non è un'associazione a delinquere". Il presidente Tito Boeri, intervistato da Radio Anch'io parla degli esodati: "Nel meccanismo delle salvaguardie per i lavoratori esodati c'è qualcosa che non funziona" dato che il numero delle persone che ne beneficiano nella pratica risultano meno di quelle previste.

Per questo a giugno l'Inps presenterà al Governo una "proposta organica su assistenza e previdenza": le misure sull'assistenza, spiega Boeri, sono quelle preannunciate per chi è "in una situazione di disagio" in "quella fascia di 55-65 anni". Per gli esodati "si pensa ad una forma di reddito minimo come già c'è per le altre fasce di età ed in ogni caso dopo una verifica della situazione reddituale". Ribadisce che "c'è una operazione di equità su cui stiamo riflettendo" che punterà "non a prendersela con chi ha pensione molto alta", ma su quelle non giustificate dai contributi. "Ci sono degli squilibri, delle condizioni relativamente di privilegio, persone che hanno ricevuto molto di più rispetto ai contributi versati".

Ancora presto però, frena, per capire quale è la soglia oltre la quale le pensioni verranno considerate molto alte. Interventi in questa direzione, precisa avranno proprio l'obiettivo di "finanziare interventi assistenziali per persone in quella fascia di età tra 55-65 anni". Boeri ha anche ribadito, dopo l'annuncio di ieri sera, che dal primo maggio l'Inps inizierà a fornire a tutti i lavoratori una simulazione sulla pensione futura, le codeste "buste arancioni": si partirà da maggio con "sette milioni ed ottocentomila persone" per poi allargare la platea a tutti.

seguifb

Zedde

 

L'opzione sarà  preclusa ai lavoratori del pubblico impiego e ai lavoratori domestici e del settore agricolo. Chi opera per la liquidazione mensile del TFR sarà vincolato alla sua decisione fino alla scadenza del triennio.

Kamsin Operazione TFR in busta paga ai nastri di partenza. Dal prossimo 3 aprile i lavoratori dipendenti (con eccezione dei dipendenti pubblici) potranno chiedere l'anticipo della liquidazione (pari al 6,91 per cento della retribuzione lorda) con lo stipendio secondo quanto previsto dal Dpcm 29/2015. L'operazione, prevista dalla legge di stabilità 2015 per aiutare i consumi, deve essere valutata attentamente perché è irreversibile (una volta esercitata l'opzione si resta vincolati sino al 30 Giugno 2018) e può essere penalizzante dal punto di vista fiscale e previdenziale.

Per chi presenterà la domanda ad aprile, l'erogazione della quota integrativa della retribuzione (Quir), partirà dal 1° maggio, cioè dal mese successivo alla presentazione dell'istanza. Tempi piu' lunghi per i dipendenti delle aziende con meno di 50 dipendenti, che accedono al finanziamento con la garanzia dello stato: costoro dovranno attendere 3 mesi dalla formalizzazione dell'istanza. Pertanto, chi fa domanda ad Aprile, otterrà la liquidazione della prima rata dal 1° luglio.  

Hanno diritto alla liquidazione anticipata del TFR tutti i dipendenti privati, con eccezione degli statali, che abbiano una anzianità aziendale di almeno 6 mesi di servizio. E' escluso il personale domestico, i lavoratori agricoli, dipendenti da aziende sottoposti a procedure concorsuali, o che abbiano iscritto nel registro delle imprese un accordo di ristrutturazione dei debiti o un piano di risanamento economico. Esclusi, inoltre, i dipendenti in cassa integrazione guadagni straordinaria o in deroga.

La Tassazione - L'operazione comporterà tuttavia che tali somme saranno soggette a tassazione ordinaria, con applicazione dell'aliquota marginale Irpef e delle addizionali, mentre sull'importo erogato a fine rapporto a titolo di TFR avrebbe subito la tassazione separata, che è una tassazione Irpef (escluse addizionali) agevolata in quanto si tiene conto del fatto che la somma è maturata nel corso del rapporto a fronte di un'erogazione differita al momento della cessazione.

 

 

Di conseguenza, immaginando una aliquota marginale media del 27 per cento, per ogni 100.000 euro corrisposti ai dipendenti lo Stato chiederà 27mila euro di imposte. A guadagnarci dunque, oltre che i lavoratori, sarà soprattutto lo Stato considerato infatti che se il TFR restasse in azienda, o venisse trasferito alla tesoreria dell'Inps o alla previdenza complementare, le entrate dello Stato si attesterebbero ad un livello molto più basso.

Ad essere colpiti saranno anche i fondi pensione. Questi rischiano di perdere una delle piu' importanti fonti di introiti costitutiti proprio dal TFR trasferito dai lavoratori dipendenti.

seguifb

Zedde

L'idea è garantire un ammortizzatore sociale di 700 euro al mese per i disoccupati over 55 in condizioni disagiate. Le risorse sarebbero reperite tramite un nuovo intervento sugli assegni piu' elevati.

Kamsin "A mio giudizio c’è un problema di equità che andrebbe affrontato. Si può chiedere qualcosa a chi ha delle pensioni molto alte che non sono giustificate dai contributi per contrastare la povertà soprattutto nella fascia 55/65 anni. Parola del presidente dell’Inps, Tito Boeri, intervistato ieri da Ballarò.

Il Piano Boeri
Per queste persone il presidente dell'Inps ipotizza un sostegno pari a circa 700 euro al mese (cioè 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale), da erogare solo in presenza di determinate condizioni di reddito. Non sarebbe quindi una pensione vera e propria ma una sorta di reddito minimo per il quale andrebbero reperiti 1,5 miliardi di euro. Parte della somma sarebbe individuata tramite una revisione delle pensioni più elevate nelle quali ci sia un divario tra quanto si è versato con i contributi e quanto si percepisce come pensione retributiva.

"Chiarisco che l’Inps non ha potere legislativo, ha sottolineato. «Saranno il Governo e il Parlamento a decidere. Noi, utilizzando tutti i dati di cui disponiamo, faremo delle proposte articolate. La filosofia di fondo è quella dell’equità, noi faremo queste proposte per equità non per fare cassa». "Riteniamo che ci sono delle persone che hanno delle pensioni molto alte che non sono giustificate dai contributi che hanno versato durante l’intero arco della vita lavorativa. A mio giudizio c’è un problema di equità che andrebbe affrontato». In particolare - è l’ipotesi - «si può chiedere a queste persone di poter dare qualcosa per contrastare la povertà, soprattutto nella fascia 55/65 anni. Vogliamo per queste generazioni trovare un modo per contrastare la povertà e dare la possibilità di andare in pensione prima in modo sostenibile, quindi avendo una pensione più bassa».

Cantone (Cgil): ok a Boeri ma si tocchino solo le pensioni d'oro.
Siamo d’accordo con un intervento di equità sulle pensioni purché si lascino in pace quelle da lavoro i cui contributi sono stati accantonati uno per uno. Si intervenga piuttosto su quelle regalate, su quelle che sono veramente d’oro, su chi prende tre o quattro pensioni, sui vitalizi e sui grandi privilegi. Questa sarebbe una vera equità”. Così il Segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone in merito a quanto dichiarato dal Presidente dell’Inps Tito Boeri.

“Ho piena fiducia nell’operato di Boeri – continua Cantone – ma ricordo sommessamente che l’Inps è di proprietà dei lavoratori e dei pensionati e che ogni decisione andrà discussa nel merito. Noi vogliamo confrontarci con il governo, a partire dalla necessaria revisione della legge Fornero fino al problema che nessuno ha mai voluto affrontare finora della crescente povertà degli anziani e dei pensionati”.

seguifb

Zedde

Gli assegni straordinari a favore degli esodati a carico dei fondi di solidarietà di settore sono sottoposti a tassazione separata con l’aliquota del TFR.

Kamsin Una delle principali problematiche che ci vengono segnalate dai lettori riguarda il regime di tassazione degli assegni di proroga di sostegno al reddito dei cd. esodati sacconi.  Com'è noto questi lavoratori possono, a talune condizioni, ottenere la proroga degli ammortizzatori sociali in godimento per coprire il vuoto economico derivante dall'applicazione delle cd. finestre mobili introdotte dalla legge 122/2010.

Nello specifico i lavoratori in questione sono:

1) I lavoratori in mobilità ordinaria sulla base di accordi stipulati prima del 30 aprile 2010 con data di licenziamento compresa tra il 31 ottobre 2008 e il 30 aprile 2010 e con perfezionamento dei requisiti per la pensione, determinati con la normativa ante-Fornero, all'interno del periodo di fruizione dell'indennità di mobilità ordinaria. 

2) I lavoratori in mobilità lunga (ai sensi della legge 296/1996) e lavoratori ultracinquantenni (articolo 1 del decreto legge 68/2006, convertito nella legge 127 del 2006) con data di licenziamento compresa tra il 31 ottobre 2008 e il 30 aprile 2010;

3) I lavoratori titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà con decorrenza dell'assegno straordinario compresa tra il 1° novembre 2008 e il 31 maggio 2010.

L'erogazione di queste mensilità viene garantita con appositi decreti ministeriali di anno in anno promulgati dal Ministero del Lavoro e da quello dell'Economia. Per effetto di tali misure i lavoratori hanno la possibilità, dunque, di ottenere la proroga dell'indennità di mobilità (ordinaria o lunga) oppure la proroga dell'assegno straordinario a carico dei fondi di solidarietà di settore per tutti i mesi di slittamento nell'accesso alla rendita previdenziale come regolata dalla legge 122/2010.

Per quanto riguarda il regime fiscale delle prestazioni in parola: 

- le indennità di mobilità (ordinaria o lunga) sono assoggettate al regime di tassazione ordinaria;

- gli assegni straordinari a favore degli esodati a carico dei fondi di solidarietà di settore sono, invece, sottoposti a tassazione separata con l’aliquota del TFR, analogamente a quanto avviene per gli assegni erogati con onere a carico dei Fondi di solidarietà. In pratica la somma viene erogata al netto dell'Irpef con l'indubbio vantaggio di non assoggettare tale reddito alle Addizionali Irpef Regionale e Comunale.

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