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Riforma Pensioni, domani alla Camera il ddl flessibilità
“L’obiettivo della commissione – ha indicato Damiano – e’ quello di intervenire nel dibattito in corso con proposte di merito e unitarie, al fine di contribuire a correggere la riforma Fornero".
Kamsin Sarà in discussione domani in Commissione Lavoro riunita in sede Referente presso la Camera dei Deputati il ddl sui pensionamenti flessibili (ddl 857) promosso dall'Onorevole Cesare Damiano (Pd) e dalla minoranza Dem. E' quanto si legge nell'agenda dei lavori della Commissione diffusa oggi da Montecitorio. Il Presidente della Commissione, Damiano, ha inoltre depositato in Commissione Lavoro il ddl 2945, un nuovo disegno di legge relativo al pensionamento delle lavoratrici fortemente penalizzate dalla Riforma Fornero.
Proprio sulla questione al termine della discussione la Commissione delibererà, inoltre, un’indagine conoscitiva sull’impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne.
Nei giorni successivi sono previste audizioni informali con il ministro del Lavoro, il presidente dell’INPS e le parti sociali, "anche al fine di confrontarsi con la proposta di CGIL, CISL e UIL sulle pensioni" ha indicato Damiano. "Rendere piu’ flessibile il sistema previdenziale vuol dire togliere dalla condizione di poverta’ molti cittadini senza lavoro e in attesa per anni della pensione e favorire lo svecchiamento delle aziende, attraverso il turnover, con l’ingresso dei giovani al lavoro”.
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Zedde
Lavoro, Boeri: è boom di sgravi contributivi per assumere stabilmente
Ad annunciarlo è il presidente dell’Inps, Tito Boeri, durante la conferenza stampa per la firma della convenzione tra l’Inps e le parti sociali (Confindustria, Cgil, Cisl e Uil) per la raccolta di dati sulla rappresentanza sindacale.
Kamsin "I primi dati che abbiamo" sulle assunzioni a tempo indeterminato con la decontribuzione, previste dalla legge di Stabilità, "sono incoraggianti: nei primi 20 giorni, ossia dall'1 al 20 febbraio, 76mila imprese hanno fatto richiesta". Lo ha detto il presidente dell'Inps, Tito Boeri, spiegando che l'istituto fornirà "sistematicamente" i dati e "a fine mese forniremo i numeri con la comparazione sulle imprese e le assunzioni fatte negli anni precedenti".
Il riferimento è alla possibilità di non versare i contributi (fino a un tetto di 8.060 euro) previdenziali per tre anni, per le assunzioni a tempo indeterminato avvenute nel corso del 2015, introdotta con la legge di Stabilità per il 2015. Dalla decontribuzione sono esclusi premi e contributi Inail. Il presidente dell'Istituto ha anche aggiunto che le persone coinvolte dalle assunzioni potrebbero essere molte di più di quelle 76mila richieste arrivate. Secondo i calcoli della Fondazione dei consulenti del Lavoro, ad esempio, nei primi due mesi del 2015 le persone assunte a tempo indeterminato con gli sgravi contributivi sono state 275.000 e nell'80% dei casi hanno riguardato la stabilizzazione di un rapporto di lavoro precario.
Si tratta di un nuovo segnale incoraggiante per l'economia italiana, reduce da anni di recessione che hanno ancora pesantissimi strascichi a livello sociale. Da Cernobbio, dove si è tenuto il tradizionale forum con i massimi esponenti della finanza, il clima è stato di cauto ottimismo: sia il governatore Visco che il titolare delle Finanze, Padoan, si sono espressi in tal senso. Anche gli operatori hanno dato segnali di risveglio: la metà delle aziende intervistate al Forum ha detto di voler assumere.
Tornando a Boeri, il suo annuncio è arrivato nel corso di una conferenza stampa per la firma della convenzione tra Inps, sindacati e Confindustria, sull'attività di raccolta, elaborazione e comunicazione dei dati sulla rappresentanza delle organizzazioni sindacali. Nel dettaglio dell'accordo, si tratta di una convenzione che ha validità triennale e - ai fini della certificazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali - farà riferimento a quanto stabilito dall'accordo interconfederale del 28 giugno 2011 e del testo unico sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014. Per Boeri "è un passo molto importante per assicurare stabilità al sistema delle relazioni industriali e va a colmare un vuoto lasciato sull'articolo 39 della costituzione. E' un fatto importante per la democrazia". Ha aggiunto che l'istituto è pronto a raccogliere le informazioni sulla rappresentanza e "ad aprile partiremo con le prime rilevazioni. E i dati saranno pubblicati ai primi di maggio".
In merito alla possibilità che il governo faccia una legge sulla rappresentanza, ipotesi circolata in questi giorni sulla stampa, ancora Boeri ha osservato: "E' importante che il nostro paese colmi il vuoto sulla seconda parte dell'articolo 39 della costituzione ma se le parti sociali sono in grado di farlo e di autoregolamentarsi non credo sia necessario un intervento legislativo". Altolà netto sul punto di Annamaria Furlan, leader della Cisl: "Renzi, come presidente del Consiglio, farebbe meglio a guardare dove c'è più urgenza di riformare: si occupi della crescita".
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Zedde
Isee 2015, il Tar dichiara illegittima la valutazione del reddito dei disabili
Tre sentenze del Tar del Lazio bloccano il decollo del nuovo Isee relativamente alla valutazione dei redditi per le famiglie in cui sono presenti disabili.
Kamsin Il debutto del nuovo Isee resta complicato. Dopo le polemiche sulla riduzione della platea dei fruitori delle prestazioni socio-assistenziali dovuta alla diversa valutazione della componente patrimoniale rispetto al vecchio modello un altro ostacolo al debutto è giunto dalla giustizia amministrativa. Il Tar del Lazio con tre sentenze gemelle (2454, 2458 e 2459 dell'11 Febbraio) hanno dichiarato illegittimo il Dpcm 159/2013, nella parte in cui fissa i criteri di calcolo del reddito delle famiglie con persone disabili. Sotto i riflettori dei giudici la parte del provvedimento in cui include nel computo ISEE le provvidenze economiche erogate dallo Stato a sostegno della disabilità.
Secondo i giudici amministrativi non è dato comprendere per quale ragione, nella nozione di reddito che dovrebbe riferirsi a incrementi di ricchezza idonei alla partecipazione alla componente fiscale di ogni ordinamento, sono stati compresi anche gli emolumenti riconosciuti a titolo meramente compensativo e/o risarcitorio a favore delle situazioni di disabilità, quali le indennità di accompagnamento, le pensioni INPS alle persone che versano in stato di disabilità e bisogno economico, gli indennizzi INAIL.
Positivo il giudizio dell'Anmil: È con soddisfazione che apprendiamo la notizia dell’accoglimento da parte del Tar del Lazio del ricorso presentato dai familiari dei disabili contro la riforma dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) entrata in vigore a inizio 2015, che ha introdotto un nuovo meccanismo di calcolo del reddito per l’accesso ad aiuti e a prestazioni sociali agevolate, sfavorevole per le persone con disabilità più gravi”, dichiara il Presidente Franco Bettoni.
E' chiaro che ora gli scenari che si aprono sono due. Se l'esecutivo non accetterà la decisione del Tar la vicenda arriverà sul tavolo del Consiglio di Stato; in caso contrario, come auspicano in molti, il provvedimento potrà essere modificato, magari con una disposizione d'urgenza, per evitare l'allungamento dei tempi.
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Zedde
Riforma Pa, Madia: stop ai Co.Co.Co nelle Pa
Il Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, in una intervista raccolta dal Quotidiano "La Repubblica" detta l'agenda sulla Riforma della Pubblica Amministrazione che sarà conclusa entro fine anno.
Kamsin «Un dirigente inadeguato potrà essere licenziato», dice Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione. «Questa è una vera rivoluzione», aggiunge. Questo è uno dei capitoli principali della riforma della pubblica amministrazione che nei prossimi giorni comincerà ad essere votata dall'Aula del Senato. Entro l'estate dovrebbe essere legge e, insieme, saranno approvati quasi tutti i decreti attuativi. La sua non è certo la prima riforma della pubblica amministrazione che promette di trasformare il volto e il funzionamento della burocrazia italiana. L’elenco di ministri che ci hanno provato è lungo, Cassese, Bassanini, Brunetta, solo per indicarne alcuni. Quasi sempre il percorso riformatore si è fermato davanti alle resistenze dei dirigenti. Da loro, essenzialmente, dipende l’esito dei cambiamenti.
Perché questa volta dovrebbe essere diverso? "Intanto una premessa: noi non diremo mai che una riforma non si è realizzata perché qualcuno non l’ha attuata. No. Questo governo si assume la responsabilità politica dell’attuazione. Detto ciò, la nostra è una riforma anche della dirigenza pubblica. Avevamo davanti due strade alternative: o il modello anglosassone dello spoils system , oppure quello di una dirigenza autonoma e indipendente dalla politica, come disegnata dalla nostra Costituzione. Abbiamo scelto quest’ultima, pensando, però, che l’autonomia e l’indipendenza non coincidano con l’inamovibilità dei dirigenti, né con la progressione di carriera automatica al di fuori di qualsiasi meccanismo di mercato e di merito".
In concreto come cambierà la figura del dirigente pubblico? "Dovrà superare un concorso per l’abilitazione ed entrerà così nel ruolo unico dei dirigenti. Dirigenti della Repubblica italiana e non, come adesso, dirigenti della singola amministrazione o di una Regione. Dovrà esserci un rapporto osmotico tra i dirigenti dei diversi livelli dello Stato, si potrà passare dal centro alla periferia e viceversa. Prevediamo l’istituzione di una commissione super partes composta da tecnici che deciderà quali sono i dirigenti adatti per un determinato incarico anche sulla base del lavoro svolto in precedenza e sulla base della loro stessa capacità di valutare i propri collaboratori. La carriera dei dirigenti dipenderà da queste valutazioni: si potrà scendere o salire. Finirà la stagione dei dirigenti sempre allo stesso posto. L’incarico sarà affidato per tre anni e sarà rinnovabile una sola volta. Poi si ricomincerà".
Chi sarà confermato decadrà e tornerà nel ruolo unico in attesa di un nuovo incarico. Potrà anche andare a lavorare temporaneamente nel privato. Ma se dopo un congruo periodo che escluda qualsiasi ipotesi di fumus persecutionis un dirigente continuerà ad essere senza incarico perderà l’abilitazione fino a perdere il lavoro". E potrà essere licenziato
Restiamo sul terreno dei licenziamenti. Il governo ha deciso se estendere al pubblico impiego il Jobs act con il nuovo articolo 18? «Nel pubblico impiego resterà il reintegro in caso di licenziamento ingiustificato."Non è un favoritismo ma il lavoro pubblico è diverso: chi licenzia non è un imprenditore che decide con le proprie risorse. Lo stesso obiettivo si può raggiungere in altro modo. Già oggi c’è la messa in mobilità che può portare al licenziamento. Renderemo più semplici i procedimenti disciplinari, quelli per scarso rendimento. Ci saranno procedure specifiche per contrastare i casi di assenze di massa, come quelle dei vigili di Roma lo scorso Capodanno, o di assenze sospette (tutti i venerdì o i lunedì)".
Lei promette un’amministrazione pubblica flessibile, efficace, moderna. La realtà è diversa. Per esempio: quanti sono i dipendenti pubblici che hanno cambiato posto di lavoro dopo il suo decreto dell’estate scorsa? "Entro la fine di questo mese termineremo, con il ministero dell’Economia, un’operazione molto complicata: la definizione delle cosiddette tabelle di equiparazione. In sostanza l’equiparazione degli inquadramenti nei diversi settori. Da quel momento in poi sarà possibile la mobilità. E partirà la più grande operazione di mobilità di dipendenti pubblici della storia repubblicana: quella dei circa 20 mila lavoratori delle Province che non sono più necessari per l’espletamento delle attività rimaste nelle competenze provinciali dopo la riforma Delrio. Sarà il grande banco di prova dell’operazione mobilità. Per questo abbiamo bloccato per due anni le assunzioni pubbliche a parte per coloro già vincitori di concorso non ancora assunti. Dalle vecchie piante organiche si passerà ai fabbisogni: i lavoratori andranno dove c’è bisogno, non dove prevede una statica pianta organica".
E i co.co.co? Abolirete i collaboratori come prevede il Jobs Act per assumerli a tempo indeterminato? "I co.co.co li dovremo abolire per forza. Molti di loro oggi reggono interi servizi delicati nella pubblica amministrazione, ne siamo assolutamente consapevoli. Un percorso sano di assunzioni partirà dopo i prossimi due anni dedicati alla riallocazione dei dipendenti delle Province".
Dal 2008 sono bloccati i rinnovi contrattuali nel pubblico impiego. I sindacati stimano una perdita media del potere d’acquisto superiore al 10 % nel periodo 2010-2014. Nella prossima legge di Stabilità ci saranno le risorse per i contratti? "Dipende da cosa succederà nell’economia. Il ministro Padoan ha detto che si sta aprendo una finestra importante per la crescita. La stabilizzazione del quadro economico è conseguenza anche dalle riforme che stiamo realizzando. Se ci saranno le risorse per i rinnovi contrattuali sarà una doppia buona notizia perché vorrà dire che la crisi è alle spalle e che si riapre una fase di contrattazione collettiva".
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Assistenza domiciliare, prorogata al 31 marzo la scadenza
Scade il prossimo 31 marzo il termine per presentare le domande per accedere alle prestazioni di assistenza domiciliare previste nell'accordo di collaborazione per la realizzazione del progetto "Home Care Premium 2014", interventi socio-assistenziali a favore di persone non autosufficienti dipendenti pubblici e pensionati Inps-ex Inpdap. Kamsin Al fine di assicurare la non interruzione del progetto di assistenza ai soggetti già beneficiari del programma del 2012, con apposita determinazione è stata autorizzata la prosecuzione dello stesso fino alla data del 31 marzo. I beneficiari, laddove non sia stato già fatto, dovranno presentare una nuova domanda per partecipare progetto "Home Care Pre-mium 2014", entro il nuovo termine di scadenza del 31 marzo. Il progetto, lo si ricorda, ha preso già il via lo scorso 1 marzo per coloro i quali abbiano presentato già domanda e per i quali sia già stato elaborato il piano assistenziale individuale.
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Pensioni / Esodati, la bozza del censimento per una nuova salvaguardia
La Sottocommissione Esodati di Palazzo Madama procederà all'acquisizione dei dati del censimento al fine di studiare e proporre ulteriori interventi in materia di salvaguardia.
Kamsin Dovrebbe essere questioni di giorni l'avvio del censimento online dei lavoratori esodati. L'indagine, secondo quanto si apprende, è stata concordata con i Comitati degli esodati e sarà resa disponibile sul sito internet del Senato entro fine mese; il progetto ha lo scopo di accertare quanti siano numericamente i lavoratori rimasti attualmente esclusi dai sei provvedimenti di salvaguardia e sarà la base per procedere ad un ulteriore intervento in materia.
La bozza del censimento è stata già diffusa in anteprima dai lavoratori che hanno preso parte all'incontro con la Sottocommissione Esodati presso la Commissione Lavoro di Palazzo Madama la settimana passata. Il documento chiede ai lavoratori interessati la compilazione di un questionario volto a comprendere la presenza o meno di accordi che abbiano dato luogo alla cessazione del rapporto di lavoro (gli accordi devono comunque essere avvenuti entro il 2011); la data di cessazione del rapporto di lavoro; l'eventuale prosecuzione di attività lavorativa (autonoma o subordinata) successivamente alla cessazione dal lavoro con le retribuzioni maturate.
Una ulteriore sezione della scheda è destinata a comprendere la situazione contributiva del lavoratore con l'indicazione della contribuzione volontaria e di quella figurativa maturata.
Dovrebbe restare facoltativa, invece, la compilazione del campo dedicato alla situazione reddituale del nucleo familiare del lavoratore, un punto sul quale si era battuta la Rete dei Comitati.
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Riforma Pensioni, Damiano: la soluzione sta nel ripristino delle quote
"In questi due anni l'unico spazio che si è aperto è quello per le sei salvaguardie degli esodati, senza riuscire mai ad arrivare ad una misura strutturale che eliminasse le storture della riforma Fornero".
Kamsin "Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti incontrerà nei prossimi giorni i sindacati per esaminare il tema dell'introduzione della flessibilità in uscita. Nel frattempo in Commissione Lavoro abbiamo ripreso l'esame del ddl sui pensionamenti flessibili". E' quanto ha riferito il presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Cesare Damiano.
"Sono due passi avanti concreti che segnano la volontà del Governo e del Parlamento di rimettere mano ai problemi creati dalla Riforma Fornero del 2011. A quanti chiedono con insistenza a che punto siamo voglio indicare che il confronto è iniziato e che l'obiettivo è di intervenire in maniera strutturale in occasione della prossima legge di stabilità".
"Il Governo - afferma Damiano - sembra preferire soluzioni diverse da quelle che stiamo promuovendo in Commissione: Poletti vuole un ammortizzatore sociale per chi è a due anni dalla pensione e vuole introdurre un sistema di prestiti per dare denari da restituire quando uno avrà la pensione. A noi queste ipotesi non piacciono perchè sono dei palliativi; ci stiamo battendo, piuttosto, per introdurre un sistema simile a quello delle quote spazzato via dalla Fornero nel 2011. Il lavoro della Commissione sarà proprio quello di esaminare queste proposte ed elaborare una sintesi condivisa dalla maggior parte delle forze politiche".
"Ma non c'è solo questo problema sul tavolo. Va data una risposta anche a quelle lavoratrici che hanno subito un repentino innalzamento dell'età pensionabile con un particolare riguardo a quelle che optano per la liquidazione della pensione con il sistema totalmente contributivo; per costoro si deve decidere circa la proroga di questo regime (cd. opzione donna). Noi abbiamo proposto di estendere a tutti questo regime cioè la possibilità di andare in pensione con 57 anni di età e 35 di contributi con il calcolo completamente contributivo. Senza dimenticare la questione degli esodati, una ferita ancora aperta.
Quanto all'agenda dei lavoro Damiano precisa che la Commissione Lavoro in settimana "esaminerà anche il ddl sulla cumulabilità dei trattamenti pensionistici di reversibilità mentre al Senato proseguirà il ddl sui benefici previdenziali per l'amianto".
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Zedde
Riforma Pa, atteso il parere del relatore alle proposte sulle pensioni
Staffetta generazionale e ricambio generazionale sono i principali emendamenti presentati al disegno di legge madia sulla Riforma della Pubblica Amministrazione.
Kamsin La riforma Madia procede a passo di lumaca in Senato. Giovedì è stato approvato in Commissione un emendamento del relatore, Giorgio Pagliari (Pd), con cui si punta ad introdurre regole certe per i procedimenti per i quali basta la Scia o il silenzio-assenso, ma anche per quelli che necessitano ancora di un’autorizzazione espressa da parte della p.a.
Nella stessa seduta sono stati presentati ulteriori subemendamenti e riformulazioni di emendamenti già depositati, alcuni dei quali con buone possibilità di essere approvati, altri con scarse chance di passare il vaglio della prima commissione. Molti emendamenti riguardano diverse modifiche al sistema previdenziale pubblico che sono state già anticipate da pensionioggi.it nelle scorse settimane. Si pensi in particolare a quella dei senatori del gruppo per le autonomie (primo firmatario Hans Berger) che, per favorire il ricambio generazionale nella p.a., consente alle amministrazioni di ridurre (sempre con il consenso del lavoratore) l’orario di lavoro e la retribuzione del dipendente prossimo alla pensione. Inoltre, l’emendamento prevede che la p.a, per assumere personale più giovane, possa fare ricorso al contratto di apprendistato.
E a questo proposito un emendamento, presentato sempre dai cinque senatori autonomisti (oltre Berger, Karl Zeller, Francesco Palermo, Franco Panizza e Fausto Guilherme Longo) punta a promuovere l’utilizzo del contratto di apprendistato nella p.a. attribuendo agli enti la facoltà di fare assunzioni con questa tipologia contrattuale, entro il limite del 40% delle loro facoltà assunzionali a tempo indeterminato.
In materia c'è da segnalare anche l'emendamento proposto da Puglia e Crimi (M5S) che introduce la possibilità per i macchinisti ferroviari di accedere alla pensione con 58 anni e 38 di contributi. Altre richieste di modifica intendono inoltre consentire ai segretari comunali, figura che secondo le intenzioni del ddl Madia sarà abolita, di accedere alla pensione in deroga alla normativa Fornero a condizione di aver raggiunto un diritto entro il 31 dicembre 2015.
Tra le novità sulle quali si attende il parere del relatore c'è poi l'emendamento Di Biagio (alleanza per le autonomie) che chiede il riordino dell'inquadramento ed il transito della Polizia Locale nel comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico "con superamento dei limiti spazio-temporali della qualifica di polizia giudiziaria, rientro nella disciplina pubblicistica del contratto di lavoro, equiparazione dei profili previdenziali ed assistenziali a quelli previsti per le forze di polizia dello Stato, armonizzazione dei compiti, delle funzioni, delle qualifiche e delle strutture della polizia locale, quale forza di polizia ad ordinamento civile, che rispecchi le nuove esigenze funzionali e strumentali, con particolare riferimento ai patti per la sicurezza".
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Zedde
Riforma Pensioni, si riapre alla Camera la discussione sulle pensioni flessibili
La Commissione Lavoro della Camera dei Deputati ha iniziato questa settimana la discussione del progetto di legge sulle cd. pensioni flessibili. La seduta sarà aggiornata al 17 Marzo.
Kamsin Un ritorno al "sistema delle quote" con la possibilità di andare in pensione in anticipo rispetto ai requisiti della riforma Fornero. E' la sintesi della discussione che si è tenuta presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati questa settimana in occasione della calenderizzazione del ddl sulle pensioni flessibili.
La proposta di partenza potrebbe essere la quota 97 ipotizzata già dal 2013 dal presidente della commissione Lavoro della Camera, il Pd Cesare Damiano, che consente di lasciare il lavoro a chi ha 62 anni d'età e 35 di contributi con una penalità dell'8% sulle quote retributive della pensione. Penalità che decresce del 2% l'anno sino ad azzerarsi in corrispondenza dei 66 anni. Oppure, indipendentemente dall'età anagrafica, con 41 anni di contributi. Il ddl in discussione dovrebbe essere comunque aggiornato con una nuova proposta che sarà depositata nei prossimi giorni in Parlamento.
Ma nella seduta, che riprenderà il prossimo 17 Marzo alle 14, si è parlato anche della quota 100, cioè la possibilità di accedere alla pensione con 60 anni e 40 di contributi o 61 anni d'età e 39 di contributi e via dicendo. Quest'ultima proposta piace ai sindacati come base di partenza soprattutto perchè non prevederebbe penalità sull'assegno e sostenzialmente reintroduce la pensione di anzianità cancellata dalla Riforma Fornero nel 2012.
Nella lettera inviata a Poletti, Cgil, Cisl e Uil si sono detti, infatti, pronti ad illustrare una loro «piattaforma» elaborata con l'obiettivo di cambiare la riforma Fornero: una proposta che punta a introdurre un meccanismo di «flessibilità per l'accesso alla pensione con l'attenzione alle diverse tipologie di lavoro». L'idea dei sindacati punterebbe però anche a stabilire uscite flessibili in relazione alle diverse tipologie di lavori con un occhio di riguardo per quelli più usuranti. Per i lavoratori precoci ci sarebbe la possibilità di andare in pensione massimo con 41 anni di contributi a prescindere dall'età.
Chiusa la partita del jobs act, il governo potrebbe affrontare il rebus delle pensioni con la legge di stabilità 2016, anche per togliere argomenti alla Lega di Matteo Salvini. Ma un ritorno alle quote non rientra nei piani di palazzo Chigi, che valuta piuttosto l'ipotesi del mini-assegno anticipato (circa 700 euro erogati nei due anni che mancano all'età pensionabile) da restituire a rate mensili una volta che si è andati in pensione.
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Salario minimo, governo pronto a fissare l'asticella intorno ai 7 euro l'ora
Il governo sarebbe orientato a fissare un'asticella minima per legge solo nei settori che non sono già regolamentati da un contratto nazionale. E ad applicarla per il momento anche ai contratti di collaborazione, in attesa del loro superamento.
Kamsin Sette euro l'ora. E' la paga minima oraria che spetterà per legge ai lavoratori dipendenti e a parte dei parasubordinati ma solo nei settori che attualmente non sono regolati da un CCNL. I dettagli della misura saranno definiti in uno dei prossimi decreti attuativi del jobs act, la riforma del lavoro; in particolare in quello sulle cosiddette politiche attive, che dovrebbe riscrivere le regole sul collocamento, e che nel giro di qualche settimana arriverà sul tavolo del consiglio dei ministri.
La vicenda. La legge 183/2014 affida infatti al Governo l'introduzione, anche solo in via sperimentale, di un compenso orario minimo, applicabile ai rapporti aventi ad oggetto una prestazione di lavoro subordinato, nonche', fino al loro superamento, ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, nei settori non regolati da contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente piu' rappresentative sul piano nazionale.
In pratica si tratta di una soglia al di sotto della quale non si può andare quando si paga un dipendente o un collaboratore. La somma esatta non è stata ancora definita, anche se si ragiona su una quota intorno ai 7 euro l'ora, forse 6 e mezzo. Una soglia che sarebbe determinata dal valore dei voucher, i buoni lavoro per le prestazioni occasionali che valgono 7,5 euro netti l'ora, che il governo non intende superare per non far naufragare tali prestazioni.
L'ipotesi promossa dal M5S - Una misura analoga, ma piu' estesa, è contenuta nei ddl 1148 e 1670 (i ddl sul reddito di cittadinanza promossi dal M5S) attualmente in discussione in Senato. Qui si prevede l'applicazione del salario minimo nei confronti di tutti lavoratori, subordinati e parasubordinati, sia nel settore privato, ivi incluso quello dell’agricoltura, sia in quello pubblico laddove si ricorra a contratti di lavoro "precario".
E si fissa un valore piu' elevato pari a 9 euro lordi con la previsione di un meccanismo automatico di incremento agganciato alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati Istat. Il salario minimo diventerebbe inoltre impignorabile e verrebbe esteso anche ai soggetti praticanti, presso studi professionali al fine dell’abilitazione all’esercizio della professione. Resta da vedere cosa diranno i sindacati, che considerano il salario minimo come un altro modo per metterli all'angolo.
Il salario minimo non va comunque confuso con il reddito di cittadinanza - novità anch'essa contenuta nei ddl promossi dal M5S - in quanto il primo è una misura che non riguarda tutti ma solo chi lavora. Il reddito minimo, invece, è una somma che viene garantita per vivere e prescinde dal rapporto lavorativo.
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