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- Roma, 21 lug. - "Razzi a Gaza? I miei colleghi dicono 'ma non sei li', nella Striscia?', e io dico 'sono stato stanotte e sono gia' tornato'. Ah, ah, ah... E comunque i palestinesi stanno approfittando del mio nome. Devo chiedere i diritti d'autore... Ah, ah, ah". Battuta con gaffe incorporata per Antonio Razzi, ospite ormai fisso di trasmissioni radiofoniche come La zanzara su Radio 24, dove, oggi, aggiunge anche che "non posso andare in missione perche' poi 'arriva Razzi e so' cazzi'... Ah, ah, ah...". Il senatore FI, segretario della commissione Esteri di Palazzo Madama, ribadisce anche che "solo Berlusconi puo' riuscire a portare la pace tra israeliani e palestinesi, lui e' un genio" e che dunque "devono far uscire Berlusconi dall'Italia. Ma in che mondo viviamo? Devono restituirgli non uno ma due passaporti. Solo lui puo' liberare tutti, solo lui puo' far fare la pace ai palestinesi e agli israeliani. Risolve tutti i problemi". "Se c'era Berlusconi - dice ancora Razzi - si era fermata tutta la guerra. Lui c'ha la mano santa. Quando c'era lui - analizza, nostalgico - non e' scoppiato mai nessuno di questi casini. I maro' sono ancora in India: con Berlusconi da mo' che stavano con le loro famiglie.... Potrebbe fare anche il mediatore per l'Onu - aggiunge il senatore - andrebbe solo per dialogare e fare la pace" a quei Paesi che l'esponente 'azzurro' definisce "in vibrazione". Chiusura con due domande di geografia. 'Ma lei sa dov'e' Gaza?': "Li', in Medio Oriente. Tra Israele e Palestina...". 'E con chi confina Israele?': "Adesso mi prendi all'improvviso... Sicuramente - osserva il politico abruzzese - non con Pescara... Mo' mi hai preso all'improvviso..". .
- Roma, 21 lug. - "Il Presidente del Consiglio ieri ha detto che su questo percorso di riforme il governo intende procedere con il sorriso sulle labbra e con determinazione ferrea e' intenzionato ad andare avanti. Ha anche detto che se qualcuno volesse mettere un sasso sui binari, loro toglieranno il sasso e andranno avanti. Con lo stesso sorriso, ancora piu' smagliante, dico a Renzi e al ministro Boschi che nei prossimi giorni continueremo a mettere uno, dieci, centomila sassi sui binari perche' questo treno delle riforme nella realta' porta orari e ritardi inammissibili". Cosi' il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Senato, Vito Petrocelli, nel suo intervento in aula con cui ha chiesto il rinvio in Commissione del disegno di legge costituzionale per un ulteriore approfondimento. "Questo percorso - ha proseguito Petrocelli - ha avuto parecchi temi di smentita e anche la cosiddetta rappresentazione macchiettistica di chi, da opposizione responsabile, ha ventilato derive autoritarie, e' un'espressione che da un ministro della Repubblica non mi sarei aspettato. Se questa e' un'allucinazione collettiva, come ha detto la Boschi, preferisco viverla e non con le intenzioni di allucinazione che ci vuole far passare il governo. Per questo chiedo il non passaggio agli articoli e un ulteriore serio approfondimento del testo in commissione".

- Roma, 21 lug. - "Qualcuno parla di svolta autoritaria: questa e' un'allucinazione e come tutte le allucinazioni non puo' essere smentita con la forza della ragione". Maria Elena Boschi mette in chiaro le cose e, nella replica in aula al Senato a conclusione del dibattito che precede l'avvio del voto sulle riforme, il ministro per le Riforme scandisce, tra rumorose proteste nell'emiciclo, che "parlare di svolta illiberale e' una bugia e le bugie in politica non servono".

"E' stato un privilegio - spiega - partecipare alla discussione generale in questi giorni. E' un percorso difficile ma affascinante quello che stiamo facendo insieme. Il governo ha legato in modo indissolubile il proprio cammino al percorso delle riforme", una sottolineatura importante che la Boschi lega a una precisazione altrettanto 'pesante', alla luce della mole di emendamenti che gravano sull'iter del pacchetto al Senato: "Ci potra' essere un tentativo di rallentare questo cambiamento, un ostruzionismo che ci puo' portare a lavorare una settimana di piu' e a sacrificare un po' di ferie, ma noi manterremo la promessa di cambiare il paese".

Del resto, il ddl sulle riforme costituzionali e' un "testo ampiamente condiviso", sostenuto "sin dall'inizio anche da forze che non fanno parte della maggioranza, come Forza Italia" ed e' "frutto del lavoro di questi mesi; un testo che e' stato migliorato" e "il governo ha sempre rivendicato l'ascolto, il dialogo e il confronto. Lo ha fatto per la riforma della Pubblica Amministrazione, per quella delicata della giustizia e anche per le riforme costituzionali che rappresenta la madre di tutte le riforme". Si dice soddisfatta, la Boschi, per il fatto che il testo sia "ampiamente condiviso" e che "abbia una maggioranza piu' ampia di quella del governo e' un valore aggiunto". Inoltre, sottolinea che si tratta di un "testo depurato dallo scontro ideologico". Quindi, ammonisce: "Vorremmo affrontare la discussione nel merito, non sulla simpatia o antipatia di chi lo ha proposto. Non abbiamo paura delle idee. Come diceva Pratolini: 'Non ha paura delle idee chi ne ha'". "Tutto e' migliorabile, sempre, ma noi sappiamo che su questa riforma c'e' un consenso ampio anche dal mondo accademico. La riforma non e' un'approssimazione casuale, ma poggia su spalle solide", rivendica.

I relatori. "Ho letto che per il ministro Boschi il tempo della trattativa e' chiuso e ci sono rimasto male... Perche' io sono convinto che buona parte del percorso e' stato fatto in commissione ma ancora una buona parte ci resta da fare nell'esame dell'aula", dice Roberto Calderoli quando e' il suo turno di intervenire in aula al Senato. "Abbiamo riportato sui binari - aggiunge - un treno che andava per conto suo". Da Anna Finocchiaro arrivano parole destinate a pesare, considerato lo spazio che i frondisti hanno nel suo partito, come in quello dell'altro grande contraente, FI.

"Invito i colleghi, fermo restando che quest'aula e' sovrana - avverte la capogruppo Pd al Senato - a riflettere sui toni che imprimiamo al nostro dibattito perche' rischiamo di perdere per strada la pulizia dell'opera alla quale siamo chiamati, il rigore del disegno costituzionale. Le parole, se utilizzate con violenza, rischiano di diventare inutili. Le parole 'regime', 'deriva autoritaria', 'violenza sulla Costituzione' se pronunciate in quest'aula sono macigni. Questa conclusione arriva dopo trenta ore di discussione generale in Aula e anni di dibattito sulle riforme costituzionali. Dire che il lavoro e' segnato da fretta, approssimazione e accelerazione non e' aderente alla realta' dei fatti".

- Roma, 21 lug. - Il ddl sulle riforme costituzionali e' un "testo ampiamente condiviso" sostenuto "sin dall'inizio anche da forze che non fanno parte della maggioranza, come Forza Italia" ed e' "frutto del lavoro di questi mesi; un testo che e' stato migliorato". Lo ha detto in aula al Senato il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, intervenendo in sede di replica.

"Il governo ha sempre rivendicato l'ascolto, il dialogo e il confronto. Lo ha fatto per la riforma della Pubblica Amministrazione, per quella delicata della giustizia e anche per le riforme costituzionali che rappresenta la madre di tutte le riforme", ha aggiunto. Soddisfatta, la Boschi, per il fatto che il testo sia "ampiamente condiviso" e che "abbia una maggioranza piu' ampia di quella del governo e' un valore aggiunto". Inoltre, ha sottolineato che si tratta di un "testo depurato dallo scontro ideologico".

Quindi, ha ammonito: "Vorremmo affrontare la discussione nel merito, non sulla simpatia o antipatia di chi lo ha proposto. Non abbiamo paura delle idee. Come diceva Pratolini: 'Non ha paura delle idee chi ne ha'". "Tutto e' migliorabile, sempre - ha sostenuto - ma noi sappiamo che su questa riforma c'e' un consenso ampio anche dal mondo accademico. La riforma non e' un'approssimazione casuale, ma poggia su spalle solide". Poi la frase che ha fatto piu' discuetere. "Qualcuno parla di svolta autoritaria: questa e' un'allucinazione e come tutte le allucinazioni non puo' essere smentita con la forza della ragione".

"Parlare di svolta illiberale - ha proseguito tra le proteste rumorose dell'aula - e' una bugia e le bugie in politica non servono". Non servono neppure le "rappresentazioni macchiettistiche" della riforma. Mentre ha sottolineato che "l'urgenza" delle riforme costituzionali "deriva anche dall'esigenza di dimostrare in Europa che le riforme non solo sono iniziate ma vanno avanti. Bisogna rispondere agli interrogativi - ha proseguito - e all'urlo di cambiamento lanciato dai cittadini anche con il voto alle elezioni europee".

Secondo Boschi, "Questa riforma e' l'ultima chance di credibilita' per la politica tutta e sono convinta che nessuno abbia intenzione di sprecarla. E' stato un privilegio partecipare alla discussione generale in questi giorni. E' un percorso difficile ma affascinante quello che stiamo facendo insieme. Il governo ha legato in modo indissolubile il proprio cammino al percorso delle riforme". - "Noi - ha proseguito il ministro - siamo chiamati a trovare un accordo alto per l'interesse dei cittadini.

Questa e' la premessa di tutte le altre riforme da quella fiscale a quella delicata della giustizia. Noi abbiamo bisogno di uno Stato piu' semplice, coraggioso, di un paese piu' forte". "Ci potra' essere un tentativo di rallentare questo cambiamento, un ostruzionismo che ci puo' portare a lavorare una settimana di piu' e a sacrificare un po' di ferie, ma noi manterremo la promessa di cambiare il paese".

Introduzione di ruoli unificati anche per la dirigenza delle amministrazioni non statali, con possibilità di scambio tra dirigenti appartenenti a ruoli diversi, omogeneizzazione delle retribuzioni, nuove modalità di conferimento degli incarichi dirigenziali. Kamsin Sono queste le principali parole d'ordine dettate dal disegno di legge di Riforma della Pubblica Amministrazione con il quale il governo intende cambiare la figura del dirigente pubblico. Secondo le linee guida illustrate dal ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia nel Cdm dello scorso 10 luglio l'intervento, che sarà all'esame del Parlamento dai primi di Settembre, prevede che i dirigenti non possano rimanere in carica per più di tre anni e alla scadenza potranno tentare di essere confermati solo dopo aver superato un nuovo esame. Per chi non supera l'esame di conferma è previsto l'eventuale ritorno alla qualifica di funzionario. In ogni caso un dirigente,  nel corso della carriera, non potrà ricoprire lo stesso incarico per più di due mandati.

Il lavoro dei dirigenti sarà inoltre sottoposto ad una valutazione dei rendimenti dei pubblici uffici e, per quanto riguarda la durata del mandato, il governo dovrà, nei decreti attuativi della Delega, prevedere la definizione di presupposti oggettivi per la revoca degli incarichi dirigenziali, anche in relazione del mancato raggiungimento degli obiettivi. Tra le novità annunciate dal Ministro Madia c'è anche la facoltà di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico oltre un determinato periodo.

Il progetto di riforma non si ferma però qui. Nelle intenzioni di Palazzo Chigi c'è anche una riduzione degli organici dirigenziali il cui numero dovrà essere vincolato al rispetto di un determinato rapporto rispetto al numero complessivo dei dipendenti nella Pa. Poi nascerà l'albo unico, una misura che consentirà allo Stato di effettuare un unico concorso per la qualifica dirigenziale e poi procedere all'assegnazione dei vincitori presso i Dicasteri o le Pa in cui i posti risultano disponibili. Da ultimo a cambiare saranno anche i meccanismi premiali, cioè le indennità di risultato che oggi, è questa l'accusa che viene sollevata al Governo, vengono distribuite praticamente a pioggia. In vista la possibilità di restringere i criteri di assegnazione dell'indennità e di prevederla solo se l'intero ufficio raggiunge determinati target. Il dirigente, pertanto, per conseguire il bonus dovrà lavorare al miglioramento dell'ufficio in cui lavora con benefici sul lavoro di squadra piuttosto che sui meriti del singolo.

Zedde

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