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Bonus mobili, sì ai pagamenti con carta di credito o debito
La Circolare della Agenzia delle Entrate n. 11/E offre risposte agli interessati (Singoli, Caf, Professionisti) sui dubbi relativi alla applicazione del Bonus Mobili. Kamsin Il Bonus è collegato innanzitutto alle spese sostenute per interventi sul patrimonio edilizio elencati nella circolare 29/E del 2013 nell’ arco di tempo che va dal 26 Giugno 2012 al 31 Dicembre 2014. In merito pertanto la circolare sembra chiarire che per aver diritto allo sconto sia sufficiente che il contribuente abbia cominciato a sostenere spese per interventi edilizi (sempre a partire dal 26 Giugno 2012) prima di aver acquistato mobili ed elettrodomestici.
Gli interventi edilizi della circolare fanno riferimento ai commi 1, lettera A),B) e C) e 3 dell’ Art. 16 bis DPR 917/1986. Nella elencazione non viene fatto riferimento alla lettera D dell’ art. 16 relativa alla costruzione di box auto che pertanto non rientra nei presupposti di “intervento edilizio”. Il legislatore ha ancorato la detrazione per l’ acquisto di mobili agli interventi sul patrimonio edilizio esistente e non sulla realizzazione di nuove costruzioni.
Analogo mancato riconoscimento del bonus mobili anche alle spese relative al risparmio energetico che pertanto non possono costituire presupposto per la detrazione. Per l’ accesso al bonus mobili gli interventi sul risparmio energetico debbono configurarsi come interventi di “manutenzione straordinaria” (DPR. N. 380/2001).
“In relazione agli adempimenti da seguire per l’ acquisto di mobili e grandi elettrodomestici,- la circolare ha specificato- che i contribuenti debbono eseguire i pagamenti attraverso bonifici bancari o postali (…) che prevedono la ritenuta del 4%. Rimane ferma la possibilità di effettuare il pagamento mediante carte di credito e di debito”.
La detrazione spetta nella misura del 50% su un ammontare massimo di euro 10.000 che può essere calcolato sommando tutti gli acquisti sostenuti dal 6 Giugno 2013 (Art. 16, comma2 DL. 63/2013) al 31 Dicembre 2014.
Zedde
La disoccupazione sale al 12,6% a maggio. Tra i giovani e' al 43%
Torna a salire il tasso di disoccupazione a maggio. Il dato calcolato dall'Istat si e' attestato al 12,6%, in aumento di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,5 punti nei dodici mesi. Il massimo storico e' stato toccato a gennaio e febbraio scorsi con il 12,7%. Kamsin A maggio gli occupati sono 22 milioni 360 mila, in aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente (+52 mila) ma in diminuzione dello 0,3% su base annua (-61 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,5%, cresce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali ma cala di 0,1 punti rispetto a dodici mesi prima.
Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,5% rispetto al mese precedente e dell'1,0% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattivita', pari al 36,3%, diminuisce di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,3 punti su base annua. A maggio, su base mensile, l'occupazione aumenta con riferimento alla componente maschile (+0,6%) ma diminuisce rispetto a quella femminile (-0,3%).
Anche su base annua l'occupazione aumenta tra gli uomini (+0,3%) e diminuisce tra le donne (-1,0%). Il tasso di occupazione maschile, pari al 64,8%, sale di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,2 punti su base annua. Quello femminile, pari al 46,3%, diminuisce di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,3 punti in termini tendenziali.
Rispetto al mese precedente la disoccupazione cala per la componente maschile (-1,6%) mentre cresce per quella femminile (+3,8%). In termini tendenziali il numero di disoccupati cresce sia per gli uomini (+2,2%) sia per le donne (+6,3%). Il tasso di disoccupazione maschile, pari all'11,7%, diminuisce in termini congiunturali (-0,2 punti percentuali) ma aumenta in termini tendenziali (+0,2 punti); quello femminile, pari al 13,8%, cresce rispetto al mese precedente di 0,5 punti percentuali e di 0,8 punti su base annua.
Sale il numero di disoccupati a maggio. Il numero totale, informa l'Istat, si e' attestato a quota 3 milioni 222 mila unita', in aumento dello 0,8% rispetto al mese precedente (+26 mila) e del 4,1% su base annua (+127 mila). Disoccupazione giovanile cala al 43% a maggio. Cala leggermente la disoccupazione giovanile, pur restando su livelli assai prossimi ai massimi storici. I dati forniti dall'Istat indicano che i disoccupati tra i 15 e i 24enni sono 700 mila. L'incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di eta' e' pari all'11,7%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,1 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, e' pari al 43,0%, in calo di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in crescita di 4,2 punti nel confronto tendenziale.
Zedde
Riforma Pensioni, resta in campo la proroga dell'opzione donna
Contrariamente a quanto ci si poteva aspettare il disegno di legge delega sulla pa, approvato dal consiglio dei ministri il 13 giugno, il cosiddetto "Repubblica Semplice" è arrivato all'esame del Parlamento praticamente intatto rispetto alla bozza entrata in consiglio dei ministri lo scorso 13 Giugno. Kamsin E' quanto si apprende dal quotidiano "Italia Oggi" che conferma sostanzialmente le novità in materia di pensionamento sulle quali sarebbe stato trovato un accordo nel governo.
In particolare sarebbero confermate le disposizioni contenute nell'articolo 4 della bozza del ddl con l'introduzione della possibilità di lavorare in forma part-time nel quinquennio antecedente alla data di collocamento a riposo; l'estensione anche ai lavoratori uomini delle norme sull'opzione donna sino al 2018 (cioè la facoltà di uscire a 57 anni e tre mesi e 35 anni di contribuzione previa opzione per il sistema di calcolo contributivo); l'estensione anche ai lavoratori del pubblico impiego della possibilità di conseguire il trattamento pensionistico anticipato al compimento di una età anagrafica non inferiore a 64 anni a condizione che abbiano maturato, entro il 31 dicembre 2012, la "quota 96".
Il condizionale tuttavia è ancora d'obbligo in quanto il testo ufficiale del disegno di legge presentato alle Camere non è stato messo a disposizione dall'esecutivo.
Zedde
Permessi retribuiti, il ministero apre ai parenti di terzo grado
I tre giorni al mese di permesso retribuito per assistere familiari con gravi handicap possono essere chiesti anche per accudire parenti o affini entro il terzo grado purchè questi non hanno coniuge o genitori che possono assisterli. Kamsin E' quanto ha precisato il ministero del lavoro con l'interpello 19 del 26 giugno con cui ha dato una risposta alle perplessità in materia poste da alcune associazioni che tutelano le persone disabili.
Il ministero chiarisce la portata dell'articolo 24 della legge 183/2010 - la norma concede al lavoratore che assiste il disabile, ove questi non sia ricoverato a tempo pieno, la fruizione di tre giorni al mese di permesso retribuito e coperto da assicurazione - indicando che il lavoratore può chiedere i tre giorni di permesso anche per assistere un parente o un affine di terzo grado quando i genitori o il coniuge della persona che necessita dell'assistenza si trovino in una delle seguenti condizioni: abbiano compiuto i sessantacinque anni di età; siano anche essi affetti da patologie invalidanti; siano deceduti o mancanti. Per mancanti si intende non solo l'assenza naturale o giuridica, ma ogni altra condizione certificata dall'autorità giudiziaria o da altra pubblica autorità, quale divorzio, separazione legale o abbandono. Si ricorda, peraltro, che sono parenti di terzo grado i bisnonni, i pronipoti, gli zii, i nipoti (figli di sorelle e fratelli), e sono affini di terzo grado i parenti (dello stesso grado) del coniuge.
In altri termini la fruizione dei permessi può essere concessa indipendentemente dall'impossibilità da parte di parenti più prossimi a prestare assistenza purchè i genitori o il coniuge del disabile abbiano compiuto i sessantacinque anni di età, oppure sia affetto da patologie invalidanti o deceduto.
Zedde
Esodati, il governo blinda la sesta salvaguardia
Poche le possibilità di una estensione dell'emendamento proposto dal Governo sulla sesta salvaguardia che domani sbarcherà finalmente alla Camera per la sua discussione e votazione. Un iter che si preannuncia molto serrato in modo da poter concludere la conversione in legge del provvedimento già prima della pausa estiva. Kamsin Proprio per accelerare il governo ha fatto intendere che non ci sono gli spazi per affrontare altre tematiche in materia previdenziale nel provvedimento. Insomma nessuna modifica in vista per i quota 96, gli autorizzati ai volontari prima del 2007 e per altri capitoli caldi come quello per ottenere l'armonizzazione dei requisiti per i macchinisti e ferrovieri e la revisione del sistema sulle penalizzazioni. Solo per citare alcune delle oltre 70 proposte emendative al testo del governo che sono state presentate in vista della discussione che si terrà oggi in Commissione a Montecitorio.
A confermare come, a causa della mancanza di adeguata copertura finanziaria, i margini di modifica siano estremamente risicati per apportare correzioni è il presidente della commissione lavoro, Cesare Damiano (Pd): "Molte delle circa 70 iniziative parlamentari di modifica ricalcano lo spirito della proposta bipartisan (la pdl 224, ndr) su cui ci siamo concentrati finora. Ma appare chiaro che a questo punto, ipotesi di un allargamento delle protezioni ad altre categorie di occupati non compresi nel perimetro disegnato dall'esecutivo che considero condivisibili, non potranno fare alcuna strada, non essendoci risorse aggiuntive". Il progetto unificato infatti aveva un costo di circa 47 miliardi da qui al 2022, cifra "non disponibile" secondo Damiano.
L'intervento governativo, già discusso su Pensioni Oggi nei giorni scorsi, prevede la tutela di ulteriori 32.100 lavoratori attraverso la riassegnazione di 24 mila posizioni non utilizzate con il secondo e quarto provvedimento di salvaguardia (20mila posizioni derivanti dalla seconda e 4 mila dalla quarta) ed 8.100 nuove posizioni da finanziare. Con la misura sostanzialmente il governo garantisce la salvaguardia, allungando fino al 6 gennaio 2016 i termini per essere inclusi.
Zedde
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Giustizia: Renzi, via a riforma. Si discuta no litigi
M. O: Grasso, impossibile giustificare episodi come questi
Governo: cordoglio e sdegno per morte israeliani rapiti
Riforma Pa, licenziabile il dipendente con i requisiti per la pensione anticipata
Le pubbliche amministrazioni potranno risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro in favore dei dipendenti che hanno raggiunto i requisiti per la pensione anticipata. E' questa l'altra importante misura introdotta con il decreto sulla riforma della pubblica amministrazione in materia previdenziale (oltre all'abolizione del trattenimento in servizio). Kamsin E' quanto precisa l'articolo 1, comma 5 del decreto legge 90/2014 che chiarisce la portata dell'articolo 72 del Dl 112/2008, in tema di risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro, alla luce delle modifiche apportate dalla riforma Fornero. Viene precisato che, per procedere in tal senso i dipendenti devono aver maturato i 40 anni di servizio, se hanno raggiunto un diritto a pensione entro il 31 dicembre 2011; mentre dopo tale data, valgono i requisiti previsti dal Dl 201/2011, che, per il 2014, sono fissati in 42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne.
Il comma 5 precisa che la norma è attivabile nei confronti del personale delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del d.lgs. 165/2001 inclusi il personale delle autorità indipendenti e i dirigenti medici responsabili di struttura complessa. Si ritiene, nel silenzio della norma, che le amministrazioni potranno procedere in tal senso solo in presenza dei requisiti individuati dalla Circolare della Funzione Pubblica 2/2012 che aveva indicato che la risoluzione del rapporto di lavoro non può essere esercitata fin tanto che il lavoratore sia interessato alla penalizzazione di cui all'articolo 24, comma 10 del Dl 201/2011.
Zedde
Berlusconi apre ai diritti gay e Forza Italia si spacca
- Roma, 30 giu. - L'apertura di Silvio Berlusconi al dibattito sui diritti civili degli omosessuali spacca Forza Italia. Se da una parte il leader ha definito "battaglia di civilta'" la discussione su matrimoni e adozioni gay, dall'altra esponenti di spicco del partito mettono i paletti in nome delel posizioni tradizionali del partito. Un plauso alla sortita di Berlusconi viene da Michela Vittoria Brambilla, responsabile del Dipartimento per il sociale e la solidarieta' di Forza Italia.
La deputata forzista ricorda che "La nostra Costituzione, oltre a sancire il principio di eguaglianza, tutela 'i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalita''. Con la sua dichiarazione di ieri, il presidente Berlusconi ha ricordato a tutti che e' necessario garantire l'effettivita' di questi precetti, indipendentemente dall'orientamento sessuale dell'individuo".
Gasparri, anche Berlusconi contrario a matrimoni e adozioni
"Per quanto mi riguarda mi sento ampiamente rassicurato da quanto mi ha detto Berlusconi, affermando di essere assolutamente contrario a matrimoni o ad adozioni gay" dichiara Maurizio Gasparri che aggiunge: "Del resto, una coppia gay con diritto all'adozione rischierebbe di alimentare il turpe commercio degli uteri in affitto, la forma piu' abietta di materialismo e di sottomissione del corpo delle donne usate a pagamento per fare figli da immolare all'egoismo altrui!. "Per quanto riguarda la discussione sui diritti, siamo ovviamente tutti attenti, anche se spesso - prosegue il vicepresidente del Senato - non si riesce a comprendere esattamente di cosa si parli, essendo ampiamente riconosciuti, nella corretta applicazione del diritto civile, ampi diritti per ciascuno, a prescindere dagli orientamenti sessuali".
Giovanardi, contrari a rivoluzione antropologica
"In dissenso dall'ultimo Berlusconi noi vogliamo difendere quella che Benigni, quando gli fa comodo, definisce la 'Costituzione piu' bella del mondo', dove la famiglia e' scolpita come 'societa' naturale fondata sul matrimonio' fra un uomo e una donna, con relativo diritto dei figli di avere un padre e una madre" dice da parte sua il senatore Carlo Giovanardi, capogruppo di Ncd in commissione Giustizia. "Da veri liberali - aggiunge - vogliamo eliminare ogni possibile discriminazione per chi vuole instaurare un rapporto di convivenza e solidarieta', nell'ambito delle 'formazioni sociali' indicate dalla Corte Costituzionale, senza sindacare i motivi che spingono uomini e donne dello stesso sesso o di sesso diverso a fare questa scelta". Contro questo vero e proprio tentativo di 'rivoluzione antropologica' - conclude - saremo fermissimi in Parlamento, dove continueremo anche l'ostruzionismo per bloccare disegni di legge liberticidi, come quello Scalfarotto, che vogliono colpire penalmente la semplice liberta' di pensiero e di parola".
La Russa, si' a regolamentazione unioni, ma niente adozioni
Apertura senza reticenze alla regolamentazione dei diritti civili ma niente equiparazione al matrimonio e, soprattutto, veto incondizionato sulle adozioni omosex. Sono queste le condizioni di Fratelli d'Italia pronto da un lato a lanciare una proposta di iniziativa popolare per precisare all'interno della norma che regola le adozioni laddove le prevede soltanto per coniugi che si tratta di persone di "sesso diverso"; parallelamente, su iniziativa di Ignazio La Russa, arriva la proposta di "arrangiare un iter di riforma costituzionale" per il quale e' partito oggi da Milano un appello "trasversale" a tutti i partiti politici. L'idea di La Russa prevede la modifica dell'articolo 29 della Costituzione con la precisazione che il matrimonio sul quale si dice fondata la societa' naturale e' quello "tra persone di sesso diverso" e l'aggiunta di un comma sul riconoscimento e tutela dei "vicendevoli diritti e doveri di coloro che pur senza contratto matrimonio decidano di convivere stabilmente".
Toti, tempi maturi per riflessione a prescindere da Pascale
Forza Italia e' pronta al dibattito sui diritti civili delle coppie gay. L'europarlamentare e consigliere politico del partito, Giovanni Toti, ha detto di aver colto "positivamente il fatto che se ne parli in modo laico e civile all'interno del centro destra". "E' una cosa piu' che giusta, poi si vedra' come si articola", ha risposto il consigliere politico, a margine della presentazione di un'iniziativa del partito milanese. Toti ha parlato dell'apertura di Silvio Berlusconi come di "una riflessione per la quale i tempi sono maturi" e non di "un cambio di rotta dovuto alla Pascale". "Con tutto il rispetto per la mia amica Francesca - ha spiegato - e' stato Papa Francesco a dire che non era nessuno lui per giudicare certe situazioni di persona". Secondo Toti, quindi, "se la Chiesa cattolica spinge a una riflessione su questo, un partito che vuole rappresentare un grande fetta di italiani ha il dovere di farlo". L'idea e' quella di impostare il discorso a partire "dall'allargamento dei diritti, ma - ha chiarito - bisogna vedere che non ledano diritti di altri". E' in quest'ottica che l'europarlamentare scarta il tema delle adozioni: "non sono personalmente favorevole - ha detto - in Forza Italia non c'e' stato ancora dibattito. Di base non e' punto da cui partiremmo: il punto da cui partire e' l'allargamento dei diritti a tutte le coppie di questo paese senza ledere gli altrui e quindi vanno tutelati i diritti dei figli a crescere in una famiglia tradizionale".