Pensioni, Rinviata di un anno la prescrizione dei contributi dei dipendenti pubblici

Venerdì, 28 Marzo 2025
Sino a fine anno le amministrazioni pubbliche potranno sanare le omissioni contributive prescritte, cioè anteriori al 31 dicembre 2020, anche con riguardo ai collaboratori coordinati e continuativi. I chiarimenti in un documento dell’Inps.

Un altro anno alle amministrazioni pubbliche per sanare i buchi contributivi dei dipendenti. Le Pa, infatti, avranno tempo sino al 31 dicembre 2025 per regolarizzare le omissioni contributive (e, quindi, non incappare nel rischio di dover sostenere di tasca propria gli oneri connessi ai mancati versamenti) fino al 31 dicembre 2020. Lo rende noto l’Inps nella Circolare n. 70/2025 a seguito della novella contenuta nell’articolo 1, co. 2 lettera a) e b) del dl n. 202/2024 (cd. decreto milleproroghe 2025).

L’agevolazione riguarda, come in passato, le sole amministrazioni pubbliche di cui al dlgs n. 165/2001 e si riferisce sia alle contribuzioni previdenziali che quelle per il finanziamento dei trattamenti di fine servizio o di fine rapporto. Analoga proroga interessa i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa o rapporti per figure assimilate e la denuncia dei compensi effettivamente erogati.

Dipendenti Pubblici

Il pasticcio risale al 2017 quanto l’Inps, d’intesa con il Ministero del Lavoro, decise di estendere le norme relative alla prescrizione dei contributi (5 anni di regola) anche al pubblico impiego. La mossa, tuttavia, è stata un autogol perché non si è tenuto conto che le gestioni assicurative dei dipendenti pubblici non erano quelle dei dipendenti del settore privato (gestite da sempre dall’Inps) ma erano piene di omissioni, vuoi per la diversa natura del rapporto di lavoro, vuoi perché le partite pensionistiche erano in capo, almeno in origine, alle stesse amministrazioni pubbliche che non si preoccupavano della corretta tenuta del conto assicurativo.

La beffa è che se nel privato i contributi prescritti si possono recuperare solo tramite una lunga e complessa domanda di costituzione della rendita vitalizia, il cui onere è carico del lavoratore salvo non si individui in tempo il datore di lavoro responsabile (e questo sia in grado di sostenere gli oneri), nel pubblico impiego sono le stesse Pa, salvo per gli iscritti alla CPI, a dover farsi carico interamente dei costi oltre a dover sopportare anche le le sanzioni.  Quando il legislatore se n’è accorto è corso ai ripari rinviando la decorrenza dei termini di prescrizione. Il rinvio va avanti ormai da quasi un decennio.

Il rinvio 2025

L’ultimo è contenuto nel milleproroghe 2025 e dispone, per l’appunto, che sino al 31 dicembre 2025 sono inapplicabili i termini di prescrizione dei contributi dovuti nei confronti dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui al dlgs n. 165/2001 per i periodi retributivi sino al 31 dicembre 2020 nelle gestioni Ex-Inpdap (CTPS, CPDEL, CPS, CPI e CPUG) oltre che alla gestione separata dell’Inps (per i rapporti di collaborazione). Il differimento riguarda anche la contribuzione relativa ai trattamenti di fine servizio o di fine rapporto.

In sostanza le Pa avranno ancora un anno per effettuare i versamenti delle contribuzioni omesse. Per i periodi retributivi sino al 31 dicembre 2004 afferenti alle gestioni Ex-Inpdap (CTPS, CPDEL, CPS, CPI e CPUG) la procedura è ancora più facile: la regolarizzazione si realizza con la sola trasmissione dei flussi retributivi corretti da parte delle Pa senza necessità di effettuare i relativi versamenti contributivi. L’Inps ha fornito istruzioni con messaggio n. 292/2024.

Lo slittamento riguarda anche il regime sanzionatorio, messo in stand-by se le Pa assolveranno gli oneri entro il 31 dicembre 2025 anche in modalità rateale (a condizione che la domanda di rateazione sia presentata entro la predetta data).

Documenti: Circolare Inps 70/2025

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