La misura, come noto, era stata introdotta in via sperimentale con la legge di Riforma del mercato del lavoro a partire dal triennio 2013-2015, poi è stata prorogata nel 2016 e ora anche nel 2017 e nel 2018 dopo il buon risultato della sperimentazione. E consiste nella possibilità per la madre lavoratrice di richiedere all'Inps, al termine del congedo obbligatorio di maternità, un contributo per il pagamento della baby-sitter o per sostenere il costo dei servizi per l'infanzia pubblici o privati accreditati in cambio della rinuncia al congedo parentale. Il contributo è pari a 600 euro mensili da utilizzare per massimo sei mesi negli 11 successivi al congedo obbligatorio di maternità. In caso di part time l'importo dovuto si riduce in ragione della percentuale di lavoro svolto. Il beneficio dapprima previsto nei confronti delle sole lavoratrici dipendenti (sia del settore privato che del pubblico impiego) è stato nel tempo esteso anche alle lavoratrici iscritte presso la gestione separata dell'Inps (sia collaboratrici che professioniste con partita iva) e, infine, alle lavoratrici autonome (coltivatrici dirette, mezzadre e colone, artigiane ed esercenti attività commerciali, imprenditrici agricole a titolo principale, pescatrici della piccola pesca marittima e delle acque interne) anche se in misura ridotta rispetto alle lavoratrici dipendenti: ne possono usufruirne per un periodo massimo di soli tre mesi monetizzando un totale di 1.800 euro in tutto. L'acquisto dei servizi di baby-sitting può essere fatta direttamente dalla lavoratrice interessata (con i voucher, che consentono di acquistare ore di lavoro occasionale di baby-sitter), oppure in via indiretta segnalando all’Inps l’istituzione pubblica o privata (l’asilo nido) presso cui intende portare il figlio
A differenza del 2013, la disciplina attuale non prevede la pubblicazione di un apposito bando: le domande possono essere presentate all'istituto, esclusivamente per via telematica, in ogni momento dell'anno, comunque entro il 31 dicembre del 2018. Da segnalare che il bonus è concesso in ragione del singolo figlio: perciò, in presenza di più figli, è possibile accedere a più bonus.