Lavoro, Prorogare gli sgravi contributi per rilanciare l'occupazione è possibile

Valerio Damiani Mercoledì, 25 Novembre 2015
Lo dimostra in uno studio la rivista Reforming che suggerisce l'ipotesi di alleggerire il carico fiscale e contributivo sul lavoro per rilanciare la crescita. 
 Quanto costerebbe un abbattimento permanente dei contributi pensionistici obbligatori per rilanciare il mercato del lavoro? Risponde a questa domanda un interessante studio diffuso ieri dalla rivista specializzata in analisi e proposte per l'Economia Reforming, diretta da Nicola Salerno. I primi risultati positivi in termini di occupazione, riconducibili allo sgravio contributivo triennale deciso nella Legge di Stabilità per il 2015, suggeriscono di porsi questa domanda in termini molto concreti e operativi. Il Disegno di Legge di Stabilità per il 2016 (al momento in vaglio parlamentare) prova a reiterare la misura ma in forma depotenziata, costretta a scontare le ristrettezze di bilancio pubblico.

Una decontribuzione selettiva, rivolta ai contratti a tempo indeterminato e alle fasce di età più giovani, permetterebbe, nel contempo, di limitare la tax expenditure e di rendere strutturale l’abbattimento. Utilizzando dati di fonte INPS (numero di occupati per fasce di età e retribuzioni per tipologia di contratto di lavoro) e dati di fonte Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (le Comunicazioni Obbligatorie su attivazioni e cessazioni di contratti), è possibile calcolare il costo di vari scenari di decontribuzione pensionistica.

Se il target fossero gli under 24, la dimensione tutto sommato contenuta della tax expenditure permetterebbe diverse opzioni di copertura, anche restando all’interno della riorganizzazione e ricomposizione del complesso delle tax expenditure che in Italia sono tante e spesso dal disegno poco razionale. Ma è preferibile che il target siano almeno gli under 34, età che corrisponde a un potenziale pieno completamento dei percorsi di studio e perfezionamento di livello universitario e post universitario. In questo modo lo sgravio contributivo può servire, non solo al ringiovanimento delle forze di lavoro, ma anche a un innalzamento qualitativo strutturale del capitale umano impiegato in Italia.

La copertura dell’intervento sugli under 34 è, però, più impegnativa. Bisognerebbe stabilmente provvedere grossomodo per 4 miliardi all’anno. È al di fuori delle nostre possibilità di bilancio? No, soprattutto se si pensa che la cancellazione della Tasi sulla prima casa di abitazione (contenuta del Disegno di Legge di Stabilità in discussione) vale nel 2014 3,5 miliardi di Euro e che, oltretutto, da tempo le best practice della Commissione, dell’Ocse e del Fmi suggeriscono di irrobustire la fiscalità ricorrente sugli immobili proprio per alleggerire il carico fiscale e contributivo sul lavoro.

Solo per i primi anni di applicazione, i contributi non versati da lavoratore e datore potrebbero essere fiscalizzati (imputati virtualmente al lavoratore ai fini del calcolo della pensione), in attesa che si manifestino gli effetti positivi su occupazione e produttività. È evidente, tuttavia, che a regime il taglio strutturale dei contributi pensionistici obbligatori non potrà non riverberarsi integralmente sul calcolo della pensione, in ossequio alle regole contributivo-nozionali in vigore. I redditi per la quiescenza dovranno trovare compensazione in carriere lavorative più lunghe e continue cui i giovani potranno accedere anche grazie al taglio del cuneo contributivo e, soprattutto, nella diversificazione multipilastro del sistema pensionistico. Se il 2016, come sembra, sarà un anno di nuovi interventi sistemici sulle pensioni, una decontribuzione selettiva e strutturale dovrebbe auspicabilmente rientrare in agenda.

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Documenti: Lo studio di Reforming 

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