Il nuovo reddito di inclusione
Il reddito di inclusione, come già anticipato nei giorni scorsi su pensionioggi.it, consisterà in una misura unica di contrasto alla povertà a livello nazionale, di carattere universale, subordinata alla prova dei mezzi (ISEE) e all'adesione a un progetto personalizzato di inclusione, articolata in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona. L'importo del sostegno, le cui modalità di pagamento dovranno essere definite dal Governo (carta prepagata come per l'attuale sostegno per l'inclusione attiva o altre modalità), dovrebbe aggirarsi, almeno all'inizio, entro un massimo di 400/500 euro al mese con importi graduati in funzione della numerosità del nucleo familiare. Per beneficiare della misura sarà previsto un requisito di durata minima di residenza nel territorio nazionale e l'adesione ad un progetto personalizzato erogato dalla rete dei servizi delle politiche sociali. Nel tempo la Delega prevede la possibilità di incrementare il valore del beneficio economico e dell'estensione dei beneficiari, da individuare prioritariamente tra i nuclei familiari con figli minori o con disabilità grave, donne in stato di gravidanza, disoccupati di età superiore a 55 anni anche attraverso il dirottamento di risorse destinate ad interventi di analoga portata come, ad esempio, l'Asdi.
Gentiloni: la misura coinvolgerà 2milioni di persone
Il reddito di inclusione è “una misura strutturale, che può crescere nei prossimi anni, che interessa circa 2 milioni di persone. Tra questi 7-800mila minori”, ha aggiunto Gentiloni. “Con il reddito di inclusione che partirà a breve non ci si limiterà a dare un sostegno economico alle famiglie in condizione di povertà, ma si prenderanno in carico questi nuclei con l'obiettivo dell'uscita da questa condizione guardando anche al lavoro e all'insieme dei servizi sociali”. Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, durante la conferenza stampa “Il trasferimento monetario è semplice - ha detto Poletti - ma è più complesso costruire un percorso per queste famiglie che faticano a uscire da questa condizione”. Poletti ha ringraziato il Governo Letta e il suo predecessore al Lavoro che ha promosso il Sia, il Sostegno per l'inclusione attiva: una prima misura sperimentale di lotta alla povertà.
Istat: in 2015 in Italia 4,5 milioni di persone in “povertà assoluta”
La povertà assoluta in Italia nel 2015 ha coinvolto il 6,1% delle famiglie residenti (pari a 4 milioni 598 mila individui che non possono acquistare il minimo indispensabile per vivere). È quanto emerge dal rapporto “Noi Italia” dell'Istat. I valori sono stabili sul 2014 sia per l'incidenza di povertà assoluta sia per quella relativa. Rispetto al 2014 peggiorano soprattutto le condizioni delle famiglie con 4 componenti (dal 6,7% al 9,5%). Il 10,4% delle famiglie è relativamente povero (2 milioni 678 mila); le persone in povertà relativa sono 8 milioni 307 mila (13,7% della popolazione).
Si conferma il forte svantaggio del Mezzogiorno dove, nel 2015, le famiglie in povertà relativa sono circa un quinto di quelle residenti e quelle in povertà assoluta rappresentano il 9,1%. Sempre dai dati Istat risulta che nel 2015 in Italia l'11,5% degli individui viveva in condizioni di grave deprivazione. Il nostro Paese supera di 3,4 punti percentuali la media europea attestandosi al nono posto tra quelli con i valori più elevati. L'indicatore di grave deprivazione materiale - sottolinea l'Istat -, fornisce una misura importante nell'ambito dell’analisi dell'esclusione sociale: insieme a quelli di rischio di povertà e bassa intensità del lavoro contribuisce a fornire la stima delle persone a rischio povertà o esclusione sociale. Nel 2015 la grave deprivazione diminuisce tra i single, soprattutto se anziani, e tra gli individui che vivono in famiglie con almeno un anziano. Ancora grave la condizione degli individui che vivono in coppie con tre o più figli.