Lavoro

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8 milioni di lavoratori chiedono un repentino dietrofront delle novità contenute nella recente legge di stabilità che ha di fatto escluso i professionisti con partita iva dalla possibilità di fruire del vecchio regime dei minimi.

Kamsin Si irrobustisce il fronte per rimandare il previsto aumento dell'aliquota contributiva a carico delle partite Iva iscritte informa esclusiva alla gestione separata Inps e per un intervento sui minimi dei professionisti. Per ora un passo avanti si registra solo sul primo fronte, quello dei contributi.  È stato, infatti, presentato un emendamento al decreto legge Milleproroghe che vede come primo firmatario Cesare Damiano (Pd) presidente della commissione Lavoro della Camera che intende prorogare di un anno l'applicazione dell'aliquota del 27% per tutto il 2015 per i professionisti iscritti alla gestione separata. Resta, poi, aperto anche il fronte delle possibili modifiche al regime forfettario, che prevede dal 2015 un aumento dell'imposta sostitutiva dal 5% al 15% e il superamento della soglia fissa di ricavi o compensi di 30mila euro per introdurre limiti variabili a seconda dell'attività.

E proprio quest'ultima modifica rischia di penalizzare pesantemente professionisti e free lance, per i quali il tetto massimo di ricavi o compensi viene fissato a 15mila euro. Netta la differenza con il vecchio regime dei minimi. Questo, pur essendo riservato a chi avesse meno di 35 anni e guadagnasse meno di 30 mila euro l'anno lordi, durava 5 anni ma prevedeva l'applicazione di una aliquota del 5% sul reddito annuo lordo. Ora nel nuovo regime pensato dal governo non ci sono limiti di tempo ed età, ma la soglia per beneficiarne scende a 15 mila euro e l'aliquota triplica (15%) anche se le detrazioni saranno forfettarie, quindi senza piu' bisogno di rivolgersi al commercialista.

Sono due le possibili linee d'azione. Da un lato, c'è una risoluzione Pd che punta a impegnare il Governo ad elevare tutte le soglie ora sotto i 30mila euro. Dall'altro, l'iniziativa del sottosegretario al Mef, Enrico Zanetti, per consentire a chi avvia un'attività di sc egliere il regime dei minimi al 5% anche nel 2015 facendo coesistere questa opportunità con il debutto del nuovo forfettario e rinviando poi il riallineamento di tutta la disciplina in materia al decreto attuativo della delega fiscale atteso il 20 febbraio in Consiglio dei ministri.

Intanto secondo l'Acta, l'associazione dei freelance, il nuovo regime produce, sui redditi più bassi, una vera e propria beffa: considerate le detrazioni per i redditi da lavoro autonomo (fino a 1.104 euro sotto i 55 mila di reddito) con il nuovo sistema si paga addirittura di più. Se un lavoratore dichiara 12 mila euro, per dire, dovrà versare 1.404 euro di imposte, se invece decidesse di rimanere fuori dal regime dei minimi messo in piedi dal governo, pagando quindi l'Irpef, gli euro da pagare sarebbero 1.264.

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Zedde

L'inps pubblica il modulo per ottenere il riconoscimento della maggiorazione secondo il regime vigente al tempo in cui l'esposizione si è realizzata, ai sensi della legge 257/1992.

Kamsin Coloro che intendano ottenere il riconoscimento dei benefici pensionistici derivanti da esposizione all'amianto, previsti nella legge di stabilità 2015, dovranno fare domanda all'inps entro il 31 Gennaio. E' quanto ricorda l'Inps nella circolare n. 8.

I benefici legati all'amianto. La legge di stabilità ha introdotto una deroga al regime previdenziale per le attività che comportano esposizione ad amianto. Tale norma ha previsto per lavoratori iscritti all'Ago (l'assicurazione generale obbligatoria gestita dall'Inps) e assicurati all'Inail per il rischio di malattie professionali, la possibilità di presentare domanda all'Inps per avere il riconoscimento della maggiorazione contributiva del periodo d'esposizione all'amianto durante l'attività lavorativa, secondo il regime (più favorevole) vigente al tempo in cui l'esposizione si è realizzata. In altre parole, il beneficio consiste nell'applicazione del coefficiente 1,5 (oggi 1,25) al periodo di esposizione all'amianto, da far valere sia ai fini del diritto che della misura della pensione (oggi, invece, solo ai fini della misura della pensione).

Chi è interessato. L'Inps spiega che interessati alla deroga sono i soggetti con periodi d'esposizione all'amianto, in presenza delle seguenti condizioni: a) siano iscritti all'Ago e assicurati all'Inail; b) siano dipendenti da aziende che hanno collocato tutti i propri dipendenti in mobilità per cessazione dell'attività lavorativa; c) abbiano ottenuto in via giudiziale definitiva l'accertamento dell'avvenuta esposizione all'amianto per un periodo superiore a 10 anni e in quantità superiore ai limiti di legge;  d) avendo presentato domanda dopo il 2 ottobre 2003, abbiano conseguentemente ottenuto il riconoscimento dei benefici previdenziali secondo la vigente disciplina (art. 47 dl n. 269/2003 convertito dalla legge n. 326/2003). Sono esclusi gli iscritti a fondi sostitutivi esclusivi ed esonerativi dell'Ago e i lavoratori non soggetti all'assicurazione Inail.

La domanda. La domanda va presentata entro il 31 gennaio e la relativa pensione non può avere decorrenza anteriore al 1° gennaio 2015. Il modulo di domanda è presente sul sito dell'Inps. Qui il relativo modulo di domanda, AP98, reso disponibile dall'Inps.

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Zedde

Avranno diritto alla Naspi  i lavoratori che possono far valere non meno di 30 (invece di 18) giornate di lavoro nei dodici mesi precedenti la disoccupazione. Inoltre, l’indennità sarà piena solo per i primi tre mesi con una riduzione del 3% a partire dal quarto mese di percezione.

Kamsin Requisiti piu' stretti per avere accesso alla Naspi dal 1° maggio 2015.  Rispetto alla bozza di dlgs attuativo del Jobs Act approvata dal consiglio dei ministri la vigilia di Natale, infatti, il testo approdato in commissione lavoro al Senato contiene alcune modifiche che riducono l’accesso o l’entità della nuova prestazione Naspi. Si prevede tra l’altro, che ne avranno titolo i lavoratori che possono far valere non meno di 30 (invece di 18) giornate di lavoro nei dodici mesi precedenti la disoccupazione e, inoltre, l’indennità sarà piena solo per i primi tre mesi con una riduzione del 3% a partire dal quarto (anziché quinto) mese di percezione.

Nel testo del provvedimento, inoltre, viene trasferito all'articolo 17, la disciplina del «contratto di ricollocazione», originariamente contenuta nello schema di dlgs attuativo del «contratto a tutele crescenti».

Restano invece immutate le altre caratteristiche dell'ammortizzatore sociale. La nuova indennità, avrà la funzione "di fornire una tutela di sostegno al reddito ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione". Destinatari sono i lavoratori dipendenti, con esclusione di quelli a tempo indeterminato delle p.a. e degli operai agricoli a termine o a tempo indeterminato.

La Naspi spetterà a chi abbia perso involontariamente l’occupazione e presenti congiuntamente i seguenti requisiti: stato di disoccupazione involontaria; almeno 13 settimane di contributi nei quattro anni prece- denti la disoccupazione; almeno 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti l’inizio della disoccupazione.

Diversamente dall’Aspi, la nuova Naspi sarà d’importo rapportato alla retribuzione imponibile previdenziale (quella, cioè, su cui sono stati pagati i contributi attraverso Uniemens) degli ultimi quattro anni: l’importo sarà pari a tale retribuzione divisa per il numero di settimane di contribuzione e moltiplicata per il numero 4,33, con i seguenti limiti: se la retribuzione non supera i 1.195 euro mensili, sarà pari al 75% di tale retribuzione; se supera i 1.195 euro mensili, sarà pari al 75% della retribuzione più il 25% della differenza tra retribuzione e 1.195.

L’indennità mensile, in ogni caso, non potrà superare 1.300 euro mensili. Inoltre è previsto che a partire dal quarto mese di fruizione, venga ridotta del 3% al mese. Anche su questa riduzione il testo dello schema di dlgs approvato in commissione Senato diverge rispetto a quello approvato dal consiglio dei ministri.

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I tributaristi da tempo sono promotori di pressioni sulla politica per un intervento nel settore della previdenza e in particolare per i professionisti titolari di partita Iva nella Gestione separata dell'Inps. Convegni e tavole rotonde hanno messo in evidenza la forte disparità di trattamento di questo settore professionale nei confronti del resto del comparto coperto dalle Casse di previdenza. Kamsin I veri professionisti con partita Iva non iscritti a ordini professionali e ora regolamentati dalla legge 4/2013 sono obbligati all'iscrizione Inps gestione separata che ha tre grosse problematiche: 1. non consente la ricongiunzione dei contributi; 2. provoca la perdita di contribuzione nel caso di versamenti inferiori ai cinque anni «i cosiddetti contributi silenti»; 3. ha delle aliquote insostenibili.

Cerchiamo di spiegare i vari punti: 1. Nella carriera lavorativa ci sono vari tipi di contribuzioni: commercianti, artigiani, lavoro dipendente ecc. Ebbene al momento della pensione si raduna il tutto e si sommano anni e monte contributivo per determinare la pensione. Questa regola non vale per la gestione separata. Prima ingiustizia!

2. Questa prima ingiustizia ne crea una seconda ancora più grave perché i contributi di vari anni da 5 a 10 anni possono andare perduti proprio perché non ricongiungibili. Sono i contributi pagati durante la carriera lavorativa per co.co.co., lavori a progetto, brevi periodi di lavoro autonomo proprio dai soggetti più deboli che debbono subire questa contribuzione perché i datori di lavoro cercano di mascherare il lavoro dipendente troppo oneroso. Ebbene se non si hanno almeno 5 anni di contribuzioni con un reddito minimo di circa 15 mila euro annui si perde tutto.

3. Dal 1° gennaio 2015 l'aliquota contributiva, grazie alla Riforma Fornero è del 30% e arriverà al 33%! Nessuno paga un'aliquota così pesante. Le commissioni lavoro del governo Berlusconi avevano concordato una Riforma più equa ma non si è fatto nulla per problema di cassa. Il governo Monti con la Fornero ha peggiorato la situazione. Il governo Letta aveva bloccato l'aliquota così come il governo Renzi nel dicembre 2013. A dicembre 2014 sono stati bloccati tutti gli emendamenti così che ci troviamo con lo spettro del 33%.

Il premier Matteo Renzi ha pubblicamente dichiarato l'impegno per le Partite Iva; il presidente della Commissione lavoro della camera Cesare Damiano così come la vicepresidente Renata Polverini hanno promesso un serio intervento per una equa riforma. Programmi Rai Tv tra i più seguiti tipo Ballarò e Report hanno più volte approfondito il problema. Non possiamo più attendere! Non potremo sicuramente sostenere un onere così elevato nell'anno 2015. Ad alta voce chiediamo un intervento immediato del governo per porre fine a queste profonde ingiustizie.

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Zedde

A cura dell'ufficio stampa dell'Associazione Nazionale Consulenti Tributari

Una risoluzione Pd punta a elevare tutte le soglie di ricavi o compensi per l'accesso al nuovo forfettario al di sotto dei 30mila euro.

Kamsin Alcuni deputati Pd presenteranno oggi una risoluzione in Commissione Finanze alla Camera ed un emendamento al decreto legge milleproroghe per modificare il regime forfettario delineato dalla legge di stabilità e finito al centro di critiche per l'inasprimento del prelievo fiscale rispetto ai minimi con imposta sostitutiva al 5 per cento.

L'obiettivo è elevare tutte le soglie di ricavi o compensi per l'accesso al nuovo regime forfettario al di sotto dei 30mila euro e dare una boccata d'ossigeno a professionisti, agenti di commercio, partite iva del settore immobili e costruzioni e dei commercianti ambulanti che altrimenti rischierebbero, con le attuali soglie (tra i 15 e i 20mila euro) di uscire rapidamente dal regime agevolato e perdere le semplificazioni, a partire dall'anno d'imposta successivo.

In cantiere c'è anche un emendamento al decreto legge milleproghe, sostenuto dal Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, che intende ridurre la percentuale di contribuzione per professionisti senza cassa e freelance iscritti alla gestione separata Inps che da quest'anno è salita dal 27,72 al 30,72% (compresa la quota maternità).  Anche la deputata di Area popolare (NcdUdc) Barbara Saltamartini aveva preannunciato martedì un intervento per fermare l'aumento dell'aliquota sui contributi Inps di autonomi e professionisti.

Duro il giudizio delle associazioni di freelance e partite Iva sull'operato del Governo. Secondo Anna Soru, presidente di Acta: «Finora Renzi ha fatto solo delle promesse e intanto sono entrati in vigore sia i nuovi minimi sia l'aumento  della contribuzione alla gestione separata dell'Inps. Se sommiamo le due voci siamo già oltre il 50% di tassazione a fronte di un sistema di welfare inesistente». In un eventuale provvedimento indirizzato a favorire l'attività e lo sviluppo dei freelance Sorti pensa che si debba intervenire anche sulle detrazioni per le spese professionali. «Le spese di trasferta, solo per fare un esempio, sono plafonate al 2%».

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Dal 1° maggio 2015 entrerà in vigore il nuovo sistema di misure contro la disoccupazione delineato nella bozza di decreto attuativo della legge delega sul mercato del lavoro (Jobs Act).

Kamsin Serviranno un paio di settimane di lavoro effettivo in più nell'ultimo anno come requisito per poter usufruire della nuova indennità di disoccupazione, l'anticipo del decalage del 3% mensile al quarto mese di fruizione. Con qualche modifica, il decreto attuativo del Jobs act sulla Naspi varato dal Consiglio dei ministri la vigilia di Natale è arrivato ieri in tarda serata alle commissioni Lavoro di Camera e Senato.

Il nuovo ammortizzatore, che riunirà Aspi e MiniAspi, sarà operativo per i casi di disoccupazione che si verificheranno a partire dal 1° maggio 2015. Al termine della Naspi, inoltre, se il disoccupato ha minori a carico o ha l'età vicina alla pensione avrà diritto all'Asdi, assegno di disoccupazione, di durata semestrale e importo pari al 75% della Naspi. Ma andiamo con ordine.

I Requisiti. Prima di tutto la Naspi spetterà ai lavoratori che abbiano perduto involontariamente l'occupazione e che presentino congiuntamente i seguenti requisiti: a) stato di disoccupazione involontaria; b) almeno 13 settimane di contributi nei quattro anni precedenti la disoccupazione; c) almeno 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti l'inizio della disoccupazione (erano 18 nella prima versione del testo).

L'importo dell'Assegno. Diversamente da quanto accade attualmente, l'importo della Naspi sarà rapportato alla retribuzione imponibile previdenziale (quella, cioè, su cui sono stati versati i contributi) degli ultimi quattro anni. Infatti, l'importo sarà pari a tale retribuzione divisa per il numero di settimane di contribuzione e moltiplicata per il numero 4,33, con i seguenti limiti:

1) se la retribuzione non supera i 1.195 euro mensili (dato valido per il 2015 da rivalutare annualmente), l'indennità mensile sarà pari al 75% di tale retribuzione;

2) se supera i 1.195 euro mensili, l'indennità mensile sarà pari al 75% della retribuzione più il 25% della differenza tra retribuzione e 1.195. L'indennità mensile, in ogni caso, non potrà superare 1.300 euro mensili (dato per il 2015 da rivalutare), corrispondente a una retribuzione mensile di 2.810 euro. Dal quarto mese di fruizione l'indennità è ridotta del 3% al mese.

La Durata. L'altra caratteristica della Naspi è che non avrà durata prefissata: spetterà, infatti, per un numero di settimane pari alla metà di quelle di contribuzione accreditate al lavoratore negli ultimi quattro anni. Quindi può durare sino ad un massimo di 2 anni. Dal 1° gennaio 2017 non potrà mai eccedere le 78 settimane (18 mesi).

Per conseguire l'ammortizzatore sociale sarà necessario presentare domanda all'inps entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. L'erogazione della Naspi, inoltre, sarà condizionata alla partecipazione del disoccupato a iniziative di attivazione lavorativa o di riqualificazione professionale anche se si rimanda ad un decreto ministeriale la regolazione di questo vincolo e delle relative sanzioni.

Cumulo e compatibilità. Il beneficiario può essere impiegato in rapporti di lavoro subordinato senza limiti di durata purchè il reddito conseguito non sia superiore a quello minimo escluso da imposizione fiscale (cioè 8.145 euro).

Se il reddito è inferiore, il lavoratore mantiene il diritto alla prestazione, a condizione che, entro un mese dall'inizio dell'attività, comunichi all'Inps il ricavato annuo che prevede conseguire. In tale circostanza la prestazione viene diminuita di un importo pari all'80 per cento dei compensi preventivati, rapportati al tempo intercorrente tra la data di inizio delle attività e quella di conclusione del periodo di fruizione della prestazione, se antecedente, alla fine dell'anno. La riduzione è oggetto di conguaglio d'ufficio al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi.

Il limite di 8.145 euro può essere superato senza dar luogo a decadenza solo laddove il beneficiario risulti occupato in un contratto di lavoro subordinato di durata massima di 6 mesi. In tal caso l'assegno viene però sospeso per il periodo lavorativo in parola.

Lavoratori Part-Time. Possono accedere alla naspi anche coloro che intrattengono contemporaneamente più rapporti di lavoro part time, qualora uno di questi cessi per una delle cause che danno titolo alle prestazioni. E' necessario, comunque, che il reddito complessivo percepito includendo anche tutti gli altri rapporti a tempo parziale, sia inferiore al limite utile ai fini della conservazione dello stato di disoccupazione e chi è interessato lo comunichi all'Inps, entro un mese dall'invio della domanda per fruire della prestazione.

Le differenze con l'Aspi - Rispetto alle attuali regole ci sono diverse differenze. Oggi per accedere all'Aspi servono almeno due anni di assicurazione contro la disoccupazione e almeno 1 anno di contribuzione nel biennio precedente. La durata della prestazione viene aumenta nel tempo (nel 2016, a regime, era previsto: 12 mesi per lavoratori fino a 55 anni, e 18 mesi, oltre).

Quanto alla mini-Aspi il requisito è di avere almeno 13 settimane di contribuzione nei 12 mesi precedenti la disoccupazione, e l'indennità è corrisposta per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione nei 12 mesi precedenti la cessazione del rapporto di impiego.

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