Pensioni, Ai diplomatici un assegno piu' alto del 29% grazie al retributivo

redazione Sabato, 19 Settembre 2015
Lo comunica l'Inps in un nuovo appuntamento dell'operazione "porte aperte" dedicato alle gestioni previdenziali dei lavoratori del pubblico impiego.
Le prestazioni previdenziali dei diplomatici sono piu' alte del 29% rispetto ai contributi versati. E' quanto emerge dall'operazione porte aperte dell'Inps che ieri ha fatto luce sulle pensioni del personale diplomatico del Ministero degli Affari Esteri. Il personale della carriera diplomatica è iscritto alla Cassa dei dipendenti dello Stato (CTPS), istituita il 1° gennaio 1996 come gestione separata dell'Inpdap, la cui soppressione, dal gennaio 2012, ha portato al trasferimento dei Fondi gestiti all'Inps. 

Gli assegni più succulenti sono determinati da aliquote di rendimento piu' elevate rispetto alla generalità dei lavoratori dipendenti e dalla possibilità di valorizzare le indennità riferite all'impiego all'estero che consentono di applicare la maggiorazione convenzionale dell'anzianità contributiva.

Per quanto riguarda le aliquote di rendimento la rivalutazione della retribuzione è pari al 2,33% fino al 15° anno di anzianità (contro il 2% massimo del Fondo lavoratori dipendenti) e dell'1,80% dal 16° anno in poi. Tali aliquote si applicano: fino al 31 dicembre 2011 per chi ha almeno 18 anni di anzianità di servizio al 31.12.1995; fino al 31 dicembre 1995 per chi aveva anzianità inferiori a tale data. 

Fino al 31 dicembre 1992 la quota A di pensione era calcolata sulla base della retribuzione tabellare dell’ultimo giorno di servizio, maggiorata del 18 per cento (mentre per gli iscritti al FPLD si calcolava sulla media degli ultimi cinque anni senza maggiorazione, sebbene con l’inclusione di alcune voci retributive accessorie) e non esistevano tetti retributivi. La quota B di pensione (quella dal 1° gennaio 1993 e sino al 31 dicembre 1995 o al 31 dicembre 2011 a seconda della presenza o meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995) la base di calcolo è data dalla media delle retribuzioni annue percepite in un determinato periodo di tempo, chiamato “periodo di riferimento”, prossimo al pensionamento e rivalutate in base agli indici del costo della vita (maggiorato di un punto percentuale). L'anzianità contributiva effettiva viene inoltre maggiorata (dal 1998 fino ad un massimo di 5 anni) in relazione a un particolare status dell'iscritto o in base alla natura del servizio svolto.

L’Inps ha compiuto alcune simulazioni per far emergere quale sarebbe l’importo delle pensioni di questa categoria se fosse applicato il sistema contributivo. I trattamenti subirebbero un ridimensionamento pari a circa il 29%.

Per il personale della carriera diplomatica con meno di 18 anni di anzianità contributiva al 31.12.1995, viene calcolata anche la quota C di pensione sulla base delle regole del metodo contributivo. La quota C è data dal montante contributivo accantonato dal 1.1.1996 sino alla cessazione delle proprie attività (rivalutato in base alla media quinquennale del PIL) moltiplicato per il coefficiente di trasformazione, legato all’età alla decorrenza della pensione. Le stesse regole di determinazione della quota C si applicano alle anzianità maturate dal 1.1.2012 anche a coloro che avevano almeno 18 anni di anzianità contributiva al 31.12.1995 anche in presenza di un’anzianità contributiva pari o superiore a 40 anni.

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