Ad aumentare sono soprattutto le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti del settore privato (FPLD), segmento che registra un incremento dell’86%, mentre le altre gestioni hanno avuto incrementi più modesti. Tale incremento è riconducibile all’aumento dei requisiti anagrafici nel 2019 (da 66 anni e 7 mesi a 67 anni), che invece sono rimasti immutati nel 2020. Per lo stesso motivo, anche gli assegni sociali rispecchiano lo stesso andamento (68.273 nel 2020, 39.020 nel 2019). Nel 2020, pertanto, l'Inps registra una quasi parità del numero delle pensioni di vecchiaia con quelle anticipate, che nel 2019 erano aumentate rispetto all’anno precedente sia per l’aumento dell’età pensionabile sia per l’introduzione della cosiddetta “quota 100”.
Nel 2020, del resto, non ci sono state variazioni dei requisiti per il pensionamento. L'età minima di accesso alla pensione di vecchiaia è rimasta a 67 anni, per entrambi i sessi e i settori lavorativi dipendenti privati e autonomi; mentre per la pensione anticipata i requisiti sono fissati a 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, indipendentemente dall'età anagrafica. Esistono una serie di ulteriori possibilità di uscita anticipata dal lavoro, tra cui la Quota 100 introdotta in via sperimentale per gli anni 2019-2021 dal dl 4/2019 e confermata il 2020 dalla legge 160/2019 (legge di Bilancio 2020), l'Opzione donna prorogata per tutto il 2020 dalla legge di bilancio 2020 e ancora i canali di uscita più favorevoli per i lavoratori precoci e per gli addetti a mansioni “gravose” (legge 232/2016) e a lavori usuranti ai sensi del dlgs 67/2011.
Conseguentemente il peso delle pensioni anticipate su quelle di vecchiaia, che aveva visto un importante aumento nel 2019 rispetto all'anno precedente sia per l'aumento dell'età legale sia per l'introduzione della quota 100, ritorna a livelli più bassi registrando una quasi parità tra pensioni liquidate di anzianità e di vecchiaia. A livello territoriale il peso percentuale delle pensioni liquidate a residenti nel Nord Italia resta sostanzialmente il medesimo nei due anni considerati (47% nel 2019 e 49% nel 2020). Da segnalare, inoltre, un elemento di novità: la percentuale delle pensioni femminili su quelle maschili registra, rispetto al dato dell'anno 2019, un valore superiore di 18 punti passando da 104 a 122, con incrementi importanti delle pensioni femminili su quelle maschili soprattutto nel fondo pensioni lavoratori dipendenti, nella gestione dipendenti pubblici e nella gestione dei commercianti.