”Condividiamo la preoccupazione sulla crescita dei voucher che sembrano rappresentare primi e unici impieghi e non secondi lavori. Cosi’ come osserviamo che, se gli incentivi al contratto a tutele crescenti non potranno essere mantenuti per lungo tempo a causa dei costi elevati, come dice Boeri, crollera’ l’impalcatura del Jobs Act. Infine – spiega Damiano - per quanto riguarda la separazione tra previdenza e assistenza che la relazione promette di realizzare, ci auguriamo che non ci si fermi alle parole e che essa diventi finalmente realta’: si dimostrerebbe che la nostra spesa previdenziale e’ perfettamente allineata con gli standard europei”. Gamsin
” La nostra bocciatura e’ invece completa sul tema della flessibilita’: sarebbe inaccettabile che l’anticipo dell’uscita dal lavoro fosse tutto a carico dei lavoratori con un ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico. Si potrebbe arrivare anche a tagli del 30%. I costi della proposta del PD (pensione a partire dai 62 anni di eta’ con 35 di contributi e l’8% di penalizzazione) illustrati da Boeri nell’audizione alla Commissione lavoro della Camera non sono convincenti: come al solito si tiene conto di una platea potenziale e non di quella reale; non si considerano i risparmi che la flessibilita’ produce (superamento del problema degli “esodati” non ancora tutelati e aumento della occupazione giovanile): di conseguenza riduzione della platea dei nuovi poveri e miglioramento del rapporto tra lavoratori e pensionati grazie ai nuovi ingressi nel mondo del lavoro. Infine, perche’ non far contribuire anche i datori di lavoro in caso di anticipo pensionistici dei propri dipendenti?” conclude l’esponente PD