Pensioni, flessibilità nel 2016. Restano sul tavolo gli interventi per gli esodati

Bernardo Diaz Lunedì, 12 Ottobre 2015
Il premier Renzi ha inoltre garantito che gli sgravi alle azien­de sulle nuove assunzioni saranno confer­mati, anche se verranno ridotti, a scalare, fino al 2017
Con i superammortamenti la manovra attesa al Consiglio dei ministri di giovedì si arricchisce di un altro tassello, a cui aggiungere anche la probabile trasformazione del bonus da 80 euro da erogazione diretta a detrazione fiscale, il che potrà comportare piccole variazioni dell'importo. Ma con l'elenco di misure ad aumentare sono anche le coperture necessarie, sulle quali resta ancora qual- che incognita. Se il governo dovesse infatti inserire nella legge di stabilità tutti i punti emersi finora, l'importo salirebbe ad oltre 28 miliardi.

Pare invece assodato, dopo le dichiarazioni ieri del Premier, che la flessibilità in uscita finirà in un provvedimento ad hoc da approvare nel 2016, che a questo punto potrebbe concretizzarsi in una legge Delega. A pochi giorni dal va­ro della Legge di Stabilità il pre­sidente del Consiglio ha dato ragione agli esperti dei ministe­ri economici ­ dove oggi riprenderanno i lavori di dettaglio per la manovra ­ che suggerivano di affrontare la partita della «fles­sibilità previdenziale» in un se­condo momento, a inizio 2016. Anche perché dopo gli ultimi in­terventi e annunci dello stesso presidente del Consiglio, la ma­novra sta lievitando nelle di­mensioni complessive: sfiora quasi i 30 miliardi di euro. Si tratta di una cifra molto impor­tante, e che rischia di creare difficoltà con Bruxelles. Il rinvio della flessibilità in uscita non dovrebbe tuttavia pregiudicare gli interventi "tampone" promessi nelle scorse settimane da Padoan e Poletti: cioè l'approvazione della settima salvaguardia per gli esodati e l'ipotesi delle revisione delle Circolari del 2012 sull'opzione donna

Per quanto riguarda le coperture il Parlamento ha già dato il via libera ad utilizzare il deficit fino al 2,4% del Pil l'anno prossimo (circa 17,9 miliardi), sfruttando il più possibile la flessibilità europea, ma a Bruxelles la partita resta ancora - almeno in parte - da giocare. Il sì della Ue all'inizio non sarà totale, ma riguarderà solo riforme e investimenti, lasciando temporaneamente da parte invece la più complessa ed articolata questione migranti, da cui l'Italia puntava ad ottenere uno 0,2% di deficit. 

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