Pare invece assodato, dopo le dichiarazioni ieri del Premier, che la flessibilità in uscita finirà in un provvedimento ad hoc da approvare nel 2016, che a questo punto potrebbe concretizzarsi in una legge Delega. A pochi giorni dal varo della Legge di Stabilità il presidente del Consiglio ha dato ragione agli esperti dei ministeri economici dove oggi riprenderanno i lavori di dettaglio per la manovra che suggerivano di affrontare la partita della «flessibilità previdenziale» in un secondo momento, a inizio 2016. Anche perché dopo gli ultimi interventi e annunci dello stesso presidente del Consiglio, la manovra sta lievitando nelle dimensioni complessive: sfiora quasi i 30 miliardi di euro. Si tratta di una cifra molto importante, e che rischia di creare difficoltà con Bruxelles. Il rinvio della flessibilità in uscita non dovrebbe tuttavia pregiudicare gli interventi "tampone" promessi nelle scorse settimane da Padoan e Poletti: cioè l'approvazione della settima salvaguardia per gli esodati e l'ipotesi delle revisione delle Circolari del 2012 sull'opzione donna.
Per quanto riguarda le coperture il Parlamento ha già dato il via libera ad utilizzare il deficit fino al 2,4% del Pil l'anno prossimo (circa 17,9 miliardi), sfruttando il più possibile la flessibilità europea, ma a Bruxelles la partita resta ancora - almeno in parte - da giocare. Il sì della Ue all'inizio non sarà totale, ma riguarderà solo riforme e investimenti, lasciando temporaneamente da parte invece la più complessa ed articolata questione migranti, da cui l'Italia puntava ad ottenere uno 0,2% di deficit.