Fuori dal perimetro di tutela restano infatti almeno altri 49.500 lavoratori come certificati dal Governo ad ottobre scorso. Si tratta di soggetti che al dicembre 2011 erano già usciti dal mondo del lavoro a vario titolo con la prospettiva di accedere alla pensione entro il 6 gennaio 2019 (le attuali salvaguardie hanno tutelato solo coloro che maturavano la decorrenza della prestazione entro il 6 gennaio 2016).
L'esecutivo nei giorni scorsi ha aperto ad un nuovo provvedimento di tutela che sarà coperto dai risparmi derivanti dal sottoutilizzo del Fondo Esodati (che consta di ben 11 miliardi). Ma per l'esatta quantificazione dei risparmi serve una certificazione precisa dell'Inps che tarda ad arrivare per la lentezza della conclusione delle operazioni di salvaguardia in corso. L'ultimo report diffuso dall'istituto mostra infatti una situazione tutt'altro che chiusa: Su 170mila lavoratori, solo 114mila sono le posizioni certificate dall'Inps. Le persone che attualmente stanno ricevendo una pensione sono 78mila. Le domande non accolte ammontano a 50mila, e 7mila sono quelle ancora giacenti. GamsinDuro il giudizio dei sindacati e dei Comitati: "l'Inps non ha ancora ottemperato all'impegno preso con il Parlamento di rendere noto il numero esatto di lavoratori effettivamente salvaguardati e le risorse finora spese al riguardo". "Si tratta di dati indispensabili - spiega - perché proprio a partire dalle risorse impegnate ma non spese si può procedere alla settima salvaguardia, completando così una vicenda che è scandalosamente ancora in piedi" ricorda Lamonica.
"Anche il ministero del Lavoro - sottolinea la dirigente sindacale - non comunica i dati, e i due soggetti continuano a rimpallarsi la responsabilità". "Siamo con i lavoratori che oggi manifestano davanti a Montecitorio - sostiene Lamonica - e riconfermiamo il nostro impegno per far sì che la questione si possa definitivamente chiudere, assicurando - conclude - che a eguale condizione corrispondano eguali diritti".