Riforma Pensioni, il 2 Dicembre la Cgil in Piazza per la flessibilità in uscita

Bruno Franzoni Venerdì, 24 Novembre 2017
Alla manifestazione ci saranno anche esponenti di Sinistra Possibile e Mdp, i comitati degli Esodati, dei Lavoratori Precoci ed Opzione Donna. 
La Cgil scende in Piazza il prossimo 2 Dicembre sulle pensioni. Dopo la mancata inclusione nella legge di bilancio del pacchetto di misure sulla fase due concordate lo scorso anno con il Governo e la bocciatura di oltre la metà delle istanze presentate per l'Ape sociale e i lavoratori precoci la Cgil ha indetto una manifestazione nazionale in cinque Piazze con lo slogan “Pensioni, i conti non tornano!”.

L’appuntamento è per le ore 10.30, a Roma in piazza del Popolo, a Torino in piazza San Carlo, a Bari in piazza Prefettura, a Palermo in piazza G. Verdi e a Cagliari in piazza Garibaldi. A concludere tutte le iniziative sarà il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, che alle ore 12.30 prenderà la parola dal palco della Capitale, in collegamento video con le altre città. 

Le rivendicazioni per le quali si scenderà in piazza, come si legge nel volantino, sono “bloccare l’innalzamento illimitato dei requisiti per andare in pensione, garantire un lavoro dignitoso e un futuro previdenziale ai giovani, superare la disparità di genere e riconoscere il lavoro di cura, garantire una maggiore libertà di scelta ai lavoratori su quando andare in pensione”. E ancora, “favorire l’accesso alla previdenza integrativa” e “garantire un’effettiva rivalutazione delle pensioni”.

Ma le motivazioni della mobilitazione non si fermano alla previdenza, il sindacato di corso d’Italia chiede anche di “cambiare la legge di bilancio per sostenere lo sviluppo e l’occupazione”, di “estendere gli ammortizzatori sociali” e di “garantire a tutti il diritto alla salute”. La Cgil invita lavoratori, pensionati e giovani a partecipare “per ottenere delle risposte concrete e per ridare speranza e fiducia al nostro Paese”. Alle manifestazioni parteciperanno anche esponenti di SI-Possibile e Mdp, i comitati dei lavoratori esodati, che chiedono l'istituzione di una nona salvaguardia pensionistica per gli esclusi, le lavoratrici di opzione donna proroga al 2018, i lavoratori precoci per ampliare la cd. quota 41.

Intanto procede in Parlamento l'esame della manovra finanziaria. Ieri il Governo ha presentato al Senato l'emendamento che sterilizza l'aumento della speranza di vita per 15 categorie professionali dal 2019 mentre per i ritocchi all'Ape sociale (con l'incremento del bonus contributivo per le donne con figli e l'ampliamento dei lavori gravosi) occorrerà attendere l'accertamento dei risparmi maturati, probabilmente a dicembre.

Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, annuncia comunque la volontà di introdurre ulteriori correttivi. “La nostra battaglia proseguirà in Parlamento per migliorare ulteriormente la normativa. Ad esempio, non si capisce perché, per accedere all’esenzione dai 67 anni, venga richiesto un minimo di 30 anni di contributi. È una soglia da abbassare. Al tempo stesso, la garanzia del Governo di portare da 6 mesi a 1 anno i contributi figurativi per le lavoratrici per ogni figlio, nel limite massimo di 2 di anni, dovrebbe diventare una scelta non vincolata ai risparmi dell’APE, ma una misura che riconosca il valore sociale del lavoro di cura”. “Lo stesso ragionamento vale per la scelta di rendere strutturale l’APE sociale, che condividiamo. Infine, un segnale va dato ai giovani: dobbiamo abbassare le soglie richieste di 2,8 e 1,5 volte il minimo, che vincolano e limitano fortemente la possibilità di andare in pensione a partire dai 63 anni" conclude. 

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