Tali dichiarazioni sono state smentite dai fatti, visto che con la legge di stabilità per il 2016 il Governo, su 49.500 esodati ancora da salvaguardare, ne ha tutelati soltanto 26.300, lasciando per strada altre 23.200 persone e distraendo su altri interventi le risorse esistenti. Tra le tante soluzioni prospettate all'epoca delle dichiarazioni, anche lo strumento cosiddetto APA, ovvero assegno pensionistico anticipato, un anticipo di 3/4 anni rispetto alla pensione al quale, secondo le indiscrezioni a mezzo stampa, avrebbero dovuto lavorare i tecnici del Ministero del lavoro e dell'Inps. Un'ipotesi, questa, a soluzione, non soltanto del problema degli esodati, ma anche di quelle migliaia di persone in età avanzata, che hanno perso l'occupazione e terminato il periodo di godimento degli ammortizzatori sociali".
L'APA, infatti, rappresenterebbe un assegno temporaneo, che potrebbe essere percepito in via sperimentale fino a fine 2017 dai lavoratori dipendenti del settore privato fino al perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia, con i nuovi requisiti. Prestito pari a 1,7 volte l'importo dell'assegno sociale, che però, poi, andrebbe restituito successivamente dal pensionato con delle trattenute di 50-70 euro al mese sull'assegno previdenziale. L'assegno verrebbe concesso in presenza di determinati requisiti (stato di disoccupazione; non titolarità di trattamenti pensionistici o di prestazioni di invalidità o di altre indennità; presenza di almeno 36 anni di contributi e 63 anni e tre mesi di età, oppure almeno 37 anni di contributi con 62 anni e tre mesi di età anagrafica; importo della pensione non inferiore a due volte il trattamento minimo). Se tale ipotesi avesse trovato attuazione, nel breve periodo, rispetto agli annunci trionfali, avrebbe significato per migliaia di disoccupati percepire circa 760 euro mensili per 13 mensilità.
La Senatrice chiede, quindi, al Ministro del Lavoro se tale progetto, sia ancora allo studio del Governo ed entro che termini si intenda attuarlo, considerato che interventi di scivoli pensionistici o di revisione dei rigidi requisiti introdotti dalla riforma Fornero (di cui al decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011) non sono più rinviabili.