Riforma Pensioni, si punta ad uscite con 62 anni e 35 di contributi

Davide Grasso Venerdì, 05 Giugno 2015
Allo studio ci sono anche prepensionamenti a carico delle imprese per aiutare la staffetta generazionale tra giovani ed anziani.
Prende corpo il piano del Governo per rendere piu' flessibile la riforma Fornero e consentire l'uscita anticipata di circa 4 anni rispetto alle date attuali. Dopo mesi di discussione sotto traccia il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha confermato che con la prossima legge di Stabilità cambierà di nuovo l'età per andare in pensione per attenuare alcune rigidità della legge Fornero con forme di flessibilità con penalizzazioni crescenti dell'assegno quanto più ci si allontana dall'età standard per la vecchiaia.

Oggi l'età per la pensione di vecchiaia è di 66 anni e 3 mesi per gli uomini e le donne nel pubblico impiego (solo le lavoratrici del settore privato hanno un'asticella piu' bassa, fissata a 63 e 9 mesi e 64 anni e 9 mesi le autonome), oppure indipendentemente dall'età anagrafica servono 41 anni e 6 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 6 mesi per gli uomini. L'ipotesi dell'esecutivo è di introdurre un nuovo canale di uscita rispetto ai requisiti sopra esposti, un pò come accadeva sino al 2011 quando si poteva andare in pensione con le quote, cioè al perfezionamento di un determinato valore costituito dalla somma dell'età anagrafica e di quella contributiva.

Il punto di partenza è il disegno di legge Damiano (ddl 857) quello che prevede il "raffreddamento" della quota di assegno calcolata con il vecchio metodo retributivo in funzione dell'età anagrafica e di quella contributiva in cambio di un'uscita a partire dai 62 anni e 35 di contributi.

La riduzione parte da un massimo dell'8% in corrispondenza dei 62 anni e 35 di contributi e, come indicato, interessa le sole quote dell'assegno calcolate con il sistema retributivo, cioè quello piu' generoso. La riduzione decresce poi gradualmente al crescere dell'età anagrafica e/o di quella contributiva sino ad azzerarsi in corrispondenza dei 66 anni di età. Ecco quindi che un lavoratore con 62 anni e 40 anni di contributi vedrebbe una riduzione del 3% oppure uno con 63 anni e 35 di contributi prenderebbe una decurtazione del 6%.

Nello stesso ddl c'è anche la proposta di abbassare a 41 anni i requisiti contributivi necessari per uscire indipendentemente dall'età anagrafica, una misura particolarmente apprezzata dai lavoratori precoci che maggiormente hanno sofferto la Riforma Fornero. Questa misura tuttavia non è detto che sarà accettata dal Governo. La tavola sottostante offre una rapida visione d'insieme su cosa potrebbe cambiare se fosse approvata la proposta promossa dal Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano.

Nel pacchetto del governo ci sarà tuttavia anche un sistema di ricambio generazionale basato su uno scambio tra nuove assunzioni e scivoli in uscita per i lavoratori anziani, basati su part-time e pensionamenti anticipati parziali. Questa staffetta generazionale sarebbe finanziata dalle stesse imprese che avrebbero interesse ad assumere giovani a condizioni economiche piu' favorevoli facendosi carico, almeno in parte, dei prepensionamenti.

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