Pensioni

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Il Governo interverrà sulle pensioni, modificando la riforma Fornero nella prossima legge di stabilità. Saranno introdotti i pensionamenti flessibili

Kamsin Flessibilità in uscita a partire dal prossimo 1° gennaio 2016 con l'abbinamento di uno strumento assistenziale per quei lavoratori vicini "alla pensione ma privi dei requisiti, non coperti da ammortizzatori sociali, che rischiano di trovarsi in una terra di nessuno". Lo ha annunciato ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso di una interrogazione che si svolta in Senato. Sul fronte degli ultra 55 enni senza lavoro Poletti ha ricordato "che da una parte abbiamo cercato di affrontare questo tema utilizzando l'ASDI, l'assegno di disoccupazione, cercando di prolungare questo istituto, ma il problema rimane, per cui dovremo trovare la maniera di affrontarlo". 

Le modifiche con la legge di stabilità. "Credo che il momento nel quale potremo fare questa operazione non potrà che essere l'esame della legge di stabilità" ha detto Poletti, "perché avremmo bisogno di quantificare e qualificare le risorse che saranno necessarie per gestire le scelte che andremo a fare eventualmente in quella sede. "L'Inps è impegnata in un lavoro di analisi e nella predisposizione delle opzioni possibili che devono essere efficaci ed economicamente sostenibili. Da questo punto di vista sappiamo infatti che abbiamo dei vincoli o comunque delle condizioni normative che dobbiamo tenere assolutamente in considerazione e ai quali dobbiamo fare riferimento".

Tema Flessibilità in uscita.  L'altro tema all'ordine del giorno è quello della flessibilità in uscita. "Questo è l'altro elemento sul quale ci stiamo esercitando, cioè valutare quali possono essere le modalità attraverso le quali produrre questa situazione. A questo è collegata la problematica che avete proposto: chiamiamola staffetta generazionale o come vogliamo, abbiamo comunque un tema di connessione tra uscita o ribaltamento di una logica".

Il dossier è allo studio del governo con l'obiettivo di disinnescare' possibili "problemi sociali", lo stesso Poletti ha rilanciato la proposta del "prestito pensionistico" elaborata dal suo predecessore, Enrico Giovannini: al lavoratore vicino alla pensione verrebbe data la possibilità di incassare in via temporanea un assegno pensionistico, da restituire in piccole somme alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia (si stimano oneri per meno di 1 miliardo tra il 2015 e il 2024).

Tra le ipotesi in campo sulla flessibilità in uscita vanno segnalate anche le proposte depositate dal presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), che consentono con 62 anni di età e 35 di contributi di andare in pensione con una penalizzazione dell'8 per cento; inoltre agli uomini e alle donne si consente di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica e senza penalizzazioni (ddl 857). Oppure quella sulla quota 100, depositata proprio la scorsa settimana, che consente l'uscita a partire da 62 anni e 38 anni di contributi senza però alcuna penalità sull'assegno (ddl 2945).

Da Palazzo Chigi le obiezioni a questi progetti riguardano l'entità delle coperture finanziarie. «La prossima settimana - spiega Damiano - riprenderà il confronto sulle pensioni in commissione, esamineremo nuovi disegni di legge, per arrivare ad una proposta unitaria». Una proposta sarà poi presentata dall'Inps a giugno che ha avviato l'operazione trasparenza per far emergere le situazioni di privilegio, con assegni pensionistici solo parzialmente coperti dai contributi versati.

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La Lega Nord ha depositato oggi in Commissione Lavoro una variante al disegno di legge sulla quota 100 in grado di consentire il pensionamento anche a chi ha 60 anni e 40 anni di contributi. 

Kamsin In vista della riapertura del cantiere sulle pensioni la Lega nord ha depositato oggi in Commissione Lavoro della Camera la propria proposta per consentire ai lavoratori la libertà di scelta nell'accesso ai trattamenti pensionistici. Ne hanno dato notizia in una nota gli onorevoli Prataviera e Fedriga firmatari e promotori del provvedimento.

I contenuti. Il provvedimento propone l'accesso alla pensione a condizione che sussistano almeno 58 anni di età o 35 anni di contributi piu' il contestuale perfezionamento della quota 100, valore dato sempre dalla somma dell'età anagrafica del lavoratore unitamente ai contributi versati. Questa combinazione può essere raggiunta, specificano dalla Lega, in un range temporale molto ampio proprio per tutelare un maggior numero di situazioni lavorative.

Secondo il testo del provvedimento della Lega (qui il testo ufficiale del ddl 2955) sono otto gli incroci tra età anagrafica e anzianità contributiva in grado di centrare la quota 100 e quindi garantire il pensionamento. Si parte da un ipotetico 58 anni con 42 anni di contributi, si passa per la soglia "rotonda" dei 60 anni e 40 anni di contributi, poi per il binomio 62 anni e 38 di contributi sino a raggiugere l'altro estremo a 65 anni e 35 anni di contributi (si veda la tabella per le combinazioni possibili). La Lega, inoltre, in via transitoria, per un periodo di tre anni, intende sospendere l’adeguamento dei requisiti anagrafici e contributivi di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, di cui all’articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78.

Si arricchisce così il confronto sulle reintroduzione del pensionamento con le quote dopo che la scorsa settimana la minoranza Dem aveva depositato ufficialmente una proposta simile a firma degli onorevoli Damiano e Gnecchi (il ddl 2945), proposta in cui però erano richiesti almeno 62 anni di età (qui i dettagli nell'appronfondimento dedicato da pensionioggi.it).

La nostra iniziativa, ricordano dalla Lega, sottolinea come sia necessario mettere mano il prima possibile alla Riforma Fornero per garantire maggiore flessibilità in uscita. "E' infatti del tutto evidente come lo stravolgimento dei requisiti pensionistici causati dalla Fornero abbiano, di fatto, allungato di molto l’età lavorativa delle persone, infondendo nei lavoratori sfiducia e pessimismo in merito alla possibilità di pensionamento, che viene ora percepita più come una chimera che come un diritto. Inoltre, l’innalzamento dell’età pensionabile, prolungando la permanenza al lavoro, ha bloccato il ricambio generazionale penalizzando fortemente l’accesso occupazionale dei giovani in un mercato del lavoro già in fase recessiva per la prolungata crisi economica.

Ci auguriamo quindi che la maggioranza abbia il coraggio di portare questi disegni di legge all'esame dell'Aula e di non tenerli nel cassetto come è accaduto sino ad oggi".

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E' disponibile sul sito internet della Commissione Lavoro del Senato la compilazione del questionario per censire i lavoratori che sono rimasti esclusi dalle sei salvaguardie.

Kamsin E' ufficialmente partita l'indagine conoscitiva sui lavoratori rimasti esclusi dalle salvaguardie in materia pensionistica. Sulla pagina della Commissione Lavoro del Senato da ieri è disponibile il questionario che si rivolge a tutti i lavoratori che hanno perso il lavoro o che hanno siglato accordi per uscire dall'azienda entro il 31 dicembre 2011, cioè prima dell'entrata in vigore della Riforma Fornero. L'indagine è volta definire l'esatta consistenza numerica delle persone rimaste escluse dalle tutele ai fini di poter individuare le misure più idonee per venire incontro alla soluzione della vicenda.

"Tutti noi siamo consci del dramma di quanti attendono di vedersi corrisposto il proprio trattamento pensionistico, al termine del percorso lavorativo: un problema che investe e condiziona i destini di quelle persone e delle loro famiglie" ricorda Anna Parente (Pd), titolare dell'iniziativa.

"Il questionario - prosegue la Parente -  si rivolge alle persone, intese come individui singoli, con il proprio bagaglio lavorativo, le rispettive situazioni giuridiche e le proprie esigenze ed aspettative legate all'accesso a un diritto derivante da anni e anni di lavoro. Ci rivolgiamo dunque alla persona singola, che, fornendoci i dati riguardanti la propria situazione individuale, ci consentirà di avere un quadro definito della situazione, anche laddove peculiare, e predisporre poi le misure necessarie a risolvere il problema degli "esodati" nel modo più soddisfacente e, ci auguriamo, definitivo. Il desiderio di noi tutti è passare all'azione, all'azione legislativa, intervenendo una volta per tutte in modo chiaro e definitivo".

Il Questionario. Per la compilazione del questionario è necessario registrarsi e quindi compilare ben sei schede e 40 domande che vengono mano mano offerte da un programma informatico.

Se la prima scheda può essere compilata velocemente perchè chiede solo la compilazione dei dati anagrafici dalla seconda le cose si complicano. Bisogna infatti indicare le modalità attraverso le quali l'interessato ha concluso il rapporto lavorativo entro il 31.12.2011 - licenziamento; dimissioni; risoluzione consensuale; licenziamento con messa in mobilità (è possibile anche caricare il documento Pdf con il quale è stato sciolto il rapporto di lavoro) - , l'indicazione - eventualmente - della corresponsione di un incentivo all'esodo; la data esatta di cessazione del rapporto lavorativo; la data in cui si è maturato un diritto a pensione secondo la vecchia disciplina pensionistica.

Si tratta di informazioni non sempre facili da fornire e c'è da scommettere che molti incontreranno non poche difficoltà (anche perchè la Commissione non ha fornito, per ora, alcuna guida per la compilazione delle varie voci).

Se si riesce a superare questo step si prosegue quindi con una terza scheda in cui viene chiesto di fornire dettagli circa l'eventuale prosecuzione di attività lavorativa dopo il 2011, subordinata o autonoma, e le retribuzioni conseguite. Il quarto step chiede di inserire i dati relativi alla situazione contributiva (anche non certificata) con l'indicazione di quante marche sono state versate sul conto assicurativo (specificando anche se ci sono contributi figurativi o se il lavoratore sia stato autorizzato alla prosecuzione volontaria della contribuzione). Si chiude con la quinta e sesta scheda dove si dovrà fornire un documento di identità (carta di identità, patente o passaporto) e la data di scadenza. Non viene chiesto nulla circa il reddito del nucleo familiare.

Vai alla pagina dedicata al questionario (sito del Senato)

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Ultim'ora

Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, risponderà domani dalle ore 16 alle interrogazioni a risposta immediata presso l'Aula del Senato in materia di attuazione della riforma del mercato del lavoro e circa gli interventi in materia previdenziale. Lo rende noto un comunicato diffuso questa sera da Palazzo Madama e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

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Bisogna garantire anche una settima salvaguardia per tutelare gli esodati e rivedere il sistema pensionistico per i giovani lavoratori. No all'ipotesi di un taglio delle pensioni retributive.

Kamsin Il privilegio non è essere andati in pensione con il retributivo. Invece sta passando questo concetto». Lo ribadisce oggi Cesare Damiano, ex ministro e attuale presidente della commissione del Lavoro della Camera, in una intervista rilasciata al quotidiano Il Garantista. E prova a rilanciare l'agenda su quella che resta la principale voce di spesa del welfare:«Noi proponiamo un'azione in due tempi: scoprire se ci sono risparmi nel Fondo per i cosiddetti esodati e utilizzarli per tutelare altri lavoratori oltre i 170mila già salvaguardati. Una settima salvaguardia. In secondo luogo prevedere con la legge di stabilità una riforma strutturale sull'uscita flessibile e anticipata dal lavoro».

Invece si parla di ricalcolare le pensioni in essere... Io spero che su questo versante sia chiaro che il molo dell'Inps non è quello del governo: l'istituto fa un semplice esame statistico dei dati, è il ministro Poletti con i suoi colleghi a fare la politica previdenziale. Il ministro ha già fatto sapere che, per facilitare l'uscita dal lavoro, avrebbe inserito degli interventi nella prossima legge di Stabilità.

E lei, che fa, se ne starà con le mani in mano? Come commissione Lavoro della Camera abbiamo riaperto i dossier sulla previdenza per continuare l'esame dei disegni di legge presentati datutti i partiti che prevedono la flessibilità in uscita. lo per esempio, penso a un pensionamento anticipato a 62 anni con 35 anni di contributi e con una decurtazione dell'8 per cento o a 41 anni di contributi (si veda in tal senso il ddl 857 presentato da Damiano, ndr); oppure con la quota 100 (63 anni e 37 di contributi) ma senza penalizzazione (si veda in tal senso il ddl 2945 presentato sempre dall'onorevole Damiano, ndr).

Yoram Gutgeld ha lanciato una campagna contro le pensioni di invalidità. Gutgeld è stato protagonista in passato di affermazioni molto pensanti sui pensionati, già tacciati dl furto da Davide Serra per il solo fatto di essere andati in pensione con il sistema retributivo. Un privilegio è andare casomai in pensione con 30 anni di contributi e l'80 per cento dello stipendio. Il governo dovrebbe avere a cuore lo stato sociale, non prevedere la sua distruzione.  In commissione, come me, la pensano Forza Italia, il Movimento Cinque Stelle, Sel e il Nuovo Controdestra, con il quale ci siamo divisi sul Job Act. C'è un largo schieramento con il quale debbono fare i conti il governo e la Ragioneria.

Secondo la ragioneria servono almeno 4 miliardi per finanziare un intervento simile. Quando si tratta di calcolare un risparmio la Ragioneria generale dello Stato utilizza un metro di cento centimetri, quando deve calcolare un costo ne utilizza uno di trecento centimetri.  Parlo come presidente della commissione Lavoro: chiameremo in audizione il ministro Poletti e il presidente dell'inps Boeri. Così come abbiamo spinto il governo a trovare le risorse che mancano al Jobs Act, quelle per gli ammortizzatori sociali e per stabilizzare gli incentivi alle nuove assunzioni. chiederemo che corregga la "riforma" Fomero. Che è una delle cause dei nuovi poveri, perché tra di loro ci persone che hanno perso il lavoro e aspetteranno anni per andare in pensione, anziani con assegni troppo bassi, senza dimenticare i tanti giovani che non trovano lavoro per il blocco del turnover. deciso da chi vorrebbe avere fabbriche di 70enni.

Intanto Boeri parla di "contributo di equità"? È balzana l'idea di tassare le pensioni, a partire dai duemila euro lordi mensili, che al netto sono circa 1.500 euro. Coinvolgerebbe quasi due milioni di pensionati con assegni medio bassi. Non stiamo mica parlando di nababbi né di pensioni d'oro, ma di gente che ha faticato una vita e che ha pagato 35 anni, a volta 40 anni di contributi. Chiedere un nuovo sacrificio al loro, al ceto medio, è inammissibile. Se dovesse passare questa sua idea, io sarei profondamente contrario. L'lnps sta facendo le sue giuste indagini per avere una maggiore trasparenza. Suggerirei allora di farne altre. Intanto sul potere d'acquisto che hanno perso le pensioni a seguito del blocco parziale o totale dell'indicizzazione. Eppoi una seconda sullo scostamento tra le previsioni di risparmio dopo la riforma Fomero del 2011 indicati dalla Ragioniera in 20 miliardi dal 2012 al 2019 e quelli che in realtà si verificheranno: 80 miliardi.
L'Inps dovrebbe anche indagare sul risparmio atteso tra il 2020 e il 2080 per il sistema pensionistico.  E poi quanti sono i cosiddetti esodati attualmente non coperti dalle sei salvaguardie?

Perché non parlate mai di pensioni dei giovani? Quando ero ministro, nel protocollo con le parti sociali dl luglio 2007, avevano fissato un tasso di sostituzione di almeno il 80 per cento da conseguire con un riscatto molto favorevole della laurea, con contributi figurativi nei periodi passati senza lavoro, con una revisione più espansiva dei coefficienti di trasformazione. Tutte queste ipotesi sono state smantellate dal Governo Berlusconi e dimenticate da quelli successivi.

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Con il riscatto degli studi universitari è possibile non soltanto avvicinare l’età pensionistica, ma anche aumentare il montante contributivo e ricevere di conseguenza un trattamento previdenziale più sostanzioso.

Kamsin In un contesto, come quello attuale, in cui ad ogni nuova riforma del sistema previdenziale e assistenziale si allungano sempre di più i tempi per accedere alla pensione, un tema che torna prepotentemente di moda fra gli italiani (specialmente se neo-laureati) è il c.d. “riscatto della laurea”.

Tale meccanismo, in particolare, ha un duplice peso ai fini pensionistici, poiché riguarda sia l’ammontare dell’importo della pensione che si andrà a percepire, sia l’anticipazione dei tempi di pensionamento. Un’opportunità, questa, purtroppo segnata dal Governo tecnico del Professor Monti, che con la Manovra “Salva-Italia” (L. n. 214/2011) ha profondamento mutato le aspettative dei lavoratori italiani, costretti ad andare in pensione sempre più tardi.

Purtroppo i costi da sostenere – come illustreremo in seguito - non sono esigui, rendendo il riscatto un lusso irragionevolmente esoso. Un privilegio elitario, quasi irraggiungibile per l’italiano medio.

Con l’introduzione della L. n. 247/2007 – che andremo a illustrare nella trattazione - sono state introdotte importanti novità in tema di “riscatto della laurea”, in quanto essa da una parte ha allargato la platea dei soggetti che possono riscattare i periodi di studio, dall’altra ha semplificato le modalità di versamento del contributo.

Ma quali sono le tempistiche per farlo? Chi ne può fare richiesta? Quanto costa? A queste ed a molte altre domande intendiamo dare una risposta, affrontando alcuni aspetti dell’argomento in questione.

Indice

Il Riscatto della Laurea
I periodi Riscattabili
La legge 247/07
Il Calcolo dell'onere di riscatto
Aspetti Fiscali
Il Mancato Pagamento del Contributo
La presentazione della Domanda
Modalita' di Pagamento
Cambio Facoltà
Convenienza

Il Riscatto della Laurea

Innanzitutto, è opportuno spiegare cosa s’intende per “riscatto della laurea”. In poche parole, esso altro non è che un meccanismo attraverso il quale i soggetti possono - se in possesso di un titolo di studio - riscattare a proprie spese gli anni di studio universitari per avvicinare non soltanto l’età pensionistica, ma anche per aumentare il montante contributivo e ricevere di conseguenza un trattamento previdenziale più sostanzioso.

Di sicuro si tratta di un’opportunità in più a disposizione dell’interessato, in quanto consente di riconoscere alcuni periodi della vita (come per es. i periodi di studio) scoperti dal punto di vista previdenziale.

I Periodi Riscattabili

Affinché l’interessato possa riscattare il corso legale di laurea, è opportuno ovviamente essere in possesso di un titolo di studio. Ma quali possono essere riscattati? E quali invece, restano esclusi?

Dunque, possono essere riscattati:

  • i diplomi universitari (corsi di durata non inferiore a due anni e non superiore a tre);
  • i diplomi di laurea (corsi di durata non inferiore a quattro e non superiore a sei anni);
  • i diplomi di specializzazione che si conseguono successivamente alla Laurea ed al termine di un corso di durata non inferiore a due anni;
  • i dottorati di ricerca i cui corsi sono regolati da specifiche disposizioni di legge;
  • i titoli accademici introdotti dal decreto n. 509 del 3 novembre 1999 cioè:
  • Laurea (L), al termine di un corso di durata triennale;
  • Laurea specialistica (LS), al termine di un corso di durata biennale cui si accede con la laurea.

Possono essere altresì ammessi al riscatto, i diplomi rilasciati dagli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM), con riferimento ai nuovi corsi attivati a decorrere dall’anno accademico 2005/2006, e che danno luogo al conseguimento dei seguenti titoli di studio:

  • diploma accademico di primo livello;
  • diploma accademico di secondo livello;
  • diploma di specializzazione;
  • diploma accademico di formazione alla ricerca.

Sul punto, è bene tenere presente che:

  • il riscatto può riguardare tutto il periodo o singoli periodi;
  • a partire dal 12 luglio 1997 è data la facoltà di riscattare due o più corsi di laurea, anche per i titoli conseguiti anteriormente a questa data;
  • non è possibile chiedere la rinuncia o la revoca della contribuzione da riscatto laurea legittimamente accreditata a seguito del pagamento del relativo onere.

Viceversa, restano esclusi dalla possibilità di riscatto:

  • i periodi di iscrizione fuori corso;
  • i periodi già coperti da contribuzione obbligatoria o figurativa o da riscatto.


Le novità introdotte dalla legge 247/07

Come accennato in precedenza, un ruolo sicuramente importante viene occupato dalla L. n. 247/2007, la quale ha introdotto – a decorrere dal 1.1.2008 – interessanti novità in merito alle modalità di versamento.

Il contributo, infatti, potrà essere versato in un’unica soluzione oppure in 120 rate mensili senza l'applicazione di interessi per la rateizzazione. È concessa la possibilità di estinguere il debito anche con un numero di rate inferiori e comunque senza applicazione di interessi.

Altra novità introdotta dalla menzionata legge, riguarda la facoltà di poter riscattare la laurea anche da parte di soggetti non iscritti ad alcuna forma obbligatoria di previdenza che non abbiano ancora iniziato l'attività lavorativa in Italia o all’estero.

Per questi ultimi, in particolare, il costo da sostenere per il riscatto è dato dal versamento di un contributo per ogni anno da riscattare, pari al livello minimo imponibile annuo degli artigiani e commercianti (pari a 15.548 euro per l’anno 2015) moltiplicato per l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche dell’Assicurazione generale obbligatoria, vigenti nell’anno di presentazione della domanda (pari al 33% per quest’anno).

Pertanto, chi intendesse riscattare una laurea triennale, per quest’anno, deve pagare:

  • 15.548 x 33%= 5.130,84 euro;
  • 5.130,84 x 3= 15.392,52 euro (costo totale del riscatto).

Il Calcolo dell'Onere di Riscatto

Il costo da riscatto varia a seconda che si intendano riscattare periodi anteriori al 31 dicembre 1995 (metodo retributivo) oppure periodi posteriori al 1° gennaio 1996 (metodo contributivo).

Nel primo caso,si applicano i criteri previsti dall’art. 13 della L. n. 1338/1962 (riserva matematica). Con questo termine tecnico s’intende la quantità di denaro necessaria per coprire il maggior impegno finanziario che l'INPS assume su di sé. L’Ente, infatti, dovrà corrispondere una pensione di maggior importo derivante dall'aumento dell'anzianità assicurativa determinata dal riscatto.

In particolare, la base matematica per la determinazione del costo di un riscatto è costituita da specifiche tabelle (aggiornate periodicamente), che tengono conto di alcuni fattori in base a rilevazioni demografiche, previdenziali e dalla menzionata "riserva matematica".

L’onere da versare sarà dato davari fattori quali: l’età, il periodo da riscattare, il sesso e le retribuzioni percepite negli ultimi anni.

È chiaro dunque, che l’importo della somma da versare per il periodo di laurea non è uguale per tutti, essendo diverso da caso a caso in base ai menzionati fattori.

Si ricorda che tale meccanismo può essere applicato solamente da chi abbia maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 18 anni al 31.12.1995, anche se i periodi da riscattare si collochino successivamente alla suddetta data.

Nel secondo caso invece,la quota di pensione va calcolata con il sistema contributivo, data dalla moltiplicazione fra la base dell’aliquota contributiva obbligatoria applicata alla retribuzione lorda e il numero degli anni da riscattare.

L’aliquota contributiva da prendere a riferimento è quella vigente alla data di presentazione della domanda, pari:

  • al 33% per i dipendenti;
  • al 27,72% per i liberi professionisti senza cassa;

Facciamo un esempio. Ipotizziamo che un soggetto voglia riscattare n. 3 anni di laurea successivi al 31/12/1995. Considerando una retribuzione lorda pari a € 30.000, l’importo da pagare è il seguente:

  • 30.000 x 33%= € 9.900 annuo;
  • 9.900 x 3= € 29.700 costo totale del riscatto.

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Aspetti Fiscali

Ai fini della valutazione di convenienza del riscattante, occorre sicuramente tenere conto della componente fiscale, che assume un ruolo fondamentale nella scelta. Infatti:

  • per i lavoratori, il contributo è fiscalmente deducibile (cioè è dato dall’aliquota marginale IRPEF pagata dall’interessato);
  • per i disoccupati invece, il contributo è detraibile nella misura del 19% dell’importo stesso, dall’imposta dovuta dai soggetti nei confronti dei quali l’interessato risulti fiscalmente a carico. Si pensi ad esempio ai giovani che in attesa di trovare un lavoro, vedono riscattarsi il periodo di laurea da propri genitori, fruendo così della relativa detrazione


Il Mancato Pagamento del Contributo

Il mancato pagamento del contributo è considerato come rinuncia alla domanda, la quale viene dunque archiviata dall’INPS senza ulteriori adempimenti.

Tuttavia, la rinuncia non preclude la possibilità di presentare una nuova domanda di riscatto per lo stesso titolo e periodo. In tal caso l’onere di riscatto verrà rideterminato con riferimento alla data della nuova domanda.

Per le rate successive alla prima, il loro pagamento effettuato oltre la scadenza, ma con un ritardo non superiore a 30 giorni, viene consentito per non più di cinque volte. Ulteriori versamenti effettuati oltre i termini assegnati, potranno essere - su esplicita richiesta dell’interessato - considerati come nuova domanda, e comporteranno la rideterminazione dell’importo da pagare. Mentre i pagamenti parziali o un minor numero di rate entro i termini assegnati, verranno convalidati determinando in proporzione l'accredito del corrispondente periodo assicurativo.

Presentazione della Domanda

La domanda può essere presentata in via telematica direttamente sul sito dell’INPS (www.inps.it), previo possesso del PIN, seguendo il percorso: “Per Tipologia di Utente” -> “Cittadino” -> “Riscatti di Laurea”.

Essa può essere inoltrata senza limiti di tempo ed occorre comprovare:

  • il conseguimento del diploma di laurea;
  • gli anni accademici durante i quali è stata frequentata la facoltà;
  • gli anni fuori corso;
  • la durata del corso legale di laurea.

Qualora invece l’utente sia impossibilitato a utilizzare strumenti informatici, può in alternativa telefonare al Contact Center Integrato chiamando da rete fissa il numero verde 803164 oppure da telefono cellulare il numero 06164164 a pagamento secondo il piano tariffario del proprio gestore telefonico.

Come terza opzione, l’utente può recarsi presso un Patronato che lo guiderà alla compilazione della domanda secondo le modalità già in uso.

Modalita' di Pagamento

Il contributo può essere pagato utilizzando i seguenti canali:

  • bollettino MAV;
  • online, sul sito dell’INPS, nella sezione “Servizi online” -> “Per tipologia di utente” -> “Cittadino” -> “Pagamento contributi riscatti ricongiunzioni e rendite”, utilizzando la carta di credito.

Cambio di Facolta'

Ultimo chiarimento in ordine cronologico dell’INPS (messaggio n. 5811/2014) riguarda il particolare caso dello studente che passa da una facoltà ad un’altra. Il dubbio, in tal senso, riguarda gli anni da poter ammettere a riscatto.

Sul punto, l’INPS ha chiarito che gli anni da considerare saranno rappresentati da quelli di corso della nuova facoltà, presso la quale è stato conseguito il titolo, nonché degli anni di corso della facoltà di provenienza, individuati questi ultimi, secondo la scelta degli interessati.

A tal proposito, è bene specificare che tale riconoscimento non viene effettuato di norma con riferimento a specifici anni di corso della facoltà di provenienza, bensì agli studi considerati nel loro complesso.

Si specifica inoltre, che il numero complessivo degli anni da ammettere a riscatto è quello corrispondente alla durata legale del corso che ha dato luogo al conferimento della laurea, con esclusione, in ogni caso, degli anni fuori corso.

Per comprendere meglio quanto appena detto, si illustra il seguente esempio.

Un soggetto risulta iscritto nell’anno accademico 1968-1969 al corso di laurea in Scienze Politiche e nell’anno accademico 1972-1973 (senza conseguire il diploma di laurea) chiede ed ottiene il trasferimento alla Facoltà di Lettere (della durata legale di anni quattro) dove viene iscritto direttamente al terzo anno, conseguendo la laurea nell’anno 1976.

Nel caso ipotizzato, potranno essere ammessi al riscatto, ai sensi del Decreto Legislativo n. 184/97, quattro anni complessivi, di cui due del corso di laurea in Lettere (anni accademici 1972-73, e 1973-74, corrispondenti al terzo e quarto anno. Si escludono il 1974-1975 e 1975-76 in quanto fuori corso) e gli altri due da individuarsi, a scelta dell’interessato, tra i quattro anni del precedente corso legale di laurea in Scienze Politiche.

Da notare, infine, che la scelta dell’interessato deve riguardare gli anni in corso del precedente periodo legale di laurea.

La convenienza

Come precisato in precedenza, il riscatto della laurea ha un doppio obiettivo:

  1. anticipare l’età pensionistica;
  2. aumentare il montante contributivo e quindi ricevere una pensione più cospicua.

Ma il dubbio in questi casi è “se”, a parità di risultato da raggiungere, conviene riscattare gli anni studio o se piuttosto vi siano margini di convenienza maggiori nel rendere più consistente l’investimento in una previdenza integrativa.

Quali sono gli elementi da considerare?

Ebbene, ipotizzando un metodo di calcolo contributivo (riscatti post 1° gennaio 1996) bisogna sicuramente tenere conto di due fattori:

  1. il “PIL”. Il metodo contributivo infatti, rivaluta i contributi in base al prodotto interno lordo degli ultimi cinque anni, e quindi si è soggetti all’andamento economico del Paese. Il rischio, in tal caso, è quello di vedersi rivalutare la propria pensione con un coefficiente di rivalutazione negativa;
  2. le “riforme politiche”. Il nostro Paese è spesso soggetto a numerosi mutamenti, specie nel sistema previdenziale. Basta ricordare che la Manovra “Salva-Italia” (L. n. 214/2011) aveva ai tempi proposto una norma – successivamente cancellata – che prevedeva solo la rivalutazione dell’assegno pensionistico in caso di riscatto della laurea, e non anche l’avvicinamento dell’età pensionistica.

Con i fondi pensione, invece, si ha una ripartizione più efficace del rischio previdenziale in quanto bisogna tenere conto di una normativa differente rispetto a quella del sistema obbligatorio. Si pensi ad esempio alle forme pensionistiche complementari nelle quali è possibile anticipare parte dell’importo a determinate condizioni.

Tuttavia, anche la disciplina della previdenza complementare può subire mutamenti da parte di riforme politiche. Tanto per fare un esempio, la recente Legge di Stabilità 2015 (L. n. 190/2014) ha incrementato l’aliquota sui rendimenti dall’11% al 20%.

Confrontando, invece, le due soluzioni di investimento da un punto di vista fiscale, avremo una situazione di neutralità fiscale, considerato che entrambi i costi sono deducibili (entro il tetto di 5.164,57 euro).

Differente è il discorso se a pagare il riscatto della laurea sia un genitore per il proprio figlio; in tal caso, come descritto in precedenza, si ha diritto ad una detraibilità del 19%.

Per quanto concerne invece il regime di tassazione nel caso della previdenza di base, si applica una “tassazione ordinaria progressiva”, mentre la rendita integrativa è soggetta ad imposta sostitutiva del 15%, la quale diminuisce dello 0,30% per ogni anno di durata superiore al quindicesimo con un minimo di nove. (come la vedi “per ogni anno successivo al quindicesimo, e un minimo di nove”).

Alla luce di quanto appena illustrato, è possibile affermare che non esiste una scelta standard di convenienza, ma una serie di considerazioni piuttosto soggettive.

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