Pensioni

Pensioni

Quasi 700 euro al mese tra pensione di invalidità civile e indennità di accompagnamento erogate dall'Inps ad un falso cieco. Protagonista della vicenda è un uomo residente a Rho, che i militari del Comando provinciale della Guardia di finanza hanno pedinato per settimane, nell'ambito di un'inchiesta sui falsi invalidi. Secondo i finanzieri l'uomo, pur essendo invalido al 100 per cento, era in grado di recarsi da solo in un centro commerciale, senza guida né bastone, e leggere le etichette dei prodotti esposti. E una volta completati gli acquisti, sistemare i sacchetti nel baule dell'auto, prima di mettersi alla guida.

La finzione va avanti da almeno dieci anni, periodo in cui - secondo le stime dei finanzieri - l'uomo avrebbe percepito complessivamente senza averne diritto almeno 122mila euro, destinati a chi disabile lo è veramente. L'inchiesta, coordinata dalla procura e condotta anche grazie a riprese audiovisive, ha finora permesso all'autorità giudiziaria di indagare l'uomo per truffa aggravata. Anche ora che sono arrivati a formulare una formale denuncia, i militari non si fermano: gli accertamenti nei confronti dell'uomo vanno avanti. Si vuole capire se, dal 2005 a oggi, fingere la disabilità gli abbia portato altri vantaggi indebiti oltre alla percezione della doppia indennità.

seguifb

Zedde

A Giugno le proposte dell'Inps per garantire un sostegno economico ai lavoratori ultra 55enni che hanno perso il posto di lavoro e si trovano in condizione di bisogno.

Kamsin "L'idea di introdurre un reddito minimo tra i 450 e i 700 euro al mese per gli ultra 55enni che hanno perso il lavoro è interessante". Così ha commentato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti alle dichiarazioni di Tito Boeri, neo Presidente dell'Inps. L'istituto presenterà entro giugno una serie di progetti sulle pensioni e sull'assistenza sociale nel cui ambito troverà posto anche l'introduzione di un reddito minimo peri cittadini indigenti nella fascia di età tra i 55 ei 65 anni, misura che dovrà essere senza aggravi per il bilancio dello Stato.

Il numero uno dell'Inps non ha chiarito però ancora i criteri di erogazione del reddito di sostegno. Ma ha detto che l'importo dell'assegno «sarà basso» e non ci sarà quindi il rischio che chi lo riceve smetta di cercare il lavoro. Il problema è che sopra i 55 anni chi perde l'impiego ha molte difficoltà a trovarne un altro, ci riesce solo il 10%. E con l'età della pensione ancora lontana il rischio di cadere sotto la soglia di povertà è molto consistente. Negli anni della crisi è stata proprio l'area dei disoccupati "anziani" a soffrire di più, insieme ai giovani.

Da qui la decisione Inps di avanzare una proposta a governo e Parlamento finanziata con risorse da «reperire all'interno dell'istituto», ha spiegato Boeri. L'obiettivo  sarebbe quello di sostenere tutti i 55-65enni sotto una certa soglia di reddito familiare, probabilmente sotto gli 8mila euro di reddito annuo (i cd. incapienti) con un sostegno minimo per traghettarli al traguardo pensionistico. Un sostegno tuttavia che, secondo quanto si apprende, non avrà copertura figurativa come avviene invece oggi per Cig e Naspi e dunque con un pregiudizio inevitabile sull'importo dell'assegno pensionistico. In definitiva secondo i dati Istat a fine 2014 i disoccupati over 55 erano oltre 230mila: garantire alle fasce piu' disagiate un assegno medio di circa 600 euro al mese costerebbe circa 1,5 miliardi l'anno.

Quanto alla proposta complessiva attesa per giugno, ha spiegato Boeri, «sarà organica e riguarderà sia aspetti assistenziali sia previdenziali». Boeri punta però anche a un meccanismo per rendere più flessibile l'età del pensionamento permettendo un accesso anticipato in cambio di un vitalizio più basso. Misura questa che andrebbe incontro anche ai disoccupati ultrasessantenni e che, se confermata, lancia un assist alle proposte in discussione alla Camera sostenute in particolare dalla minoranza dem che intendono introdurre un'età flessibile per il pensionamento a partire dai 62 anni. «C'è un problema con chi è avanti con l'età e perde il lavoro», conferma il ministro Poletti, dobbiamo trovare una soluzione» e quella del reddito minimo «è interessante». «L'Inps è un grande istituto, ha elementi di analisi e lavora col ministero. Questo tipo di proposte è sicuramente una delle cose che può fare».

seguifb

Zedde

Se ci sono “tesoretti” utilizziamoli per aggredire la poverta’ crescente con interventi mirati. Sarei contrario a parlare genericamente di un reddito di cittadinanza che puo’ andare bene per le famiglie segnate da un disagio endemico, con i genitori disoccupati e con i figli a rischio di abbandono scolastico, alle quali bisogna garantire una vita dignitosa”.  Lo dichiara in una nota il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano.   "Altra situazione – prosegue – e’ quella caratterizzata dai pensionati “incapienti”, quelli che arrivano al massimo ai 600 euro al mese e che sono quasi sei milioni di cittadini ai quali, ad esempio, andrebbe gradualmente esteso l’aumento degli 80 euro gia’ erogato ai lavoratori dipendenti”.    “Infine – conclude Damiano – l’area della nuova poverta’ puo’ essere ridotta se consentiamo, introducendo un criterio di flessibilita’ nel sistema pensionistico, l’uscita dal lavoro a partire dai 62 anni con 35 di contributi ed una lieve penalizzazione dell’assegno pensionistico

seguifb

Zedde

 

"E' necessario superare la differenza di trattamento tra vittime del dovere, del terrorismo e del servizio cui attualmente è sottoposto il personale di una stessa Amministrazione".

Kamsin Ad oggi, nonostante il principio equiparatore enunciato dal legislatore nel 2005, continua a permanere una disparità di trattamento in materia di benefici attribuibili ai superstiti delle vittime del dovere, del terrorismo e di servizio, non più ora giustificabile dal punto di vista giuridico né, da sempre, sul piano etico. Lo ricordano in una nota i Capigruppo di Ncd alla Camera dei Deputati.

Tali discrasie risultano, ad esempio, evidenti tra i superstiti del personale appartenente alle Forze armate, deceduto nell'ambito della stessa missione militare all'estero, destinatario però di trattamenti significativamente differenziati in ragione del riconoscimento quale vittima del dovere ovvero vittima del terrorismo o, addirittura, quale vittima del servizio ai sensi degli articoli 1895 e 1896 del decreto legislativo n. 66 del 2010, in quanto la specificità delle funzioni istituzionali affidate alle Forze armate in tali contesti, caratterizzati da situazioni di crisi o instabilità che compromettono le condizioni essenziali di convivenza o mettono a rischio la sicurezza internazionale, sono assai differenziate e, mancando una norma che sancisca l'identico trattamento per gli eventi luttuosi accaduti nei teatri operativi, spesso devono essere ricondotte alle diverse, non confacenti fattispecie di cui alle varie norme in materia di vittime.

Peraltro, è recentemente intervenuta in materia di benefici alle vittime del terrorismo anche la legge di stabilità 2014, il cui articolo 1, comma 494, prevede dal 1° gennaio 2014 il riconoscimento al coniuge e ai figli dell'invalido portatore di una invalidità permanente non inferiore al 50% a causa dell'atto terroristico subito, anche se il matrimonio sia stato contratto successivamente all'atto terroristico e i figli siano nati successivamente allo stesso, del diritto allo speciale assegno vitalizio, non reversibile, di 1.033 euro mensili di cui alla legge n. 206 del 2004 nonché all'assegno vitalizio, non reversibile, di 500 euro di cui alla legge n. 407 del 1998.

Sarebbe pertanto utile una previsione normativa atta a risolvere l'attuale disparità di trattamento tra le varie categorie di vittime e che concluda il processo di completa equiparazione delle vittime del dovere e loro equiparati alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, garantendo a tutti gli stessi benefici, anche con particolare riguardo al personale deceduto o rimasto permanentemente invalido nel corso delle missioni militari all'estero.

seguifb

Zedde   

Il Neo-presidente dell'Inps conferma un'operazione per garantire un reddito minimo a chi ha perso il lavoro tra i 55 e i 65 anni. Asticella entro un massimo di 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale.

Kamsin Un sostegno economico oscillante tra 450 e 700 euro al mese per 13 mensilità per gli ultra 55enni senza lavoro in condizione di disagio economico e a cui mancano pochi anni al raggiungimento dell'età pensionabile. E' questa la sintesi della proposta che sarà presentata a Giugno a cui sta lavorando il presidente dell'Inps, Tito Boeri per offrire una scialuppa di salvataggio a chi ha perso il lavoro e non ha ancora agganciato i requisiti per la pensione pubblica. "La proposta che farà l'Inps è tuttavia complementare al reddito minimo. Sarei felice se il governo riuscisse a trovare le risorse per finanziare un reddito minimo garantito per tutta la popolazione ma la nostra proposta per ora è mirata a risolvere il problema degli over 55enni rimasti senza lavoro" ha precisato Boeri.

Lo scenario a cui stanno lavorando i tecnici dell'Inps è un reddito minimo per le persone tra i 55 e 65 anni pari a circa 1-1,5 volte l'importo dell'assegno sociale (l'importo dell'assegno partirebbe da un minimo di 450 euro per poi salire in base ai carichi di famiglia e a determinate soglie Isee del nucleo familiare del lavoratore) ed avrebbe un costo di circa 1,5 mld di euro. Una sorta di proroga dell'Asdi, lo strumento coniato dal Jobs Act che entrerà in vigore il prossimo 1° maggio proprio con l'obiettivo di accompagnare chi ha redditi bassi alla pensione pubblica: lo strumento a cui lavora Boeri avrebbe però una durata piu' lunga, sino ad un massimo di due anni, contro i 6 mesi dell'Asdi reputati insufficienti a garantire un'adeguata copertura.

Boeri ha evidenziato che con la crisi «abbiamo avuto una forte crescita di povertà per questa fascia di età ed è quindi necessario introdurre degli strumenti per tutelare queste persone. "Non credo che dare loro un trasferimento, che sarà basso, le esponga al rischio di non mettersi in cerca di un lavoro: si tratta di persone che difficilmente trovano un nuovo impiego (solo il 10%)" ha detto Boeri.

Intanto, ha spiegato Boeri, sui pagamenti di tutte le pensioni il primo del mese «abbiamo trovato l'accordo con le banche». Adesso, ha aggiunto, «aspettiamo il decreto del governo che mi auguro venga varato il prima possibile». Lo ha detto il presidente dell'Inps, Tito Boeri, durante un convegno in Bocconi, sottolineando che «è a costo zero per le banche e per lo Stato, mentre c'è un grande vantaggio per i pensionati».

«Rivendico il diritto di poter fare delle proposte. Non è certamente un modo di violare le regole della democrazia, come qualcuno ha sostenuto», ha sottolineato ancora presidente dell'Inps, in merito al pacchetto di proposte che - assicura - l'istituto presenterà a «governo e parlamento entro giugno». Per Boeri, «un ente come l'Inps ha conoscenze e competenze che può mettere a servizio del paese. Inoltre abbiamo dati importanti che ci permettono di valutare meglio di altri le politiche fatte sin qui in Italia».

seguifb

Zedde

Se il tesoretto di 1,6mld esiste lo si utilizzi per rimpinguare le pensioni minime e gli incapienti. Il partito democratico presenta alla Camera la proposta per la settima salvaguardia.

Kamsin Bene il bonus degli 80 euro per il ceto medio ma ora si utiilizzi il tesoretto indicato nel Def per incrementare le pensioni minime e i redditi degli incapienti; si approvi una settima salvaguardia unita ad una generale revisione dell'età di accesso alla pensione. Sono queste le parole d'ordine dell'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, in una intervista raccolta oggi dal quotidano Il Garantista.

"Il bonus sugli 80 euro ha offerto una cifra superiore quella degli aumenti erogati attraverso i contratti di categoria. E ha garantito un forte beneficio a quello che io chiamo il "ceto medio" del lavoro. Vale a dire coloro che guadagnano fino a 1.500 euro netti mensili e che si sono ritrovati maggiormente in difficoltà negli anni della crisi. Ma adesso dobbiamo pensare a chi è rimasto escluso da una manovra, che, ripeto, è stata azzeccatissima" ha detto Damiano.

Siccome non mi sembra una priorità intervenire verso chi ha redditi più alti, inizierei dai cosiddetti "incapienti". Ma non dimenticherei neppure i pensionati che non sono rientrati nell'erogazione del bonus degli 80 euro, e chi ha perso il lavoro dopo i cinquant'anni e rischia, non trovandone un altro, di diventare un "esodato".

Ci sono situazione endemiche di disagi e di marginalità sociale: famiglie sotto sfratto, nelle quali i genitori non hanno un reddito fisso e con i figli disoccupati e fuori dal circuito dello studio. In condizioni diverse, ma certo non agevoli, ci sono i pensionati incipienti con assegni che non superano i 600 euro mensili netti. Eppoi stanno entrando nell'esercito della povertà gli esodati: persone che facevano parte delle classi più garantite ma che, dopo essersi ritrovati senza lavoro, stanno consumando la liquidazione e i risparmi, non hanno sussidi di disoccupazione e, con l'entrata in vigore della Forrnero e l'aumento dell'età di ritiro, aspettano anche cinque o sei anni prima di andare in pensione.

Se vogliamo aggredire questi problemi - continua Damiano - dobbiamo studiare delle misure ad hoc per ciascuno. Per esempio i casi di povertà endemica necessitano di un intervento sociale a carico della fiscalità generale e sul versante dell'assistenza, sempre più difficile visti i tagli ai trasferimenti destinati ai Comuni. Per loro e per i pensionati, potremmo impegnare il tesoretto da 1,6 miliardi di euro. Potremmo distribuirlo ai cosiddetti pensionati da lavoro dipendente e autonomo, con assegni fino a 600 euro mensili. Siccome parliamo di 5,8 milioni di persone, facendo un rapido calcolo si tratterebbe da 275 euro all'anno pro capite, 21 euro al mese. Una cifra che sommata alla 14ma mensilità già esistente per le pensioni basse, la porterebbe dagli attuali 450 ai 725 euro che verrebbero erogati una tantum a luglio di ogni anno.

Sul capitolo esodati si fa strada la settima salvaguardia. Come Partito democratico abbiamo già in discussione una proposta di legge presso la commissione Lavoro della Camera, con la quale includere nelle cosiddette salvaguardie (attualmente ne fanno parte 170 mila lavoratori) un'altra parte di coloro che sono rimasti fuori dai precedenti interventi. L'operazione avrebbe uno costo da 1,2 miliardi di euro, che si aggiungerebbero agli altri 11,6 già stanziati. Accanto a questo intervento c'è il capitolo flessibilità in uscita. Da tempo ho presentato una proposta che introduce, al posto degli attuali 66 armi e due mesi, come età di ritiro i 62 anni per chi ha almeno 35 anni di contributi. Chi ne usufruisce, si vede applicare una penalizzazione massima dell'8 per cento.

seguifb

Zedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati