Pensioni

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Un emendamento al ddl di stabilità presentato dagli Onorevoli Gnecchi e Damiano consentirà ai lavoratori precoci di accedere alla pensione anticipata senza alcuna decurtazione sino al 2017.

Kamsin "Le disposizioni di cui all'articolo 24, comma 10, terzo e quarto periodo, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di riduzione percentuale dei trattamenti pensionistici, non trovano applicazione, limitatamente ai soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017". E' quanto prevede l'emendamento al ddl di stabilità che ha ricevuto il primo via libera dalla Commissione Bilancio di Montecitorio lo scorso Giovedì e che, salvo improbabili ripensamenti dell'ultima ora, sarà tradotto in legge entro fine anno.

La misura, precisa l'emendamento, avrà effetto sui trattamenti pensionistici decorrenti dal 1° gennaio 2015. Vediamo dunque di tradurre in parole chiare cosa cambierà, se tutto filerà liscio in Parlamento, dal prossimo anno.

Innanzitutto bisogna delimitare il campo di applicazione della misura. Essa riguarda i lavoratori che escono con la pensione anticipata, cioè con 42 anni e mezzo di contributi (un anno in meno per le lavoratrici) indipendentemente dall'età anagrafica, sia che si tratti di dipendenti sia di autonomi. La pensione anticipata è, del resto, per sua natura svincolata dall'età anagrafica (si può accedere anche a 58 anni di età purchè si siano raggiunti per l'appunto i 42 anni e mezzo di contributi) ma per disincentivare l'ingresso alla pensione la legge Fornero del 2011 ha previsto un meccanismo secondo il quale in assenza di almeno 62 anni di età l'assegno viene decurtato.

Di quanto? Il taglio è pari all'1% per ogni anno di anticipo sino a 60 anni e del 2% per ogni anno ulteriore rispetto all'età dei 60 anni. A conti fatti pertanto un lavoratore che ha 60 anni e decide di lasciare incorre in un taglio del 2%, taglio che sale al 4% se ha 59 anni e così via. Scopo della norma è, infatti, quello di incentivare il lavoratore a restare sul posto di lavoro sino, almeno, a 62 anni e limitare l'esborso dello stato.

Queste sono le regole base. Non condivisibili per molti ma, almeno, chiare. Il legislatore tuttavia le ha subito modificate, complicandole notevolmente (con l'articolo 6, comma 2-quater del Dl 216/2011 convertito con legge 14/2012), prevedendo che il sistema di penalizzazioni sopra esposto non trova applicazione, sino al 31 dicembre 2017, qualora l'anzianità contributiva sia composta da sola prestazione effettiva da lavoro (piu' alcuni, ma limitatissimi e tassativi, periodi di contribuzione figurativa).

Tradotto in parole povere significa che sono graziati dalla penalizzazione solo gli "stacanovisti", quei soggetti che hanno lavorato ininterrottamente per 42 anni e mezzo (41 anni e mezzo le donne) senza mai aver perso o lasciato il posto di lavoro se non per malattia, maternità obbligatoria, servizio militare e congedi o permessi per l'assistenza di disabili. Periodi diversi da quelli predetti, se fruiti, vanno recuperati e sostituiti con periodi lavorativi. Ma questa "grazia" comunque termina il 31 Dicembre 2017.

Cosa cambia dunque con il ddl di stabilità? Che viene esteso questo beneficio a tutti i lavoratori. Dunque anche coloro che hanno periodi di contribuzione diversa da quella effettiva da lavoro potranno, dal 1° gennaio 2015, evitare la penalizzazione. Piu' semplicemente chiunque raggiungerà i 42 anni e mezzo di contributi (41 anni e mezzo per le lavoratrici) non avrà applicata la decurtazione. Ma resta, almeno per ora, il termine del 31 Dicembre 2017 con la speranza che, uscito il paese dalla crisi, un nuovo intervento elimini o sposti in avanti questo limite temporale.

La tabella sottostante mostra i cambiamenti se la modifica passerà definitivamente in Parlamento.

Restano da comprendere gli effetti di questa misura sugli assegni già decurtati prima dell'introduzione della novella. L'emendamento precisa infatti che la novità ha effetto dagli assegni con decorrenza dal 1° gennaio 2015. Quanto perso dai lavoratori con assegni già decurtati non potrà essere, dunque, recuperato ma, probabilmente, l'introduzione della misura consentirà anche agli assegni decurtati di essere ricalcolati e depenalizzati a decorrere dal 1° gennaio 2015. Sul punto si dovranno attendere le istruzioni attuative dell'Inps.

Zedde

L'Inps avvia la sperimentazione della busta arancione. Al termine il sistema dovrebbe essere reso accessibile a tutti gli utenti, probabilmente dall'anno prossimo.

Kamsin Parte la sperimentazione della cd. busta arancione. L'Inps ha elaborato un sistema di calcolo che consentirà ai lavoratori di ottenere una proiezione della loro pensione futura, che non sarà inviata per posta, ma potrà essere ottenuta direttamente online.

Al tal fine, l'istituto sta inviando a 10 mila utenti-campioni una lettera per testare in anteprima il sistema con l'invito, al termine della simulazione, alla compilazione di un questionario per fornire una votazione che "permetterà di migliorare la versione che verrà presentata entro qualche settimana a tutti i contribuenti".

Le persone scelte per il test sono state estratte tra coloro che risultano avere contributi nel fondo pensione lavoratori dipendenti e nelle gestioni speciali dei lavoratori autonomi. Restano pertanto esclusi, al momento, gli iscritti ai fondi speciali sostitutivi ed integrativi come fondo volo, elettrici e telefonici, e gli iscritti ai fondi confluiti da altri enti come Inpdap e Enpals. Si tratta, inoltre, di individui con contributi versati interamente all'istituto di previdenza (non spezzettati quindi anche in altri enti), con una situazione definita e vicini alla pensione.

La Simulazione - L'elaborazione, indica l'Inps, non avrà alcun valore certificativo e sarà basata sui dati in possesso dell'istituto riguardanti la carriera "di lavoro fino ad oggi condotta e sui relativi contributi versati". Partendo dall'estratto conto previdenziale, visibile a tutti sul sito dell'Inps, la nuova applicazione elabora una proiezione dei contributi che ancora mancano alla pensione e calcolando l'importo dell'assegno.

Per gli anni a venire il sistema utilizza come scenario di riferimento quello “standard” adottato dalla Ragioneria generale dello Stato per effettuare ogni anno le previsioni a medio-lungo termine, ma dà la possibilità di intervenire su alcuni parametri, quali, per esempio, l'andamento della retribuzione.

La simulazione tiene inoltre in considerazione diversi elementi che andranno ad incidere sull'importo della prestazione quali ad esempio l'età in cui la persone deciderà di interrompere la propria carriera lavorativa nonchè la continuità dei versamenti effettuati.

Se tutto andrà per il verso giusto, la “busta arancione” potrebbe debuttare ufficialmente l'anno prossimo, previo via libera del ministro del Lavoro a cui spetta l'ultima parola.

Zedde

La Camera vota sulle modifiche alla legge Fornero. La principale novità è lo stop alle penalizzazioni sino al 2017 per tutti i lavoratori. Possibili ulteriori novità in Senato.

Kamsin Le modifiche alla Riforma Fornero del 2011 sono piu' vicine. Il Governo ha posto ieri, infatti, la questione di fiducia sul testo uscito dalla Commissione Bilancio di Montecitorio. Oggi infatti l'Aula si esprimerà sulla concessione del voto di fiducia al provvedimento che sarà votato domani, o al piu' tardi, lunedì.

All'inizio della prossima settimana il ddl passerà all'esame del Senato dove l'esecutivo intende apportare diverse modifiche soprattutto in materia di previdenza complementare, local tax, un intervento sull'Irap e sui minimi dei professionisti. Altre novità in materia previdenziale potrebbero essere proposte dai partiti politici in Commissione Lavoro al Senato.

Ma in ogni caso con il voto delle prossime ore si porta a casa un primo pacchetto di modifiche alla legge Fornero del 2011. In primo luogo arriva lo stop al cumulo dei vantaggi tra il sistema retributivo e contributivo degli alti funzionari di stato. La proposta, come già anticipato, mira ad impedire la possibilità di maturare una pensione superiore all'80% dell'ultima busta paga, limite previsto originariamente dalla Riforma Dini (legge 335/1995), per coloro che erano nel sistema retributivo ed hanno scelto di proseguire l'attività lavorativa sino a 70 anni ed oltre. Si tratta di magistrati, avvocati dello stato, professori universitari e alti funzionari dello stato. I risparmi saranno accantonati per intervenire su altre emergenze del sistema previdenziale (in primis esodati e pensioni minime). 

Lavoratori Precoci - L'altra modifica segna la parola fine, sino al 31 Dicembre 2017, alla penalizzazione per i lavoratori che maturano un diritto a pensione anticipata (cioè 42 anni e 6 mesi di contributi, 41 anni e 6 mesi per le donne) anche se non hanno raggiunto i 62 anni. Viene, in altri termini, sospeso il taglio dell'assegno dell'1-2% che attualmente interessa i lavoratori che accedono alla pensione prima dei 62 anni.

Benefici previdenziali amianto - Tra le modifiche approvate c'è anche una novità per i lavoratori esposti all'amianto. Viene infatti consentito agli operai esposti all’amianto per un periodo superiore ai dieci anni e che ne abbiano avuto il riconoscimento in via giudiziale di poter ottenere il riconoscimento della maggiorazione del riconoscimento ai fini pensionistici così come previsto prima della riforma del 2003. Un atto questo che permette a chi ne ha i requisiti di potersi agganciare alla pensione prima.

Tutte le modifiche approvate in commissione Bilancio in materia previdenziale sono disponibili su pensionioggi.it a questo link.

Non passano invece gli emendamenti in favore dei quota 96 della scuola, dei ferrovieri, degli esodati, nè c'è la misura per una proroga dell'opzione donna. Alcuni gruppi politici indicano di voler ripresentare gli emendamenti in Senato ma le possibilità di un loro accoglimento da parte dell'esecutivo appaiono, almeno per ora, scarse. 

Zedde

La rete dei Comitati degli esodati ha chiesto la creazione di uno strumento che consenta l'uscita di tutti coloro che hanno maturato un diritto a pensione entro il 2018. Nella legge di stabilità previsto l'accantonamento dei risparmi previdenziali dal tetto sulle pensioni d'oro.

Kamsin Una delegazione della Rete dei Comitati degli esodati ha ottenuto lo scorso Giovedì 27 Novembre un incontro informale con la Sottocommissione di Palazzo Madama che ha curato la vicenda degli esodati presieduta dall'On.Parente. Nel corso dell'incontro la delegazione ha avuto modo di evidenziare i termini del dramma "esodati" certificando le decine di migliaia" di lavoratori ancora fuori dalle salvaguardie e ribadito che tutti coloro che hanno perso il lavoro o hanno firmato accordi che lo prevedessero al 31.12.11 e maturano il diritto alla pensione entro il 2018 devono essere salvaguardati. 

Durante l'incontro, guidato da Giuliano Colaci, la Presidente Parente ha evidenziato che la Sottocommissione vuole approfondire il fenomeno e di mettere a punto uno strumento per individuare i "casi individuali" che sono rimasti fuori dando per scontato che le salvaguardie avessero già compreso tutte le categorie finora individuate. Un'altra delegazione ha incontrato il Direttore Generale del Ministero del Lavoro D.ssa Ferrari la quale ha assicurato che il Ministero sta lavorando ad una ipotesi di soluzione definitiva del dramma anche con provvedimenti annuali ed assicurato che per gli "esodati" si sta lavorando a soluzioni previdenziali e non assistenziali. Sulla vicenda al ministero fanno sapere di aver avviato un approfondimento relativo alle problematiche sollevate dalla delegazione con particolare riguardo alle decorrenze, ai lavoratori quindicenni e ai contributori autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007.

Come già anticipato da pensionioggi.it, peraltro, nella legge di stabilità il Governo ha approvato un emendamento che consente di mantenere nel sistema previdenziale i risparmi che si otterranno dalla norma che pone un tetto alle "pensioni d'oro". Tali risparmi, stimati dall'Inps in oltre 400milioni di euro entro il 2024 (ma il governo è molto cauto sull'entità del gettito derivante dalla norma), potrebbero essere destinate a finanziare nuovi interventi in materia.

Zedde

Dal tetto alle superpensioni potrebbero arrivare circa 480 milioni di euro di risparmi entro il 2024 da utilizzare per spegnere alcune emergenze sull'adeguatezza degli assegni.

Kamsin Viene posta la parola fine al caso delle superpensioni più alte dell’ultimo stipendio. Per circa 160 mila italiani, che guadagnano 150 mila euro e più, il Governo ha detto stop alla possibilità di ottenere nei prossimi anni assegni previdenziali più pesanti del 20 per cento rispetto all’ultima busta paga incassata.

La correzione è stata scritta in un emendamento al ddl di stabilità ed assicurerà che, con le nuove regole introdotte dalla riforma del 2011, non sia piu' possibile ottenere una pensione più elevata rispetto a quanto sarebbe stato possibile con il regime previgente. Cancellando il tetto contributivo dei 40 anni chi ha potuto allungare la propria carriera lavorativa grazie ai più elevati limiti pensionistici ordinamentali lo ha fatto (si tratta soprattutto di magistrati, professori universitari, avvocati dello Stato, alti burocrati e militari dello Stato) ed ora si trova ad avere una pensione più elevata, superiore al 80 per cento del valore dell'ultimo emolumento, il tetto che non poteva essere superato sino al 2011.

L'emendamento approvato elimina questa possibilità, stabilendo che i trattamenti pensionistici calcolati con le nuove regole non potranno in ogni caso essere superiori a quelli che sarebbero maturati con il vecchio regime. La modifica dunque consentirà di evitare l'erogazione di super pensioni a categorie già privilegiate dal fatto di ricoprire alti incarichi pubblici ben retribuiti con la possibilità, peraltro, di rimanere al lavoro fino a 70-75 anni.

Con la novella, secondo le stime elaborate dall'Inps, si otterrebbe una minore spesa previdenziale sino a 480milioni di euro entro il 2024. Piu' prudente, invece, la relazione tecnica che accompagna l'emendamento governativo la quale non valuta risparmi rilevando come gli eventuali effetti saranno registrabili solo a consuntivo, visto che dipendono dalle scelte comportamentali degli interessati.

Ma in ogni caso i risparmi derivanti da questo tetto potranno costituire un piccolo tesoretto per apportare nuove modifiche al sistema previdenziale Fornero. L'emendamento prevede, infatti, che i nuovi risparmi saranno destinati ad un fondo Inps finalizzato a garantire l'adeguatezza delle prestazioni pensionistiche in favore di particolari categorie di soggetti, individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Ad esempio, quindi, questi fondi potranno essere utilizzati per procedere alla rivalutazione dei trattamenti minimi oppure al finanziamento, almeno in parte, di una misura che conceda maggiore flessibilità in uscita per i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro e non hanno ancora raggiunto i requisiti previdenziali fissati dalla Riforma Fornero. 

Zedde

Entro lunedì il primo via libera della Camera al ddl di stabilità. Poi il testo passerà al Senato dove il Governo introdurrà nuove modifiche in materia previdenziale.

Kamsin L’esame nell’aula di Montecitorio al ddl di stabilità inizierà oggi ma i deputati saranno chiamati a lavorare anche nel fine settimana: sabato sono in programma le votazioni sulla fiducia mentre domenica si riunirà un Consiglio dei ministri ad hoc che - come previsto dalle norme contabili - dovrà approvare formalmente le variazioni di bilancio apportate fin qui.

Nel passaggio dalla commissione all’aula non dovrebbero essere introdotte ulteriori novità: il provvedimento sarà suddiviso in tre soli articoli più ampi (dagli attuali 47) sui quali saranno chiesti tre distinti voti di fiducia. Il testo ha subito alla Camera diverse modifiche soprattutto in materia previdenziale.

In primo luogo è stato inserito un tetto per bloccare la crescita delle pensioni degli alti dirigenti pubblici. Viene, inoltre, concessa la possibilità di lasciare il lavoro senza penalizzazione per chi ha maturato 42 anni e mezzo di contributi (41 e mezzo per le donne)  ma sino al 2017. Ci sono poi alcune agevolazioni previdenziali in materia di amianto e la revisione del taglio ai patronati (vai all'ABC delle misure approvate in Commissione). Non sono passate invece le misure sui quota 96 della scuola, i macchinisti ferroviari, e la proroga dell'opzione donna. Non è escluso che i partiti le ripropongano al Senato dove il Governo, è certo, presenterà nuove modifiche al pacchetto previdenziale.

Scontata, infatti, la revisione della tassazione dei rendimenti dei fondi pensione (che dovrebbe salire massimo al 17%, contro il 20% previsto attualmente nella bozza del ddl governativo); in arrivo anche l'azzeramento del prelievo sulla Casse di previdenziale (si manterrà l'asticella del 20% contro il 26% preventivato dall'esecutivo).

Tra le altre modifiche attese in Senato c'è l'introduzione della local tax, la cancellazione della patrimoniale sui macchinari imbullonati delle imprese, la ridefinizione del regime dei minimi per i professionisti, l'incremento della franchigia Irap sulle Pmi.

Zedde

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