Pubblico Impiego

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Una pioggia di richieste di modifiche si sono abbattute sulla Riforma della Pubblica Amministrazione. Il nodo è quello dei poteri del premier.

Kamsin Inizia oggi in commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama la discussione generale sulla riforma della pubblica amministrazione. In Commissione sono stati presentati oltre 1000 emendamenti al disegno di legge che intende, tra l'altro, riformare la dirigenza pubblica, modificare il sistema della conferenza di servizi e il silenzio assenso tra pubbliche amministrazioni, riordinare le funzioni e il finanziamento delle Camere di Commercio con la progressiva abolizione del contributo pagato dalle imprese, riordinare la disciplina dei servizi pubblici locali.

Il disegno di legge delega prevede inoltre la promozione della conciliazione dei tempi di vita e lavoro nelle amministrazioni pubbliche attraverso la possibilità per le pubbliche amministrazioni di stipulare convenzioni con asili nido e fornire servizi di supporto alla genitorialità.

Ad illustrare le linee generali delle proposte di modifica sarà il relatore Giorgio Pagliari (Pd), che in settimana vedrà il ministro della Funzione pubblica ed il sottosegretario Angelo Rughetti per concordare gli emendamenti da presentare al disegno di legge.

Ma il vero nodo del disegno di legge è sull'articolo 7, che, contiene nuove norme in materia di poteri del Presindente del Consiglio. Secondo alcuni senatori della maggioranza, la delega affida al premier troppi poteri e quindi sarebbe in contrasto con l'articolo 95 della Costituzione.

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Il 1° Novembre termina il periodo transitorio dei trattenimenti in servizio già concessi nelle Pubbliche Amministrazioni. Il personale interessato sarà collocato in pensione d'ufficio.

Kamsin Ancora pochi giorni prima dello stop definitivo ai trattenimenti in servizio nella Pubblica Amministrazione. L'articolo 1, comma 2 del Dl 90/2014 convertito con legge 114/2014 ha abolito l'istituto del trattenimento in servizio prevedendo una disciplina transitoria per quei trattenimenti che erano già stati concessi alla data di entrata in vigore del Dl 90/2014 (25 Giugno 2014). Tali trattenimenti sono stati fatti salvi, infatti, sino al 31 ottobre 2014 (o fino alla loro scadenza, se anteriore) mentre i trattenimenti in servizio disposti ma non ancora efficaci a tale data sono stati revocati.

Alla luce di questa normativa il personale in parola dovrà, pertanto, essere obbligatoriamente posto in quiescenza dal 1° novembre 2014 non potendo piu' beneficiare del periodo transitorio.

Unica eccezione è prevista per i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, militari. In loro favore si è previsto, per garantire la funzionalità degli uffici giudiziari, che i trattenimenti in servizio (anche quelli non ancora disposti al 25 Giugno 2014) saranno fatti salvi fino al 31 dicembre 2015 (o fino alla loro scadenza, se anteriore).

Con la misura dunque viene meno quella possibilità che consentiva ai dipendenti pubblici, previo accoglimento della richiesta da parte dell'amministrazione di appartenenza in base alle proprie esigenze organizzative e funzionali, di restare in servizio per un biennio oltre il compimento dell'età pensionabile, cioè sino all'età di 68 anni (67 anni se è stato raggiunto un diritto a pensione prima del 2012).

L'entrata in vigore della misura è stata anticipata per il personale scolastico. Infatti la legge ha previsto che al fine di salvaguardare la continuità didattica e di garantire l’immissione in servizio fin dal 1° settembre i trattenimenti in servizio del personale della scuola sono fatti salvi fino al 31 agosto 2014 o fino alla loro scadenza (se anteriore).

Riforma Pensioni, ecco le nuove regole nelle PaZedde

Confermato per un altro anno il blocco economico dei contratti pubblici con un risparmio stimabile tra i 2,1 e 2,5 miliardi di euro. La bozza prevede anche il mancato ripristino del meccanismo premiale per 5mila dirigenti del Comparto Difesa.

Kamsin Stop agli avanzamenti automatici degli stipendi per la dirigenza del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico. E' quanto prevede una norma inserita nella bozza della legge di stabilità presentata la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri presieduto da Matteo Renzi. 

La legge prevede il mancato ripristino degli avanzamenti legati alle classi e agli scatti a cadenza pluriennale che consentono l'incremento del monte salariale annuale con diritto dunque a retribuzioni più elevate. Interessati dal blocco sono i dirigenti militari, della Polizia di Stato, dei Vigili del Fuoco, della Forestale e della polizia penitenziaria per un totale di circa 5mila persone.

La misura si aggiunge, peraltro, alla conferma del blocco economico dei contratti pubblici per il prossimo anno. Da questa novità il governo stima una minor spesa per il 2015 oscillante tra i 2,1 e 2,5 miliardi di euro. Il blocco riguarda anche l'indennità di vacanza contrattuale, che non sarà più recuperata, e gli automatismi stipendiali del personale non contrattualizzato. Unico temperamento per polizia e forze armate che avranno il promesso sblocco economico degli scatti di carriera a partire dal 1° gennaio 2015; tale apertura è prevista anche per le magistrature e l'Avvocatura dello Stato.

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Il Governo conferma la proroga sino al 31 Dicembre 2015 del blocco economico della contrattazione dei salari nel pubblico impiego e il blocco degli automatismi stipendiali per il personale non contrattualizzato.

Kamsin La legge di stabilità per il 2015 conferma il blocco della contrattazione dei salari per i dipendenti pubblici. In attesa del testo definitivo del disegno di legge che sarà presentato ufficialmente nelle prossime settimane in Parlamento la bozza attualmente disponibile prevede una stima di minor spesa per il prossimo anno oscillante tra i 2,1 e 2, 5 miliardi di euro.

E' stato quindi sostanzialmente rispettato quanto indicato dal ministro della Funzione pubblica Marianna Madia nelle scorse settimane: sino al 31 dicembre del prossimo anno, viene prorogato lo stop alla possibilità di recupero della parte economica del contratto in occasione del rinnovo dei contratti collettivi, nonchè la possibilità di progressioni verticali o orizzontali. Il blocco riguarderà anche l'indennità di vacanza contrattuale che non sarà più recuperata e i vari automatismi stipendiali del personale non contrattualizzato.

Unica eccezione è stata confermata per polizia e forze armate per le quali arriva il promesso sblocco economico degli scatti di carriera a partire dal prossimo gennaio, un'apertura che dovrebbe essere estesa anche alle magistrature e all' Avvocatura dello Stato.

Ci sarà anche un dimagrimento degli stipendi dei componenti degli uffici di diretta collaborazione dei Ministri, come ad esempio i capi gabinetto,  e consiglieri legislativi. La legge di stabilità estende infatti a tali soggetti il limite massimo stipendiale di 240mila euro ancorandolo al trattamento economico attualmente previsto in favore del primo presidente della Corte di Cassazione.

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Una norma del decreto legge sulla Riforma della Pubblica Amministrazione consente alle Pa di collocare in quiescenza forzosa i dipendenti che abbiano raggiunto i 41 anni e 6 mesi di contributi e 62 anni di età. Ma l'atto dovrà essere adeguatamente motivato.

Kamsin Con decisione motivata con riferimento alle esigenze organizzative e ai criteri di scelta applicati e senza pregiudizio per la funzionale erogazione dei servizi, le pubbliche amministrazioni incluse le autorita' indipendenti, possono, al perfezionamento dei requisiti per la pensione anticipata (41 anni e 6 mesi di contributi per le donne, 42 anni e 6 mesi per gli uomini) risolvere il rapporto di lavoro e il contratto individuale anche del personale dirigenziale, con un preavviso di sei mesi al perfezionamento del 62° anno di età. 

E' quanto ha previsto l'articolo 1 del Decreto legge di Riforma della Pubblica Amministrazione (Dl 90/2014) che ha dunque esteso e reso strutturale la facoltà prevista - in via temporanea sino al 31 Dicembre 2014 - dall'articolo 72 del Dl 112/2008.

Per effetto della modifica, pertanto, i dipendenti pubblici potranno, al perfezionamento dei requisiti contributivi per la pensione anticipata e al compimento dell'età di 62 anni, essere collocati in pensione d'ufficio dalla Pubblica Amministrazione. L'esercizio del potere unilaterale da parte dell'ente non è tuttavia discrezionale. La legge infatti lo riconduce ad una scelta motivata dalla quale emergano determinate "esigenze organizzative" dell'ente (come ad esempio la soppressione di una determinata struttura o area di attività in cui il dipendente presta servizio) nonchè ai "criteri di scelta applicati" nell'individuazione dei destinatari del collocamento a riposo d'ufficio.

La precisazione è importante in quanto, qualora la scelta non sia adeguatamente sorretta da tali motivazioni (oggettive e soggettive) il dipendente pubblico potrà impugnare in sede giurisdizionale il provvedimento contestando la mancanza di uno dei requisiti di legge.

Interessate dalla misura sono tutte le amministrazioni dello Stato come individuate dall'articolo 1, comma 2 del Dlgs 165/2011. Vi rientrano pertanto anche gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunita' montane. e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale.

La legge precisa inoltre che la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro può essere esercitata, con le medesime condizioni, nei confronti dei dirigenti medici del ruolo sanitario ma in tal caso non prima dei 65 anni. Mentre sono esclusi i magistrati, professori universitari, Avvocati e Procuratori dello Stato e i primari.

Il grafico sottostante mostra gli effetti del Dl 90/2014 sui lavoratori del comparto pubblico che hanno raggiunto un diritto a pensione anticipata prima dell'età della vecchiaia.

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I dipendenti pubblici potranno inoltrare denuncia In presenza di condotte illecite di cui siano venuti a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro anche all’Autorità Nazionale Anticorruzione.

Kamsin In presenza di condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, il dipendente pubblico potrà inoltrare denuncia anche all’Autorità Nazionale Anticorruzione. E' quanto prevede l'articolo 31 del Decreto legge sulla Pubblica Amministrazione che novella - in un'ottica di rafforzare il contrasto alla corruzione - l'articolo 54-bis del testo unico sul pubblico impiego (decreto legislativo n. 165 del 2001), aggiunto di recente dalla legge 190/2012 (cd. 'legge Severino' in materia di anticorruzione).

L'obbiettivo è il rafforzameno della tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti. Com'è noto l'articolo 54-bis del Dlgs 165/2001 prevede che, fuori dei casi di responsabilità penale a titolo di calunnia o diffamazione, ovvero di responsabilità civile per lo stesso titolo ai sensi dell'articolo 2043 c.c., il pubblico dipendente che denuncia all'autorità giudiziaria o alla Corte dei conti, ovvero riferisce al proprio superiore gerarchico condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non possa essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia.

La norma stabilisce inoltre l’impossibilità di rivelare, nell'ambito del procedimento disciplinare, l'identità del dipendente segnalante, senza il suo consenso, sempre che la contestazione dell'addebito disciplinare sia fondata su accertamenti distinti e ulteriori rispetto alla segnalazione. Qualora la contestazione sia fondata, in tutto o in parte, sulla segnalazione, l'identità può essere rivelata ove la sua conoscenza sia assolutamente indispensabile per la difesa dell'incolpato. L'adozione di misure discriminatorie è segnalata al Dipartimento della funzione pubblica, per i provvedimenti di competenza, dall'interessato o dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative nell'amministrazione nella quale le stesse sono state poste in essere. Sempre a fini di tutela del dipendente pubblico, la denuncia è sottratta all'accesso agli atti previsto dagli articoli 22 e ss. della legge n. 241 del 1990 sul procedimento amministrativo.

Dunque con l'intervento in questione vengono estesi i possibili destinatari della denuncia del pubblico dipendente, ricomprendendovi l'A.N.A.C - alla quale il decreto legge 90/2014 attribuisce - tra le sue funzioni, il ricevimento di notizie e segnalazioni di illeciti.

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