Pubblico Impiego
Riforma Pensioni, per gli statali l'età pensionabile è a 65 anni
Con l'abolizione del trattenimento in servizio, previsto dal dl 90/2014 a partire dal 31 Ottobre 2014, i lavoratori della pubblica amministrazione saranno collocati in quiescenza al compimento del 65° anno di età, cioè al raggiungimento del limite ordinamentale vigente in molte Pa. Kamsin Esclusi i magistrati e i professori universitari che potranno raggiungere il 70° anno di età (godendo peraltro di una pensione piu' succulenta grazie all'attivazione di coefficienti di trasformazione piu' elevati). La prosecuzione del rapporto di lavoro fino ai nuovi limiti anagrafici (66 anni 3 mesi) potrà essere ammessa solo per far sì che l'interessato acquisisca la pensione qualora a 65 anni non risulti perfezionato alcun diritto.
Come si ricorderà infatti l’articolo 2, comma 5, del Dl 101/2013 ha interpretato autenticamente l’articolo 24 della riforma Monti-Fornero nel senso che per i lavoratori dipendenti delle pubbliche amministrazioni il limite ordinamentale – al raggiungimento del quale l’amministrazione deve far cessare il rapporto di lavoro se il lavoratore ha conseguito, a qualsiasi titolo, i requisiti per il diritto a pensione – non è modificato dall’elevazione dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia; si fa eccezione solo per il trattenimento in servizio o per far conseguire all’interessato la prima decorrenza utile della pensione. Ora con l'abolizione del trattenimento in servizio sarà possibile pertanto superare il limite ordinamentale solo per far conseguire la pensione di vecchiaia quando l'interessato non ha maturato un diritto a pensione anticipata entro il 65° anno di età. Resta ferma comunque la possibilità di permanere sul posto di lavoro per il raggiungimento dell'anzianità contributiva minima richiesta per la pensione di vecchiaia (cioè 20 anni) anche se tale requisito dovesse risultare perfezionato successivamente al compimento dell'età anagrafica prevista per la pensione di vecchiaia.
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Riforma Pensioni, stop agli incarichi di consulenza ai pensionati nelle Pa
Le pubbliche amministrazioni non potranno piu' conferire incarichi di studio e di consulenza, né incarichi dirigenziali o direttivi o cariche in organi di governo di amministrazioni pubbliche, a soggetti già lavoratori pubblici e privati collocati in quiescenza, a meno che non si tratti di incarichi o cariche conferiti a titolo gratuito. Kamsin E' quanto prevede l'articolo 6 del decreto legge sulla Riforma della Pubblica Amministrazione, provvedimento che sarà approvato definitivamente domani con la terza lettura da parte della Camera. Il divieto trova applicazione per gli incarichi conferiti a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto-legge e sarà esteso anche agli incarichi o cariche presso organi costituzionali.
Piu' in dettaglio il provvedimento precisa che le pubbliche amministrazioni non possono conferire i suddetti incarichi non solo in organi di governo di amministrazioni pubbliche, ma anche di enti e società da essi controllati, ad eccezione dei componenti delle giunte degli enti territoriali e degli organi elettivi degli ordini e dei collegi professionali, a meno che non si tratti di incarichi o cariche conferiti a titolo gratuito. In tal caso la durata degli incarichi e delle cariche conferiti non può essere comunque superiore a un anno, non prorogabile né rinnovabile, presso ogni singola amministrazione. Nel provvedimento si specifica anche l'obbligo di rendicontare eventuali rimborsi spese corrisposti nei limiti fissati dall'organo competente dell'amministrazione interessata e che il divieto riguarda anche gli organi costituzionali, che si adeguano a quanto previsto nell'ambito della propria autonomia.
Dalla stretta sono dunque esenti solo gli incarichi delle giunte comunali e degli organi elettivi degli ordini e dei collegi professionali.
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Decreto Pa, Rughetti (Pd): stiamo rafforzando la staffetta generazionale
L`obiettivo della "staffetta generazionale" è uscito «rafforzato» dalla Camera visto che «abbiamo esteso il pensionamento d`ufficio ai dirigenti, in particolare medici e professori universitari, prima esclusi». Kamsin E' quanto ha indicato il sottosegretario Angelo Rughetti, in una intervista rilasciata al Sole24ore. Il sottosegretario ricorda come il Dl sulla Pa sia "solo il primo tempo» di una riforma più strutturale dell`amministrazione pubblica. A partire dai dirigenti, «per i quali cambierà la retribuzione. Ci sarà più mobilità e a ogni cambio di mansione scatterà una nuova retribuzione, legata alla maggiore o minore difficoltà dell`incarico».
Le tante modifiche apportate al testo non lo hanno quindi un po` ammorbidito?
Direi di no. La staffetta generazionale è confermata, anzi ampliata visto che abbiamo esteso il pensionamento d`ufficio ai dirigenti, soprattutto medici e professori universitari. Assieme ai deputati abbiamo anche introdotto norme più eque, come per esempio, il tetto dei 240 mila euro ai compensi degli avvocati dello Stato.
Però sui militari avete lasciato in vigore il regime speciale dell`ausiliaria per chi è in pensione e viene richiamato in servizio...
Sì, però abolendo solo il trattenimento in servizio rischiavamo di complicare la normativa, esponendoci al rischio di contenziosi. A mio avviso il testo del Dl non è affatto peggiorato. E non si può rimproverare al Governo di non aver avuto coraggio. Il messaggio che abbiamo dato è che non ci sono più interessi particolari che vengono prima di quelli generali, dell`intera collettività. Anche sulle Camere di commercio, per esempio, abbiamo sì diluito il taglio ai diritti dovuti dalle imprese su tre anni, ma poi scatterà il processo di riorganizzazione dell`intero sistema camerale che dovrà coniugare efficienza e utilità delle camere a un alleggerimento dei costi per le aziende.
Sul ripristino di «quota96» per consentire a circa 4mila insegnanti di poter andare in pensione a settembre con i requisiti pre-Fomero c`è un braccio di ferro con la Ragioneria dello Stato...
La questione è sulle coperture. Ma faccio presente che per il 2014 parliamo di 35 milioni di euro. Per ora si sta sulla relazione tecnica fatta dalla commissione Bilancio della Camera e stiamo verificando i numeri dei possibili beneficiari.
Il processo di riordino della pubblica amministrazione è iniziato. E si completerà con il disegno di legge delega...
Esatto. Partiremo da questo punto fermo che vede il dipendente pubblico prima di tutto come un dipendente della Repubblica, e poi dell`ente presso cui lavora. In quest`ottica va la proposta dell`albo unico della dirigenza. Non ci dovranno più essere steccati e paletti tra pubbliche amministrazioni. Un principio che è alla base anche dell`introduzione della mobilità obbligatoria entro i 5o km. Che è stata mantenuta.
Ma torniamo ai dirigenti. Come pensate di intervenire?
Toccheremo la parte retributiva. L`obiettivo è quello di pagare di più chi fa cose utili e più difficili. Ci sarà più mobilità e in caso di cambio di mansione non ci sarà più il galleggiamento della retribuzione, come avviene ora, ma gli stipendi cambieranno di volta in volta. In particolare si modificherà l`indennità di posizione, solo la parte variabile. Poi si darà più spazio a una reale valutazione. I principi fissati nella legge Brunetta sono condivisibili. Ma hanno dimostrato dei limiti, soprattutto se il giudizio è riferito solo alla performance del singolo dirigente e non della struttura. Oggi è un`eccezione trovare un dirigente che non raggiunge il 95% degli obiettivi assegnati. E quindi riceve soldi a pioggia"
Zedde
Pensioni, Madia: via dalla Pa chi ha raggiunto i 42 anni di contributi
I dipendenti pubblici che hanno raggiunto la massima anzianità contributiva potranno essere collocati in pensione d'ufficio dalle Pa al raggiungimento dei 62 anni. Kamsin La Ministra Marianna Madia difende la misura che è stata introdotta in Commissione Affari Costituzionali con un emendamento al Dl 90/2014 (su Pensioni Oggi i dettagli della norma) nel corso dell'intervista rilascia a Roberto Giovanni del Quotidiano "La Stampa". La norma si appresta ad essere votata in queste ore alla Camera.
"Il mio bilancio è molto positivo. Temevo che in Parlamento si potessero manifestare forze che si facevano portatrici delle tante resistenze e dei tanti interessi particolari che sono stati toccati. Invece in Commissione c`è stato un dibattito molto onesto, che ci ha permesso di migliorare il testo anche in punti in cui oggettivamente era poco equilibrato. Abbiamo mantenuto l`impianto, senza snaturarlo, e migliorandolo. Su nodi spinosi - segretari comunali, avvocati dello Stato e pubblici, Camere di Commercio, incentivi per i dirigenti - abbiamo trovato soluzioni eque. È importante che si sia potuto discutere in modo concreto e non paralizzante" ha detto il Ministro.
Sì, ma adesso in Aula a Montecitorio si annunciano mille emendamenti...
«Appunto, abbiamo discusso per una settimana, giorno e notte, in Commissione; mille emendamenti sono un`esagerazione. Valuteremo se mettere la fiducia».
Poi ci sarà l`esame della legge delega. Non teme imboscate parlamentari?
«Il ddl delega è calendarizzato in Senato, spero in una approvazione entro la fine dell`anno per varare dall`inizio del 2015 i decreti delegati. L`esito del confronto sul decreto mi rende più ottimista.
È stata davvero una bella discussione, anche considerando le resistenze molto forti di interessi particolari, che hanno premuto sia sul governo che su singoli parlamentari. I rappresentanti di questi interessi ce li siamo a volte ritrovati proprio davanti la porta della Commissione...».
Lobbisti? Di chi?
«Tantissimi, non posso citarli tutti».
Davvero non avete «mollato» su nulla?
«Macché. Sui distacchi sindacali dimezzamento era, e dimezzamento è rimasto. Sulla mobilità obbligatoria nel pubblico impiego, resta la regola che non saranno i sindacati a gestirla. Abbiamo solo inserito una deroga per le madri con figli che hanno meno di tre anni e per chi usufruisce della legge 104 e ha un disabile a carico».
Tuttavia la riforma non genera risparmi di spesa, e la cosa non è piaciuta a Renzi...
«I capisaldi della riforma erano l`equità e il cambiamento della pubblica amministrazione. Non volevamo fare cassa. Ma ci sono norme che producono risparmi significativi».
E sull`età di pensionamento dei «pubblici»? State sfasciando la riforma Fornero?
«Nessuna deroga, nessun pensionamento generalizzato a 62 anni. Abbiamo solo applicato una misura che già esiste nel privato. Quando il dipendente pubblico raggiunge il massimo dell`anzianità contributiva possibile, cioè i 42 anni e sei mesi prescritti dalla legge Fornero, l`amministrazione può unilateralmente dire al lavoratore di andare in pensione d`ufficio».
Uno degli obiettivi della riforma era liberare posti per i giovani. Par di capire che non ci sia da aspettarsi granché.
«C`è comunque una forte inversione di tendenza. Abbiamo varato norme giuste, che hanno generato grandi proteste. Pensiamo ai professori, oppure ai magistrati, con l`abolizione dell`istituto del trattenimento in servizio per tutti. Prima l`amministrazione concedeva a tutti il "trattenimento in servizio", che in teoria era discrezionale . E se si considera che i trattenimenti erano già compresi nei limiti assunzionali, quella persona che rimaneva in servizio rubava un posto a un giovane».
E poi gliene rubava un altro da pensionato, in qualità di consulente.
«Infatti. Per questo ora c`è il divieto assoluto di continuare per i pensionati ad avere lavori nella pubblica amministrazione. Al massimo si può restare un anno, e a titolo gratuito».
Sicura che non riusciranno a trovare una scappatoia?
«Violerebbero la legge. Sfido le amministrazioni a farlo».
Zedde
Decreto Pa, Madia: decisione entro la settimana. Possibile la fiducia
Sono oltre mille gli emendamenti presentati alla Camera al decreto legge di riforma della pubblica amministrazione. E' sempre più probabile quindi che sul provvedimento, che ieri ha visto l'avvio della discussione generale nell'Aula di Montecitorio, dopo l'ok delle Commissioni Affari Costituzionali, che il governo chiederà la questione di fiducia. Kamsin L'esecutivo intende infatti chiudere la prima lettura entro venerdì in modo da poter incardinare un testo "blindato" al Senato la prossima settimana ed ottenere la conversione in legge prima della pausa estiva. "Dipenderà anche dal fatto se c'è la volontà di tutti i gruppi di continuare un dibattito costruttivo, come si è fatto in Commissione" ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione, Marianna Madia.
Ieri tuttavia sono piovute le prime grane da parte della Ragioneria dello Stato che ha dato parere negativo (vedi i dettagli) sulle misure in favore dei quota 96 della scuola e dei lavoratori precoci. Il ministro in aula ha tuttavia ieri voluto spiegare una delle novità più saliente del decreto, come rivisto dalla commissione Affari costituzionali della Camera, ovvero quella modifica che dà la facoltà, entro determinati vincoli, di mandare a riposo i dipendenti più in là con l'età e prendere al posto loro dei giovani: le eccellenze, le risorse «indispensabili non saranno sostituite»; per gli altri pensionabili d'ufficio a decidere sarà la singola amministrazione. Il pensionamento d'ufficio, secondo quanto prevede l'emendamento, si può attivare dopo il raggiungimento della massima anzianità contributiva (42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne) se sono stati raggiunti i 62 anni, che diventano 65 per docenti e ricercatori universitari e medici. Non si applica, invece, ai magistrati.
Ora il decreto darà una indicazione precisa alle amministrazioni che vogliono svecchiare il loro organico. Ma per i fiori all'occhiello non c'è nulla da temere, dato che, evidenzia il ministro, il dl stabilisce come il pensionamento "obbligato" debba essere anche «motivato» e non possa pregiudicare i servizi. Spiegando il meccanismo della nuova norma Madia risponde anche alle critiche secondo cui "mandare in pensione a 65 anni tutto il personale medico universitario non è frutto di una buona logica". Ha spiegato la Madia: con il dl "responsabilizziamo molto le amministrazioni", sarà il singolo ente a dover capire se un suo dipendente, inclusi dirigenti, professori o primari, sia "un'eccellenza che serve o se invece ha senso dare opportunità alle nuove generazioni".
Zedde
Riforma Pensioni, Madia: il pensionamento a 62 anni sarà facoltà della Pa
Sul pensionamento d'ufficio "noi responsabilizziamo molto le amministrazioni: è l'amministrazione che deve capire se quella è un'eccellenza, che serve o se invece ha senso dare opportunità alle nuove generazioni". Kamsin E' quanto ha commentato oggi il ministro della Pa, Marianna Madia, parlando, a margine dei lavori alla Camera, delle novità inserite nel decreto legge di riforma della pubblica amministrazione che, come già anticipato da Pensioni Oggi, consente alle Pa di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro al perfezionamento della massima anzianità contributiva (cioè 42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne) purchè il dipendente abbia raggiunto i 62 anni.
"Noi non andiamo in deroga alla Fornero - spiega - ma abbiamo posto una serie di paletti" di anzianità e anagrafici, specificando la necessità di motivare la scelta "con criteri oggettivi", così da applicare la norma "in modo virtuoso e non vizioso o arbitrario". In questo modo, aggiunge il ministro, "le eccellenze indispensabili non saranno sostituite, potranno restare. Ma, in alternativa, ci sarà la possibilità di fare entrare giovani". Sul numero di uscite possibili attraverso gli strumenti previsti nel dl, il ministro non fa stime: "esistono delle platee potenziali, ma bisogna capire quante sarebbero andate in pensione di loro spontanea volontà e, poi, tra quelle che non l'avrebbero richiesto, quelle a cui lo richiede l'amministrazione". Di certo, sottolinea Madia, "la norma non basta a sbloccare le ingiustizie subite e che stanno subendo le giovani generazioni, ma segna un'inversione di tendenza forte".
Generazione cattivi maestri pensi anche a turnover - "Se la generazione di chi finora è stato cattivo maestro, altrimenti non ci avrebbe portato fin qui, si deve porre un problema: quello dell'innalzamento delle percentuali di turn-over. Mentre non serve fare una battaglia per l'eccellenze, visto che lo strumento messo a disposizione con il decreto dà la possibilità di far restare coloro che rappresentano una risorsa". Così il ministro della Pa, Marianna Madia, parlando del pensionamento d'ufficio. "Non c'è quindi alcun problema di lesa maestà", ha indicato il Ministro.
Zedde