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Riforma Pensioni, con la proposta Damiano un anticipo sino a 4 anni sull'età pensionabile
Il testo del disegno di legge preparato Damiano e da Baretta prevede un'uscita dal lavoro anticipata di 4 anni ma lasciando nelle casse dell'erario alcuni denari.
Kamsin Il Governo e l'Inps stanno continuando a studiare i meccanismi per introdurre una qualche forma di flessibilità in uscita a partire dal 1° gennaio del prossimo anno. L'ipotesi che sostanzialmente registra i maggiori consensi a livello politico (soprattutto all'interno della maggioranza) è la proposta Damiano-Baretta che prevede uscite a partire da 62 anni e 35 di contributi con penalizzazioni man mano decrescenti a partire da una soglia pari all'8% (vedi pensionamenti flessibili per ulteriori dettagli).
Il meccanismo mira sostanzialmente a concedere un anticipo di almeno 4 anni rispetto agli attuali requisiti previsti per il trattamento di vecchiaia agevolando in questo modo la cd. staffetta generazionale. Secondo fonti vicine all'esecutivo il Governo potrebbe accettare questo schema di massima aumentando però la penalità di un ulteriore 3% per far quadrare i conti. In tal modo chi uscirà a 62 anni e 35 anni potrebbe "beccarsi" una decurtazione non piu' dell'8% bensì dell'11%.
C'è poi un'altra condizione: l'importo dell'assegno così decurtato non potrà risultare inferiore a 1,5 volte l'importo dell'assegno sociale. Vale a dire che il rateo dovrà essere superiore almeno a 672 euro lordi al mese.
Per quanto riguarda la decurtazione nella proposta si precisa che questa interesserà comunque le sole quote retributive dell'assegno e quindi intaccherà maggiormente l'importo della rendita dei lavoratori anziani rispetto a quelli piu' giovani (che, com'è noto, hanno una minore parte dell'assegno determinato con il calcolo retributivo). La penalità risulterebbe pertanto assente nei confronti dei lavoratori il cui primo accredito contributivo è successivo al 31 dicembre 1995: costoro hanno infatti l'intero assegno determinato con il sistema contributivo e quindi sostanzialmente non potrà darsi l'applicazione della penalità in parola.
L'altra ipotesi pur sul tavolo dell'esecutivo, quella del ricalcolo tutto con il contributivo, riscontra una maggiore divisione a livello politico. Fonti di Governo fanno tuttavia osservare come tale ipotesi, oltre a comportare minori oneri per le casse pubbliche, sarebbe piu' equa in quanto legherebbe l'importo dell'assegno alla reale consistenza dei contributi versati. Gli assegni in questo caso, però, si ridurrebbero di un importo maggiore rispetto a quanto indicato da Damiano-Baretta.
Il confronto si riattiverà comunque a giugno, dopo le elezioni regionali. Entro la fine del prossimo mese infatti l'Inps presenterà la propria proposta per la flessibilità in uscita e per introdurre un ammortizzatore sociale per gli ultra 55enni senza lavoro. In parallelo la Commissione Lavoro della Camera continuerà l'esame delle proposte sulla flessibilità in uscita a cui si dovranno aggiungere i disegni di legge depositati lo scorso mese di Aprile sulla settima salvaguardia dal Partito Democratico e dalla Lega Nord.
seguifb
Zedde
Pensioni, il Governo conferma il blocco dell'indicizzazione sopra i 3mila euro al mese
Il Governo ha approvato il decreto legge sulle rivalutazioni delle pensioni interessate dal blocco biennale dell'indicizzazione. Gli assegni superiori a sei volte il minimo inps non vedranno alcun effetto mentre quelli inferiori otterrano una mancia una tantum.
Kamsin I rimborsi per i pensionati con trattamenti ricompresi tra 3 e 6 volte il minimo, oggetto del recente decreto legge 65/2015 varato lunedì scorso dal Governo saranno automatici. Non dovranno essere prodotte particolari istanze o domande da parte degli interessati. Sarà l'Inps il primo di Agosto a restituire una somma una tantum oscillante tra i 300 euro e gli 800 euro per chiudere i conti con il blocco dell'indicizzazione del biennio 2012-2013.
A questi importi dovrebbero aggiungersi anche ulteriori denari per coprire il trascinamento sull'anno 2014 e dei primi sette mesi del 2015 mentre la partita per gli ultimi mesi del 2015 e 2016 si risolverà probabilmente con un piccolo incremento dell'assegno a partire da settembre. Si vedrà. Anche perchè non è detto che nel corso di conversione in legge del decreto non si apportino modifiche in quanto il meccanismo di rivalutazione del biennio 2014-2015 e dell'anno 2016 non risulta del tutto chiaro (qui intanto è possibile stimare gli effetti sull'assegno del decreto legge varato dal Governo).
Il bonus sarà comunque molto ridotto rispetto a quanto il Governo avrebbe, in teoria, dovuto corrispondere dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Le cifre messe sul piatto copriranno infatti poco piu' del 20% del dovuto per gli assegni tra 3 e 4 volte il minimo e si ridurranno gradualmente sino al 5% del dovuto nell'ultima fascia, quella ricompresa tra 5 e 6 volte il minimo. A bocca asciutta rimarranno gli assegni superiori a 6 volte il minimo per i quali, in pratica, il Governo ha ripristinato completamente la normativa previgente alla decisione della Consulta. Una decisione che ha mandato su tutte le furie le associazioni di categoria (in primis Federmanager e ManagerItalia) le quali sono pronte a dare il via ad una nuova battaglia legale in Tribunale.
Gli assegni superiori a 6 volte il minimo sono, del resto, quelli che hanno perso di piu', in termini assoluti, nel corso di questi anni. Si pensi che un assegno da oltre 3000 euro lordi nel 2011 ha già lasciato sul terreno oltre 6mila euro in tre anni e mezzo e si trascina dietro una perdita perpetua di oltre 150 euro al mese. Non proprio briciole.
Seguifb
Zedde
Riforma Pensioni, M5S deposita nuovo ddl per estendere l'opzione donna
E' stato depositato ieri in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati il ddl 3114 a firma dei deputati Ciprini-Tripiedi (M5S) in materia di estensione del regime sperimentale donna sino al 31 dicembre 2018 e l'applicazione di particolari benefici previdenziali (in termini soprattutto di contribuzione figurativa) per le lavoratrici madri e per coloro che assistono i familiari disabili ai sensi della legge 104/1992 (i cd. caregiver). Il ddl, ricordano i firmatari, intende ribadire il ruolo dello Stato rispetto al riconoscimento del valore universale della maternità e dei lavori di cura familiare e consentire un anticipo dell'età pensionabile per questi lavoratori. Tra le novità da segnalare la fonte di finanziamento delle misure che viene reperita attraverso la previsione di un tetto alle pensioni d'oro superiori a 5mila euro lordi al mese (10 volte il trattamento minimo inps). Analoghi tetti verrebbero introdotti dagli organi competenti, nei confronti dei vitalizi dei parlamentari e dei consiglieri regionali. I contenuti nel ddl non sono, in verità, del tutto nuovi ma piuttosto riprendono diverse proposte già all'esame della Commissione Lavoro della Camera nell'ambito delle cd. pensioni flessibili. Esame che riprenderà a Giugno in quanto questa settimana non sono previste convocazioni per la Commissione Lavoro della Camera. In calendario c'è l'audizione dei vertici Inps, Istat e del Governo.
Documenti: il testo del ddl 3114
seguifb
Zedde
Pensioni, per le lavoratrici assegni del 30% piu' bassi degli uomini
Donne penalizzate nel mondo del lavoro e, quindi, anche nel trattamento pensionistico. In media i loro assegni sono del 30% inferiori a quelli degli uomini, con una media di oltre 1.500 euro al mese per gli ex lavoratori e di poco più di 1.000 euro per le ex lavoratrici. Secondo i dati forniti dal Cnel nel corso di un'audizione in Commissione Lavoro della Camera questa settimana, la situazione delle donne nel welfare italiano è di sostanziale svantaggio. Nel mondo del lavoro la disoccupazione è per le donne più alta rispetto agli uomini, e - nonostante la maggiore tenuta dell'occupazione femminile negli anni della crisi - la quota di donne occupate in Italia rimane sempre molto inferiore alla media Ue. L'insieme dei servizi alla famiglia (cura della prole, assistenza agli anziani, ecc.) continua inoltre ad essere erogato essenzialmente da donne, sottraendole al circuito lavoro-produzione di reddito-fruizione di trattamento pensionistico.
seguifb
Zedde
Rimborsi Pensioni, Padoan spiega come saranno rivalutati gli assegni
Il Ministro dell'Economia PierCarlo Padoan ha spiegato martedì presso le Commissioni Lavoro riunite di Camera e Senato gli effetti e le modalità della riarticolazione dell'indicizzazione delle pensioni contenuta nel decreto legge 65/2015. Kamsin «Il decreto legge - ha detto Padoan - interviene sulla regolamentazione del regime pensionistico per gli anni 2012 e 2013 (direttamente incisi dalla sentenza) e per gli anni successivi. L’intervento in esame si pone un duplice obiettivo. Da un lato, dare attuazione alla Sentenza n. 70/2015, nell’ottica di ripristinare un adeguamento al costo della vita relativamente agli anni in esame per le pensioni di importo compreso tra circa 1.500 euro lordi e circa 3.000 euro lordi mensili, ispirato a criteri di proporzionalità e nell’ottica di una garanzia di adeguatezza delle prestazioni. Per le pensioni di importo superiore a circa 3.000 euro lordi mensili, la rivalutazione non viene invece riconosciuta, nell’ambito di un’impostazione solidaristica sia intra-generazionale, sia intergenerazionale, in presenza di vincoli di bilancio stringenti».
«La graduazione della rivalutazione in ragione dell’importo del trattamento pensionistico - continua Padoan - risponde al principio della solidarietà intra-generazionale. In un’ottica intergenerazionale, occorre riconoscere che il pagamento di 17,6 miliardi nel 2015, e di circa 4,5 miliardi annui nei prossimi anni, si rifletterebbe negativamente sulla pressione fiscale e sulla fornitura di servizi pubblici e trasferimenti, inclusi quelli alle generazioni più giovani.
Dall’altro, coniugare i principi sanciti dalla Sentenza n. 70/2015 con il mantenimento degli obiettivi di finanza pubblica di convergenza verso l’obiettivo di medio termine (equilibrio di bilancio in termini strutturali), che parimenti si sostanzia in un interesse generale del Paese come sancito dalla Costituzione.
La disposizione adottata prevede, per i trattamenti pensionistici di importo complessivo superiore a tre volte il trattamento minimo INPS, il riconoscimento della rivalutazione relativa agli anni 2012 e 2013 secondo le seguenti modalità:
per gli anni 2012 e 2013:
1) nella misura del 40 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo INPS con riferimento all'importo complessivo dei trattamenti medesimi.
2) nella misura del 20 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a quattro volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS, con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi.
3) nella misura del 10 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo INPS, con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi.
4) la rivalutazione non è riconosciuta per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo INPS con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi.
Per il periodo successivo:
1) negli anni 2014 e 2015 nella misura del 20 per cento di quanto stabilito per le mensilità del biennio 2012-2013, come sopra descritto;
2) a decorrere dall’anno 2016 nella misura del 50 per cento di quanto stabilito per le mensilità del biennio 2012-2013, come sopra descritto».
«A titolo puramente esemplificativo - conclude Padoan - e sulla base di valutazioni di massima, attese le diverse specificità dei pensionati interessati in relazione alle condizioni soggettive e allo specifico importo di pensione, possiamo dire che nel caso di un pensionato che riceve un assegno di circa 1.700 euro lordi mensili, che si colloca fra 3 e 4 volte il trattamento minimo, il beneficio di questo intervento per l’anno 2015 è stimabile in circa 750 euro netti; per un pensionato che riceve un assegno di circa 2.200 euro lordi mensili, che si colloca fra 4 e 5 volte il trattamento minimo, il beneficio è stimabile in circa 460 euro netti; per chi riceve un assegno di circa 2.700 euro lordi mensili, che si colloca fra 5 e 6 volte il trattamento minimo, il beneficio è stimabile in circa 280 euro netti».
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Zedde
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Esodati, depositata alla Camera interrogazione per approvazione settima salvaguardia
E' stata depositata questa settimana in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati un'interrogazione promossa da Walter Rizzetto (M5S) al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti per conoscere le reali intenzioni del Governo sull'approvazione della settima salvaguardia in materia previdenziale. Kamsin — Per sapere – premesso che:
è noto che la cosiddetta riforma Fornero dell'anno 2011 ha modificato i presupposti per accedere al trattamento pensionistico non consentendo di godere del diritto alla pensione a migliaia di persone che avevano provveduto al versamento dei contributi previdenziali;
tale riforma ha pertanto determinato una serie di categorie di persone da salvaguardare con ulteriori interventi correttivi della «riforma Fornero», tra le quali, quella dei cosiddetti «lavoratori esodati», ossia coloro che sono stati espulsi dalle aziende in forza di accordi tra le parti sociali in base alla normativa previgente la riforma e che ha impedito agli stessi di andare in pensione, sebbene prossimi al conseguimento dei requisiti pensionistici di vecchiaia o anzianità;
per riparare a tale grave situazione, di notevole contenuto sociale, nel tempo l'Esecutivo ha adottato provvedimenti di «salvaguardia» per consentire ad alcune categorie di persone di accedere al trattamento previdenziale in base alla normativa previgente la «riforma Fornero». Sono stati adottati sei interventi di salvaguardia; l'ultimo si è concretizzato con la legge n. 147 del 2014, a tutela di una serie di lavoratori: da quelli in mobilità a quelli che hanno versato contributi volontari;
tuttavia, ad oggi, sono rimaste ignorate quindi non tutelate ulteriori categorie di persone, ancor più danneggiate di altre per le quali si è proceduto alla salvaguardia. Si tratta di quei soggetti rimasti privi di qualsiasi sostegno economico, poiché all'entrata in vigore della riforma delle pensioni già non avevano un posto di lavoro o lo hanno perso in questi anni, e se non fosse stata attuata la «riforma Fornero», avrebbero avuto il diritto di accedere al trattamento pensionistico dal 2012/2013 entro l'intero anno 2016;
ebbene, individuando gli ulteriori criteri necessari, si ritiene urgente procedere ad un censimento attraverso l'Inps che consenta di individuare queste categorie di persone rimaste fuori dai precedenti provvedimenti di salvaguardia sebbene siano state fortemente danneggiate dalla «riforma Fornero»;
è evidente, infatti, che non sia equo procedere alla salvaguardia solo di alcune categorie di pensionati ed, invece, escludere persone che si trovano in condizioni ancora più disagiate, poiché non consentendo alle stesse di accedere alla pensione, è stato impedito loro di ottenere quella che sarebbe stata l'unica fonte di reddito che da tempo attendevano, considerando che si tratta di soggetti che all'entrata in vigore della «riforma Fornero» erano già privi di un sostegno economico o lo sono a tutt'oggi, poiché non avevano un posto di lavoro o lo hanno perso in questi anni –:
quali siano gli orientamenti del Ministro in relazione a quanto esposto in premessa;
se il Ministro intenda adottare, urgentemente, un'iniziativa normativa di salvaguardia a tutela dei soggetti ancora esclusi come descritti in premessa, dopo aver proceduto – attraverso l'ente previdenziale – ad un censimento di questa tipologia di persone, considerando che l'individuazione esatta di queste categorie di soggetti senza più alcun reddito, è essenziale per porre in essere un intervento normativo di salvaguardia. (5-05650)
Seguifb
Zedde
Pensioni, In Gazzetta il Decreto sulla rivalutazione degli assegni. Ecco il Testo
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge Poletti sulla rivalutazione dei trattamenti pensionistici interessati dal blocco biennale dell'indicizzazione. Rimborsi il 1° Agosto.
Kamsin E' in vigore ufficialmente da ieri il Decreto Legge 65/2015 sulle rivalutazioni delle prestazioni previdenziali coinvolte nella sentenza della Consulta dello scorso Aprile. Il provvedimento governativo interviene sul comma 25 dell'articolo 24 del Decreto Legge 201/2011 introducendo, retroattivamente, un diverso sistema di indicizzazione degli assegni superiori a 3 volte il trattamento minimo inps e sino a 6 volte il minimo.
Nello specifico il provvedimento riconosce per il biennio 2012-2013 una rivalutazione, sull'intero importo del trattamento, pari al 100% sugli assegni sino a 3 volte il minimo (confermando sostanzialmente la normativa in vigore); al 40% sino a 4 volte il trattamento minimo; al 20% sino a 5 volte il minimo e del 10% sino a 6 volte il minimo. Non è corrisposta alcuna rivalutazione per gli importi superiori a 6 volte il minimo. Nel biennio 2014-2015 la rivalutazione di tali trattamenti passa al 20% per tutte le fasce sopra menzionate (cioè da 3 a 6 volte il minimo) e dal 1° gennaio 2016 la rivalutazione sale al 50%. Dal 2017 la rivalutazione di tali trattamenti tornerà ancorata alle regole generali. Nel provvedimento si specifica inoltre che gli arretrati saranno corrisposti il prossimo 1° agosto una tantum.
I pensionati potenzialmente interessati dalla misura sono coloro che avevano un assegno, a carico della previdenza obbligatoria, ricompreso tra i 1405 euro e i 2.810 euro lordi al 31 dicembre 2011 (con fascia di garanzia sino a 2.886 euro). Questi assegni infatti nel biennio 2012-2013 non hanno ottenuto alcuna rivalutazione e si sono trascinati una perdita nel corso degli anni. Con la normativa appena varata sarà sostanzialmente consentito loro di ottenere un trattamento leggermente superiore a quello attualmente erogato.
Nel provvedimento ci sono anche altre misure sul sistema previdenziale. La data di pagamento di tutte le prestazioni previdenziali viene spostata al primo di ogni mese a partire dal 1° giugno; si sterilizzano gli effetti negativi dell'andamento quinquennale del Pil (il cd. tasso di capitalizzazione) sul montante contributivo; si rifinanzia di un miliardo il Fondo Sociale per l'Occupazione per garantire gli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2015 e i contratti di solidarietà.
Documenti: decreto legge 65/2015
seguifb
Zedde
Riforma Pensioni, Damiano: troppo penalizzante l'ipotesi contributivo per tutti
Poletti conferma che le eventuali correzione della legge Fornero prenderanno forma con la legge di stabilità e aggiunge: «Quando il Governo avrà tutti gli elementi, incontrerà le parti».
Kamsin L'adozione del metodo contributivo per tutti in cambio di un anticipo dell'età pensionabile è tra le ipotesi sul tavolo del Governo. Lo ha confermato ieri il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti nell'indicare la strada che da qui a fine anno porterà ad una riforma della legge Fornero. Ma l'ipotesi di estendere la cd. opzione donna (almeno come unico canale di uscita) non piace alla minoranza dem nè ai sindacati. La decurtazione dell'assegno al quale andrebbero incontro questi lavoratori sarebbe troppo "ingente" ha ricordato il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano in risposta alle osservazioni del titolare di Via Veneto. La riduzione è nell'ordine di almeno il 25-30% ha indicato Damiano: inaccettabile pensare che questo strumento possa da solo tradurre il concetto di flessibilità che abbiamo in mente.
Una convergenza all'interno della maggioranza potrebbe invece trovarsi sulla proposta Damiano-Baretta. La correzione della "Fornero" deve consentire a chi ha 62 anni di età ed almeno 35 anni di contribuzione (una sorta di quota 97) di uscire a partire da una penalità dell'8% man mano decrescente del 2% sino ad azzerarsi a 66 anni. La maggioranza insomma sembra di fatto già compattarsi non solo per rafforzare l'ipotesidi rendere più flessibile la "Fornero" ventilata dallo stesso premier Matteo Renzi ma anche per mandare un messaggio a palazzo Chigi: il sistema di uscite anticipate deve essere imperniato su un meccanismo che prevede penalità progressive dell'assegno e non su un ricalcolo in chiave "contributiva".
Il governo prima introdurre la flessibilità in uscita dovrà comunque convincere Bruxelles a considerare non la maggiore spesa immediata ma il «bilancio intertemporale», cioè che la spesa per le pensioni anticipate sarebbe compensata dalla riduzione del loro importo.
seguifb
Zedde
Decreto Pensioni, dal 1° giugno tutte le pensioni saranno pagate il primo di ogni mese
Una nota dell'Inps anticipa i dettagli del decreto legge varato dal Governo: tutti i trattamenti pensionistici erogati dall'Inps saranno pagati il primo di ciascun mese.
Kamsin Dal 1° giugno tutti i trattamenti pensionistici, assegni, indennità di accompagnamento per gli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie Inail, saranno posti in pagamento il primo giorno del mese. Lo comunica in via ufficiale l'Inps con una nota diffusa oggi pomeriggio. Nel comunicato l'Istitito di Via Ciro il Grande recepisce sostanzialmente la novità contenuta nel recente decreto pensioni approvato lunedì dal Cdm. Nel caso in cui il primo giorno del mese coincida con un giorno festivo oppure non bancabile, il pagamento sarà effettuato nel giorno utile immediatamente successivo.
La misura dovrebbe interessare in particolare i titolari di doppie prestazioni Inps-Inpdap, circa 150mila pensionati che hanno, ad esempio, una pensione Inps diretta ed una reversibilità da parte dall'ex-inpadap o a carico di altri fondi sostitutivi dell'AGO come la gestione ex-enpals. Per questi soggetti l'Inps paga infatti due prestazioni al mese con una duplicazione "inutile" dei costi delle commissioni bancarie. Un tentativo in tal senso era stato già avviato con la legge di stabilità 2015 in cui si fissava il pagamento delle doppie prestazioni al 10 di ogni mese. Una misura che poi è rimasta inattuata per via del timore di determinare un danno nei confronti delle categorie di pensionati piu' deboli. Da comprendere se la norma avrà però effetto anche sulle date di pagamento dei titolari di un trattamento "inframensile" (es. dipendenti pubblici ed ex-enpals le cui prestazioni vengono liquidate rispettivamente il 16 e il 10 di ogni mese).
L'operazione, ha spiegato il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, è a impatto zero sui conti: i minori interessi maturati dall'Inps saranno completamente conguagliati dalla riduzione delle spese dei bonifici bancari e postali.
seguifb
Zedde
Decreto Pensioni, ecco le nuove soglie di rivalutazione decise dal Governo
I trattamenti interessati dal blocco dell'indicizzazione saranno rivalutati in una forchetta ricompresa tra il 40 ed il 10% per il biennio 2012-2013. Resta il congelamento oltre i 2800-2900 euro.
Kamsin I trattamenti pensionistici saranno rivalutati, nel biennio 2012-2013, del 100% sino a tre volte il minimo; del 40% sino a 4 volte il trattamento minimo; del 20% sino a 5 volte e del 10% sino a 6 volte. Nulla spetterà agli assegni superiori a 6 volte il minimo, cioè 2810 euro lordi (anche se ci dovrebbe essere una fascia di garanzia sino ai 2.818 euro lordi). Sono questi i dettagli del decreto legge sulle pensioni varato dal Governo lunedì per rispondere ai rilievi della Consulta sul blocco delle indicizzazioni.
Il prossimo 1° Agosto i pensionati titolari di assegni ricompresi tra i 1405 e 2810 euro lordi al mese (valori al 31 dicembre 2011, cioè prima che scattasse la norma Fornero) dovrebbero pertanto ricevere una cifra oscillante tra gli 850 e i 300 euro a seconda delle fasce di reddito. Questo importo comprende gli arretrati maturati nel biennio 2012-2013, rivalutati in base alle nuove fasce di reddito, a cui dovrà poi aggiungersi l'effetto trascinamento dell'adeguamento sul biennio 2014-2015: nel provvedimento trasmesso al Quirinale si prescrive infatti che nel biennio 2014-2015 la rivalutazione viene riconosciuta per tutte le fasce al 20% limite che poi passa al 50% dal 1° gennaio 2016.
Considerando l'abbinamento dei due effetti gli assegni intorno ai 1500-1800 euro lordi dovrebbero dunque ricevere anche qualcosina in piu' dei 750 euro annunciati dal titolare dell'economia Lunedì scorso in Cdm. In teoria, infatti, l'importo complessivo da restituire (cioè quello maturato tra il 1° gennaio 2012 ed Agosto 2015) secondo le nuove regole approvate, potrebbe anche superare i mille euro. Sarà probabilmente il prelievo fiscale ad abbassare quanto effettivamente percepito e a riportare l'asticella verso il basso. Gli assegni piu' alti, quelli intorno ai 2700-2800 euro lordi a stento invece riusciranno a recuperare 300 euro in tutto. In ogni caso le cifre che saranno restituite saranno poca cosa rispetto a quanto hanno lasciato sul terreno questi assegni in tre anni e mezzo. A bocca asciutta rimarranno, come già anticipato, tutti coloro che al 31 dicembre 2011 avevano trattamenti lordi superiori a 2810 euro al mese.
seguifb
Zedde