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I trattamenti superiori a sei volte il trattamento minimo inps non avranno alcun recupero dell'indicizzazione all'inflazione durante il biennio 2012-2013. Il testo del comunicato stampa di Palazzo Chigi.

Kamsin Su proposta del Presidente Renzi e dei Ministri del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti e dell’economia e delle finanze Pietro Carlo Padoan, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge in materia di ammortizzatori sociali e di pensioni che dà, tra l’altro, attuazione alla recente sentenza della Corte costituzionale in materia di indicizzazione delle pensioni.

Questi i punti salienti del decreto legge diffusi nel comunicato stampa ufficiale del Governo:

  • al fine di dare attuazione ai principi enunciati nella sentenza n.70 del 2015 della Corte costituzionale e nel rispetto dei principi di equilibrio di bilancio e degli obiettivi di finanza  pubblica, assicurando al tempo stesso la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni  per garantire i diritti civili e sociali, il provvedimento riconosce, per il 2012-13, ai trattamenti pensionistici superiori a tre volte i trattamenti minimi, una parziale rivalutazione in base all’inflazione, graduata in funzione decrescente per fasce di importi pensionistici fino a sei volte il trattamento minimo, con decorrenza primo settembre 2015; gli arretrati invece saranno pagati in un’unica soluzione il 1° agosto prossimo, per un ammontare medio di oltre 500 euro a pensionato, importo che sarà maggiore per le pensioni comprese tra 3 e 4 volte il minimo e inferiore per le pensioni comprese tra 4 e 6 volte il minimo stesso. L’onere è pari, per il bilancio pubblico, per effetto degli arretrati, a 2 miliardi e 180 milioni di euro per il 2015 e, a regime, a 500 milioni dal 2016 in poi. La platea dei destinatari, con pensioni superiori a tre volte il minimo e non superiori a sei, è di 3,7 milioni di pensionati;
  • in materia pensionistica sono anche previsti un intervento che consente all’INPS di anticipare al 1° giorno del mese il pagamento delle pensioni e un ulteriore intervento che protegge il montante contributivo, per il calcolo delle future pensioni, dalla caduta del PIL che si è verificata negli anni passati.

In materia di ammortizzatori sociali sono poi previsti il rifinanziamento per 1 miliardo di euro degli ammortizzatori in deroga  per il 2015 (mobilità e cassa integrazione) e il rifinanziamento dei contratti di solidarietà per 70 milioni di euro.

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Nel Corso del Cdm Renzi ha annunciato altre novità in arrivo con la legge di Stabilità: "Le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido", ha detto, anticipando una maggiore flessibilità in uscita e "dare un pò più di spazio" a chi vuole andare in pensione prima rinunciando a parte dell'assegno.

Kamsin Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi intende rimettere mano alla Legge Fornero in occasione della prossima legge di stabilità per garantire maggiore flessibilità in uscita. Da settembre dunque si tornerà a parlare seriamente di rivedere l'età pensionabile per lavoratori e lavoratrici iscritti alla previdenza pubblica. «La grande questione delle pensioni va affrontata» ha detto Renzi in occasione della conclusione del Cdm che ha adottato il decreto legge che contiene le misure per rispondere ai rilievi della Consulta sulla mancata rivalutazione dei trattamenti superiori a tre volte il minimo nel biennio 2012-2013.

«Diciamo la verità: se io sono una donna di 62 anni, per me le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido. Se una donna a 61, 62, 63 anni, vuole andare in pensione due o tre anni prima, rinunciando a 20-30-40 euro, per godersi il nipote anziché dover pagare 600 euro la baby sitter, bisognerà trovare le modalità perché glielo si possa permettere» ha detto il premier. 

Il regime di uscita flessibile a cui sta pensando il Governo lo ha indicato la scorsa settimana proprio il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti in Commissione Lavoro alla Camera. Due le macro misure che potrebbero essere adottate: un sistema di uscita anticipata dal mondo del lavoro accompagnato da un sistema di penalizzazioni, a partire dal compimento di una determinata età ed in presenza di una certa anzianità contributiva (l'ipotesi piu' probabile prevede un minimo di 62 anni e 35 anni di contributi con taglio dell'8% sulle quote retributive dell'assegno ma anche la possibilità di prorogare il regime sperimentale donna oltre il 2015); un prestito pensionistico per chi ha perso il posto di lavoro ma non ha ancora compiuto l'età pensionabile con obbligo di restituzione delle somme una volta conseguita la pensione. 

Su questo fronte il Ministro ha indicato che si intende «consentire ai lavoratori dipendenti la possibilità di percepire un assegno temporaneo fino al perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia, con successiva restituzione da parte del pensionato della somma complessivamente percepita». Per il reperimento delle risorse necessarie a finanziare tali interventi il Ministro ha indicato che si può anche valutare di reintrodurre il divieto  di cumulo fra redditi da pensione e redditi da lavoro.

Secondo il Premier la riapertura del capitolo pensioni non è dettata comunque dalle imminenti elezioni Regionali. «Sulle pensioni non si scherza. Non abbiamo fatto le corse per non sentirci dire che lo facciamo in vista delle elezioni, è una follia». Il premier ha comunque sottolineato che «lo abbiamo appreso dalle agenzie, come è giusto che sia" e "in due settimane abbiamo trovato la soluzione. Non c'è nessuna tensione pre-elettorale, vera o presunta, che ci fa essere timidi sulle pensioni». La soluzione al nodo pensioni «l'abbiamo data subito perché vogliamo dare un messagio forte ai nostri partner europei».

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Il Governo ha discusso il decreto legge sulle rivalutazioni delle pensioni interessate dal blocco biennale dell'indicizzazione. Gli assegni superiori a 3200 euro lordi non vedranno alcun effetto mentre quelli inferiori otterrano una mancia una tantum sino ad un massimo di 750 euro.

Kamsin Un "bonus" una tantum di 750 euro per i pensionati con assegni fino a 1.700 euro lordi, di 450 euro per quelli da 2.200 euro, infine di 278 euro per quelli da 2.700 euro. E' quanto ha indicato il Premier al termine del Consiglio dei ministri nel quale è stato discussa la misura per rispondere ai rilievi della Consulta sul blocco dell'indicizzazione delle pensioni nel biennio 2012-2013. L'asticella oltre la quale non sarà garantito alcun rimborso passa però da 3000mila a 3200 euro lordi al mese.

Al rimborso una tantum inoltre si dovranno sommare gli incrementi degli assegni di nuovo rivalutati in base al costo della vita: 180 euro all'anno in più per gli assegni da 1.700 euro, 99 per quelli da 2.200 euro e 60 per quelli da 2.700 euro e nulla in piu' per gli assegni superiori a 3200 euro. Incrementi che cambieranno ancora una volta con la prossima legge di stabilità. Il Ministro dell'economia PierCarlo Padoan ha indicato che queste fasce saranno infatti poi oggetto di una re-indicizzazione dal 2016, anche in questo caso con livelli differenziati.

In ogni caso dunque si conferma che tutti i pensionati coinvolti vedranno molto meno rispetto a quanto spetterebbe loro dopo la decisione Consulta. Nessun vantaggio per chi aveva un assegno lordo superiore a 3200 euro al mese mentre chi ha un assegno ricompreso tra i 1450 euro e 3200 euro avrà una restituzione in pratica oscillante tra il 20% ed il 5% del dovuto (si veda tabella a lato per una prima analisi della misura).Per ulteriori dettagli rimandiamo a successivi approfondimenti.

C'è tuttavia una forte apertura del Premier a riaprire il capitolo previdenza a partire da fine anno con la legge di stabilità. "Le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido", ha detto, anticipando una maggiore flessibilità in uscita e "dare un pò più di spazio" a chi vuole andare in pensione prima rinunciando a parte dell'assegno.

All'interno del provvedimento, da quanto si apprende, c'è anche l'avvio del pagamento delle pensioni dal 1° del mese, a cominciare da giugno, e la sterilizzazione dell'effetto recessione sul calcolo del montante: questo è infatti rivalutato annualmente con un coefficiente legato alla dinamica del Pil e vista la recente situazione economica italiana è matematicamente sotto zero. Una situazione da correggere, perché significherebbe l'erosione di quanto fin qui versato dai contribuenti.

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Due gli appuntamenti da annotare sul calendario per pagare le tasse locali sugli immobili: il 16 Giugno ed il 16 Dicembre. La prima rata dovrà essere versata di regola sulla base dell'aliquota e delle detrazioni del 2014.

Kamsin Si avvicinano gli appuntamenti per il pagamento delle tasse sulle casa. Da quest'anno, le regole sono piu' semplici in quanto non modificate all'ultimo minuto dal Governo e vedono la tempistica di versamento pienamente allineata sia per l'Imu e che per la Tasi. Si pensi infatti che lo scorso anno il susseguirsi di provvedimento aveva determinato due differenti scadenze per l'acconto: per circa 2000 Comuni che avevano deliberato in tempo utile, l'acconto ha avuto scadenza il 16 Giugno mentre per circa 6000 Comuni l'acconto ha avuto come scadenza il 16 Ottobre. Infine per i Comuni che non avevano deliberato il tributo la scadenza dell'acconto è stata unita a quella del saldo il 16 Dicembre ad aliquota base.

Quest'anno invece in tutti i Comuni i contribuenti dovranno recarsi alla cassa entro il 16 giugno per il versamento della prima rata ed entro il 16 dicembre per il saldo. Ciò indipendentemente dalla data di approvazione delle deliberazioni relative alle aliquote e alle eventuali detrazioni. La prima rata dovrà essere versata sulla base dell'aliquota e delle detrazioni del 2014 ma se il comune ha già deliberato in materia, magari determinando condizioni più favorevoli rispetto all'anno scorso, il contribuente può utilizzare le delibere  relative a quest'anno anche per il pagamento dell'acconto.

La seconda rata, invece, si calcolerà a saldo, applicando le aliquote e le detrazioni approvate dai comuni per il 2015, a condizione che le stesse siano inviate al Ministero dell'economia e delle finanze, per il tramite dell'apposito «portale del federalismo fiscale» entro il prossimo 21 ottobre, in modo che il ministero possa provvedere alla loro pubblicazione nel proprio sito internet entro il termine del 28 ottobre. Qualora gli enti non provvedano all'invio delle proprie deliberazioni entro il sopra citato termine, il saldo andrà conteggiato con le aliquote dell'anno precedente.

I presupposti impositivi sono gli stessi dell'anno scorso. Per le aliquote bisogna quindi necessariamente vedere le delibere comunali anche se la legge pone alcuni paletti. L'Imu ad esempio, può essere chiesta solo sulle abitazioni diverse da quelle principali ad eccezione degli immobili di lusso (categorie catastali A/1, A/8 e A/9) e loro pertinenze. La Tasi va di regola versata per qualunque immobile utilizzato con la particolarità che l'imposta deve essere corrisposta anche dall'utilizzatore quando l'immobile non è utilizzato dal proprietario (inquilino, comodatario). Spesso, però, le delibere comunali hanno mantenuto la Tasi solo sull'abitazione principale (magari con alcune detrazioni) mentre hanno lasciato l'Imu sulle seconde case. In altri casi il peso fiscale è stato riversato tutto sulle seconde case.

Per quanto riguarda le aliquote la recente legge di stabilità ha mantenuto i vecchi tetti dell'anno scorso. Anche per il 2015 quindi la TASI non può superare l'aliquota del 2,5 per mille e comunque la somma delle aliquote IMU e TASI non può superare il 6 per mille per le abitazioni principali (si ribadisce però che solo le abitazioni principali di lusso pagano l'IMU) e il 10,6 per gli altri immobili. L'aliquota massima TASI può essere aumentata dello 0,8 per mille se il Comune ha previsto detrazioni e riduzioni sulle abitazioni principali o sulle altre tipologie di immobili previste dalla Legge. In pratica a seconda di come il Comune ripartisce la maggiorazione, il prelievo fiscale massimo (IMU-TASI) può teoricamente toccare l'11,4 per mille sulle abitazioni diverse da quelle principali (e il 6,8 per mille per quelle di lusso) oppure, in alternativa, sino al 3,3 per mille sulle abitazioni principali diverse da quelle di lusso.

La TASI si calcola con lo stesso criterio dell'IMU, quindi si prende la rendita catastale non rivalutata la si moltiplica per il coefficiente di rivalutazione (1,05) poi per il moltiplicatore (per le abitazioni il valore è pari a 160) ed infine si applica l'aliquota TASI. Al risultato bisogna sottrarre le detrazioni qualora i Comuni le abbiano stabilite. Per quanto riguarda l'Imu il percorso è lo stesso, anche se chiaramente bisogna applicare l'aliquota IMU, con la particolarità che nell'Imu resta la detrazione di 200 euro per le abitazioni principali.

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Da lunedì valuteremo con la dovuta calma le decisioni del Consiglio dei ministri e le eventuali contromosse. A una prima valutazione, secondo noi è una soluzione che non risponde a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale.

Kamsin La soluzione al caso pensioni a cui ha fatto riferimento il presidente del Consiglio Renzi ieri non convince la Federmanger, una delle associazioni che ha portato la Legge Fornero innanzi alla Consulta ottenendo lo stralcio della norma che bloccava l'indicizzazione per il biennio 2012-2013. L'ipotesi di restituire una media di 500 euro a testa secondo una scaletta che si esaurisce intorno ai 3 mila euro mensili lordi non soddisfa Giorgio Ambrogioni, Presidente dell'Associazione che si riserva di valutare la presentazione di un nuovo ricorso in tribunale.

«Avremmo chiesto al Governo di alzare l'asticella di adeguamento al costo della vita, e chiedere agli eventuali esclusi di destinare le somme non riconosciute a un grande fondo da destinare ai giovani» sostiene Ambrogioni. Che però è prudente: «I conti li faremo lunedì, cercheremo di capire se il provvedimento risponde ai dettami della Corte. Vorremmo che l'opinione pubblica comprendesse che a suo tempo abbiamo presentato ricorso  accolto dal magistrato prima e dalla Corte Costituzionale poi  contro quello che è il sesto blocco della perequazione delle pensioni. Il sesto, non il primo. E poi è ormai insopportabile questa retorica così abusata: si definiscono "d'oro" pensioni normalissime».

In ogni caso la soluzione che il Governo si accinge a varare per i pensionati sarà sensibilmente più piccola di quella a cui sulla carta avrebbero diritto. Si pensi infatti che un assegno di importo pari a 2mila euro lorde dovrebbe ricevere oltre 4mila euro (se guardiamo al periodo intercorrente tra il 1° gennaio 2012 al 31 maggio 2015); importi che salgono a 5mila euro per un assegno pari a 2500 euro e schizzano a quasi a 6mila euro per un assegno di 3mila euro lorde (qui è possibile simulare quanto in teoria deve essere restituito). Restituire 500 euro significa quindi ridare a malapena il 20% di quanto ha deciso la Consulta. Briciole. Che peraltro verrebbero negate agli assegni superiori a 3mila euro. Si spera dunque che i 500 euro siano in realtà una prima tranche di un rimborso rateale scadenzato in piu' tappe. Si vedrà.

Ma non è finita qui. I rimborsi non esauriscono infatti gli effetti della sentenza della Consulta. Agli assegni deve essere infatti riconosciuto, oltre al rimborso, un incremento definitivo per sterilizzare gli effetti per il futuro della norma cassata dalla Consulta. Un incremento che in teoria dovrebbe oscillare tra i 90 e i 120 euro al mese (200 euro al mese per gli assegni piu' elevati) ma che in pratica sarà drasticamente ridotto per gli assegni inferiori a 3mila euro e probabilmente l'incremento sarà praticamente nullo per gli assegni superiori a tale cifra.

L'unico aspetto che gioca a favore dei cittadini coinvolti è quello fiscale: le somme percepite a titolo di arretrato vengono infatti tassate con un meccanismo più favorevole, opzione che il governo confermerà in questa occasione: invece dell'aliquota Irpef marginale si applica quella media degli anni precedenti: come ha evidenziato recentemente l'Ufficio parlamentare di bilancio, per un trattamento pensionistico poco al di sopra di tre volte quello minimo vuoi dire pagare un'imposta intorno al 19 per cento, invece che superiore al 30.

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