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Decreto Rivalutazione Pensioni, ecco cosa ha deciso il Governo
I trattamenti superiori a sei volte il trattamento minimo inps non avranno alcun recupero dell'indicizzazione all'inflazione durante il biennio 2012-2013. Il testo del comunicato stampa di Palazzo Chigi.
Kamsin Su proposta del Presidente Renzi e dei Ministri del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti e dell’economia e delle finanze Pietro Carlo Padoan, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge in materia di ammortizzatori sociali e di pensioni che dà, tra l’altro, attuazione alla recente sentenza della Corte costituzionale in materia di indicizzazione delle pensioni.
Questi i punti salienti del decreto legge diffusi nel comunicato stampa ufficiale del Governo:
- al fine di dare attuazione ai principi enunciati nella sentenza n.70 del 2015 della Corte costituzionale e nel rispetto dei principi di equilibrio di bilancio e degli obiettivi di finanza pubblica, assicurando al tempo stesso la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni per garantire i diritti civili e sociali, il provvedimento riconosce, per il 2012-13, ai trattamenti pensionistici superiori a tre volte i trattamenti minimi, una parziale rivalutazione in base all’inflazione, graduata in funzione decrescente per fasce di importi pensionistici fino a sei volte il trattamento minimo, con decorrenza primo settembre 2015; gli arretrati invece saranno pagati in un’unica soluzione il 1° agosto prossimo, per un ammontare medio di oltre 500 euro a pensionato, importo che sarà maggiore per le pensioni comprese tra 3 e 4 volte il minimo e inferiore per le pensioni comprese tra 4 e 6 volte il minimo stesso. L’onere è pari, per il bilancio pubblico, per effetto degli arretrati, a 2 miliardi e 180 milioni di euro per il 2015 e, a regime, a 500 milioni dal 2016 in poi. La platea dei destinatari, con pensioni superiori a tre volte il minimo e non superiori a sei, è di 3,7 milioni di pensionati;
- in materia pensionistica sono anche previsti un intervento che consente all’INPS di anticipare al 1° giorno del mese il pagamento delle pensioni e un ulteriore intervento che protegge il montante contributivo, per il calcolo delle future pensioni, dalla caduta del PIL che si è verificata negli anni passati.
In materia di ammortizzatori sociali sono poi previsti il rifinanziamento per 1 miliardo di euro degli ammortizzatori in deroga per il 2015 (mobilità e cassa integrazione) e il rifinanziamento dei contratti di solidarietà per 70 milioni di euro.
Seguifb
Zedde
Riforma Pensioni, Renzi apre alle pensioni flessibili dal 2016
Nel Corso del Cdm Renzi ha annunciato altre novità in arrivo con la legge di Stabilità: "Le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido", ha detto, anticipando una maggiore flessibilità in uscita e "dare un pò più di spazio" a chi vuole andare in pensione prima rinunciando a parte dell'assegno.
Kamsin Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi intende rimettere mano alla Legge Fornero in occasione della prossima legge di stabilità per garantire maggiore flessibilità in uscita. Da settembre dunque si tornerà a parlare seriamente di rivedere l'età pensionabile per lavoratori e lavoratrici iscritti alla previdenza pubblica. «La grande questione delle pensioni va affrontata» ha detto Renzi in occasione della conclusione del Cdm che ha adottato il decreto legge che contiene le misure per rispondere ai rilievi della Consulta sulla mancata rivalutazione dei trattamenti superiori a tre volte il minimo nel biennio 2012-2013.
«Diciamo la verità: se io sono una donna di 62 anni, per me le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido. Se una donna a 61, 62, 63 anni, vuole andare in pensione due o tre anni prima, rinunciando a 20-30-40 euro, per godersi il nipote anziché dover pagare 600 euro la baby sitter, bisognerà trovare le modalità perché glielo si possa permettere» ha detto il premier.
Il regime di uscita flessibile a cui sta pensando il Governo lo ha indicato la scorsa settimana proprio il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti in Commissione Lavoro alla Camera. Due le macro misure che potrebbero essere adottate: un sistema di uscita anticipata dal mondo del lavoro accompagnato da un sistema di penalizzazioni, a partire dal compimento di una determinata età ed in presenza di una certa anzianità contributiva (l'ipotesi piu' probabile prevede un minimo di 62 anni e 35 anni di contributi con taglio dell'8% sulle quote retributive dell'assegno ma anche la possibilità di prorogare il regime sperimentale donna oltre il 2015); un prestito pensionistico per chi ha perso il posto di lavoro ma non ha ancora compiuto l'età pensionabile con obbligo di restituzione delle somme una volta conseguita la pensione.
Su questo fronte il Ministro ha indicato che si intende «consentire ai lavoratori dipendenti la possibilità di percepire un assegno temporaneo fino al perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia, con successiva restituzione da parte del pensionato della somma complessivamente percepita». Per il reperimento delle risorse necessarie a finanziare tali interventi il Ministro ha indicato che si può anche valutare di reintrodurre il divieto di cumulo fra redditi da pensione e redditi da lavoro.
Secondo il Premier la riapertura del capitolo pensioni non è dettata comunque dalle imminenti elezioni Regionali. «Sulle pensioni non si scherza. Non abbiamo fatto le corse per non sentirci dire che lo facciamo in vista delle elezioni, è una follia». Il premier ha comunque sottolineato che «lo abbiamo appreso dalle agenzie, come è giusto che sia" e "in due settimane abbiamo trovato la soluzione. Non c'è nessuna tensione pre-elettorale, vera o presunta, che ci fa essere timidi sulle pensioni». La soluzione al nodo pensioni «l'abbiamo data subito perché vogliamo dare un messagio forte ai nostri partner europei».
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Zedde
Decreto Pensioni, Ecco il piano di Renzi. Rimborsi una tantum sino a 750 euro
Il Governo ha discusso il decreto legge sulle rivalutazioni delle pensioni interessate dal blocco biennale dell'indicizzazione. Gli assegni superiori a 3200 euro lordi non vedranno alcun effetto mentre quelli inferiori otterrano una mancia una tantum sino ad un massimo di 750 euro.
Kamsin Un "bonus" una tantum di 750 euro per i pensionati con assegni fino a 1.700 euro lordi, di 450 euro per quelli da 2.200 euro, infine di 278 euro per quelli da 2.700 euro. E' quanto ha indicato il Premier al termine del Consiglio dei ministri nel quale è stato discussa la misura per rispondere ai rilievi della Consulta sul blocco dell'indicizzazione delle pensioni nel biennio 2012-2013. L'asticella oltre la quale non sarà garantito alcun rimborso passa però da 3000mila a 3200 euro lordi al mese.
Al rimborso una tantum inoltre si dovranno sommare gli incrementi degli assegni di nuovo rivalutati in base al costo della vita: 180 euro all'anno in più per gli assegni da 1.700 euro, 99 per quelli da 2.200 euro e 60 per quelli da 2.700 euro e nulla in piu' per gli assegni superiori a 3200 euro. Incrementi che cambieranno ancora una volta con la prossima legge di stabilità. Il Ministro dell'economia PierCarlo Padoan ha indicato che queste fasce saranno infatti poi oggetto di una re-indicizzazione dal 2016, anche in questo caso con livelli differenziati.
In ogni caso dunque si conferma che tutti i pensionati coinvolti vedranno molto meno rispetto a quanto spetterebbe loro dopo la decisione Consulta. Nessun vantaggio per chi aveva un assegno lordo superiore a 3200 euro al mese mentre chi ha un assegno ricompreso tra i 1450 euro e 3200 euro avrà una restituzione in pratica oscillante tra il 20% ed il 5% del dovuto (si veda tabella a lato per una prima analisi della misura).Per ulteriori dettagli rimandiamo a successivi approfondimenti.
C'è tuttavia una forte apertura del Premier a riaprire il capitolo previdenza a partire da fine anno con la legge di stabilità. "Le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido", ha detto, anticipando una maggiore flessibilità in uscita e "dare un pò più di spazio" a chi vuole andare in pensione prima rinunciando a parte dell'assegno.
All'interno del provvedimento, da quanto si apprende, c'è anche l'avvio del pagamento delle pensioni dal 1° del mese, a cominciare da giugno, e la sterilizzazione dell'effetto recessione sul calcolo del montante: questo è infatti rivalutato annualmente con un coefficiente legato alla dinamica del Pil e vista la recente situazione economica italiana è matematicamente sotto zero. Una situazione da correggere, perché significherebbe l'erosione di quanto fin qui versato dai contribuenti.
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Zedde
Tasi 2015, così le regole per il calcolo dell'acconto di giugno
Due gli appuntamenti da annotare sul calendario per pagare le tasse locali sugli immobili: il 16 Giugno ed il 16 Dicembre. La prima rata dovrà essere versata di regola sulla base dell'aliquota e delle detrazioni del 2014.
Kamsin Si avvicinano gli appuntamenti per il pagamento delle tasse sulle casa. Da quest'anno, le regole sono piu' semplici in quanto non modificate all'ultimo minuto dal Governo e vedono la tempistica di versamento pienamente allineata sia per l'Imu e che per la Tasi. Si pensi infatti che lo scorso anno il susseguirsi di provvedimento aveva determinato due differenti scadenze per l'acconto: per circa 2000 Comuni che avevano deliberato in tempo utile, l'acconto ha avuto scadenza il 16 Giugno mentre per circa 6000 Comuni l'acconto ha avuto come scadenza il 16 Ottobre. Infine per i Comuni che non avevano deliberato il tributo la scadenza dell'acconto è stata unita a quella del saldo il 16 Dicembre ad aliquota base.
Quest'anno invece in tutti i Comuni i contribuenti dovranno recarsi alla cassa entro il 16 giugno per il versamento della prima rata ed entro il 16 dicembre per il saldo. Ciò indipendentemente dalla data di approvazione delle deliberazioni relative alle aliquote e alle eventuali detrazioni. La prima rata dovrà essere versata sulla base dell'aliquota e delle detrazioni del 2014 ma se il comune ha già deliberato in materia, magari determinando condizioni più favorevoli rispetto all'anno scorso, il contribuente può utilizzare le delibere relative a quest'anno anche per il pagamento dell'acconto.
La seconda rata, invece, si calcolerà a saldo, applicando le aliquote e le detrazioni approvate dai comuni per il 2015, a condizione che le stesse siano inviate al Ministero dell'economia e delle finanze, per il tramite dell'apposito «portale del federalismo fiscale» entro il prossimo 21 ottobre, in modo che il ministero possa provvedere alla loro pubblicazione nel proprio sito internet entro il termine del 28 ottobre. Qualora gli enti non provvedano all'invio delle proprie deliberazioni entro il sopra citato termine, il saldo andrà conteggiato con le aliquote dell'anno precedente.
I presupposti impositivi sono gli stessi dell'anno scorso. Per le aliquote bisogna quindi necessariamente vedere le delibere comunali anche se la legge pone alcuni paletti. L'Imu ad esempio, può essere chiesta solo sulle abitazioni diverse da quelle principali ad eccezione degli immobili di lusso (categorie catastali A/1, A/8 e A/9) e loro pertinenze. La Tasi va di regola versata per qualunque immobile utilizzato con la particolarità che l'imposta deve essere corrisposta anche dall'utilizzatore quando l'immobile non è utilizzato dal proprietario (inquilino, comodatario). Spesso, però, le delibere comunali hanno mantenuto la Tasi solo sull'abitazione principale (magari con alcune detrazioni) mentre hanno lasciato l'Imu sulle seconde case. In altri casi il peso fiscale è stato riversato tutto sulle seconde case.
Per quanto riguarda le aliquote la recente legge di stabilità ha mantenuto i vecchi tetti dell'anno scorso. Anche per il 2015 quindi la TASI non può superare l'aliquota del 2,5 per mille e comunque la somma delle aliquote IMU e TASI non può superare il 6 per mille per le abitazioni principali (si ribadisce però che solo le abitazioni principali di lusso pagano l'IMU) e il 10,6 per gli altri immobili. L'aliquota massima TASI può essere aumentata dello 0,8 per mille se il Comune ha previsto detrazioni e riduzioni sulle abitazioni principali o sulle altre tipologie di immobili previste dalla Legge. In pratica a seconda di come il Comune ripartisce la maggiorazione, il prelievo fiscale massimo (IMU-TASI) può teoricamente toccare l'11,4 per mille sulle abitazioni diverse da quelle principali (e il 6,8 per mille per quelle di lusso) oppure, in alternativa, sino al 3,3 per mille sulle abitazioni principali diverse da quelle di lusso.
La TASI si calcola con lo stesso criterio dell'IMU, quindi si prende la rendita catastale non rivalutata la si moltiplica per il coefficiente di rivalutazione (1,05) poi per il moltiplicatore (per le abitazioni il valore è pari a 160) ed infine si applica l'aliquota TASI. Al risultato bisogna sottrarre le detrazioni qualora i Comuni le abbiano stabilite. Per quanto riguarda l'Imu il percorso è lo stesso, anche se chiaramente bisogna applicare l'aliquota IMU, con la particolarità che nell'Imu resta la detrazione di 200 euro per le abitazioni principali.
seguifb
Zedde
Decreto Pensioni, Federmanager pronta ad un nuovo ricorso alla Consulta
Da lunedì valuteremo con la dovuta calma le decisioni del Consiglio dei ministri e le eventuali contromosse. A una prima valutazione, secondo noi è una soluzione che non risponde a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale.
Kamsin La soluzione al caso pensioni a cui ha fatto riferimento il presidente del Consiglio Renzi ieri non convince la Federmanger, una delle associazioni che ha portato la Legge Fornero innanzi alla Consulta ottenendo lo stralcio della norma che bloccava l'indicizzazione per il biennio 2012-2013. L'ipotesi di restituire una media di 500 euro a testa secondo una scaletta che si esaurisce intorno ai 3 mila euro mensili lordi non soddisfa Giorgio Ambrogioni, Presidente dell'Associazione che si riserva di valutare la presentazione di un nuovo ricorso in tribunale.
«Avremmo chiesto al Governo di alzare l'asticella di adeguamento al costo della vita, e chiedere agli eventuali esclusi di destinare le somme non riconosciute a un grande fondo da destinare ai giovani» sostiene Ambrogioni. Che però è prudente: «I conti li faremo lunedì, cercheremo di capire se il provvedimento risponde ai dettami della Corte. Vorremmo che l'opinione pubblica comprendesse che a suo tempo abbiamo presentato ricorso accolto dal magistrato prima e dalla Corte Costituzionale poi contro quello che è il sesto blocco della perequazione delle pensioni. Il sesto, non il primo. E poi è ormai insopportabile questa retorica così abusata: si definiscono "d'oro" pensioni normalissime».
In ogni caso la soluzione che il Governo si accinge a varare per i pensionati sarà sensibilmente più piccola di quella a cui sulla carta avrebbero diritto. Si pensi infatti che un assegno di importo pari a 2mila euro lorde dovrebbe ricevere oltre 4mila euro (se guardiamo al periodo intercorrente tra il 1° gennaio 2012 al 31 maggio 2015); importi che salgono a 5mila euro per un assegno pari a 2500 euro e schizzano a quasi a 6mila euro per un assegno di 3mila euro lorde (qui è possibile simulare quanto in teoria deve essere restituito). Restituire 500 euro significa quindi ridare a malapena il 20% di quanto ha deciso la Consulta. Briciole. Che peraltro verrebbero negate agli assegni superiori a 3mila euro. Si spera dunque che i 500 euro siano in realtà una prima tranche di un rimborso rateale scadenzato in piu' tappe. Si vedrà.
Ma non è finita qui. I rimborsi non esauriscono infatti gli effetti della sentenza della Consulta. Agli assegni deve essere infatti riconosciuto, oltre al rimborso, un incremento definitivo per sterilizzare gli effetti per il futuro della norma cassata dalla Consulta. Un incremento che in teoria dovrebbe oscillare tra i 90 e i 120 euro al mese (200 euro al mese per gli assegni piu' elevati) ma che in pratica sarà drasticamente ridotto per gli assegni inferiori a 3mila euro e probabilmente l'incremento sarà praticamente nullo per gli assegni superiori a tale cifra.
L'unico aspetto che gioca a favore dei cittadini coinvolti è quello fiscale: le somme percepite a titolo di arretrato vengono infatti tassate con un meccanismo più favorevole, opzione che il governo confermerà in questa occasione: invece dell'aliquota Irpef marginale si applica quella media degli anni precedenti: come ha evidenziato recentemente l'Ufficio parlamentare di bilancio, per un trattamento pensionistico poco al di sopra di tre volte quello minimo vuoi dire pagare un'imposta intorno al 19 per cento, invece che superiore al 30.
seguifb
Zedde
Altro...
Statali, la pensione è del 75% piu' elevata rispetto al settore privato
L'Inps diffonde anche i dati degli autoferrotranvieri. I lavoratori del settore hanno mantenuto una contabilità separata e requisiti di accesso alla pensione più favorevoli: il personale viaggiante può ritirarsi 5 anni prima degli altri lavoratori italiani.
Kamsin Più di tre quarti dei lavoratori del trasporto riceve pensioni superiori ai contributi versati. «Il 78% dei trattamenti in essere per la previdenza del personale addetto ai pubblici servizi di trasporto risulta più elevato del 10-40% rispetto a quanto risulterebbe se fosse calcolato con il metodo contributivo. Solo il 4% delle pensioni del Fondo risulterebbe più generosa con il ricalcolo contributivo», riferisce l'Inps. Mentre il governo decide di quanto rivalutare gli assegni bloccati nel 2012-2013, infatti, l'Inps prosegue nella sua attività informativa sull'universo previdenziale. Un mondo che racchiude forti diseguaglianze al suo interno, non sempre giustificate dall'attività lavorativa svolta. La scorsa settimana è toccato proprio agli autoferrotranvieri, ossia il personale viaggiante che può ritirarsi 5 anni prima degli altri lavoratori italiani.
Il Fondo, evidenzia l'Istituto, «è stato soppresso dal 1° gennaio 1996 e gli iscritti e pensionati sono stati trasferiti, con evidenza contabile separata, al fondo pensione lavoratori dipendenti (Fpld). I dipendenti dei pubblici servizi di trasporto assunti dopo la soppressione del Fondo vengono iscritti al Fpld, ma, a differenza di quanto avviene per gli altri fondi soppressi e confluiti nel Fpld (Inpdai, Elettrici e Telefonici), da un punto di vista contabile risultano sempre iscritti al soppresso fondo».
«All'atto della soppressione il fondo era già in disavanzo di circa 500 milioni e aveva un debito di circa un miliardo. Negli anni successivi ha accumulato un debito complessivo di quasi 20 miliardi. Dal momento che gli assunti dopo la soppressione vengono contabilmente iscritti al Fondo stesso, nel caso di questo fondo il peggioramento dei conti non può essere addebitato alla mancanza di nuove iscrizioni dal 1.1.1996, data di soppressione del Fondo».
Il Pubblico impiego. In settimana sono stati diffusi anche i dati sul pubblico impiego. Le pensioni pagate agli ex lavoratori statali sono oltre 2.800.000 (comprese quelle per i superstiti) e costano complessivamente all'Inps quasi 65 miliardi di euro l'anno. L'importo mensile lordo erogato è in media di 1.772 euro. L'assegno percepito dalle donne è però solo il 68,3% di quello degli uomini: 1.486 euro contro 2.175.
Ma cioè che colpisce è la differenza tra le pensioni percepite tra i pensionati pubblici e gli ex dipendenti privati, fermi a quota 1.026 euro. Una differenza che si conferma anche guardando alle sole pensioni liquidate nel 2015: 1.872 euro contro 1.012. Il grande divario delle prestazioni risiede nel fatto che nel pubblico in genere le carriere lavorative sono continue e più lunghe di quelle del privato. La maggiore stabilità del posto di lavoro favorisce anche le donne dopo la maternità, che talvolta nel privato interrompono la carriera per la maggiore difficoltà di conciliare lavoro e famiglia. Inoltre il mondo pubblico ha avuto fino a pochi anni fa un proprio istituto di previdenza (l'Inpdap, ora assorbito nell'Inps) che garantiva prestazioni migliori.
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Zedde
Riforma Pensioni, sul piatto restano poche risorse per esodati ed incapienti
L'ingarbugliata questione delle pensioni dovrebbe trovare una soluzione in questa settimana. Oggi è previsto un primo confronto nel Consiglio dei ministri in cui il Governo dovrebbe presentare il provvedimento per fare chiarezza dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il blocco dell'adeguamento al costo della vita. Kamsin L'obiettivo del Governo sarà quello di garantire un ristoro solo agli assegni inferiori a 6 volte il trattamento minimo ossia circa 3mila euro lordi al mese a partire dal 1° Agosto. Ma serve un provvedimento ad hoc che dovrà mettere sul piatto, secondo quanto annunciato dal Premier, circa 2 miliardi di euro.
A parte questi dettagli, resi ieri dal Premier, resta ancora un mistero però la strada che verrà intrapresa per porre rimedio al congelamento dell'indicizzazione delle pensioni sopra tre volte il minimo per gli anni 2012 e 2013 previsto dalla Fornero e dal governo Monti. Insomma sono ore decisive per fare provare a sbollire una patata molto bollente caduta addosso al Governo Renzi.
I denari, oltre a non poter garatire a tutti i pensionati coinvolti nel blocco biennale dell'indicizzazione, rischiano peraltro di essere sottratti al piano contro la povertà annunciato dallo stesso Governo per voce del Ministro Poletti nei mesi scorsi. Ma quali sono le proposte sul tappeto? Tralasciando quella piu' costosa promossa dai grillini che chiede l'integrazione del reddito familiare sino almeno a 780 euro al mese (cifra che sale gradualmente in funzione del numero dei componenti nel nucleo familiare sino a 1600 euro per quattro componenti) ci sono quelle promosse dalla stessa minoranza Dem. Il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano faceva fino a poco tempo fa i conti: «Per un assegno cli 600 euro almese ad un milione di persone senza lavoro (e al momento sono tre milioni ), la spesa è di 7 miliardi e 200 milioni di euro all'anno». Oppure, ricorda, si potrebbero aiutare gli esodati o chi percepisce pensioni fino a 600 euro. Sono proprio queste fasce sociali quelle piu' direttamente colpite dalla sentenza della Consulta. Una vera beffa.
Seguifb
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Pensioni, niente rimborsi oltre i 3mila euro. Domani il Cdm
Il premier ha annunciato che i pensionati con prestazioni superiori a 3mila euro lordi al mese non vedranno alcun rimborso. Domani i dettagli con il decreto in Cdm.
Kamsin Restituzioni e rivalutazioni degli assegni sino a 3mila euro lordi al mese a partire dal 1° Agosto. E' questa la sintesi della risposta alla sentenza della Corte Costituzionale che il Governo presenterà domani in un Cdm convocato appositamente per discutere delle misure. Lo ha affermato oggi il Premier nel corso della trasmissione a L'Arena su Rai1.
"Noi scriveremo una nuova norma rispetto al blocco dell'indicizzazione che restituirà in tasca a 4mln di italiani il 1 agosto 500 euro a testa" ha detto Matteo Renzi. "Ovviamente - ha spiegato - non sarà un rimborso totale. Ma ci sono 2 miliardi che mi ero tenuto per le misure contro la povertà". "Hanno detto - ha sottolineato ancora - che non intervenivo sulle pensioni per paura delle regionali. Ma uno che guida un Paese non può avere paura delle elezioni".
Non ci saranno invece rimborsi, a detta del Premier, per chi aveva un assegno lordo superiore a 3mila euro prima dell'entrata in vigore del blocco degli assegni nel biennio 2012-2013. Resta però da vedere il testo del provvedimento che domani sarà presentato il Cdm. Bisogna infatti comprendere se gli assegni interessati dai rimborsi, cioè sino a 3mila euro, vedranno la restituzione integrale di quanto sottratto dalla legge Fornero in questi anni oppure se il rimborso per questi assegni sarà solo parziale. Da capire anche se la restituzione sarà una tantum o avverrà in piu' rate.
Il decreto pensioni non dovrebbe quindi muovere più di due miliardi nell'immediato (non tre come si ipotizzava), più altri 600 milioni a regime, una maggiore spesa una tantum che, appunto, impatterà sul deficit nominale. Sulle coperture resta il margine del “tesoretto” da 1,6 miliardi (differenziale tra deficit tendenziale e programmatico) con una dote aggiuntiva garantita da una ulteriore stretta sul bilancio a cui aggiungere, eventualmente, una clausola di salvaguardia. Vittime della misura saranno soprattutto quelle misure di contrasto alla povertà tanto attese, in primis il reddito minimo e/o il rinnovo della sperimentazione della social card. Su tutti i dettagli, dopo il Cdm, sarà lo stesso Padoan a riferire in parlamento martedì sera.
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Statali, La Consulta deciderà anche sul blocco dei contratti e sulle pensioni d'oro
Da qui a fine anno i giudici della Corte Costituzionale dovranno prounciarsi sulla legittimità del blocco del rinnovo della parte economica dei contratti degli statali. E un'altra volta sul contributo di solidarietà sulle pensioni piu' elevate.
Kamsin Il conto della Consulta con il legislatore degli ultimi anni non si è concluso con la sentenza sul blocco dell'indicizzazione delle pensioni. Una vera e propria grana per l'esecutivo Renzi. Sul tavolo della Corte Costituzionale ci sono almeno altri tre dossier che fanno tremare il Permier e i conti dello Stato e che dovranno essere decisi entro la fine dell'anno. In primis c'è la decisione sul blocco del rinnovo della parte economica dei contratti degli statali, al palo ormai da 5 anni.
La ministra Madia nei giorni scorsi ha lanciato acqua sul fuoco mostrandosi fiduciosa sul fatto che la Consulta non boccierà la norma introdotta nel 2010 dal Governo Berlusconi e poi mantenuta dal Monti, Letta e Renzi. Il bottino che si riesce a mettere da parte del resto è cospicuo: 12 miliardi in 5 anni. Se dovessero essere restituiti sarebbero guai. Gli stessi giudici, ricorda del resto il ministro, avevano già detto che la misura era consentita purché fosse «temporanea» ed avesse una destinazione «solidaristica».
Se la temporaneità dopo cinque anni di blocco può iniziare ad essere messa in discussione, il Governo spera però che la Corte valuti la misura alla luce delle difficoltà economiche che sta attraversando l'Italia. E dunque la lasci intatta la misura che comprime le retribuzioni dei dipendenti pubblici.
In arrivo ci sono però anche altre due decisioni importanti. La prima riguarda la legittimità da parte di Equitalia di prelevare dalle cartelle esattoriali l'aggio dell'8%. Una misura che se bocciata causerebbe un buco di 3 miliardi. E, infine, c'è una possibile sentenza bis sulle pensioni, quella che potrebbe bocciare il contributo di solidarietà tra il 6 e il 18% imposto dal governo Letta con la legge 147/2013 a quelle superiori a 90 mila euro. Un balzello ripresentato dopo che la stessa Corte aveva dichiarato incostituzionale un prelievo molto simile del governo Monti su cui si è provveduto alla restituzione a rate.
Critiche all'operato dei giudici sono giunte tuttavia dal ViceMinistro all'Economia Enrico Morando che nel corso di una dichiarazione in Parlamento la scorsa settimana ha osservato come la Corte con la recente sentenza sulle pensioni abbia utilizzato due pesi e due misure. Un paio di mesi fa i supremi giudici hanno infatti bocciato una vecchia norma di Tremonti, nota come Robin Tax, una tassa pensata dall'allora ministro dell'Economia per tassare le società energetiche in cambio di qualche denaro per finanziare le social card. Dopo sette anni dalla sua entrata in vigore la Consulta ha deciso che il prelievo era contro la Costituzione ma ha salvato dalla restituzione dei soldi alle imprese che l'avevano pagata perchè avrebbe comportato un esborso eccessivo per lo Stato. Sulle pensioni, invece, ha osservato Morando, non è stato posto un argine alle restituzioni.
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Decreto Pensioni, Renzi: dal 1° agosto 500 euro a testa
Nessun pensionato perderà un centesimo. Noi scriveremo una nuova norma rispetto al blocco dell'indicizzazione che restituirà in tasca a 4mln di italiani il 1 agosto 500 euro a testa". Kamsin Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando a 'L'Arena' su Rai1 del nodo delle pensioni. "Ovviamente - ha spiegato - non sarà un rimborso totale. Ma ci sono 2 miliardi che mi ero tenuto per le misure contro la povertà". "Hanno detto - ha sottolineato ancora - che non intervenivo sulle pensioni per paura delle regionali. Ma uno che guida un Paese non può avere paura delle elezioni".
Il decreto pensioni non dovrebbe quindi muovere più di due miliardi nell'immediato (non tre come si ipotizzava), più altri 600 milioni a regime, una maggiore spesa una tantum che, appunto, impatterà sul deficit nominale. Sulle coperture resta il margine del “tesoretto” da 1,6 miliardi (differenziale tra deficit tendenziale e programmatico) con una dote aggiuntiva garantita da una ulteriore stretta sul bilancio a cui aggiungere, eventualmente, una clausola di salvaguardia. Vittime della misura saranno soprattutto quelle misure di contrasto alla povertà tanto attese, in primis il reddito minimo e/o il rinnovo della sperimentazione della social card. Su tutti i dettagli, dopo il Cdm, sarà lo stesso Padoan a riferire in parlamento martedì sera.
Duro anche il giudizio di Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro della Camera che condivide il rammarico del premier Renzi di non poter destinare le risorse del tesoretto ai pensionati piu’ poveri.
“Noi - ricorda Damiano - avevamo anche avanzato una proposta: aumentare la quattordicesima istituita dal governo Prodi che, dal 2008, viene pagata nel mese di luglio ai pensionati con un assegno fino a 700 euro al mese (la cifra media e’ di 420 euro all’anno). Calcolando il tesoretto in 1,6 miliardi di euro ei pensionati a basso reddito (i cosiddetti incapienti) in circa 5.800.000 persone, la somma media procapite sarebbe stata di 276 euro all’anno che, sommata ai 420 euro preesistenti, avrebbe elevato la quattordicesima a circa 700 euro. Dopo la sentenza della Consulta quelle risorse sono andate in fumo e la mancata indicizzazione va giustamente restituita. Facciamolo, se le risorse andranno razionate perche’ insufficienti, privilegiando un rimborso integrale alle pensioni medio basse, anche agendo per fasce come e’ stato fatto dal Governo Letta. La decisione definitiva puo’ essere presa anche dopo le elezioni regionali”.
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