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Il mancato rinnovo dei contratti è la conseguenza di una stagione di crisi profonda che potrà essere superata. La staffetta generazionale rischia di non essere efficace: "Mi sono rimessa al parere dell'Aula".

Kamsin Piu' vicino il ritorno ad una normale stagione di rinnovi contrattuali dopo cinque anni di blocco. Lo dichiara il Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, in occasione del passaggio al Senato del disegno di legge delega sulla Riforma della Pubblica Amministrazione. Il ministro replica replica alle accuse di un intervento "punitivo" nei confronti dei dipendenti pubblici: «La riforma è la migliore risposta ai tanti bravissimi funzionari e dirigenti pubblici che sono stati colpiti da una rappresentazione della pubblica amministrazione come luogo decadente. Riscatteremo le vittime di questo modo di pensare, alimentato ad esempio da uno che mi ha preceduto in questo ministero, come Renato Brunetta, che ha fatto una campagna politica sui fannulloni» ha detto la Madia.

Il Ministro apre anche al ritorno della contrattazione, dopo cinque anni di blocco della parte economica dei contratti collettivi di lavoro nel pubblico impiego. «Ho già avuto modo di spiegare che il blocco della contrattazione è il frutto di una stagione di profonda crisi: uscendo da questo periodo difficile possiamo tornare ad una normale dialettica. Ma ora aggiungo qualcosa si più: scommettiamo tutti sulle riforme che devono far accelerare questo Paese, ed anche, la sua economia. Così arriveremo prima al momento in cui si può ricominciare a dare aumenti salariali. Lo dico anche ai sindacati: aiutateci a fare le riforme.

Profonde novità sono in arrivo soprattutto per la dirigenza pubblica. «Sul tema della dirigenza c'erano due possibilità. O modificare la Costituzione e introdurre il sistema dello spoils system, oppure mantenere la separazione tra politica e amministrazione. Con il ruolo unico abbiamo scelto la seconda strada. I dirigenti saranno autonomi. Ma il punto importante è che autonomia non vuoi dire paralisi. Non ci sarà la nomina diretta da parte della politica, però prevediamo dei meccanismi valutativi che poi influiscano sulla carriera, in salita o in discesa. Oggi un giovane che entra come dirigente di seconda fascia, anche se è il più bravo del mondo, non potrà avere responsabilità maggiori fino a che non si libera un posto di prima fascia. Poi però una volta che ci è arrivato nessuno lo potrà più spostare e magari concluderà la carriera all'interno dello stesso ministero. Si può immaginare un modello diverso in cui i dirigenti si muovano all'interno della Pa e anche al di fuori, nel privato. E dopo un'esperienza nei privato si può tornare nella pubblica amministrazione. Mi piacerebbe che per un giovane laureato brillante venire a lavorare per lo Stato torni ad essere una prospettiva desiderabile, al pari di un'azienda privata».

Staffetta Generazionale. La Madia esprime dubbi però sulla norma che consente ai lavoratori vicini alla pensione di pagarsi i contributi volontari per anticipare l'età pensionabile. «È vero e infatti sull'emendamento io mi sono rimessa all'aula, non ho dato parere positivo, perché so bene che questa norma rischia di non essere efficace. Con il decreto legge della scorsa estate invece avevamo introdotto novità di maggior impatto, come l'abolizione del trattenimento in servizio e il divieto di far lavorare i pensionati».

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Zedde

Un articolo del disegno di legge di Riforma della Pubblica Amministrazione prevede il rafforzamento del telelavoro e servizi di sostegno alla genitorialità.

Kamsin Oltre alla staffetta generazionale, misura introdotta all'ultimo minuto e sulla cui reale efficacia ci sarebbe da discutere, il disegno di legge delega di Riforma della Pubblica Amministrazione contiene anche altre misure che dovrebbero flessibilizzare il lavoro per i dipendenti pubblici.  

L'articolo 10 del provvedimento, approvato in prima lettura dall'Aula del Senato lo scorso venerdì, riconosce infatti la facoltà alle pubbliche amministrazioni (comma 1) di poter adottare misure organizzative per il rafforzamento dei meccanismi di flessibilità dell'orario di lavoro orizzontale o verticale attraverso il ricorso al cd. lavoro ripartito o job sharing (nel quale cioè due lavoratori assumono in solido l'adempimento di un'unica obbligazione lavorativa). Si prevede, inoltre, anche la definizione di obiettivi annuali per l’attuazione del telelavoro, anche nella forma del telelavoro misto (o smart working), e la sperimentazione di forme di co-working (termine con cui si fa riferimento alla condivisione di un ambiente di lavoro da parte di lavoratori dipendenti da diversi datori di lavoro o anche parasubordinati ed autonomi o imprenditori).

Le misure organizzative volte a favorire il lavoro da remoto dovranno essere tali da determinare la migliore attuazione delle disposizioni in materia di fruizione del congedo parentale. Inoltre sia il telelavoro, che il job-sharing o lo smart working non potranno comportare penalizzazioni ai fini del riconoscimento di professionalità e della progressione di carriera, per i dipendenti che se ne avvalgano.

C'è inoltre l'espressa previsizione, al comma 2, che le amministrazioni potranno procedere, seppure nei limiti delle risorse di bilancio disponibili, a stipulare convenzioni con asili nido e scuole dell'infanzia e a organizzare servizi di supporto alla genitorialità aperti duranti i periodi di chiusura scolastica. 

Altre novità per il rapporto di pubblico impiego sono contenute nell'articolo 12 del provvedimento che chiede al Governo un effettivo riordino della disciplina del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche. Un riordino che dovrà essere realizzato mediante una serie di decreti legislativi che dovranno essere emanati riguardanti, in particolare:

  • una più efficacia integrazione negli ambienti di lavoro delle persone con disabilità;
  • la riorganizzazione delle funzioni in materia di accertamento medico-legale sulle assenze dal servizio per malattia dei dipendenti pubblici, al fine di garantire l'effettività del controllo con l'attribuzione all'Inps della relativa competenza e delle risorse attualmente impiegate dalle pubbliche amministrazioni per l'effettuazione degli accertamenti;
  • la semplificazione delle norme in materia di valutazione dei pubblici dipendenti, il riconoscimento del merito e di premialità; 
  • l'introduzione di norme in materia di responsabilità disciplinare dei pubblici dipendenti finalizzate ad accelerare, rendere concreto e certo nei tempi di espletamento e di conclusione l'esercizio dell'azione disciplinare; 
  • progressivo superamento della dotazione organica come limite alle assunzioni fermi restando i limiti di spesa anche al fine di facilitare i processi di mobilità.

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Zedde

«Il governo e l'Inps devono applicare la sentenza emessa dalla Corte costituzionale sulla rivalutazione delle pensioni così come avvenne con il contributo di solidarietà su quelle d'oro che fu restituito a stretto giro». Kamsin Chiede il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone. "Dopo la vicenda degli esodati un altro clamoroso colpo alla legge Fornero: la sentenza della Corte Costituzionale conferma che la cosiddetta riforma non sta in piedi e che le norme vigenti vanno cambiate". «È del tutto evidente - aggiunge Cantone - che bisognerà tornare al meccanismo di rivalutazione ante Fornero. La sentenza su questo è molto chiara: non si può fare cassa con i pensionati. Le pensioni da lavoro, che sono state conquistate e non regalate, devono essere tutelate».

Aprire subito il confronto per introdurre piu' flessibilità in uscita
Secondo la leader della Cgil "il governo sbaglia a non aprire urgentemente un confronto su come modificare la legge nel suo complesso, richiesta avanzata più volte unitariamente dai sindacati", ricorda. "Ora - conclude la dirigente sindacale - restituire subito il maltolto ai pensionati, a partire da quelli con assegni pari a tre volte il minimo".

Palazzo Chigi, conclude la leader del sindacato pensionati Cgil, deve quindi «rimettere mano a tutto l'impianto di una riforma che ha penalizzato anziani, adulti e giovani», intervenendo «anche sul capitolo esodati ed età pensionabile». I punti chiave secondo il sindacato sono «la reintroduzione del sistema delle quote unitamente ad una misura per i lavoratori precoci: 40-41 anni di contributi è limite massimo che può essere chiesto per andare in pensione ad un operaio che ha iniziato a lavorare a 15 anni. Particolare attenzione va riservata anche alle lavoratrici» sostengono dalla Cgil. «Sappiamo che sono state depositate diverse proposte di legge in tal senso dal Pd alla Camera e che sono condivise anche dalla maggioranza delle forze politiche. Non si comprende quando si inizierà a fare sul serio».

Il Condacons lancia un'azione collettiva
In arrivo anche una class action promossa dal Codacons a favore dei pensionati per la rivalutazione degli assegni pensionistici inferiori ai 2.400 euro mensili. Il presidente dell'associazione dei consumatori, Carlo Rienzi, intende incalzare raccogliendo i ricorsi di migliaia di pensionati perché «tagliare gli assegni pensionistici o bloccare la rivalutazione delle pensioni, come ha sostenuto la Consulta, è un atto illegittimo». La stessa Costituzione, conclude «prevede l'obbligo di dare una vita libera e dignitosa ei lavoratori e ai pensionati, i quali hanno diritto ad aumenti delle pensioni proporzionali alla crescita del costo della vita».

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L'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero non condivide la sentenza della Corte Costituzionale di ieri secondo la quale è illegittimo il blocco dei trattamenti pensionistici al costo della vita per gli assegni superiori a tre volte il minimo Inps.

Kamsin Non riesco a capire. Bloccare le pensioni alte, o comunque non quelle più basse, in un momento di grave crisi finanziaria è una manovra contro la quale è difficile eccepire». Elsa Fornero, il ministro del welfare che nel governo Monti aveva avviato la riforma delle pensioni non condivide la sentenza della Corte Costituzionale di ieri secondo la quale è illegittimo il blocco dei trattamenti pensionistici al costo della vita per gli assegni superiori a tre volte il minimo Inps. Lo fa in una intervista raccolta dal Quotidiano de la Repubblica.

Professoressa Fornero, come commenta la sentenza che la commosse durante il suo governo? «Non la commento, perché non la conosco nel dettaglio. Ma la prima osservazione è che non era certo una norma stabilita da me. Per una volta, il governo Monti era stato unanime nel ritenere che per ragioni di emergenza finanziaria fosse motivato stabilire quel blocco. Non era facile, e di fatti io stessa ne fui colpita, e chiesi che la norma non fosse estesa a chi percepiva 1000 euro almese, o meno. Una richiesta personale fatta proprio alla luce della mia comprensione dei problemi».

Dunque la norma non faceva parte della riforma pensionistica? «Assolutamente no. Non fu una norma proposta da me e non entrò nella riforma. Fu dovuta alla situazione economica tragica del Paese, da tutti conosciuta. Il governo impose il blocco per due anni. E l'indicizzazione delle pensioni più basse fu sbloccata grazie al mio intervento».

Ora la decisione della Consulta addebita fino a 5 miliardi allo Stato? «E difficile pensare che quella norma fosse incostituzionale nelle circostanze di quel periodo. Non si trattava di una retribuzione differita a chi la percepiva, non corrispondeva ai contributi versati. E questa norma arrivava in un momento in cui tutti piangevano per i giovani senza lavoro. É difficile vederla ora come incompatibile con la Costituzione». «Sei sindacati difendono l'indicizzazione delle pensioni alte, è un fatto paradossale, che fa pensare che il mondo va alla rovescia. E non capisco neppure perché sollevare ora, quando l'intera manovra era digerita, un dubbio di incostituzionalità».

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Zedde

Il provvedimento consentirà di erogare le mensilità residue nell'anno 2015 ai lavoratori destinatari del Dm 85708 del 24 Ottobre scorso.

Kamsin E' stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto 88332/2015 che concede il pagamento delle mensilità residue del 2015 per i lavoratori esodati ante 2010 destinatari del decreto interministeriale n. 85708 del 24 ottobre 2014. E' previsto un onere di 19,8 milioni di euro a carico del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione.

L'articolo 1 del citato decreto prevede infatti la concessione "del prolungamento dell'intervento di tutela del reddito, con esclusione della contribuzione figurativa, in favore dei lavoratori gia' destinatari del decreto n. 85708 del 24 ottobre 2014. In favore dei lavoratori [...] il prolungamento del sostegno al reddito e' concesso limitatamente alle mensilita' residue nell'anno 2015 e relative al prolungamento degli interventi di sostegno al reddito autorizzati con decreto interministeriale n. 85708 del 24 ottobre 2014".

Destinatari. Il decreto interessa i lavoratori, di cui ai profili di seguito illustrati, la cui finestra fissa di accesso alla pensione calcolata prima del Dl 78/2010 si aprisse nel corso del 2014 e che, per effetto dell'applicazione del citato decreto legge, fosse slittata successivamente al 31 dicembre 2014. Questi lavoratori, infatti, hanno potuto beneficiare del sostegno di cui al Dm 85708/2014 solo sino alla data del 31 Dicembre 2014 mentre risultavano scoperte le, eventuali, mensilità del 2015. I profili dei lavoratori interessati dal provvedimento sono:

a) i lavoratori collocati in mobilita' ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive  modificazioni, sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 30  aprile 2010 (cessati dal servizio entro la medesima data) e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennita' di  mobilita'  di  cui  all'articolo  7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223;

b) i lavoratori collocati in mobilita'  lunga ai sensi dell'articolo 7, commi 6 e 7, della legge 23 luglio 1991, n.  223, e successive modificazioni e integrazioni, per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 30 aprile 2010;

c) i lavoratori che al 31 Maggio 2010, sono titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarieta' di settore di cui all'art. 2, comma 28, della  legge  23 dicembre 1996, n. 662. 

Un esempio - Si immagini un lavoratore che abbia raggiunto il diritto a pensione (es. la quota 97,3) nel marzo 2014 e che avrebbe, pertanto, visto l'apertura della finestra fissa di accesso al 1° luglio 2014, data in cui termina l'assistenza dell'indennità di mobilità ordinaria (o lunga) o l'assegno straordinario di sostegno al reddito a carico dei fondi di solidarietà di settore. Per effetto della legge 122/2010 ora la sua pensione verrà erogata il 1° Aprile 2015. E quindi sta subendo un vuoto economico di quasi un anno.

Il decreto interministeriale 85708 gli ha consentito di ottenere, seppur in ritardo rispetto alle reali necessità, la copertura delle mensilità tra agosto 2014 ed il 31 dicembre 2014 mentre risultavano ancora scoperte le mensilità del 2015 (gennaio-aprile). Ora grazie al Dm 88332/2015 anche tali mensilità potranno essere corrisposte a completamento della copertura prevista dall'articolo 12, comma 5-bis del Dl 78/2010.

Il testo del Dm 88332/2015

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