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Il governo sta anche pensando di alzare l'asticella della rivalutazione piena un po' sopra la soglia di tre volte il minimo, cioè 1.500 euro lordi al mese.

Kamsin L'aumento delle pensioni superiori a 1.500 euro lordi al mese, legato al recupero dell'inflazione nel biennio 2012-2013, potrebbe arrivare con un decreto legge già venerdì prossimo e l'erogazione degli arretrati avverrebbe così tra giugno e luglio. Pagare tutto è impossibile (il conto sarebbe di oltre 14 miliardi) e il ministro dell'Economia lo ha detto chiaramente: i rimborsi saranno parziali e progressivi, privilegiando le pensioni più basse e tenendo conto del reddito. Dovrebbe essere stabilito un tetto massimo oltre il quale non scatterebbe il rimborso e, in aggiunta, potrebbe anche essere introdotto un contributo di solidarietà sugli assegni d'oro. Per il governo, almeno al momento, sarebbe un obiettivo politico. Su cui incombono ancora alcuni nodi tecnici da sciogliere, a cominciare dai tempi di cui l'Inps avrà bisogno per adeguare i sistemi e disporre il pagamento dei nuovi importi.

Ma il governo ormai ha deciso di dare una forte accelerazione alla soluzione del problema aperto dalla sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha bocciato il blocco delle pensioni disposto dal governo Monti. Come ha annunciato ieri in un'intervista al Messaggero il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, già questa settimana sul tavolo del consiglio dei ministri arriverà un decreto che introdurrà dei rimborsi «selettivi» in grado di assicurare la «progressività» e la «temporaneità» richieste dalla Consulta. Un'accelerazione imposta anche dalla reazione europea alla decisione dei supremi giudici italiani. Anche l'Ue guarda infatti con sospetto l'intervento richiesto dalla Corte Costituzionale. La Commissione vuole capire l'impatto quantitativo sui conti pubblici della mina pensioni e, nelle raccomandazioni mercoledì, metterà l'Italia sotto osservazione. Un faro che ha impresso un'accelerazione al dossier, tanto che il ministro Padoan ieri ha annunciato un decreto risolutivo già in settimana.

All'impatto sui conti dello Stato sarà legata anche la possibilità per l'Italia di utilizzare gli spazi di flessibilità. Una questione che preoccupa il governo fino ad un certo punto. «Lavoreremo per rispettare sia la sentenza che gli impegni verso i partner europei», hanno fatto sapere fonti del Tesoro.

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Zedde

Il Ministro dell'Economia PierCarlo Padoan conferma l'arrivo di un decreto che rimodulerà la rivalutazione degli assegni interessati dalla Sentenza della Consulta a seconda dell'importo.

Kamsin Se si dovesse ripristinare totalmente l'indicizzazione sulle pensioni, l'Italia si troverebbe a violare simultaneamente il vincolo del 3%, l'aggiustamento strutturale e la regola del debito. Quest'ultimo, che sta iniziando a scendere, ricomincerebbe a salire" e "la Commissione ci metterebbe immediatamente in procedura d'infrazione sia per il deficit che per il debito". A dirlo in una intervista al Messaggero è il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan.

La questione va risolta "prima possibile", aggiunge il ministro. Ma "non ripristineremo totalmente l'indicizzazione, lo faremo in modo parziale e selettivo. Progressività e temporaneità, come dice la Corte, vuol dire evidentemente che sono le pensioni più basse che devono essere protette più di quelle alte" conclude Padoan.

Padoan non lascia dubbi quindi sulla restituzione solo parziale anche se non fornisce alcuna indicazione sulle soglie. Per il momento l'ipotesi piu' accreditata è l'applicazione delle regole introdotte dalla legge 147/2013 (valide dal 1° gennaio 2014) anche al biennio 2012-2013. Il risultato sarebbe che gli assegni superiori a 3 volte il minimo sarebbero rivalutati al 95%, quelli superiori a 4 volte al 75%, quelli superiori a 5 volte al 50%, quelli superiori a 6 volte al 45% o in quota fissa.

Sul piede di guerra Federmanager che annuncia un nuovo ricorso contro il decreto governativo se non saranno indicizzate in misura piena tutte le pensioni superiori a 5 volte il minimo: "L'importante è salvaguardare il principio che anche le pensioni medio-alte siano protette dall'inflazione" ricorda Giorgio Ambrogioni, Presidente dell'Associazione: "faccio presente che dal '98 le nostre pensioni hanno perso il 15-20%".

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Zedde

Parte il conto alla rovescia per il pagamento dell'acconto di Imu e Tasi. Le aliquote da applicare per la scadenza di Giugno, se il Comune non ha già deliberato, sono quelle relative al 2014.

Kamsin A giugno i contribuenti potranno versare gli acconti Imu e Tasi sulla base delle nuove aliquote deliberate dai Comuni per il 2015. Se le delibere non sono state approvate in tempo utile i contribuenti dovranno pagare gli acconti secondo le aliquote fissate dai Comuni nel 2014. Lo ricorda l'Ifel in una nota in cui ricorda che la Conferenza Stato Città ha approvato lo slittamento del termine per la deliberazione dei bilanci preventivi dei Comuni dal 31 maggio al 30 Luglio.

Al riguardo l'Ifel sottolinea che il nuovo termine ha quale naturale conseguenza che i Comuni e le Province potranno quindi intervenire nella disciplina di tutti i tributi propri fino alla fine di luglio, modificando aliquote e agevolazioni, ben oltre il termine per il pagamento dell’acconto IMU e Tasi, che è fissato dalla legge al 16 giugno. Si deve ricordare che tale situazione non determina alcuna incertezza negli adempimenti richiesti ai contribuenti, in quanto la legge prevede che il pagamento degli acconti di entrambi i tributi sia “eseguito sulla base dell’aliquota e delle detrazioni dei dodici mesi dell’anno precedente”, disciplina che ormai è consolidata (art. 13, co. 13-bis del dl 201 del 2011, per l’IMU; art.1, co. 688 della Legge di stabilità 2013, per la TASI).

In pratica il contribuente è in regola se versa l’acconto IMU e TASI entro il 16 giugno 2015, sulla base delle aliquote e delle detrazioni stabilite dal Comune per il 2014 (e risultanti sul sito del Ministero dell’economia e delle finanze), salvo poi procedere ad eventuale conguaglio in sede di saldo nel caso di variazioni delle aliquote e delle detrazione dei citati tributi, che dovranno essere pubblicate sul sito Mef dai Comuni, entro il 28 ottobre 2015. Nulla vieta, naturalmente, che, nel caso in cui il Comune abbia già deliberato in materia di aliquote e detrazioni IMU e Tasi, magari determinando condizioni più favorevoli rispetto al 2014, il contribuente possa far riferimento alle delibere relative a quest’anno anche per il pagamento dell’acconto.

Le delibere comunali 2014 sono consultabili presso il sito http://www1.finanze.gov.it/dipartimentopolitichefiscali/fiscalitalocale/IUC/sceltaregione.htm

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Zedde

L'Inps non potrà definire eventuali richieste di ricostituzione relative ai trattamenti pensionistici interessati dalla sentenza, fino all’adozione delle relative iniziative legislative.

Kamsin La Sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco per il biennio 2012-2013 dell'indicizzazione degli assegni superiori a 3 volte il trattamento minimo è formalmente in vigore ma i pensionati coinvolti non possono presentare domanda per la ricostituzione dell'assegno. Lo ha ricordato ieri l'Inps con un messaggio interno nel quale ha sgombrato il campo da eventuali dubbi. Tutto rimandato quindi: bisogna attendere un decreto legge (dovrebbe arrivare a giorni) nel quale saranno stabiliti tempi e modalità del rimborso. I 5 milioni di pensionati coinvolti nella misura quindi non dovranno fare praticamente nulla (nessun ricorso legale) perchè sarà l'Inps, come è accaduto in passato in situazioni analoghe, a corrispondere automaticamente gli importi sulla base di quanto verrà deciso dal Cdm.

La decisione del Governo introdurrà, è ormai scontato, una certa gradualità nella rivalutazione degli assegni: saranno pienamente rivalutati solo quelli inferiori ad un certo importo mentre oltre una determinata soglia si la percentuale che sarà riconosciuta sarà minore, ci sarà in pratica una rivalutazione parziale. E' lecito ad esempio immaginare che gli importi sino a 4 volte il minimo saranno indicizzati al 95%, quelli superiori a 5 volte al 50% e quelli superiori a 6 volte al 45% o in quota fissa. Si vedrà cosa sarà deciso. 

Per ora vale la pena di sottolineare che gli assegni interessati sono quelli superiori a 1.404 euro lordi nel 2011 e a 1.442 euro nel 2012 a carico dell'AGO e dei fondi esclusivi, integrativi e sostitutivi della stessa. Non sono invece coinvolti i pensionati che hanno ottenuto l'assegno dal 2013 in poi perchè il loro trattamento è stato indicizzato all'inflazione ai sensi della legge 147/2013 a partire dall'anno successivo. Costoro in pratica non hanno subito il "blocco" della Legge Fornero.

Occhio poi alla tassazione dei rimborsi. Le cifre in gioco non sono irrisorie come è possibile simulare dalla pagina dedicata del nostro portale: si parte da almeno 4mila euro per gli assegni piu' bassi sino a superare facilmente i 6-7 mila euro per gli assegni piu' ricchi. Le cifre riferibili ad anni precedenti e percepiti per effetto di sentenze saranno assoggettate a tassazione separata come prevede il testo unico delle imposte sui redditi. Ciò porterà un vantaggio fiscale in capo ai pensionati che percepiscono importi più elevati, poiché pagheranno l'aliquota media (in luogo dell'aliquota marginale) e non subiranno il prelievo a titolo di addizionale regionale e comunale. Invece le somme di competenza dello stesso anno in cui sono rimborsate saranno assoggettate alla tassazione ordinaria. Quindi, per esempio, se tutti gli importi dovessero essere restituiti quest'anno, quelli relativi al 2015 saranno assoggettati alla tassazione ordinaria e quelli tra il 2012 e il 2014 a tassazione separata.

Del resto la medesima situazione si è verificata in occasione della restituzione del contributo di solidarietà per gli anni 2011-2013. Alla tranche del 2013 restituita quell'anno è stata applicata la tassazione ordinaria; mentre alle tranche relative al 2011 e al 2012 si è applicata la tassazione separata.

Si ricorda inoltre che, al pari di quanto accade per i ratei di tredicesima non riscossi dal pensionato defunto, gli eredi legittimi del pensionato deceduto potranno riscuotere i ratei maturati per effetto dell'adeguamento con obbligo di presentazione della dichiarazione di successione.

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Zedde

All'attenzione del Ministro del Lavoro c'è la questione riguardante i lavoratori che fruivano nel corso del 2011 dei congedi e dei permessi per l'assistenza di familiari con disabilità.

Kamsin Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti risponderà giovedì 14 maggio in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati all'interrogazione sollevata dagli Onorevoli Fedriga e Simonetti (Lega Nord)  sull'insufficienza dei posti relativi ai lavoratori che assistevano disabili nel 2011 destinatari della IV e VI salvaguardia (atto 5-05507).

Da mesi - si legge nell'interrogazione - i cosiddetti «esodati legge 104» attendono una risposta circa il loro futuro previdenziale. Si tratta di quei lavoratori che nel 2011 erano in congedo o permesso per assistere familiari con disabilità, ai sensi dell'articolo 42, comma 5, del decreto legislativo n. 151 del 2001 e dell'articolo 33, comma 3, della legge n. 104 del 1992, che avrebbero perfezionato i requisiti anagrafici e contributivi per la pensione con le regole antecedenti all'entrata in vigore del decreto-legge n. 201 del 2011 entro il 36o mese successivo all'entrata in vigore del decreto medesimo (6 gennaio 2015).

Il predetto articolo 42, comma 5, del decreto legislativo n. 151 del 2001, riguarda genitori, fratelli e sorelle conviventi in congedo per assistere persone con handicap grave, mentre l'articolo 33, comma 3, della legge n. 104 del 1992 riguarda genitori, parenti o affini entro il terzo grado (figli, genitori, fratelli e sorelle, nonni, zii, nipoti, bisnipoti e bisnonni, suoceri, genero, nuora, cognati, zii del coniuge) di un bambino fino ai 3 anni di età con handicap grave che hanno usufruito dei permessi mensili di tre giorni per l'assistenza del parente.

Per costoro la salvaguardia era contenuta nell'articolo 11 del citato decreto-legge n. 102 del 2013, convertito dalla legge n. 124 del 2013 (cosiddetto «quarta salvaguardia»); tale platea era stata stimata in 2.500 unità, invece, lo stesso Inps ha certificato oltre 4.800 aventi diritto a fronte dei 2.500 posti disponibili, comunicando che detta platea si è esaurita consentendo di salvaguardare solo i lavoratori che maturino i requisiti entro il 31 ottobre 2012. Sono pertanto rimasti fuori dalla tutela i lavoratori che hanno maturato il requisito dal 1o novembre 2012 al 31 dicembre 2013.

Il Governo - proseguono i deputati - non ha ancora deciso come sanare questi esuberi della 4o salvaguardia, ignorando che ad essi si aggiungono nel tempo gli ulteriori 1.800 lavoratori in congedo dal 2011 (di cui all'articolo 2, comma 1, lettera d) della legge n. 147 del 2014) che perfezionano i requisiti pensionistici con le regole pre-riforma Fornero entro il 6 gennaio 2016.:

Pertanto - concludono i deputati -  si chiede se e ed in che termini il Governo intenda garantire gli «esodati legge 104» di cui alla IV salvaguardia in esubero rispetto ai posti disponibili senza vanificare le aspettative di coloro che, raggiungendo i requisiti entro il 6 gennaio 2016, rientrerebbero nella VI salvaguardia.

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Zedde

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