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Il disegno di legge in materia di deroga al regime Fornero, il sesto provvedimento nel giro di 2 anni e mezzo dall'entrata in vigore del Dl 201/2011 (qui il testo del provvedimento), contiene, oltre all'estensione generalizzata dei profili di tutela attualmente già esistenti, anche una categoria ontologicamente del tutto nuova rispetto alle precedenti. Kamsin Si tratta dei lavoratori che hanno cessato la propria attività entro il 2011 alla scadenza di un rapporto di lavoro a tempo determinato. Attualmente infatti la tutela (e dunque la salvaguardia) può essere attivata solo nei confronti di quei lavoratori che hanno risolto (entro il 2011) il rapporto di lavoro con il datore con un accordo (individuale o collettivo) o in via unilaterale (si pensi al caso del licenziamento o delle dimissioni del prestatore).

Ma ove il rapporto di lavoro sia giunto alla sua naturale scadenza, come nel rapporto a tempo determinato per l'appunto, il lavoratore non ha diritto ad accedere alle disposizioni di salvaguardia. Il tutto a causa di vulnus legislativo che non è stato risolto per via amministrativa determinando distorsioni incredibili. Si pensi infatti che se il lavoratore a tempo determinato si fosse dimesso il giorno prima della scadenza del rapporto di lavoro avrebbe potuto beneficiare della salvaguardia; mentre se avesse lasciato proseguire il rapporto di lavoro sino alla sua naturale scadenza si sarebbe trovato escluso dal beneficio.

Ora anche questa categoria però potrà trovare adeguato ristoro. L'articolo 2, comma 1, lettera e) del ddl concede infatti, nel limite di 4.000 soggetti, ai lavoratori con contratto di lavoro a  tempo determinato  cessati  dal   lavoro tra  il   1° gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, non rioccupati a  tempo indeterminato, i  quali perfezionano i requisiti utili a  comportare la  decorrenza del   trattamento  pensionistico entro il 6 gennaio 2016, la possibilità di mantenere le previgenti regole di pensionamento. Gli interessati avranno 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge per presentare apposita istanza di accesso agli organi preposti. E' probabile che per conoscere nei dettagli le modalità di presentazione dell'istanza sarà necessario attendere un'apposita circolare del ministero del lavoro).

Zedde

- Roma, 7 lug. - E' durato circa un'ora l'incontro fra il guardasigilli Andrea Orlando e il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri. Al centro della riunione, l'sms che Ferri ha inviato sabato scorso a diversi magistrati per sostenere la candidatura al nuovo Csm di due esponenti di Magistratura Indipendente, la corrente delle toghe di cui il sottosegretario, magistrato fuori ruolo, e' stato segretario. Il ministro, fanno sapere fonti di via Arenula, ha "raccolto elementi" che ora saranno messi "eventualmente a disposizione di Renzi". Sara' dunque il presidente del Consiglio a decidere sulla permanenza o meno di Ferri nel governo. Il premier, ieri, avrebbe definito "indifendibile" il comportamento del sottosegretario. Era stato lo stesso Ferri a chiedere ad Orlando di essere ricevuto per fornire i propri chiarimenti su quanto accaduto: in alcune interviste pubblicate stamattina sui quotidiani, Ferri aveva spiegato di non avere intenzione di dimettersi. .

- Roma, 7 lug. - Dieci domande e dieci risposte, messe nero su bianco. O meglio, pubblicate sul blog di Beppe Grillo. Cosi' il M5S risponde alla richiesta, avanzata dal Pd, di mettere per esteso le idee in merito alle riforme. "Primo punto: Per noi un vincitore ci vuole sempre. L'unico modello che assicura questo oggi in Italia e' la legge elettorale che assegna un premio di maggioranza al primo turno o al secondo turno. Il Movimento 5 Stelle, per esempio, ha vinto a Parma, Livorno e Civitavecchia nonostante che (sic) al primo turno abbia preso meno del 20% dei voti. Pero' poi al ballottaggio ha ottenuto la meta' piu' uno dei votanti. Vi chiediamo: siete disponibili a prevedere un ballottaggio, cosi' da avere sempre la certezza di un vincitore? Noi si'", si legge nel sito, "Per noi quello che voi chiamate "vincitore" e' il conquistatore di una vittoria di Pirro, che non garantisce in alcun modo la governabilita': speravamo che l'esperienza di "vittoria" con una schiacciante maggioranza nella scorsa legislatura vi fosse stata d'insegnamento, ma evidentemente non e' cosi'. Un modello che assicuri la certezza di un vincitore come quello disegnato nella legge Berlusconi-Renzi non esiste pressoche' in nessun sistema democratico al mondo. In ogni caso, al fine di evitare un pessima legge elettorale quale e' la legge Berlusconi-Renzi nella sua attuale formulazione, e produrre un testo migliore siamo disponibili a prevedere un ballottaggio che dia ad una forza politica la maggioranza dei seggi, a condizione di evitare che la conquista del primo posto si trasformi in una corsa all'ammucchiata di tutto e il suo contrario (come e' stato per l'Unione di Romano Prodi e per le coalizioni guidate da Silvio Berlusconi) che ha provocato la caduta anticipata dei rispettivi governi nel 2008 e nel 2011 nonostante la "vittoria". Per evitarlo, la nostra proposta alternativa e' formulata in questi termini: - un primo turno proporzionale privo di soglie di sbarramento, in modo da consentire a chiunque di correre per il Parlamento e colmare il deficit di rappresentativita' che la legge comporta; - in caso di superamento della soglia del 50% + 1 dei seggi al primo turno, prevediamo un premio di governabilita' minimo, che consegnerebbe al vincitore il 52% dei seggi; - nel caso in cui nessuno raggiunga la maggioranza al primo turno, e' previsto un secondo turno tra i due partiti piu' votati, al cui vincitore viene assegnato il 52% dei seggi". Secondo punto sollevato dai grillini: "Siete disponibili a assicurare un premio di maggioranza per chi vince, al primo o al secondo turno, non superiore al 15% per assicurare a chi ha vinto di avere un minimo margine di governabilita'? Noi si'". Questo "Ferme restando le obiezioni di cui alla precedente risposta, che potranno tuttavia essere sciolte dalla Corte costituzionale nella sede del controllo preventivo previsto nella riforma costituzionale, come gia' evidenziato siamo disponibili alla previsione di un turno di ballottaggio, nel caso in cui il primo turno non veda nessuna forza politica ottenere la maggioranza dei seggi, con il quale sia possibile attribuire un numero di seggi tali da assicurare a chi ha vinto di avere un minimo margine di maggioranza (la governabilita' e' un'altra cosa, per noi). Quesito numero 3: "Siete disponibili a ridurre l'estensione dei collegi? Noi si'". Ma sia chiaro: "La riduzione dell'estensione dei collegi e' possibile, ma questo e altri elementi tecnici dipendono naturalmente dall'impianto complessivo della legge e da come si vuole concretamente realizzare. Quarto: "Siete disponibile a far verificare preventivamente la legge elettorale alla Corte costituzionale, cosi' da evitare lo stucchevole dibattito "e' incostituzionale, e' costituzionale"? Noi si'". Pero': "Siamo disponibili a far verificare preventivamente la legge elettorale alla Corte costituzionale; quello che tuttavia abbiamo urgenza di capire e' in quale modo si dovrebbe introdurre questo controllo e come dovrebbe intervenire sulla legge elettorale in discussione. Il Presidente del Consiglio ha affermato nel corso del nostro ultimo incontro che la legge elettorale sara' approvata e promulgata dopo la prima lettura da parte del Senato della riforma della Costituzione. Il che significa che il controllo non sara' previsto per la legge elettorale in discussione. Come pensate di risolvere questa contraddizione?". Quinto: "Siete disponibili a ridurre il potere delle Regioni modificando il titolo V e riportando in capo allo Stato funzioni come le grandi infrastrutture, l'energia, la promozione turistica? Noi si'". Ma "Siamo disponibili ad una modifica del Titolo V, sebbene riteniamo che l'impianto proposto nell'attuale riforma non sia funzionale alla risoluzione dei problemi provocati dalla riforma del 2001. Nel merito, la riforma Renzi del Titolo V prevede l'eliminazione sia della competenza concorrente Stato-Regioni, quella in cui lo Stato dettava i principi, con "leggi-quadro" per ragioni di omogeneita' e le Regioni vi davano attuazione con le loro leggi, e della competenza residuale regionale, ovvero della clausola per la quale tutto quanto non era di competenza statale o concorrente spettava alle Regioni". "Nel nuovo quadro vengono definite solo le competenze statali, e quelle regionali non sono piu' residuali ma sono specificamente elencate", prosegue l'M5S, "Se il problema che la riforma Renzi mira a risolvere e' quello del "chi fa cosa" e quindi del contenzioso che si crea innanzi alla Corte costituzionale bloccando o invalidando numerosissime leggi, non si capisce in che modo questa riforma lo risolverebbe. La nuova definizione di competenze non sembra essere risolutiva del problema in questione: dove finisce, ad esempio, la "programmazione e organizzazione dei servizi sanitari" (materia di competenza regionale) e dove iniziano le "disposizioni generali e comuni per la tutela della salute" (di competenza statale)? Quale opera sara' da considerarsi "dotazione infrastrutturale" (regionale) e quale "infrastruttura strategica" (statale)? A cio' si aggiunga la previsione di una "clausola di supremazia" per la quale "su proposta del Governo, la legge dello Stato puo' intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell'unita' giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale". Anche in questo caso, si pone il problema della grave disfunzione applicativa che puo' produrre questa disposizione. Non si capisce, infatti, anzitutto perche' debba provenire dal Governo la proposta per l'utilizzo della clausola di supremazia in ambito legislativo, anziche' dall'organo legislativo che e' il Parlamento. E' facile immaginare che un Governo incapace di governare, che si regge sull'abuso dell'utilizzo dello strumento della questione di fiducia per imporsi al Parlamento, utilizzera' nello stesso modo la clausola di supremazia per imporsi alle Regioni, facendo rientrare discrezionalmente qualsivoglia legge nel concetto per sua natura amplissimo e difficilmente delimitabile dell'"unita' giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale". Sul ricorso a questa clausola, e' facile poi prevedere altro contenzioso paralizzante innanzi alla Consulta. Inoltre, riteniamo che vadano discusse nello specifico le materie da riportare in capo allo Stato, oltre a quelle elencate, quali ad esempio la Sanita'. Punto numero 6: "Siete disponibili ad abbassare l'indennita' del consigliere regionale a quella del sindaco del comune capoluogo e eliminare ogni forma di rimborso ai gruppi consiliari delle Regioni? Noi si', prosegue il documento. Ma "premettendo che il problema dell'indennita' di consigliere regionale e di ogni forma di rimborso elettorale per i gruppi consiliari e' stato gia' risolto dal M5S con il dimezzamento del primo e la restituzione di buona parte del secondo, non solo in sede regionale, ma anche in sede nazionale, non si capisce in che modo il Parlamento potrebbe intervenire su questa materia, che dovrebbe essere di competenza regionale. Il PD governa la maggior parte delle Regioni da molto tempo, per cui non e' chiaro che cosa stia aspettando per procedere da solo in questo senso. La risposta a questa domanda e' "noi si', e lo facciamo gia'". Settima questione: "Siete disponibili a abolire il CNEL? Noi si'." Ma "a questo proposito, vi chiediamo: considerato che non vi e' relazione diretta tra l'abolizione del CNEL e il resto del progetto di riforma, siete disposti a scorporare l'abolizione del CNEL dal resto delle riforme costituzionali, in modo da vederlo approvato ad amplissima maggioranza e in tempi piu' rapidi?". Ottavo quesito: "Siete disponibili a superare il bicameralismo perfetto impostando il Senato come assemblea che non si esprime sulla fiducia e non vota il bilancio? Noi si'". Comunque "non siamo pregiudizialmente contrari, a condizione che l'esistenza di tale assemblea abbia ancora una precisa funzione nel disegno istituzionale. Nove: "Siete disponibili a che il ruolo del Senatore non sia piu' un incarico a tempo pieno e retribuito ma il Senato sia semplicemente espressione delle autonomie territoriali? Noi si'". Questo significa "che il ruolo del Senatore deve essere un incarico non a tempo pieno e semplice espressione delle autonomie territoriali? Perche' un ruolo importante come quello del rappresentante delle autonomie territoriali non dovrebbe essere a tempo pieno? Che senso avrebbe tale ruolo, al di la' di quello che i rappresentanti delle autonomie gia' fanno nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni? Peraltro, il testo che si va formando attribuisce una serie di poteri al Sentao (elezione del Presidente, dei giudici costituzionali, dei membri laici del Csm, competenza decisionale nelle leggi di riforma costituzionale ecc.) che vanno molto al di la' dei poteri locali e che sono inconciliabili con una formazione di secondo grado, per cui, sul punto, riteniamo che in presenza di tali attribuzioni sia irrinunciabile l'elettivita' di promo grado dei senatori. Il problema della retribuzione e' presto superato: siete disponibili al dimezzamento immediato delle indennita' e degli emolumenti di tutti i parlamentari e degli stanziamenti previsti per i gruppi parlamentari? Noi lo abbiamo gia' fatto. E per farlo non occorrono complessi procedimenti di revisione costituzionale, ma solo volonta' politica seria in tal senso". Ultimo e decisivo punto: "Siete disponibili a trovare insieme una soluzione sul punto delle guarentigie costituzionali per i membri di Camera e Senato, individuando una soluzione al tema immunita' che non diventi occasione di impunita'? Noi si'". "La nostra proposta in merito e' semplice: affinche' l'immunita' non diventi occasione di impunita' e tuttavia preservi il parlamentare nella sua essenziale funzione di rappresentante dei cittadini, riteniamo necessario e sufficiente cancellare le immunita' attualmente previste, all'infuori della garanzia dell'insindacabilita' per le opinioni e i voti espressi", precisa l'M5S, "Contrariamente a quanto si e' detto da parte di alcuni organi stampa, non c'e' alcuna contraddizione fra l'azione del gruppo parlamentare M5s, compresa la presente lettera, e la reazione di Beppe Grillo che rappresenta solo una diversa articolazione dello stesso discorso politico per il quale l'importante e' fare un buona legge elettorale". "Ora noi intendiamo , per senso di responsabilita' e per non perdere altro tempo, passare sopra il teatrino che avete messo in piedi e ci auguriamo che non troviate altri pretesti. L'unica cosa a cui teniamo e' che si faccia una buona legge elettorale per i cittadini. In questo senso, chiediamo serieta' e reale disponibilita' a un confronto", concludono. .
- Roma, 7 lug. - "Senza entrare nel merito di opzioni ancora aperte, e' parte della mia responsabilita' auspicare una conclusione costruttiva, evitando ulteriori spostamenti in avanti dei tempi di un confronto che non puo' scivolare, come troppe volte e' gia' accaduto, nell'inconcludenza su materie di riforma piu' che mai mature e vitali per lo sviluppo del nostro sistema istituzionale". Lo scrive il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una dichiarazione. "Leggo dichiarazioni di esponenti politici impegnati in Parlamento nel confronto sui temi di riforma costituzionale che commentano, anche affermando di comprenderlo, il silenzio da me osservato in proposito", esordisce il Capoi dello Stato, "Penso che sia stato e sia giusto per il Presidente della Repubblica non pronunciarsi sui termini delle scelte in discussione al Senato per quel che riguarda, in particolare, il superamento del bicameralismo paritario. Ma ho considerato doveroso pronunciarmi fin dall'inizio del mio mandato e al pari di miei predecessori (in particolare il Presidente Scalfaro, al quale succedetti nella Presidenza della Camera) sulla necessita' di procedere a modifiche da tempo ventilate della seconda parte della Costituzione. E tra queste una riforma volta a superare il bicameralismo paritario si e' fatta sempre piu' urgente per le sue ricadute negative sul processo di formazione e approvazione delle leggi". "Il tema e' stato oggetto di serio esame da parte della Commissione per le Riforme presieduta dall'allora Ministro Quagliariello, dalle cui conclusioni ha tratto stimolo il progetto del governo", aggiunge, "Merita apprezzamento l'ampia apertura del dibattito su quest'ultimo punto, notevolmente prolungatosi rispetto agli annunci iniziali ; e merita apprezzamento l'impegno intensissimo dispiegato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, anche attraverso larghe audizioni e sfociato in una ricca messe di emendamenti da parte dei relatori". "Senza entrare nel merito - ripeto - di opzioni ancora aperte, e' parte della mia responsabilita' auspicare una conclusione costruttiva, evitando ulteriori spostamenti in avanti dei tempi di un confronto che non puo' scivolare, come troppe volte e' gia' accaduto, nell'inconcludenza su materie di riforma piu' che mai mature e vitali per lo sviluppo del nostro sistema istituzionale", e' la conclusione di Napolitano. .
- Roma, 7 lug. - Torna il 'grande freddo' e Pd e M5S non si trovano per quell'incontro sulle riforme che i pentastellati avevano 'spinto' ancora nel corso della mattinata, annunciandone la diretta streaming sui blog di riferimento. Oggetto del contendere, le "risposte formali" che i democrat attendono dai 5 Stelle, che a loro volta rispondono ricordando la pubblica presa di posizione di Di Maio, con un'intervista al Corriere della Sera di domenica. A dare avvio alle ostilita' Roberto Speranza, che ricorda a tutto come il Pd "consideri questo confronto molto serio ed importante per il dibattito democratico nel nostro Paese e per dare piu' forza al percorso delle riforme. Proprio per queste ragioni - puntualizza - riteniamo imprescindibile che tale confronto possa svolgersi solo dopo che saranno pervenute formali risposte alle questioni indicate nei giorni scorsi dal Partito democratico". "Stiamo rasentando il ridicolo. Ho gia' risposto con un'intervista al Corriere della Sera, il documento scritto non e' un metodo per ottenere una legge elettorale degna di questo nome", ribatte Di Maio. A questo punto scendono in campo i due pezzi da novanta. Attacca per primo Beppe Grillo, via blog. "E' una dittatura fatta da questo ebetino, che e' un ebetone pericolosissimo, quindi molto sottovalutato anche da me, e questo me ne dispiace. Ma andiamo verso veramente una grande criminalita' organizzata di stampo democratico", tuona. Inutile dire chi sia l'ebetino e chi voglia creare una "dittatura di sbruffoni". Anche Matteo Renzi,per rispondere, sceglie il social media da lui prediletto. In questo caso twitter. "Pochechiacchiere", ashtagga con senso della sintesi, "Non e' uno scherzo, sono le regole! Chiediamo un documento scritto per sapere se nel M5S prevale chi vuole costruire o solo chi urla". Frase che intenderebbe creare un distinguo all'interno del M5S tra l'ala oltranzista e quella dialogante. Cammino ancora poco appianato, insomma, se e' vero che entra in gioco anche il Mattinale con una presa di posizione che sembra vagamente uno scappellotto. "Sappiamo bene - scrive - che i rapporti di forza giocano a favore di Renzi. Ma la questione decisiva, su un tema di cosi' importanti implicazioni per la democrazia, non puo' e non deve essere impostato sui rapporti di forza. Nessun ricatto: non ci tireremo indietro, e in ogni caso ci affidiamo alla lungimiranza di Berlusconi. Per questo chiediamo a Renzi di riflettere, di non correre". In serata qualche prova di schiarita. Grillo, che questa volta usa twitter, fa intravedere il ramoscello d'olivo. "Il M5S ha il dovere come seconda forza politica di migliorare la legge elettorale e ci provera' fino in fondo", preannuncia. Da parte Pd il vicesegretario Guerini torna a non escludere un incontro con in grillini. E il cerchio della giornata si chiude. .
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