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Il trattamento pensionistico per i lavoratori che faranno parte della sesta salvaguardia non potrà avere decorrenza anteriore alla data di entrata in vigore della legge che conterrà la misura. Kamsin E' quanto prevede l'articolo 2, comma 2 del disegno di legge in materia di deroga ai requisiti pensionistici che attende ora il via libera definitivo del Senato.

In pratica con questa precisazione i 32 mila lavoratori beneficiari del provvedimento perderanno le mensilità di pensione a cui avrebbero avuto diritto in base alla previgenti regole se queste si collocano temporalmente prima della data di entrata in vigore della legge. Un escamotage, peraltro già sperimentato con la quarta e con la quinta salvaguardia, che può costare caro soprattutto nei confronti di quei lavoratori che avrebbero avuto la decorrenza nel 2013 e che si ritroveranno nell'impossibilità di ottenere gli arretrati maturati da tale data in poi.

Ma comunque il provvedimento in materia di salvaguardia può essere salutato positivamente. La nuova normativa che entrerà in vigore ufficialmente entro poche settimane consentirà ad altre 32.100 persone di fruire delle vecchie regole di pensionamento, piu' favorevoli. Nello specifico sono cinque le categorie di lavoratori che ne faranno parte. Eccole:

a)   nel    limite  di   5.500    soggetti, ai lavoratori collocati in  mobilità ordinaria a seguito  di accordi governativi o non governativi, stipulati  entro il 31 dicembre 2011,  cessati dal  rapporto di  lavoro entro il  30  settembre 2012   e  che   perfezionano, entro il periodo di  fruizione dell’indennità di  mobilità, ovvero, anche  mediante  il  versamento  di contributi   volontari,  entro   dodici  mesi dalla fine dello stesso periodo,  i  requisiti di pensionamento previgenti. La norma precisa inoltre che il  versamento volontario potrà  riguardare anche periodi  eccedenti i sei mesi precedenti  la  domanda di  autorizzazione stessa e che tale  versamento può comunque essere effettuato solo con riferimento ai dodici mesi successivi al termine di  fruizione dell’indennità di  mobilità;

b)   nel   limite  di   12.000 soggetti, ai lavoratori di  cui  all’articolo 1, comma 194, lettere  a)   e   f),   della  legge  147/2013 (lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione),  i quali perfezionano i requisiti   utili a  comportare la  decorrenza  del trattamento  pensionistico, secondo la   disciplina previgente,  entro il quarantottesimo mese successivo alla  data di entrata in  vigore del Dl 201/2011 (6.1.2016);

c)   nel    limite  di   8.800    soggetti, ai lavoratori di  cui  all’articolo 1, comma 194, lettere b),  c)  e  d),  della legge 147/2013 (lavoratori cessati con accordi o in via unilaterale), i quali perfezionano i requisiti   utili a  comportare la  decorrenza  del trattamento  pensionistico, secondo la   disciplina previgente,  entro il quarantottesimo mese successivo alla  data di entrata in  vigore del Dl 201/2011 (6.1.2016);

d)   nel    limite  di   1.800    soggetti, ai lavoratori di  cui  all’articolo 24,  comma 14, lettera e-ter),  del  Dl 201/2011 (lavoratori che nel 2011 hanno fruito dei congedi per assistere parenti in situazione di disabilità),  i quali perfezionano i requisiti   utili a  comportare la  decorrenza  del trattamento  pensionistico, secondo la   disciplina previgente,  entro il quarantottesimo mese successivo alla  data di entrata in  vigore del Dl 201/2011 (6.1.2016);

e)   nel    limite  di   4.000    soggetti, ai lavoratori con  contratto di  lavoro a  tempo determinato  cessati  dal   lavoro tra  il   1° gennaio 2007   e  il  31  dicembre 2011,  non rioccupati a  tempo indeterminato, i quali perfezionano i requisiti   utili a  comportare la  decorrenza  del trattamento  pensionistico, secondo la   disciplina previgente,  entro il quarantottesimo mese successivo alla  data di entrata in  vigore del Dl 201/2011 (6.1.2016).

Zedde

- Roma, 7 lug. - "Oggi alle 15 sul Blog e su La Cosa sara' trasmesso in streaming l'incontro tra la delegazione del M5S e quella del PD in merito alla legge elettorale". E' il blog di Beppe Grillo ad annunciarlo, rafforzando peraltro le conferme di parte M5S all'appuntamento. .
- Roma, 6 lug. - Si apre una settimana fondamentale per il governo e l'iter delle riforme. Martedi' il ministro dell'Economia Padoan sara' all'Ecofin per ribadire la necessita' che l'Europa 'cambi verso' e punti sulla crescita. Ma sia il premier che il ministro dell'Economia sono convinti che ci siano le condizioni per quella flessibilita' necessaria per evitare la strada del solo rigore. Del resto il Capo dell'esecutivo ha inaugurato il semestre di presidenza Ue sottolineando la forza di un governo che sta portando avanti un consistente pacchetto di riforme e che gode di una stabilita' politica necessaria per realizzare gli obiettivi. Ma appunto per contare in Europa c'e' bisogno, e il premier lo ripete da tempo, che l'Italia sia credibile. Ragion per cui il presidente del Consiglio non intende piu' accettare i condizionamenti di chi frena sulle riforme. A partire dal suo partito. Tanto che, riferiscono fonti parlamentari del Pd, c'e' il rischio di un braccio di ferro che non porti da nessuna parte. Il premier e' irremovibile sul no all'elettivita' dei senatori. Il ragionamento e' sempre lo stesso e lo ripetera' anche domani sera alla riunione di gruppo. Ma se la minoranza dovesse ancora creare degli ostacoli al cammino delle riforme l'ipotesi, sottolineano le stesse fonti parlamentari, e' quella di un rinvio della nuova segreteria e di una gestione di Largo del Nazareno 'allargata' a tutte le componenti del partito. "Proprio ora che siamo ad un passo dal traguardo non possiamo permetterci di perdere ancora tempo", ragiona un renziano. Tra i frondisti del Pd in realta' c'e' anche chi accetterebbe una sorta di compromesso: pochi accorgimenti sulla riforma del Senato, a patto che si cambi l'Italicum, a cominciare dalla preferenze. Del resto a chiedere una modifica del nuovo testo sulla legge elettorale partorito dall'accordo tra Pd e FI e' anche Ncd. Per non parlare del Movimento 5 stelle che, con Luigi Di Maio, e' tornato alla carica sulla necessita' di un confronto aperto. Ma il Pd ha dettato le 'condizioni' ai grillini e si aspetta risposte scritte dalla delegazione di M5S. La pattuglia di FI al Senato intanto affila le armi, nei prossimi giorni tornera' a chiedere la convocazioni del gruppo per continuare quella discussione iniziata con Silvio Berlusconi. L'ex premier, pero', non ha intenzione di riaprire la partita, e cosi' anche Matteo Renzi. .
- Roma, 6 lug. - Alla vigilia di una settimana bollente per le Riforme, resta in forse l'incontro fra Pd e Movimento 5 Stelle sulla legge elettorale. Se la delegazione M5S - con il capogruppo a Palazzo Madama, Maurizio Buccarella - lo da' per fissato, i democratici giudicano apprezzabile l'apertura di Luigi Di Maio, ma ritengono necessario che prima venga formalizzato un documento sui 10 punti messi per iscritto dal Pd. Altrimenti, si fa notare, c'e' il rischio concreto che l'incontro sia inutile. I grillini, secondo quanto apprende l'Agi, si dicono "sorpresi" per la richiesta del Pd: "la stiamo valutando" affermano fonti dell'M5s. E se l'Italicum accende il dibattito interno anche alla maggioranza, su soglie e necessita' di introdurre le preferenze, i riflettori restano puntati sulle riforme costituzionali per cui si apre una settimana chiave. Sul tavolo della commissione Affari costituzionali arriveranno i nodi fin qui rinviati e ancora non risolti: dall'elezione del Senato, a quella del Capo dello Stato, alla modifica dello strumento referendario. Domani sera alle 20 si terra' l'assemblea dei senatori Pd. Sono una ventina, fra loro, quelli che chiedono un Senato elettivo. Una tesi che potrebbe uscire rafforzata dai risultati del sondaggio che sempre domani il direttore di IPR Marketing, Antonio Noto, presentera' per la fondazione Univerde, in conferenza stampa a Palazzo Madama: "Gli italiani e la riforma del Senato. Abolito, nominato o elettivo?". Anche nel Nuovo Centro destra di Angelino Alfano c'e' chi e' ribadisce di preferire un Senato votato dai cittadini. "La riforma del Senato cosi' com'e' non va. Elezione diretta va introdotta", ha twittato, ad esempio, Roberto Formigoni. Martedi dovrebbe proseguire l'assemblea dei gruppi di Forza Italia. Sono oltre trenta i senatori azzurri che hanno apposto la loro firma al ddl di Agusto Minzolini che chiede un Senato scelto dai cittadini. Cosi' come lo chiede Sel, il Movimento 5 Stelle e gli ex grillini. Martedi tornera' a riunirsi la Commissione Affari Costituzionali e l'approdo in Aula del ddl, da programma, e' fissato per mercoledi'. Ma sono diversi i senatori che pensano non si faccia in tempo: troppi ancora gli emendamenti da affrontare, inclusi quelli al titolo V. Con ogni probabilita' martedi' si riunira' anche la conferenza dei Capigruppo per stabilire il calendario dei lavori. La presidente del gruppo Sel Loredana De Petris ha gia' chiesto a Pietro Grasso che, finito l'esame della Commissione, ci sia una settimana di tempo prima dell'arrivo del testo in Aula e martedi' mettera' di nuovo sul tavolo la sua richiesta, durante la riunione. "Altrimenti chi non e' componente della commissione non ha il tempo di fare mente locale" e di conoscere quello che andra' a votare. Sulla Costituzione "non si puo' andare avanti per diktat di partito", spiega De Petris. A Palazzo Madama, poi c'e'chi guarda con 'sospetto' la volonta' di fare in fretta anche sul fronte della Legge elettorale: non si e' mai vista approvare una riforma della legge per il voto - osservano - senza che poi si vada subito alle urne? . L'intenzione vera, insomma, per alcuni, e' andare ad elezioni anticipate. .

Il governo ha riaperto i lavori per individuare una soluzione strutturale al problema degli esodati. In occasione dell'approvazione alla Camera del disegno di legge sulla sesta salvaguardia il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha ribadito infatti l'impegno del governo sulla questione. Kamsin E al ministero del Lavoro confermano che sarà la legge di Stabilità lo strumento tecnico che conterrà le misure in materia. I tempi però sono ristretti in quanto la legge finanziaria dovrà essere presentata dal governo entro il prossimo 15 Ottobre.

Per questa ragione a via XX Settembre i tecnici stanno rispolverando le idee dell'ex-ministro del Lavoro Enrico Giovannini che aveva individuato la soluzione del cd. prestito pensionistico. In pratica l'obiettivo sarebbe quello di mandare a riposo le persone alle quali mancano ancora due anni al conseguimento dei requisiti Fornero per andare in pensione (cioè 66 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia o 42 anni e 6 mesi per la pensione anticipata) e recuperare attraverso dei micro prelievi sull'assegno le somme erogate in anticipo. Una Riforma che avrebbe il pregio di includere anche tutti coloro che hanno lasciato il posto di lavoro dopo il 2011 e che, pertanto, non potrebbero giovarsi delle varie tutele che il governo ha approntato in questi anni in materia di esodati.

L'Inps e lo Stato si farebbero carico degli oneri contributivi per questo lasso di tempo e nel contempo garantirebbero all'interessato la pensione. Poi per circa 10 o 15 anni l’assegno mensile subirebbe una decurtazione nell'ordine del 5-8% in modo di restituire completamente il prestito iniziale. Tra le ipotesi c'è anche un coinvolgimento del datore di lavoro che potrebbe in parte contribuire al versamento dei contributi in cambio della possibilità di licenziare il dipendente prossimo all'età pensionabile.

In alternativa il governo potrebbe accelerare sulla proroga dell'opzione donna. Si tratta di quel provvedimento contenuto nell'articolo 4 del disegno di legge di Riforma della Pubblica Amministrazione, di cui attualmente se ne sono perse le tracce ma che comunque non avrebbe avuto un iter di approvazione immediato. La misura, promossa dal Ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia consentirebbe a tutti i lavoratori, pubblici e privati, sino al 2018 di poter lasciare l’impiego con 57 anni e 3 mesi di età (58 anni e 3 mesi per gli autonomi) unitamente al perfezionamento di 35 anni di contributi. Ma con un assegno calcolato con il metodo contributivo e non retributivo in base all’ultimo stipendio; la conseguenza è un taglio della rendita previdenziale di circa il 25-30% sulla pensione.

Zedde

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