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- Roma, 7 lug. - Torna il 'grande freddo' e Pd e M5S non ssi trovano per quell'incontro sulle riforme che i pentastellati avevano 'spinto' ancora nel corso della mattinata, annunciandone la diretta streaming sui blog di riferimento. Oggetto del contendere, le "risposte formali" che i democrat attendono dai 5 Stelle, che a loro volta rispondono ricordando la pubblica presa di posizione di Di Maio, con un'intervista al Corriere della Sera di domenica. Ne', del resto, si tratta dell'unico intralcio sul cammino delle riforme che mercoledi' dovrebbero affacciarsi nell'Aula del Senato. "Quando non si hanno idee, si ricorre agli epiteti, tipo 'sabotatori', e agli slogan... Se si stesse al merito delle cose si andrebbe avanti meglio", dice un Vannino Chiti allergico alle richieste di 'ortodossia' che arrivano dalla maggioranza Pd. "Guerini - aggiunge il senatore Dem, capofila dei 'malpancisti' Pd - forse arriva all'ultimo momento ma io e' da quando ero presidente di Regione che ho sostenuto il superamento del bicameralismo paritario". Ma Chiti, a proposito del nuovo Senato, parla soprattutto di "riforma sbagliata e non votabile". Chiosa non secondaria, considerando che il fronte trasversale dei frondisti non accenna a deporre le armi e trova ampio spazio sia nel Pd sia in FI. Tornando al gelo Pd-M5S, e' Roberto Speranza a ribadire che il Pd "considera questo confronto molto serio ed importante per il dibattito democratico nel nostro Paese e per dare piu' forza al percorso delle riforme. Proprio per queste ragioni - puntualizza - riteniamo imprescindibile che tale confronto possa svolgersi solo dopo che saranno pervenute formali risposte alle questioni indicate nei giorni scorsi dal Partito democratico". "Stiamo rasentando il ridicolo. Ho gia' risposto con un'intervista al Corriere della Sera, il documento scritto non e' un metodo per ottenere una legge elettorale degna di questo nome", ribatte Di Maio. "Siamo esterrefatti per quello che e' accaduto", aggiunge il vicepresidente pentastellato della Camera: "Io ho parlato con Guerini giovedi per l'appuntamento di oggi alle 15, che e' saltato, ma poi Guerini non mi ha fatto sapere nulla". Al di la' dell'aspetto formale, la conclusione e' sostanziale: "Vuol dire che noi da adesso in poi parliamo solo con Renzi", annuncia infatti l'esponente M5S, perche' cio' che e' successo indica "che non sono affidabili gli interlocutori che si sono interposti fra noi e lui". "I cittadini devono poter scegliere e noi vogliamo dal Pd una risposta chiara su questo", rilancia a proposito dell'introduzione delle preferenze nella legge elettorale. "Vogliono il doppio turno e noi lasciamo sul tavolo il doppio turno, pero' magari non facciamo che al primo turno si vince con il 37 per cento", aggiunge sempre Di Maio. .

- Roma, 7 lug. - Un duro botta e risposta tra grillini e democratici sull'Italicum ha portato al naufragio del dialogo tra M5s e Pd. A Renzi, che chiedeva un documneto scritto sui dieci punti proposti dai democratici, i pentastellati hanno risposto con una intervista di Luigi Di Maio ritenuta pero' insufficente, tanto da spingere i grillini a disdire l'incontro fissato per oggi alle 15. "Quando ho sentito Guerini, ed e' una questione di serieta', abbiamo fissato ora, data e luogo" aveva detto Di Maio, ma alle richieste del Pd aveva obiettato: "stiamo rasentando il ridicolo. Ho gia' risposto con un'intervista al Corriere della Sera, il documento scritto non e' un metodo per ottenere una legge elettorale degna di questo nome".

DI MAIO: "IL PD E' INAFFIDABILE, ORA PARLIAMO SOLO CON RENZI" (LEGGI)

"La nostra piu' grande apertura e' l'inizio di questo tavolo di confronto. Abbiamo dimostrato una buona volonta' per discutere e pianificare un percorso. Poi, nei singoli punti il dibattito diventa un po' noioso. La legge elettorale non e' il problema dell'Italia ma e' importante. Noi ci teniamo molto alle preferenze, loro ci tengono ad altri punti, speriamo in un punto d'incontro". Di Maio ha confermato anche che "siamo pronti a cancellare l'idea delle 'preferenze negative', pero' facciamo una legge per cui i condannati in via definitiva, a parte quelli per reati di opinione, in Parlamento non entrano piu'". Sui tempi per avere la nuova legge elettorale Di Maio ha detto che "Renzi la vorrebbe portare a casa in autunno ma i tempi stanno gia' slittando. Noi ci siamo dati, dopo un'eventuale intesa col Pd, 100 giorni incluso agosto".

A dare l'annuncio del forfait era stata Alessandra Moretti: "Per quanto ne so io, l'incontro oggi non si tiene. Io sto per partire per Bruxelles" avvea detto, "Per sedersi intorno ad un tavolo bisogna ragionare in maniera approfondita. Serve un documento, non basta un'intervista", in ogni caso, l'importante e' che si sia aperto un dialogo costruttivo". Il capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, ha confermato che l'incontro si terra' "solo dopo che saranno pervenute formali risposte alle questioni indicate nei giorni scorsi dal Partito Democratico". .

- Roma, 6 lug. - "Siamo esterrefatti per quello che e' accaduto". Lo ha detto Luigi Di Maio in conferenza stampa dopo la decisione del Pd di non incontrare il M5S sulla legge elettorale. "Io ho parlato con Guerini giovedi' - ha aggiunto - per l'appuntamento di oggi alle 15, che e' saltato, ma poi Guerini non mi ha fatto sapere nulla". Quindi "vuol dire che noi da adesso in poi parliamo solo con Renzi", annuncia l'esponente M5S, perche' cio' che e' successo indica "che non sono affidabili gli interlocutori che si sono interposti fra noi e lui". "Stamattina il Pd con una lettera del capogruppo Speranza ha chiesto di disdire l'appuntamento di oggi", ha spiegato Di Maio "A noi dispiace che si e' persa un'occasione per gli italiani di arrivare a un punto concreto. Noi abbiamo le idee molto chiare e vediamo dall'altra confusione". "Io non posso preoccuparmi di quali siano le ragioni oscure di questa disdetta", ha detto Di Maio. "Sicuramente si e' mancato di rispetto ai cittadini italiani che si aspettavano un confronto in streaming fra due forze politiche. Non e' un problema nostro. Semmai verra' dopo se il Pd ci dira' no, non vogliamo avere a che fare con M5S", ha aggiunto e poi ha sottolineato: "noi abbiamo risposto a otto punti su dieci". "Credevo che l'obiettivo fosse fare una legge elettorale in 100 giorni e non scriversi in carta bollata per 15 giorni. Se vogliono farlo per corrispondenza lo dicano", ha sottolineato il grillino. "Correttezza istituzionale vuole che se organizzi un incontro lo fai secondo prassi istituzionale - ha aggiunto tornando sulla 'disdetta' Pd di oggi - Guerini mi ha detto: 'non avete risposto alle domande ci vediamo lunedi alle 15'. Questa situazione e' paradossale. C'e' una grande confusione politica e la volonta' di temporeggiare. Se ci avessero detto ci vediamo fra due settimane per risolvere i nostri problemi interni, va bene...". "Ci facciano capire e facciano capire agli italiani che cosa vogliono fare", ha detto il vicepresidente M5S della Camera. "Prima hanno chiesto le risposte, abbiamo rilasciato un'intervista e poi hanno detto che le volevano scritte - ha osservato ancora Di Maio - Perche' il tavolo dall'altra parte non salta anche se l'incontro non e' in streaming? Far saltare un tavolo perche' non si e' scritto sulla carta giusta...". Secondo Di Maio "non c'e' nessuna volonta' di fare saltare questo tavolo", "la cosa piu' facile che potevamo fare oggi era sparare a zero", dopo che e' saltato l'incontro con il Pd sulla legge elettorale. "Noi sentiamo la responsabilita' dall'inizio di portare a casa la legge elettorale in 100 giorni, ma non vogliamo perdite di tempo. Vogliamo un interlocutore che abbia le idee chiare su che cosa fare". .

I dipendenti pubblici che hanno maturato un qualsiasi diritto a pensione con le regole previgenti la riforma Monti-Fornero e che sono ancora in servizio dovranno lasciare il posto di lavoro al compimento del 65esimo anno di età. Kamsin È quanto ha precisato, con un'interpretazione autentica, l’articolo 2, comma 4 del Dl 101/2013 che ha risposto a "brutto muso" alla decisione del Tar del Lazio che aveva di fatto messo in dubbio la possibilità per le Pa di collocare a riposo i dipendenti secondo le regole di pensionamento previgenti. E le vecchie regole prevedevano per l'appunto la pensione di vecchiaia al perfezionamento dei 65 anni, il limite ordinamentale per la permanenza in servizio per la maggior parte dei pubblici dipendenti.

Sin dall’entrata in vigore del Dl 201/2011 (decreto Salva Italia) la Funzione pubblica con la circolare 2/2012 e l’Inps - gestione ex Inpdap – avevano interpretato l’articolo 24 della riforma nel senso che il lavoratore con un diritto a pensione acquisito entro il 31 dicembre 2011 non potesse permanere in servizio al fine di raggiungere i nuovi e più severi requisiti richiesti dalla nuova norma ma dovesse obbligatoriamente lasciare al perfezionamento dei requisiti di pensionamento fissati dalla vecchia disciplina.

Il Tar Lazio, con la sentenza 2446/2013, aveva però annullato la parte della circolare nella parte in cui stabiliva che la Pubblica amministrazione doveva collocare a riposo al compimento del 65esimo anno di età i dipendenti che nell’anno 2011 erano già in possesso della massima anzianità contributiva (40 anni) o comunque dei requisiti prescritti per l’accesso a un trattamento pensionistico diverso dalla pensione di vecchiaia. Nel contempo, il Tar aveva accertato il diritto del ricorrente a permanere in servizio fino al compimento del 66esimo anno, nuovo limite di età previsto dalla riforma previdenziale per il 2012.

Il legislatore ha pertanto sconfessato l'indirizzo del Tar ribadendo che "l'art. 24, comma 3, primo periodo, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito in legge 22 dicembre 2011, n. 214, si interpreta nel senso che il conseguimento da parte di un lavoratore dipendente delle pubbliche amministrazioni di un qualsiasi diritto a pensione entro il 31 dicembre 2011 comporta obbligatoriamente l'applicazione del regime di accesso e delle decorrenze previgente rispetto all'entrata in vigore del predetto articolo 24".

In altri termini il 65esimo anno di età il limite invalicabile nei confronti di quei lavoratori con un qualsiasi diritto a pensione perfezionato entro il 31 dicembre 2011. E per effetto della recente abolizione del trattenimento in servizio (dl 90/2014) le eventuali prosecuzioni potranno essere ammesse solo al fine di garantire continuità tra stipendio e assegno pensionistico nell’ipotesi in cui la decorrenza di quest’ultimo non sia immediata.

Si ricorda inoltre che il rapporto di lavoro potrà essere risolto anche al compimento del 40esimo anno contributivo qualora tale ipotesi sia applicabile all’Ente. L’articolo 72, comma 11, del Dl 112/2008 concede infatti la possibilità in capo alle amministrazioni di risolvere il rapporto di lavoro nei casi di raggiungimento dell’anzianità massima contributiva di 40 anni.

Zedde

- Sveta Gora, 7 lug. - "Sono certo che l'Europa superera' la profonda crisi che l'ha colpita negli ultimi anni di cui soffrono le nostre economie e le nostre popolazioni". Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che questa mattina in Slovenia a scoperto una targa in ricordo delle vittime della Grande Guerra. Secondo il Capo dello Stato sono necessari cambiamenti e correzioni nelle politiche e nelle istituzioni europee, ma "guai a mettere in discussione il principio dell'unita' e dell'integrazione". Napolitano ha parlato davanti al Santuario del Monte Santo dove, con il Presidente della Slovenia, Borut Pahor, ha inaugurato la 'panchina della pace' nell'ambito delle celebrazioni del centenario dell'inizio della Grande Guerra. "Italia e Slovenia - ha aggiunto - faranno la loro parte per trasformare l'Ue e nel reagire a qualsiasi tentazione distruttiva e a qualsiasi rischio di dissoluzione di questo patrimonio irreversibile nell'interesse della pace e dei nostri popoli". .
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