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Muove su più fronti la Riforma del pubblico impiego che il governo punta a realizzare dal prossimo 13 giugno. Le parole chiave sono maggiore mobilità intercompartimentale; staffetta generazionale; abrogazione del trattenimento in servizio, revisione dell'istituto dell'esonero; risoluzione anticipata del rapporto di lavoro per i dirigenti.

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L'idea dell'esecutivo sul fronte della dirigenza è di realizzare il cd. ruolo unico, un mercato organico dei manager pubblici che avrà effetti anche sulle retribuzioni che dovrebbero ispirarsi al merito e alla omogeneità (a parità di prestazioni o incarichi svolti). Si potenzierà la valutazione delle performance che dovrebbe avvenire sulla base di obiettivi misurabili fissati dal ministro competente. I premi dei dirigenti saranno ancorati anche a criteri di carattere generale come l'andamento dell'economia o il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica.

E ci sarà maggiore mobilità: "non si entrerà più in una amministrazione per restarvi tutta la vita con carriere automatiche" ha detto la Madia. Non solo. Ci sarà anche la possibilità di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico oltre un determinato termine.

Il ministro Madia ha spiegato inoltre che si vuole abrogare l'istituto del trattenimento in servizio, per recuperare almeno 10mila-13mila posti di lavoro da assegnare alla staffetta generazionale. Tra le altre proposte c'è la tanto discussa riduzione del 50% del monte ore dei permessi sindacali e l'introduzione dell'esonero dal servizio, un istituto abrogato nel 2011 che ora potrebbe assumere rilevanza per i prepensionamenti e per dare maggior spazio ai giovani.

Ci sarà molto probabilmente anche un intervento corposo sul fronte delle municipalizzate, dei comuni, delle Regioni, sulle forze dell'ordine e delle Prefetture a cui il governo potrebbe chiedere un contributo aggiuntivo di risparmi a ottobre in una nuova operazione di spending review del commissario Carlo Cottarelli.  Alcune semplificazioni potrebbero riguardare anche il settore dell'edilizia sul fronte delle autorizzazioni sismiche, quelle paesaggistiche e in particolare per i piccoli interventi o sui tempi di rilascio del permesso di costruire.

Il presidente della commissione lavoro della Camera dei Deputati Cesare Damiano lancia l'idea di una revisione dell'età pensionabile sulla base anche di quanto accaduto di recente in Germania.

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"Se è vero che la Germania ha approvato una riforma che riduce l'età per il collocamento a riposo, bisognerebbe chiedersi se non sia il caso che anche nel nostro Paese si aprisse una discussione serena sulla questione che possa favorire un ricambio generazionale tra anziani e giovani. Con questa semplice ricetta che adesso sta cominciando a entrare nel pensiero germanico, si potrebbero definire creare nuovi posti di lavoro per i giovani".

Quanto ai recenti dati diffusi dalla Covip sulla previdenza complementare Damiano ricorda che le risorse accantonate con la previdenza privata hanno ormai assunto un "livello rilevante, anche se l’Italia è ancora indietro rispetto ad altri paesi europei industrialmente avanzati. Non bisogna mai dimenticare che le risorse versate a questi fondi appartengono ai lavoratori e che la loro finalità è quella di aggiungere alla pensione pubblica un assegno complementare. Evitiamo di scostarci da questo obiettivo primario, che è stato pensato soprattutto per le giovani generazioni con la finalità  di poter disporre di una pensione complessivamente dignitosa - sostiene Damiano.

Il Governo dovrebbe promuovere una grande campagna di adesione soprattutto tra i giovani e, contemporaneamente, rendere obbligatorio il versamento della quota di previdenza privata spettante alle aziende, stimolando in questo modo l’adesione dei lavoratori, che va comunque tenuta facoltativa. L’utilizzo anticipato di una quota di  queste risorse risparmiate dai lavoratori è già oggi possibile in alcuni casi:ad esempio  per l’acquisto della prima casa o  per particolari spese mediche. Queste norme possono essere rese maggiormente elastiche tenuto conto dell’attuale momento di crisi e delle necessità delle famiglie".

Arriva il disco verde ai bollettini della Tasi, che il Comune può inviare precompilati ai contribuenti, mentre si stanno chiudendo i lavori per la proroga degli acconti nei Comuni che non hanno deliberato in tempo.

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Arrivano i bollettini postali per il versamento della Tasi. I bollettini dovranno essere messi gratuitamente a disposizione dalle Poste e i comuni che intendano personalizzarli, inviandoli  precompilati ai contribuenti, dovranno conseguire l'autorizzazione dalle Poste stesse. Il modello standard del bollettino è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale dello scorso 28 maggio.

Il contribuente può effettuare il versamento del tributo sui servizi indivisibili presso gli uffici postali oppure tramite servizio telematico gestito da Poste, ottenendo come ricevuta anche l'immagine virtuale del Bollettino o una comunicazione in formato testo contenente tutti i dati identificativi del bollettino e del bollo virtuale di accettazione. II modello di bollettino di conto corrente postale riporta obbligatoriamente ii numero di conto corrente 1017381649, valido in tutti i comuni del territorio nazionale, numero sul quale non si possono fare versamenti tramite bonifico. II conto corrente è intestato a "Pagamento Tasi".

Novità anche sulla proroga della Tasi sulla quale il tavolo tecnico avviato dal ministero è arrivato a conclusione. Nell'ultima ipotesi, trova conferma il calendario in due tappe, al 16 ottobre per l'acconto e al 16 dicembre per il saldo, con la novità che queste scadenze coinvolgerebbero anche le abitazioni principali, che quindi subirebbero un anticipo rispetto alle regole in vigore oggi: nei Comuni che non hanno inviato le delibere entro il 23 maggio, infatti, il Dl 16/2014 aveva previsto per queste abitazioni il pagamento in soluzione unica il 16 dicembre.

Secondo l'esecutivo inoltre i Comuni avranno tempo sino al 10 settembre per inviare le delibere per renderle valide per la data del 16 Ottobre (attualmente il termine di scadenza è fissato al 31 luglio). Se il Comune non rispetterà la data i contribuenti dovranno pagare la Tasi con l'aliquota standard dell'1 per mille, sempre senza superare il tetto del 10,6 per mille nella somma fra Imu e Tasi sugli immobili diversi dall'abitazione principale. Nel provvedimento che sarà licenziato dal Cdm si stabilisce anche che i comuni dove salta l'acconto di giugno riceveranno una somma pari al 50% delle entrate Tasi ad aliquota standard entro il 20 giugno.

- Roma, 29 mag. - "Mi sono ritirato nell'ottobre del 2013 quindi, chi si ritira, deve avere il buon gusto di non dare suggerimenti. Quando ero ancora presidente del partito avevo dato suggerimenti sul posizionamento del partito, non sono stato ascoltato a maggior ragione mi astengo oggi dal dare suggerimenti. Dentro Scelta civica ci sono molte persone capaci in grado di farlo. Rimane il fatto che alle elezioni del 2013 - in 50 giorni e senza soldi - siamo riusciti a raccogliere 3 mln di voti. Oggi Renzi ha avuto un grandissimo successo perche' ai voti che aveva, e' riuscito a aggiungere 2 mln e 700.000 voti". Lo ha detto il senatore a vita Mario Monti, ospite a "Agora'" su Raitre. L'ex opremier poi ha parlato del partito di Renzi: "Perche' non entro nel Pd? Perche' non sento la vocazione e non ho la missione di fare il politico, infatti sono uscito anche dal partito che ho fondato". "Renzi puo' fare un'ottima sintesi tra Merkel e quella meteora che fu Hollande quando si presento' sulla scena". "Se l'Italia volesse farsi valere in Europa per ottenere una carica, le verrebbe gentilmente risposto: 'Avete gia' una carica importantissima con Mario Draghi'. Non e' escluso che un italiano possa avere una posizione importante, ma bisognerebbe che l'Europa fosse in difficolta' a trovare soluzioni alternative e che, quindi, fosse proprio l'Europa a chiederlo e che non fosse ostacolata dal governo italiano". .
- Roma, 29 mag. - Prima direzione dopo lo tsunami del 40 per cento alle Europee: e' passato poco piu' di un mese dall'ultima, ma sembrano passati anni. Intanto per la durata della riunione, meno di due ore, in cui non si sono sentiti interventi critici rispetto alla relazione del segretario e, di conseguenza, nessuna contro replica. Niente a che vedere con la lunga e drammatica direzione del 20 gennaio quando il botta e risposta tra segretario e presidente porto' alle dimissioni di Gianni Cuperlo. Renzi, tuttavia, appare meno aggressivo nell'esporre le sue idee. Addirittura paterno quando si rivolge ai neo eletti al Parlamento Europeo. Certo, non si e' festeggiato il 40%, spiega, perche' non si e' trattato di una vittoria del segretario o del partito ma "degli italiani per l'Italia". Ma anche perche' quel 40 per cento carica sulle spalle del Pd una responsabilita' di cui, forse, ci si accorgera' soltanto nei mesi avvenire, con l'appuntamento del semestre europeo, con le riforme istituzionali, con i provvedimenti sull'economia e sul lavoro. E' un inaspettato appello all'unita' quello che il segretario pronuncia al Nazareno, perche' non ce ne sarebbe bisogno visto il clima nuovo che sembra spianare la strada al governo e alla sua segreteria: "Non c'e' stato nessun salto sul carro del vincitore", dice Renzi riferendosi alle prese di posizione di chi, anche all'interno del partito, si e' mostrato scandalizzato dalla presenza di molti esponenti della minoranza (di quel che ne rimane, almeno) nella fotografia che celebrava la vittoria del 25 maggio. Quelle polemiche Renzi le ha trovate "allucinanti". Parole che hanno immediatamente fatto risuonare nella sala la formula-mantra di questi giorni: gestione unitaria. Bene, se gestione unitaria ci sara', avverte Renzi, "non e' il tentativo di tornare a schemi vecchi o a spartizioni correntizie ma e' corresponsabilita', una volta chiariti gli obiettivi. Se le persone ci vogliono stare, ci staranno". Il Pd "deve continuare ad essere il partito della speranza" da anteporre a quello "della rabbia" secondo il fortunato schema del 'derby' che Renzi ha proposto in campagna elettorale. Solo cosi' si potranno portare a casa quelle riforme che rimangono la ragione sociale dell'esecutivo a trazione Renzi. Il cronoprogramma non si tocca, "il tempo e' questo": entro l'estate riforma costituzionale approvata in Senato e Italicum, in quest'ordine, per fare in modo che il Pd "metta residenza in quel 40 per cento" che Renzi bolla come "accidente della storia". Prima dell'estate, pero', ci sono due appuntamenti da non mancare. Il primo quello dei ballottaggi per i quali Renzi chiama "tutti a dare un contributo" cosi' da vincere anche contro la sfortuna: "Siamo a 17 capoluoghi di provincia, che non porta un gran che bene...". Poi c'e' da riassettare gli organi interni del partito. La presidenza, rimasta vacante dall'addio di Cuperlo. E la segreteria, da rivedere alla luce dei suoi componenti divenuti nel frattempo ministri, ma anche del nuovo clima che si respira tra i democratici. "La minoranza entrera' in segreteria", ha confermato Davide Zoggia di Area Riformista. Contemporaneamente il segretario del Pd chiede di rilanciare la campagna di ascolto degli insegnanti e, soprattutto, la formazione politica. Due 'promesse mancate' di cui Renzi si assume la responsabilita'. Quello interno, tuttavia, non e' il solo riassetto che attende il premier. Perche', come lui stesso spiega, ci sono partiti rappresentati anche al governo, che sono praticamente spariti. Di frotne a questo "non si puo' lasciare ma raddoppiare". Parole che Pippo Civati (unica voce rimasta fuori dal coro) interpreta come un invito agli esponenti di Scelta Civica di entrare nel partito. "Io guardo da un'altra parte", ha risposto Civati. "Nessuno di noi fara' campagna acquisti in Parlamento, ma siamo disponibili a ragionare e a riflettere", erano state le parole di Renzi, anche perche' "immaginando che l'orizzonte della legislatura e' il 2018" ogni ragionamento "e' fisiologico". .
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