L'Upb pur precisando che una valutazione puntuale dell’adeguatezza delle risorse nel Fondo per la revisione del sistema pensionistico rispetto agli obiettivi di modifica del sistema stesso (6,7 miliardi nel 2019 e 7 miliardi a decorrere dal 2020) sarà possibile solo dopo l’approvazione dei relativi criteri di attuazione dell’eventuale apertura di un nuovo canale di pensionamento anticipa che "se questo canale fosse parametrato a una eventuale “quota 100” come somma di un’età almeno pari a 62 anni e di un’anzianità contributiva di almeno 38 anni, la misura potrebbe potenzialmente riguardare nel 2019 circa 475.000 individui di cui 437.000 contribuenti attivi" "Qualora l’intera platea utilizzasse il canale di uscita appena soddisfatti i requisiti potrebbe comportare un aumento della spesa pensionistica lorda stimabile in quasi 13 miliardi nel 2019 e sostanzialmente stabile negli anni successivi".
Questa stima non è ovviamente direttamente confrontabile con le risorse stanziate nel Fondo per la revisione del sistema pensionistico per vari fattori: dal tasso di sostituzione dei potenziali pensionati con nuovi lavoratori attivi a valutazioni di carattere soggettivo (condizione di salute o penosità del lavoro) o oggettivo (tasso di sostituzione tra reddito e pensione, divieto di cumulo tra pensione e altri redditi, altre forme di penalizzazione). Resta il fatto che, secondo stime UPB, chi optasse per quota 100 subirebbe una riduzione della pensione lorda rispetto a quella corrispondente alla prima uscita utile con il regime attuale da circa il 5 per cento in caso di anticipo solo di un anno a oltre il 30 per cento se l’anticipo è di oltre 4 anni. La penalità in questione dipende, è bene ricordarlo, dai minori versamenti contributivi e non dall'applicazione di diverse regole di calcolo dell'assegno.
La maggior parte ha già i requisiti al 2018
L'Upb traccia anche un identikit dei potenziali beneficiari della quota 100. Così circa il 90 per cento dei destinatari possiede i requisiti già a fine 2018, il restante 10 per cento li maturerebbe durante l’anno. Più del 70 per cento del totale delle nuove pensioni liquidabili nell’anno deriverebbero dal canale quota 100 e oltre il 68 per cento è rappresentato da uomini, riflesso della maggiore maturità pensionistica di questi rispetto alle donne. Poco più della metà (52,8 per cento) delle pensioni con quota 100 potenzialmente liquidate nel 2019 sarebbe calcolata con il criterio di calcolo retributivo, la rimanente parte rientrando nel calcolo misto. La potenziale platea è costituita per circa il 43 per cento da dipendenti privati (pari a 220.000) e per il 36 per cento da dipendenti pubblici (oltre 156.000). La pensione media lorda dei privati e dei pubblici sarebbe di poco inferiore a 33.000 euro, superiore a quella degli autonomi (circa 18.000 euro); mediamente l’assegno pensionistico lordo ammonterebbe a 30.000 euro.