Nessuno stravolgimento sulle pensioni per il prossimo anno. E’ quanto emerge nelle prime dichiarazioni del Governo in occasione della conclusione del Consiglio dei Ministri sulla bozza di manovra 2025. Il testo ufficiale sarà trasmesso agli inizi di novembre in Parlamento al termine della consueta interlocuzione Ue. Il comunicato stampa dell’esecutivo recita che «sono confermate le misure della legge di bilancio 2024 e sono potenziate quelle destinate ai lavoratori pubblici e privati che, pur in età pensionabile, mantengono l’impiego».
In sostanza il Governo si accinge a dare il disco verde alla proroga di Quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi) con il calcolo contributivo, finestre mobili di 7 mesi (9 mesi per il settore pubblico); tetto all’assegno pari a quattro volte il minimo INPS (ca. 2.400€ lordi al mese) sino al 67° anno di età ed incentivazione per chi, avendone i requisiti, decide di restare in servizio (cd. bonus in busta paga); la proroga dell’Ape sociale anche nel 2025 alle medesime condizioni (63 anni e 5 mesi di età e 30/36 anni di contributi a seconda dei profili di tutela); la proroga di Opzione Donna con lo spostamento al 31 dicembre 2024 della maturazione dei requisiti (61 anni e 35 anni di contributi con lo sconto di un anno sul requisito anagrafico in presenza di un figlio; due anni in presenza di due o più figli).
Ancora da scrivere, invece, il pacchetto di misure che dovrebbe incentivare la permanenza in servizio di chi ha già i requisiti per il pensionamento. L’esecutivo punta ad una forma di detassazione dei redditi (mutuando l’idea dal cd. bonus maroni). L’incentivazione dovrebbe interessare anche il pubblico impiego dove potrebbe ritornare il trattenimento in servizio, cioè la possibilità di restare al lavoro, su base volontaria, per uno o due anni dopo il raggiungimento del diritto a pensione.
Previsto anche un mini-piano per rafforzare la previdenza integrativa, partendo da una nuova fase di «silenzio assenso» per destinare il Tfr ai fondi pensione.
Sul fronte rivalutazione Palazzo Chigi lavora per confermare l’attuale modulo perequativo: 100% dell’inflazione per gli assegni sino a quattro volte il minimo INPS (ca. 2400€ lordi al mese); 85% dell’inflazione sino a cinque volte; 53% dell’inflazione sino a sei volte; 47% dell’inflazione sino a otto volte; 37% dell’inflazione sino a dieci volte e 22% dell’inflazione per quelli superiori a dieci volte. L’inflazione per il 2024 dovrebbe attestarsi intorno all’1%.
Quasi certamente sarà prorogata la rivalutazione straordinaria degli assegni minimi in scadenza a fine anno. Il mancato rinnovo porterebbe, infatti, ad una riduzione delle minime (attualmente la rivalutazione straordinaria vale il 2,7%, superiore al tasso di inflazione provvisorio del 2024): da 614,77€ a 605€ al mese. L’obiettivo dovrebbe essere portarli a 630€ al mese raggiungibile con una rivalutazione straordinaria intorno al 4%. Il ritocco dovrebbe riguardare 1,8 milioni di pensionati.