Il testo del provvedimento reca una ulteriore tutela per circa 32mila esodati (ancora) non salvaguardati: 6.800 lavoratori nel profilo mobilità che raggiungono i requisiti previdenziali ante fornero fino a 36 mesi dopo la mobilità (contro i 12 mesi previsti con la 7° salvaguardia); e 25.200 lavoratori appartenenti agli altri quattro macro profili di tutela già noti e contenuti nella settima salvaguardia (autorizzati ai volontari, in congedo per assistere disabili, cessati dal servizio e lavoratori con contratto a tempo determinato) che maturano i requisiti pensionistici ante fornero entro il 2019 ancorchè la decorrenza della pensione, per l'applicazione delle finestre mobili, si collochi successivamente a tale data. Con inclusione, a differenza dell'ultima salvaguardia, anche degli agricoli, stagionali e dei lavoratori che, dopo il 2011, si siano rioccupati in lavori domestici.
Il nodo più che tecnico è politico, con il Governo che, come lo scorso anno, potrebbe opporsi al provvedimento accampando diversi pretesti, da quelli di natura strumentale (in occasione della settima salvaguardia era stato detto che i fondi residui erano stati "assorbiti" nel bilancio dello Stato) a quelli sostanziali. Non è un segreto che nelle stanze di Palazzo Chigi (e anche presso l'Inps) da un pò di tempo c'è contrarietà di fondo a questi provvedimenti: l'anno scorso la settima salvaguardia fu fatta anche grazie al rinvio della flessibilità in uscita. Quest'anno con l'arrivo dell'APE (o come lo si vorrà chiamare) il Governo potrebbe bloccare il provvedimento con la scusa che la flessibilità in uscita darebbe una risposta complessiva e strutturale alle esigenze di un più ampio bacino di soggetti, non solo verso chi nel 2011 era senza lavoro. Incamerando i fondi residui destinati a tale scopo. Per scongiurare il rischio l'obiettivo della Commissione resta quello di licenziare il provvedimento prima della legge di stabilita', possibilmente entro metà settembre, in modo da evitare che i due strumenti si possano sovrapporre, indebolendo l'ottava salvaguardia.
Alla luce di queste considerazioni, per non appesantire il provvedimento di proposte che potrebbero fornire pretesti per rallentarne l’iter di approvazione la Relatrice ha indicato ieri la volontà di respingere le decine di emendamenti piovuti da Lega Nord e M5S. Non ci saranno modifiche, in particolare, per chi ha fruito nel 2011 dei permessi di cui all'articolo 33, comma 3 della legge 104/1992 con la Gnecchi che si è detta favorevole ad affrontare la questione dell'accesso al pensionamento di tale tipologia di lavoratori con un provvedimento organico, che dia una soluzione strutturale al problema. D'altronde, secondo la Relatrice, l'inserimento di tale tipologia di lavoratori nell'ottava salvaguardia non pare avere possibilità di approvazione, dal momento che un'analoga proposta di inserimento nello scorso provvedimento di salvaguardia non è stata condivisa dal Governo, che l'ha espunta dal testo approvato con la legge di stabilita' 2016. A tal fine la Relatrice ha ricordato come sia all'esame della Commissione una proposta di legge, Ac. 728, firmata anche dal sottosegretario Bobba, che riproduce il contenuto di una proposta di legge, a prima firma Schirru, approvata in prima lettura dalla Camera, che non ha concluso l'esame al Senato per la fine della scorsa legislatura.