Pensioni, Cosa significa quota 41 per tutti

Lunedì, 12 Settembre 2022
La proposta della Lega e del centro destra resta uno slogan elettoralmente appetibile. Ma cosa significa? E potrà essere concretamente attuato?

L'avvicinarsi dell'appuntamento elettorale del 25 settembre è foriero di tanti spot elettorali, lo si sa. In questi ultimi giorni i politici si stanno dando un gran da fare a promettere novità e aumenti per la vastissima platea dei pensionati o pensionandi italiani. Corpose quelle del centro-destra con Berlusconi che promuove un assegno minimo di 1.000€ al mese (per i soggetti sprovvisti di altri redditi) e Salvini che ripropone lo slogan consolidato dell’abolizione della Legge Fornero. Cioè la famigerata «quota 41 per tutti» i lavoratori e il rinnovo di una forma di pensione di anzianità con un meccanismo simile a quello sperimentato nel triennio 2019-2021. Interventi condivisi anche dall’ex ministro del lavoro, Cesare Damiano, e in linea di massima dal M5S che, tuttavia, non rinuncia al suo cavallo di battaglia: il reddito di cittadinanza.

Quota 41

Quota 41 per tutti significa ridurre il requisito contributivo per accedere alla pensione a prescindere dall’età anagrafica. Attualmente tutti i lavoratori iscritti all’Inps (dipendenti anche del pubblico impiego, autonomi e parasubordinati) possono andare in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi se donne) unitamente ad una finestra mobile di tre mesi dalla maturazione dei predetti requisiti. Quota 41 significa, pertanto, ridurre l’attesa rispettivamente di un anno e 10 mesi (10 mesi per le donne). Ad esempio un lavoratore classe 1965 che ha iniziato a lavorare a 18 anni senza soluzione di continuità avrebbe i requisiti per lasciare nel 2024, già a 59 anni, anziché alla fine del 2025, a 61 anni.

E’ bene, quindi, comprendere che le platee beneficiarie sono solo i lavoratori che hanno iniziato a lavorare molto presto o che, pur non avendolo fatto, hanno riscattato il periodo di studio universitario. Non ci sono effetti positivi per chi ha anzianità contributive inferiori e, pertanto, deve attendere il raggiungimento di un requisito anagrafico per l’andata in pensione (es. quota 102, 64 anni e 38 di contributi). In merito giova segnalare che per la pensione di vecchiaia nessun partito accenna ad una riduzione dell’attuale requisito di 67 anni e del superamento del meccanismo di adeguamento automatico dei requisiti alla speranza di vita.

Per cui un lavoratore che ha iniziato a lavorare a 18 anni potrebbe andare in pensione già a 59 anni, chi ha iniziato 10-15 anni dopo dovrà comunque attendere i 67 anni.

Costi

Si dice che il problema di Quota 41 per tutti sono i costi per le finanze pubbliche. Perché l’Inps, oltre a dover erogare l’assegno in anticipo (e di importo mediamente non basso per via dell’ampio maturato contributivo accumulato) per un periodo temporale di circa 20-25 anni (data la speranza di vita), si troverà con un minor gettito contributivo dovuto alla chiusura anticipata del rapporto di lavoro. In realtà è impossibile predire l’esatto costo per le finanze pubbliche in assenza di una sperimentazione. Basti pensare che un’analoga misura Quota 100, all’epoca criticata, ha chiuso i battenti nel 2021 con un tiraggio inferiore alle stime iniziali.

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