Nello specifico l'articolo 1, co. 142-bis della legge di bilancio per il 2019 prevede che per il triennio 2019/2021 gli aumenti delle pensioni saranno scaglionati nel seguente modo:
a) 100% dell'Istat alle pensioni complessivamente pari o inferiori a tre volte il minimo Inps;
b) 97% dell'Istat alle pensioni superiori a tre ma non a quattro volte il minimo Inps;
c) 77% dell'Istat alle pensioni superiori a quattro ma non a cinque volte il minimo Inps;
d) 52% dell'Istat alle pensioni superiori a cinque ma non a sei volte il minimo Inps;
e) 47% dell'Istat alle pensioni superiori a sei ma non a otto volte il minimo Inps;
f) 45% dell'Istat alle pensioni superiori a otto ma non a nove volte il minimo Inps;
g) 40% dell'Istat alle pensioni superiori a nove volte il minimo Inps.
In tabella, pertanto, sono indicate le nuove fasce di perequazione nel 2019 tenendo conto che l'Istat ha comunicato in via previsionale un incremento pari all'1,1%. Come si nota gli incrementi il prossimo anno saranno, quindi, contenuti tra l'1,067% per assegni tra le tre e le quattro volte il TM ed uno 0,44% per gli assegni superiori a nove volte il TM. Solo gli assegni sino a 3 volte il TM (1522 euro nel 2018) saranno adeguati pienamente all'inflazione.
Resta il meccanismo sfavorevole di indicizzazione
Dal prossimo anno, come più volte anticipato, scaduto il periodo transitorio della legge 147/2013 prorogato poi per un ulteriore biennio si doveva tornare alle originarie regole di perequazione di cui alla legge 388/2000 che non solo erano più generose in termini di importo (si riconosceva il 75% dell'Istat anche su pensioni elevate), ma consentivano di applicare la rivalutazione con regole a vantaggio dei pensionati: non per un singolo scaglione in base all'importo complessivo della pensione, ma per diversi scaglioni in base alle fasce d'importo della pensione. Per il prossimo triennio invece, oltre alla riduzione delle fasce di perequazione superiori a tre volte il minimo, viene prorogato anche questo stratagemma subdolo con ulteriori risparmi di spesa a svantaggio sempre dei pensionati.
Va tenuto presente, inoltre, che se tra il 2014 ed il 2018 il "danno" è stato tutto sommato contenuto perchè l'inflazione si è tenuta complessivamente bassa (anzi in alcuni anni è stata persino negativa), ora che sta rialzando la china l'erosione del potere d'acquisto degli assegni si farà sentire maggiormente. A questo si aggiunge pure che le pensioni superiori a tre volte il minimo risentono sempre dell'effetto trascinamento dovuto alla mancata (o al massimo solo parziale) perequazione del biennio 2012-2013.