La legge di bilancio 2022 non è ancora giunta in Parlamento per iniziare la discussione che poi, dopo il passaggio alla Camera dei Deputati, porterà finalmente all’approvazione entro il 31 dicembre per essere operativa dal 1 gennaio 2022.
Il ritardo è dovuto ai forti contrasti nella maggioranza di Governo sui tre capitoli fondamentali che compongono la legge di bilancio 2022, vale a dire RdC, fisco e previdenza. Il testo dovrebbe, comunque, arrivare in Senato venerdì prossimo dopo alcune limature condivise con i partiti.
RdC
I tre capitoli di spesa più rilevanti Rcd, fisco e previdenza sono legati tra loro perché dovendo mantenere i saldi finali entro il valore complessivo della manovra di trenta miliardi di € è evidente che aumentando un capitolo di spesa qualcun altro dovrà necessariamente essere ridimensionato. Lo scoglio maggiore è rappresentato dal RdC criticato da più parti anche alla luce dei recenti fatti di cronaca e messo sotto esame anche da pezzi della maggioranza di Governo come Lega e Italia Viva che ne vorrebbero un drastico ridimensionamento non soltanto attuando un’azione più stringente sui beneficiari che lo incassano illecitamente, ma anche proponendo una riduzione dell’importo percepito dopo un rifiuto ad accettare un lavoro e la totale cessazione del reddito stesso dopo due rifiuti da parte dei beneficiari.
Fisco
Anche sul fisco dove sono stati messi sul piatto otto miliardi di € la discussione è aperta tra chi vorrebbe una riduzione dell’IRAP e un intervento sul terzo scaglione dell’IRPEF riducendolo dal 38% al 34% così che a beneficiarne sarebbe il ceto medio che è stato il più tartassato negli ultimi anni, a chi invece vorrebbe un intervento per ridurre il cuneo fiscale e a chi infine desidererebbe una rimodulazione di tutte le aliquote IRPEF con riduzione delle stesse operando principalmente sui redditi bassi e ricomprendendo anche i pensionati.
Capitolo Previdenza
In tema previdenziale dopo la conclusione ormai certa della contestatissima “quota 100” dove a utilizzarla maggiormente sono stati i dipendenti pubblici di genere maschile, il ddl di bilancio proprone “quota 102” (64 anni di età sommati ad almeno 38 anni di contributi). E’ il medesimo errore di “quota 100” in quanto con questo sistema delle quote si determinano ulteriori differenze tra i lavoratori alcuni dei quali pur avendo maggiori anni di contribuzione non riescono ad avere entrambi i requisiti richiesti per l’accesso al pensionamento.
Opzione Donna sarà invece riproposta con gli stessi requisiti validi quest’anno vale a dire 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e 59 anni di età per le autonome con almeno 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021 accettando il calcolo effettuato totalmente col sistema contributivo. In sostanza saranno incluse anche le nate nel 1963 (1962 se autonome). Confermato, infine, l'ampliamento delle categorie di lavoratori (si veda qui per dettagli) che possono accedere all’Ape Sociale con nuovi inserimenti come magazzinieri, estetiste, maestri elementari, conduttori di impianti ecc.
Tutte queste misure sarebbero valide solamente per l’anno 2022, poi si dovrebbe aprire un confronto anche con le parti sociali per far sì che, finalmente, dal 1 gennaio 2023 si possa avere quella equa, strutturale e duratura legge previdenziale che gli italiani aspettano da anni in sostituzione della legge Fornero.