Il taglio sarà del 15% sulla parte di assegno superiore a 100mila euro e fino a 130mila, del 25% sulla parte compresa tra 130mila e 200mila, del 30% tra 200mila e 350mila, 35% tra 350 e 500mila euro, del 40% oltre i 500mila euro. I pensionati interessati dovrebbero essere circa 25mila ma restano fuori dal taglio le pensioni di invalidità, gli assegni corrisposti alle vittime del dovere e del terrorismo.
Viene quindi accantonata l'ipotesi contenuta nel DDL Molinari-D'Uva (Ac 1071) di un taglio della pensione tanto più elevato a seconda dell'età di pensionamento che già aveva riscontrato numerose critiche nel corso dell'esame presso la commissione lavoro alla Camera. La strada imboccata dal Governo è quella meno impervia del contributo di solidarietà in forma progressiva e temporanea riproducendo sostanzialmente la misura contenuta nella finanziaria del 2014 che, come noto, aveva introdotto un prelievo triennale (2014-2016) sugli assegni superiori a 90 mila euro lordi annui. L'unica che possa avere qualche chance di resistere di fronte ad un nuovo scrutinio davanti alla Consulta. Le risorse reperite finiranno in un fondo Inps e destinate a adeguamenti socio-previdenziali da definire.
Al contributo di solidarietà dovranno adeguarsi gli organi costituzionali che erogano pensioni dirette per un risparmio di circa 80milioni di euro l'anno. Da comprendere se alla misura sarà abbinata anche una rivisitazione delle fasce di perequazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo inps che dal prossimo anno sarebbero dovute diventare più generose e la stretta sulle pensioni dei sindacalisti.