Riforma Pensioni, Governo pronto al decreto. Gnecchi: rivedere l'età pensionabile

Bernardo Diaz Venerdì, 08 Maggio 2015
Dal 2016 le lavoratrici dipendenti vedranno allungarsi la pensione di quasi due anni. Si passerà da 63 anni e 9 mesi a 65 anni e 7 mesi. E dal 2018 saranno necessari 66 anni e 7 mesi.

Kamsin Procedono le discussioni all'interno dell'esecutivo su come gestire la valanga di rimborsi scatenati dalla Consulta. La Corte ha bocciato la norma che congelava la rivalutazione all'inflazione nel biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a tre volte il minimo inps (1.404 euro circa) aprendo, in teoria, alla possibilità di ricalcolare tutti gli assegni, anche quelli piu' elevati (qui è possibile simulare quanto deve essere restituito ai pensionati). Ancora pochi giorni e si saprà ufficialmente come il Governo intenderà affrontare la questione anche se la linea appare piuttosto tracciata: si andrà verso una restituzione parziale e dilazionata nel tempo (cioè a rate) modificando le norme del decreto 201/2011 bocciato dalla Consulta.

Molto probabile che le pensioni superiori a 6 volte il minimo (oltre 3mila euro) resteranno o del tutto bloccate o saranno rivalutate solo al 45% (come prevede l'attuale legge 147/2013) mentre si procederà ad una indicizzazione decrescente per la fascia intermedia (del 95% per lo scaglione superiore a 1500 euro; 75% sopra i 2mila euro e 50% sopra i 2500 euro). Una strada giuridicamente accettabile perchè la Sentenza della Consulta non impedisce al legislatore di intervenire nuovamente in materia e che consentirebbe allo stesso tempo il rispetto dei vincoli di bilancio presi con l'Ue. Con il decreto o comunque entro fine anno si dovrà inoltre rimettere mano alle regole di indicizzazione attuali che scadono a fine 2016.

“Il Governo – ricorda il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano – puo’ trovare le soluzioni piu’ appropriate, purche’ siano nel rispetto della Costituzione. Nel 2007 il Governo Prodi blocco’ per un anno l’indicizzazione delle pensioni otto volte il minimo, redistribuendo il risparmio di 1,4 miliardi per correggere lo scalone Maroni, migliorare la normativa sui lavori usuranti e istituire la quattordicesima mensilita’ a vantaggio dei pensionati piu’ poveri, quelle fino a 700 euro al mese. La Corte approvo’ la misura”. “Quello che noi chiediamo con forza al Premier Renzi – prosegue il presidente della Commissione Lavoro – e’ di convocare i sindacati confederali dei pensionati al fine di non commettere nuovi errori e di svolgere una valutazione complessiva sulle correzioni da apportare al sistema previdenziale”.

Molti esponenti del Pd e delle opposizioni chiedono comunque di cogliere al volo l'occasione offerta dalla Consulta per rimettere mano alla legge Fornero che "ormai fa acqua da tutte le parti" come ha sottolineato ieri Maria Luisa Gnecchi (Pd). Sono troppi - ricorda la Gnecchi - i fronti aperti che devono essere affrontati a partire dal tema dell'età pensionabile delle lavoratrici (con l'eliminazione dello scalone Fornero) e della flessibilità in uscita passando per il tema delle ricongiunzioni e dei lavoratori esodati

"Dal 2016 - ricorda la Gnecchi - se non si interverrà le lavoratrici dipendenti del privato passeranno da 63 anni e 9 mesi a 65 anni e sette mesi, quasi due anni in piu' in un colpo solo; le autonome e le parasubordinate passeranno da 64 anni e 9 mesi a 66 anni ed un mese; le dipendenti pubbliche da 66 anni e 3 mesi a 66 anni e 7 mesi. Non solo. La stretta sarà ancora piu' micidiale perchè nello stesso giorno arriverà a scadenza l'opzione donna, quel meccanismo, è già indebitamente compresso da alcune interpretazioni dell'Inps, introdotto dalla legge 243/04, che consente alle lavoratrici di optare per il calcolo contributivo in cambio della pensione a 57 anni. Il regime, secondo la legislazione vigente, si chiude il prossimo 31 dicembre 2015. Questa stretta dovrà essere allentata perchè è insostenibile".

Sulla stessa lunghezza d'onda Damiano che ricorda al Governo di evitare di procedere da solo e si renda conto che la riforma di Monti non regge piu’ perche’ ha generato troppe situazioni di ingiustizia: dalle indicizzazioni all’innalzamento repentino e rigido dell’eta’ pensionabile che va cambiato inserendo un criterio di flessibilita’ nel sistema, a partire dai 62 anni di eta’”. 

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