Riforma Pensioni, il 2016 sarà l'anno della flessibilità in uscita?

Eleonora Accorsi Venerdì, 26 Febbraio 2016
Il Sottosegretario all'Economia PierPaolo Baretta conferma che il tema è nell'Agenda Politica del Governo. Ma si interverrà solo quando si troverà un accordo in sede Ue sulle regole del bilancio pubblico. 
C'è un fronte trasversale comune in Parlamento che sostiene la flessibilità in uscita. E' quanto è emerso ieri nel convegno dal titolo "2016: l'anno della flessibilità in uscita" organizzato dall'Associazione Lavoro e Welfare (Pd) che ha visto la partecipazione del Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Cesare Damiano, dell'Onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd) e del sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta oltre a numerosi esponenti delle sigle sindacali confederali. 

Il confronto ha rivisto il cammino che ha portato all'approvazione della Legge Fornero nel 2011. Sono stati sottolineati gli attuali limiti della Riforma tra cui in particolare l'eccessiva rigidità che non consente, nemmeno al prezzo di una decurtazione dell'assegno previdenziale, un anticipo dell'uscita eccezione fatta per la cd. opzione donna che, tuttavia, si è chiusa il 31 dicembre 2015 scorso (salvo nuove proroghe). Un tappo che sta aiutando a mantenere alta la disoccupazione giovanile: "La Riforma sta rafforzando il tappo all'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, per questo e’ giusto chiedere con forza, all’Europa, piu’ flessibilita’ nei conti per incrementare gli investimenti e pretendere piu’ flessibilita’ nel nostro sistema pensionistico per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro" ha detto Damiano.

Nel convegno si è parlato anche dell'aberrante sistema dell'aspettativa di vita che chiede a tutti, in modo indiscriminato, il graduale innalzamento dell'età di uscita generando incertezze sull'età di effettiva andata in pensione e del problema delle lavoratrici, profondamente colpite dall'innalzamento dell'età pensionabile. La Gnecchi ha portato l'esempio di come una lavoratrice nata nel 1952 veda spostarsi l'età per la pensione di vecchiaia sino a 4 anni, da 63 anni e 9 mesi a 67 anni, a seconda del proprio mese di nascita. In assenza della norma Fornero avrebbe invece conseguito la pensione a 60 anni: "sette anni di differenza in un anno appaiono troppi". Effetti analoghi anche per i cd. quota 96, soprattutto uomini e lavoratrici del pubblico impiego, che con l'abolizione della pensione di anzianità si sono visti spostare l'età di pensionamento almeno sino al 2018.

Insomma l'assenza di gradualità è il primo dei punti da correggere. Su questo c'è unanimità di vedute anche nel Governo con il sottosegretario Baretta che ha ribadito come il tema sia sul tavolo di Palazzo Chigi ma che si sta lavorando ad una soluzione per rispettare i vincoli imposti dall'Europa "inserendo un criterio di gradualità nell'uscita legato ad una correzione attuariale dell'importo liquidato".

"Se un taglio dell'assegno ci deve essere allora siamo in linea con la nostra proposta" ha indicato quindi Damiano riferendosi al progetto di legge 857 all'esame dal 2013 in Commissione Lavoro. La proposta prevede una flessibilità a partire da 62 anni e 7 mesi di età unitamente a 35 anni di contributi con una penalità massima dell'8%«I nostri conti dimostrano che per i primi 4 anni c'è un costo ma per i successivi 19, per arrivare alla speranza di vita media di 85 anni, avremo so­lo risparmi. Siamo pronti a dimostrare che il provvedimen­to complessivamente è a costo zero. 

La riforma - ha detto Damiano - darà un'oppor­tunità ai lavoratori. Chi fa un lavoro non fa­ticoso e soddisfacente potrà proseguire fino al requisito normale di pensionamento, ma chi ha un lavoro pesante e senza soddisfazioni e ritiene di poter sostenere una decurta­zione, avrà la possibilità di uscire. In più si crea un'uscita di sicurezza per chi perde il la­voro dopo i 60 anni e che attualmente è senza prospettiva».

Damiano ha ricordato come ci sia una misura anche per i lavoratori precoci: "uscita a 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica, e senza penalità" e come si stia lavorando in Commissione Lavoro per includere nella flessibilità anche le lavoratrici che non hanno raggiunto i 35 anni di contributi (che il ddl 857 non affronta in modo diretto). Un tema particolarmente sentito dall'Onorevole Gnecchi. Le proposte sono state condivise da quasi tutti i dem e dai sindacati che hanno preso parte al Convegno. 

Visione comune anche sulla necessità di rimettere mano alle ricongiunzioni onerose e sui lavori di cura mentre sugli esodati Claudio Ardizio, intervenuto a rappresentare le istanze degli oltre 20mila lavoratori rimasti esclusi dalle sette salvaguardie, ha ribadito la necessità di una ottava salvaguardia entro fine anno, che abbia valore definitivo ristorando il Fondo degli Esodati del miliardo e mezzo di euro sottratto occultamente ed indebitamente dal Governo alla fine del 2015. 

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