Riforma Pensioni, Sconto sino a due anni per le lavoratrici madri

Valerio Damiani Giovedì, 07 Settembre 2017
Il Governo apre ad una riduzione del requisito contributivo necessario per ottenere l'ape sociale. Dai 30 anni si potrebbe scendere sino a 28 anni in caso di quattro figli. 
Il Governo apre ad un ampliamento della platea per l'ape sociale. Nella prossima legge di bilancio l'esecutivo sosterrà una riduzione di sei mesi per ogni figlio nato per le donne che facciano domanda di ape sociale.  È quanto ha proposto oggi il Governo al tavolo con i sindacati sulla cosiddetta “fase 2” delle riforma previdenziale riunitosi nel pomeriggio al ministero del Lavoro a Roma. In pratica, l'ipotesi di lavoro dell'Esecutivo si basa sul riconoscimento del lavoro di cura ai fini previdenziali con uno “sconto” di 6 mesi per ciascun figlio, per un massimo di 2 anni.

Le lavoratrici potrebbero ottenere lo sconto massimo in presenza di quattro figli. Quindi invece di 30 anni di anzianità contributiva per l'accesso all'Ape social, come previsto ora, si passerebbe a 29 anni in presenza di due figli e a 28 anni in caso di quattro o più figli (mentre scenderebbe dagli attuali 36 a 34 anni in caso di lavori gravosi). Resterebbero invece immutati gli altri requisiti per chiedere l'ape sociale. In particolare occorrerà sempre raggiungere un'età minima di 63 anni oltre a ritrovarsi nei quattro profili di tutela previsti dalla legge (disoccupazione a seguito di licenziamento, invalidi almeno al 74%, assistenza a disabili, lavori gravosi). 

L'obiettivo del Governo

Nelle intenzioni del ministro la rimodulazione dei requisiti per le lavoratrici che rientrano nelle categorie protette dell’Ape sociale (ideata nel 2016 dall'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini insieme all'Ape volontaria) dovrebbe riequilibrare l'attuale disparità nelle richieste per arrivare al 40% delle domande, in aumento dall'attuale 29 per cento. Alla scadenza del 15 luglio scorso, l’Inps ha ricevuto 39.777 richieste per l'indennità di Ape social: 11.668 da parte di donne contro le 28.109 di uomini. Si punta quindi ad allargare la platea delle donne che possono uscire prima dal lavoro, attraverso la misura. L'Ape sociale, infatti, a differenza di quella volontario, è gratuito e non prevede una penalità sulla pensione e consente la percezione di un reddito ponte (sino ad un massimo di 1.500 euro lordi al mese) sino al raggiungimento dell'età pensionabile. Quanto alle risorse, il Governo sarebbe disposto ad aumentare il budget per agevolare le donne ma non ci sarebbe ancora una quantificazione dei fondi. Le parti sindacali chiedevano uno sconto più robusto, pari almeno a 12 mesi per ogni figlio, in modo da abbassare il requisito contributivo a 25 anni, e soprattutto uno sconto più esteso che abbracciasse più in generale il lavoro di assistenza familiare, senza limitarlo all'Ape sociale. Ma questa proposta è stata per ora respinta dall'esecutivo in attesa di definire la platea delle interessate. 

«Sulla constatazione che c'è stato un numero significativamente piu' basso di domande da parte delle donne per l'Ape social in ragione della carriera contributiva rispetto agli uomini, lavoreremo alla possibilita' di abbassare di massimo due anni i requisiti contributivi per le donne con figli», ha confermato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti al termine dell'incontro con Cgil, Cisl e Uil. 

Gli altri temi

I sindacati hanno premuto anche per inserire negli anticipi i lavoratori disoccupati a seguito di licenziamento che non hanno goduto degli ammortizzatori sociali (per mancanza dei requisiti o per scadenza del termine per la presentazione della domanda di Naspi), categorie che attualmente sono rimaste fuori dal perimetro di tutela. Prima dell'estate l'esecutivo ha risposto, in occasione di una interrogazione parlamentare alla Camera dei Deputati, indicando che questo correttivo era stato inserito nei DPCM attuativi ma poi il Consiglio di Stato, a causa della mancata copertura legislativa, ha imposto un passo indietro. La parte sindacale ha chiesto, pertanto, che ora sia inserita la norma nella prossima legge di bilancio. 

Altro tema rivendicato unitariamente dai Sindacati è stato quello di una composizione del paniere più rappresentativo dei consumi degli anziani per dare una più adeguata copertura al potere d’acquisto dei pensionati. Si è parlato, poi, anche di separazione tra previdenza e assistenza. Sia su questo punto sia su quello della rivalutazione delle pensioni in essere si è deciso di costituire un gruppo di lavoro che affronti tali argomenti, nel dettaglio e dal punto di vista tecnico. Infine, i Sindacati hanno preso atto positivamente dell’impegno del Governo ad esaminare finalmente anche la vicenda della governance dell’Inps.

Uil: il confronto prosegue il prossimo 13 settembre

“Al di là del merito del confronto - ha dichiarato Barbagallo  della Uil - la notizia positiva è che il Ministro si è impegnato ad incontrarci prima che la legge di bilancio venga incardinata in Parlamento: ad oggi non possiamo dare una valutazione generale perché non conosciamo ancora le risorse che saranno postate. Su alcune questioni, come ad esempio il lavoro di cura - ha proseguito il leader della Uil - faremo noi una proposta, perché quella avanzata dal Governo ci appare, seppur accettabile, ancora minimale. Positiva, invece - ha concluso Barbagallo - è la decisone di costituire, finalmente, una commissione per procedere alla separazione della previdenza dall’assistenza”.

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