Riprende oggi il cantiere per la riforma delle pensioni. Governo e Parti Sociali si incontreranno al Ministero del Lavoro a distanza di diversi mesi per fare il punto sulle risorse disponibili e per discutere degli interventi che dovranno entrare in vigore dal prossimo anno. A fine 2023 scadrà quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi), misura introdotta dal governo Meloni lo scorso anno in attesa di una riforma complessiva della previdenza. Che tuttavia ancora non si è realizzata.
Il tavolo dovrà chiarire quante risorse intende stanziare il governo per superare la legge Fornero, che, allo stato, tornerà in vigore dal primo gennaio 2024. Il Governo vorrebbe rilanciare sull'uscita unica con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica per tutti i lavoratori (oggi ci rientrano solo i «precoci») ma non sembrano esserci i soldi sufficienti. Secondo le stime dell'Inps il costo per il primo anno si aggirerebbe intorno ai 4 miliardi di euro per raggiungere i 75 mld in dieci anni. il ministro del Lavoro dovrà dunque chiarire qual è il perimetro all'interno del quale è possibile muoversi. L'esecutivo ragiona anche su un alleggerimento della tassazione per i fondi complementari. Il prelievo fiscale applicato attualmente sulla rendita delle forme integrative è del 15%, e scende al 9% solo in alcuni particolari casi. Si potrebbe scendere di almeno il 2-2,5%
I sindacati chiedono una riforma che superi il vecchio sistema e consenta una maggiore flessibilità in uscita, a partire dai 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Le organizzazioni sindacali chiedono anche di tutelare i giovani, il lavoro povero e discontinuo introducendo una pensione contributiva di garanzia.I sindacati propongono inoltre di rispristinare Opzione donna con i vecchi requisiti; un nuovo periodo di silenzio-assenso e un'adeguata campagna informativa e istituzionale per rilanciare la previdenza complementare; la separazione della spesa pensionistica da quella assistenziale; la parificazione delle condizioni di accesso al Tfr e Tfs tra settore pubblico e privato, superando le norme che ne posticipano di molti anni il pagamento per i dipendenti pubblici.
"Nell'incontro vogliamo capire se finalmente il Governo intende fare sul serio una riforma strutturale della legge Fornero sulle pensioni" dice Domenico Proietti, segretario confederale della Uil. "Si sono persi mesi preziosi e solo grazie alla mobilitazione di Uil, Cisl e Cgil, il Governo ha riaperto il tavolo di confronto. Le nostre rivendicazioni sono note e chiare. Noi chiediamo una flessibilità di accesso alla pensione intorno a 62 anni, in linea con la media europea, facendo riferimento ai lavori gravosi e usuranti. Occorre, poi, pensare oggi alle future pensioni dei giovani, penalizzati dalla precarietà, attraverso una pensione di garanzia. Si deve ripristinare Opzione donna nella versione originale, valorizzare il lavoro di cura ai fini della contribuzione previdenziale e riconoscere un anno di anticipo per ogni figlio. Bisogna, inoltre, avviare una campagna istituzionale di informazione sui fondi pensione, per favorire le adesioni anche con incentivi fiscali. Per le pensioni in essere, infine, è necessario eliminare, per tutte, il blocco della rivalutazione ed estendere la 14^ alle pensioni fino a 1500 euro. Il Governo conosce, da tempo, la nostra piattaforma: per questo, domani, ci aspettiamo risposte chiare ed esaustive. La Uil continua la mobilitazione nel Paese per far valere le ragioni dei lavoratori.