
Pensioni
Rimborsi pensioni 2015, ecco a chi spettano gli arretrati
Secondo la Fondazione Studi resta ancora incerto il meccanismo di rivalutazione degli assegni nel triennio 2014-2016.
Kamsin La Fondazione Studi del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro offre una prima interpretazione del decreto legge 65/2015 con il quale il Governo è intervenuto in materia di perequazione automatica delle pensioni per dare attuazione alla sentenza n.70/2015 della Corte Costituzionale. La Circolare ribadisce che gli assegni coinvolti sono quelli ricompresi tra i 1443 euro e i 2810 lordi al mese al 31 dicembre 2011 (anche se ci sarà una fascia di garanzia sino a 2818 euro) che vedranno complessivamente un rimborso una tantum oscillante tra 270 euro e 800 euro per il biennio 2012-2013 e qualche manciata di euro in piu' negli anni successivi.
Da un punto di vista tecnico la Circolare sottolinea che la rivalutazione viene riconosciuta agli assegni per il biennio 2012-2013 con aliquote pari al 40%, 20% e 10% (rispettivamente per gli assegni ricompresi tra 3 e 4 volte il minimo, tra 4 e 5 volte il minimo, e tra 5 e 6 volte il minimo); la rivalutazione viene inoltre determinata sull'intero trattamento e non sulle fasce (meccanismo che sarebbe stato piu' favorevole).
Restano invece dubbi sulla rivalutazione da attribuire per il biennio successivo (2014-2015) e per l'anno 2016. La Fondazione ricorda che per «questi anni è riconosciuta il 20% della rivalutazione che sarebbe spettata sulla base del sistema di calcolo garantito nel biennio precedente. Con medesima impostazione è stata operata una rivalutazione del 50 % per gli anni dal 2016 in poi». La Fondazione apre però alla possibilità che tale meccanismo possa non sostituire la rivalutazione introdotta dal 1° gennaio 2014 dalla legge 147/2013 andando piuttosto ad operare esclusivamente sugli arretrati maturati nel biennio precedente per poi esaursirsi nel 2016. Se fosse accolta tale interpretazione, quindi, l'importo delle prestazioni in pagamento non subirebbe alcuna modifica: in particolare non sarebbe riconosciuto alcun beneficio in via permanente sugli assegni nel futuro, circostanza invece paventata nei giorni scorsi dal Ministro Poletti che ha parlato di effetti strutturali per 500milioni di euro l'anno da reperire.
In realtà sul punto sarebbe utile una precisazione ufficiale da parte del Governo volta a comprendere se il nuovo strumento perequativo con efficacia retroattiva sia limitato alla modalità di calcolo degli arretrati o si estenda, come suggerisce una lettura letterale della norma, anche alla modalità di determinazione degli assegni. In tale ultimo caso i pensionati potrebbero "spuntare" un importo leggermente superiore anche per il periodo successivo al biennio 2012-2013, circostanza da escludere invece qualora si accettasse l'ipotesi proposta dalla Fondazione Studi (qui è possibile simulare quanto dovrà essere restituito ai pensionati).
Per quanto riguarda il profilo fiscale dell'erogazione del "bonus" la Circolare conferma che le somme spettanti per gli anni 2012-2014 saranno sottoposte a tassazione separata (con aliquota quindi ricompresa tra il 23 ed il 29% a seconda della fascia dell'importo) in quanto sono considerate "arretrati". Resta da comprendere invece il regime di tassazione applicabile all’importo di competenza del 2015 in considerazione del fatto che tale importo non può essere considerato arretrato essendo erogato nel medesimo periodo di imposta.
Documenti: Circolare Fondazione Studi Numero 12/2015
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Riforma Pensioni, Poletti verso il no al ricalcolo dell'assegno con il sistema contributivo
Il costo dell'intervento, «dipende dalle priorità che decideremo perché questo Paese ha bisogno anche di altre risposte come la lotta alla povertà».
Kamsin Sulle pensioni il governo, per ora, si preoccupa di rassicurare i cittadini che non ci saranno nuovi stravolgimenti delle regole, mentre non ha ancora le idee chiare su cosa farà a settembre con la legge di Stabilità per introdurre quegli elementi di flessibilità in uscita, cioè la possibilità di andare in pensione prima, che tutti reclamano ma che rischiano di aprire la strada a forti aumenti della spesa pubblica.
La rassicurazione più forte arriva rispetto alle ipotesi di un ricalcolo delle pensioni in essere con il metodo contributivo ai fini di eventuali prelievi sulla parte dell'assegno in eccesso rispetto a quanto versato (proposta avanzata tra gli altri anche da Tito Boeri prima che diventasse presidente dell'Inps).
Ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, è stato molto netto: il ricalcolo col contributivo, ha detto in tv a Di Martedì, «non è sensato, non è logico. Si tratterebbe di un sistema meccanico, non ragionevole, perché si interverrebbe anche sulle pensioni più basse». Rassicurante, nella stessa trasmissione, anche il titolare dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che sulle ipotesi che vorrebbero il calcolo di tutte le future pensioni integralmente col contributivo, ha detto: «I diritti acquisiti si preservano sempre. Si può immaginare una transizione da due (retributivo e contributivo, ndr) a un solo sistema nel lungo periodo, ma se la domanda è, state pensando a misure ora, la risposta è no perché ci sarà un impatto sulla finanza pubblica, e se interveniamo sulla previdenza dobbiamo farlo in un contesto di consenso». Dunque riprende quota l'idea di allargare le maglie sull'età minima per ritirarsi dal lavoro. Con una sostanziosa decurtazione all'assegno nel caso in cui il lavoratore scelga l'uscita anticipata.
Una maggiore flessibilità, conferma Poletti, rappresenta «un dato di libertà: se un cittadino può decidere tra uscire e non uscire potrà valutare, farsi i conti. Oggi non può decidere e questo è sbagliato perché dobbiamo anche far muovere il mercato del lavoro e far entrare i giovani». Quando si è scelto di alzare l'età pensionabile «sarebbe stato ragionevole» prevedere più flessibilità, «non è stato fatto e lo facciamo ora».
Infine Poletti: «La previdenza bisogna toccarla il meno possibile e solo se indispensabile perché è un elemento di sicurezza». Il ministro ha confermato l'intenzione di introdurre flessibilità in uscita, ma prima è necessario «un confronto con l'Europa»
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Rimborsi Pensioni, le pensioni piu' elevate rischiano di essere penalizzate
Le pensioni ricomprese tra i 2300 e i 2800 euro lordi al mese nel 2011 potrebbero avere un saldo negativo rispetto agli attuali importi liquidati.
Kamsin Il decreto legge sulla rivalutazione delle pensioni (Dl 65/2015) inizierà dalla Camera il percorso per la conversione in legge che dovrà avvenire, a pena di decadenza, entro il 20 luglio. Il provvedimento governativo, com'è noto, interviene sul comma 25 dell'articolo 24 del Decreto Legge 201/2011 introducendo, retroattivamente, un diverso sistema di indicizzazione degli assegni superiori a 3 volte il trattamento minimo inps e sino a 6 volte il minimo. La misura si è resa necessaria per rispondere alla sentenza della Corte Costituzionale 70/2015 con la quale la Consulta ha dichiarato illegittimo il blocco totale dell'indicizzazione delle pensioni superiori a 3 volte il minimo inps nel biennio 2012-2013.
I pensionati interessati dalla misura sono coloro che avevano un assegno, a carico della previdenza obbligatoria, ricompreso tra i 1405 euro e i 2.810 euro lordi al 31 dicembre 2011 (con fascia di garanzia sino a 2.818 euro). Questi assegni infatti nel biennio 2012-2013 non hanno ottenuto alcuna rivalutazione e si sono trascinati una perdita nel corso degli anni.
Nello specifico il provvedimento riconosce per il biennio 2012-2013 una rivalutazione, sull'intero importo del trattamento, pari al 100% sugli assegni sino a 3 volte il minimo (confermando sostanzialmente la normativa in vigore); al 40% sino a 4 volte il trattamento minimo; al 20% sino a 5 volte il minimo e del 10% sino a 6 volte il minimo. Non è corrisposta alcuna rivalutazione per gli importi superiori a 6 volte il minimo. Nel biennio 2014-2015 la rivalutazione di tali trattamenti passa al 20% di quella riconosciuta nel biennio precedente per tutte le fasce sopra menzionate (cioè da 3 a 6 volte il minimo) e dal 1° gennaio 2016 la rivalutazione sale al 50% di quella riconosciuta nel biennio 2012-2013.
A partire dal 2014 e fino al 2016 questo sistema di calcolo, che andrà a sostituire il sistema introdotto dal governo Letta, ridurrà praticamente a zero l'indicizzazione in modo da contenere (per non dire annullare) l'aumento mensile dovuto alla perequazione 2012 e 2013. L'obiettivo del governo, infatti, è di garantire entro il 2016 il medesimo importo lordo di pensione erogato attualmente senza riconoscere un aumento strutturale (se non in misura minima) dell'assegno nel tempo (qui è possibile simulare gli effetti sugli assegni).
Questo obiettivo, se sostanzialmente viene centrato per gli assegni piu' bassi, rischia però di danneggiare i pensionati con trattamenti ricompresi tra 5 e 6 volte il minimo che potrebbero addirittura vedersi corrispondere, dopo il piccolo ristoro sul biennio 2012-2013, un importo minore rispetto a quanto erogato attualmente. Per questi pensionati sarebbe utile inserire, in sede di conversione in legge del provvedimento, una regola secondo la quale l'importo ricalcolato con le nuove regole non possa essere inferiore a quanto attualmente erogato. Dal 2017 la rivalutazione di tali trattamenti tornerà poi ancorata alle regole generali che potrebbero essere riviste anche in senso piu' favorevole.
Nel provvedimento ci sono anche altre misure sul sistema previdenziale. La data di pagamento di tutte le prestazioni previdenziali viene spostata al primo di ogni mese a partire dal 1° giugno; si sterilizzano gli effetti negativi dell'andamento quinquennale del Pil (il cd. tasso di capitalizzazione) sul montante contributivo; si rifinanzia di un miliardo il Fondo Sociale per l'Occupazione per garantire gli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2015 e i contratti di solidarietà.
Documenti: decreto legge 65/2015
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Riforma Pensioni, Poletti: andremo sino in fondo con la pensione flessibile
Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti: pronti a concedere maggiore flessibilità in uscita a partire dalla prossima legge di stabilità. Sono le aziende che, in primis, ci chiedono la staffetta generazionale.
Kamsin "In quattro mesi c'è stato un significativo incremento dei contratti a tempo indeterminato mentre si sono ridotte le tipologie di lavoro precario. Un fatto positivo perché la precarietà crea svantaggi non solo alle persone, ma a tutto il sistema economico". Lo afferma il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in un'intervista al Corriere della Sera.
"Premesso che i nuovi contratti a tempo indeterminato garantiscono tutte le tutele che i contratti precari non prevedono, sette punti sono già un grande passo in avanti - prosegue -. Credo che arrivare entro l'anno al 25% dei contratti a tempo indeterminato sarebbe un ottimo risultato. Significherebbe un contratto stabile ogni quattro attivati. Prima era uno su sei". Quanto al Jobs Act, "sono già attivi i nuovi ammortizzatori per chi perde il lavoro, che durano più a lungo e coprono più persone. Dopo i 4 decreti legislativi gia' approvati, il governo varerà entro i primi di giugno altri 4 decreti, completando così l'attuazione del Jobs act. Uno riguarderà l'Agenzia unica sulle ispezioni, perché non è possibile che un'azienda subisca, magari in momenti diversi, i controlli degli ispettori del ministero, di quelli dell'Inps e di quelli dell'Inail. Un altro decreto avrà come obiettivo l'universalizzazione degli ammortizzatori sociali. A regime vorremmo estendere i sostegni ai lavoratori delle imprese con almeno 5 dipendenti".
Sul tema delle pensioni, "la flessibilità in uscita è importante non solo per rimuovere alcuni elementi di rigidità del sistema previdenziale, ma anche per favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, in questi ultimi anni oggettivamente limitato anche dall'allungamento dell'età pensionabile - sottolinea il ministro -. Sono le stesse aziende che ci richiedono questa sorta di staffetta generazionale. Quanto alle proposte ne parleremo a settembre con la legge di Stabilità, in base alle risorse disponibili".
Per Poletti "la lotta alla povertà è una priorità, perché con la crisi le diseguaglianze sono aumentate. Metteremo a disposizione tutte le risorse del ministero più i fondi dei piani europei per l'inclusione, ma so già che non basteranno. Su questo dovremo concentrare gli sforzi nella legge di Stabilità".
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Pensioni, esodati in piazza il 28 maggio per chiedere la settima salvaguardia
I Comitati degli esodati chiedono un rapido sblocco dell'approvazione della settima salvaguardia, un provvedimento che consentirebbe di estendere il vecchio regime previdenziale nei confronti di ulteriori migliaia di lavoratori bloccati dalla Riforma Fornero
Kamsin Scenderanno in piazza giovedì prossimo sotto la sede dell'Inps per chiedere una celere approvazione della settima salvaguardia, le due proposte di legge presentate lo scorso mese di Aprile dalla minoranza dem e dalla Lega Nord alla Camera per estendere le tutele offerte dalla legge 147/2014.
«Esclusi dalle 6 salvaguardie finora approvate - ricorda un comunicato diffuso dalla Rete - restano almeno 49.500 cittadini, come certificato dal Governo e comunicato dal Sottosegretario Bobba in Parlamento lo scorso ottobre in risposta ad interrogazione parlamentare n. 5-03439 dell’On. Gnecchi».
I rappresentati dei Comitati intendono riportare al centro dell'attenzione del Governo il problema dei lavoratori esodati dopo la sentenza della Consulta sul blocco biennale dell'indicizzazione delle pensioni e della recente apertura del Governo verso l'introduzione delle pensioni flessibili e del reddito minimo per gli ultra 55enni. Tali provvedimenti, per quanto urgenti, non devono pregiudicare l'iter legislativo delle salvaguardie per chiudere i "danni" determinati dalla legge Fornero del Dicembre 2011 nei confronti di quei lavoratori che, all'epoca, avevano già siglato accordi che prevedevano la cessazione del rapporto entro pochi anni.
«Stante il blocco dei lavori inerenti le due proposte di legge per una settima salvaguardia depositate in Commissione Lavoro della Camera - ricordano -, la cui “calendarizzazione” è impedita dall’irragionevole ritardo dell’INPS nelle verifiche tecniche atte a quantificare e rendicontare i risparmi certi realizzati nei sei provvedimenti finora attuati e che per legge devono essere adoperati per nuovi interventi di salvaguardia, la Rete dei Comitati ha deciso di indire una nuova manifestazione per giovedì 28 maggio, che inizierà il mattino davanti alla sede dell’INPS e proseguirà nel pomeriggio davanti ad altre sedi istituzionali e di quotidiani nazionali».
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Pensioni, dal 1° giugno tutte le prestazioni saranno pagate il primo del mese
L'Inps conferma che dal primo giugno tutti i trattamenti pensionistici erogati dall'istituto saranno pagati il primo giorno bancabile di ciascun mese.
Kamsin Dal 1° giugno tutti i pensionati vedranno spostarsi al primo giorno di ciascun mese la data di liquidazione delle prestazioni previdenziali. Lo comunica ufficialmente l'Inps con il messaggio 3519/2015 con il quale l'istituto coordina le novità introdotte di recente dal decreto legge 65/2015.
L’articolo 6 del decreto legge 21 maggio 2015, n. 65 ha stabilito, infatti, che “a decorrere dal 1º giugno 2015, al fine di razionalizzare e uniformare le procedure e i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall'INPS, i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell'INAIL sono posti in pagamento il primo giorno di ciascun mese o il giorno successivo se festivo o non bancabile, con un unico mandato di pagamento ove non esistano cause ostative, eccezion fatta per il mese di gennaio 2016 in cui il pagamento avviene il secondo giorno bancabile. A decorrere dall'anno 2017, detti pagamenti sono effettuati il secondo giorno bancabile di ciascun mese".
L'isituto precisa pertanto che a decorrere dalla mensilità di giugno 2015, viene unificata al primo giorno del mese la data di pagamento per tutte le gestioni dell’Istituto, anticipando i pagamenti anche dei trattamenti pensionistici delle gestioni spettacolo e sportivi professionisti che erano effettuati il 10 del mese, e delle gestioni pubbliche che erano effettuati il 16 del mese. La novità, quindi, interesserà anche i titolari delle prestazioni pagate in via "inframensile" che vedranno, nei fatti, allineata la data di pagamento del rateo a quella vigente nelle gestioni Inps dei lavoratori dipendenti. L'effetto armonizzazione è di non poco conto.
A partire dal 1° luglio, poi, i titolari di piu' trattamenti pensionistici facenti carico a gestioni private, gestioni pubbliche e gestioni spettacolo e sport riceveranno un pagamento unico, sempre al primo di ogni mese, comprendente tutti i trattamenti corrisposti dall'Inps. Ad esempio, quindi, una pensione diretta a carico della gestione Inps sarà pagata assieme ad eventuali ulteriori trattamenti erogati dall'Inps ad altro titolo nei confronti dello stesso beneficiario da altre gestioni (es. pensione di reversibilità).
Nel caso in cui il giorno 1 cada in giorno festivo o non bancabile, il pagamento viene posticipato al primo giorno bancabile successivo. Il pagamento al giorno 1° sarà effettuato sia per le pensioni in pagamento in Italia che per le pensioni in pagamento all’estero, ferma restando la cadenza bimestrale con pagamento posticipato per le pensioni delle gestioni spettacolo e sportivi professionisti corrisposte a beneficiari residenti all’estero. Per le pensioni in pagamento all’estero è stata parificata la sola data di pagamento, in attesa di completare a breve l’unificazione del processo di pagamento delle pensioni estere delle gestioni pubbliche, dello spettacolo e degli sportivi.
Documenti: Messaggio inps 3519/2015
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