
Pensioni
Esodati, depositata alla Camera interrogazione per approvazione settima salvaguardia
E' stata depositata questa settimana in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati un'interrogazione promossa da Walter Rizzetto (M5S) al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti per conoscere le reali intenzioni del Governo sull'approvazione della settima salvaguardia in materia previdenziale. Kamsin — Per sapere – premesso che:
è noto che la cosiddetta riforma Fornero dell'anno 2011 ha modificato i presupposti per accedere al trattamento pensionistico non consentendo di godere del diritto alla pensione a migliaia di persone che avevano provveduto al versamento dei contributi previdenziali;
tale riforma ha pertanto determinato una serie di categorie di persone da salvaguardare con ulteriori interventi correttivi della «riforma Fornero», tra le quali, quella dei cosiddetti «lavoratori esodati», ossia coloro che sono stati espulsi dalle aziende in forza di accordi tra le parti sociali in base alla normativa previgente la riforma e che ha impedito agli stessi di andare in pensione, sebbene prossimi al conseguimento dei requisiti pensionistici di vecchiaia o anzianità;
per riparare a tale grave situazione, di notevole contenuto sociale, nel tempo l'Esecutivo ha adottato provvedimenti di «salvaguardia» per consentire ad alcune categorie di persone di accedere al trattamento previdenziale in base alla normativa previgente la «riforma Fornero». Sono stati adottati sei interventi di salvaguardia; l'ultimo si è concretizzato con la legge n. 147 del 2014, a tutela di una serie di lavoratori: da quelli in mobilità a quelli che hanno versato contributi volontari;
tuttavia, ad oggi, sono rimaste ignorate quindi non tutelate ulteriori categorie di persone, ancor più danneggiate di altre per le quali si è proceduto alla salvaguardia. Si tratta di quei soggetti rimasti privi di qualsiasi sostegno economico, poiché all'entrata in vigore della riforma delle pensioni già non avevano un posto di lavoro o lo hanno perso in questi anni, e se non fosse stata attuata la «riforma Fornero», avrebbero avuto il diritto di accedere al trattamento pensionistico dal 2012/2013 entro l'intero anno 2016;
ebbene, individuando gli ulteriori criteri necessari, si ritiene urgente procedere ad un censimento attraverso l'Inps che consenta di individuare queste categorie di persone rimaste fuori dai precedenti provvedimenti di salvaguardia sebbene siano state fortemente danneggiate dalla «riforma Fornero»;
è evidente, infatti, che non sia equo procedere alla salvaguardia solo di alcune categorie di pensionati ed, invece, escludere persone che si trovano in condizioni ancora più disagiate, poiché non consentendo alle stesse di accedere alla pensione, è stato impedito loro di ottenere quella che sarebbe stata l'unica fonte di reddito che da tempo attendevano, considerando che si tratta di soggetti che all'entrata in vigore della «riforma Fornero» erano già privi di un sostegno economico o lo sono a tutt'oggi, poiché non avevano un posto di lavoro o lo hanno perso in questi anni –:
quali siano gli orientamenti del Ministro in relazione a quanto esposto in premessa;
se il Ministro intenda adottare, urgentemente, un'iniziativa normativa di salvaguardia a tutela dei soggetti ancora esclusi come descritti in premessa, dopo aver proceduto – attraverso l'ente previdenziale – ad un censimento di questa tipologia di persone, considerando che l'individuazione esatta di queste categorie di soggetti senza più alcun reddito, è essenziale per porre in essere un intervento normativo di salvaguardia. (5-05650)
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Pensioni, In Gazzetta il Decreto sulla rivalutazione degli assegni. Ecco il Testo
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge Poletti sulla rivalutazione dei trattamenti pensionistici interessati dal blocco biennale dell'indicizzazione. Rimborsi il 1° Agosto.
Kamsin E' in vigore ufficialmente da ieri il Decreto Legge 65/2015 sulle rivalutazioni delle prestazioni previdenziali coinvolte nella sentenza della Consulta dello scorso Aprile. Il provvedimento governativo interviene sul comma 25 dell'articolo 24 del Decreto Legge 201/2011 introducendo, retroattivamente, un diverso sistema di indicizzazione degli assegni superiori a 3 volte il trattamento minimo inps e sino a 6 volte il minimo.
Nello specifico il provvedimento riconosce per il biennio 2012-2013 una rivalutazione, sull'intero importo del trattamento, pari al 100% sugli assegni sino a 3 volte il minimo (confermando sostanzialmente la normativa in vigore); al 40% sino a 4 volte il trattamento minimo; al 20% sino a 5 volte il minimo e del 10% sino a 6 volte il minimo. Non è corrisposta alcuna rivalutazione per gli importi superiori a 6 volte il minimo. Nel biennio 2014-2015 la rivalutazione di tali trattamenti passa al 20% per tutte le fasce sopra menzionate (cioè da 3 a 6 volte il minimo) e dal 1° gennaio 2016 la rivalutazione sale al 50%. Dal 2017 la rivalutazione di tali trattamenti tornerà ancorata alle regole generali. Nel provvedimento si specifica inoltre che gli arretrati saranno corrisposti il prossimo 1° agosto una tantum.
I pensionati potenzialmente interessati dalla misura sono coloro che avevano un assegno, a carico della previdenza obbligatoria, ricompreso tra i 1405 euro e i 2.810 euro lordi al 31 dicembre 2011 (con fascia di garanzia sino a 2.886 euro). Questi assegni infatti nel biennio 2012-2013 non hanno ottenuto alcuna rivalutazione e si sono trascinati una perdita nel corso degli anni. Con la normativa appena varata sarà sostanzialmente consentito loro di ottenere un trattamento leggermente superiore a quello attualmente erogato.
Nel provvedimento ci sono anche altre misure sul sistema previdenziale. La data di pagamento di tutte le prestazioni previdenziali viene spostata al primo di ogni mese a partire dal 1° giugno; si sterilizzano gli effetti negativi dell'andamento quinquennale del Pil (il cd. tasso di capitalizzazione) sul montante contributivo; si rifinanzia di un miliardo il Fondo Sociale per l'Occupazione per garantire gli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2015 e i contratti di solidarietà.
Documenti: decreto legge 65/2015
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Riforma Pensioni, Damiano: troppo penalizzante l'ipotesi contributivo per tutti
Poletti conferma che le eventuali correzione della legge Fornero prenderanno forma con la legge di stabilità e aggiunge: «Quando il Governo avrà tutti gli elementi, incontrerà le parti».
Kamsin L'adozione del metodo contributivo per tutti in cambio di un anticipo dell'età pensionabile è tra le ipotesi sul tavolo del Governo. Lo ha confermato ieri il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti nell'indicare la strada che da qui a fine anno porterà ad una riforma della legge Fornero. Ma l'ipotesi di estendere la cd. opzione donna (almeno come unico canale di uscita) non piace alla minoranza dem nè ai sindacati. La decurtazione dell'assegno al quale andrebbero incontro questi lavoratori sarebbe troppo "ingente" ha ricordato il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano in risposta alle osservazioni del titolare di Via Veneto. La riduzione è nell'ordine di almeno il 25-30% ha indicato Damiano: inaccettabile pensare che questo strumento possa da solo tradurre il concetto di flessibilità che abbiamo in mente.
Una convergenza all'interno della maggioranza potrebbe invece trovarsi sulla proposta Damiano-Baretta. La correzione della "Fornero" deve consentire a chi ha 62 anni di età ed almeno 35 anni di contribuzione (una sorta di quota 97) di uscire a partire da una penalità dell'8% man mano decrescente del 2% sino ad azzerarsi a 66 anni. La maggioranza insomma sembra di fatto già compattarsi non solo per rafforzare l'ipotesidi rendere più flessibile la "Fornero" ventilata dallo stesso premier Matteo Renzi ma anche per mandare un messaggio a palazzo Chigi: il sistema di uscite anticipate deve essere imperniato su un meccanismo che prevede penalità progressive dell'assegno e non su un ricalcolo in chiave "contributiva".
Il governo prima introdurre la flessibilità in uscita dovrà comunque convincere Bruxelles a considerare non la maggiore spesa immediata ma il «bilancio intertemporale», cioè che la spesa per le pensioni anticipate sarebbe compensata dalla riduzione del loro importo.
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Decreto Pensioni, dal 1° giugno tutte le pensioni saranno pagate il primo di ogni mese
Una nota dell'Inps anticipa i dettagli del decreto legge varato dal Governo: tutti i trattamenti pensionistici erogati dall'Inps saranno pagati il primo di ciascun mese.
Kamsin Dal 1° giugno tutti i trattamenti pensionistici, assegni, indennità di accompagnamento per gli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie Inail, saranno posti in pagamento il primo giorno del mese. Lo comunica in via ufficiale l'Inps con una nota diffusa oggi pomeriggio. Nel comunicato l'Istitito di Via Ciro il Grande recepisce sostanzialmente la novità contenuta nel recente decreto pensioni approvato lunedì dal Cdm. Nel caso in cui il primo giorno del mese coincida con un giorno festivo oppure non bancabile, il pagamento sarà effettuato nel giorno utile immediatamente successivo.
La misura dovrebbe interessare in particolare i titolari di doppie prestazioni Inps-Inpdap, circa 150mila pensionati che hanno, ad esempio, una pensione Inps diretta ed una reversibilità da parte dall'ex-inpadap o a carico di altri fondi sostitutivi dell'AGO come la gestione ex-enpals. Per questi soggetti l'Inps paga infatti due prestazioni al mese con una duplicazione "inutile" dei costi delle commissioni bancarie. Un tentativo in tal senso era stato già avviato con la legge di stabilità 2015 in cui si fissava il pagamento delle doppie prestazioni al 10 di ogni mese. Una misura che poi è rimasta inattuata per via del timore di determinare un danno nei confronti delle categorie di pensionati piu' deboli. Da comprendere se la norma avrà però effetto anche sulle date di pagamento dei titolari di un trattamento "inframensile" (es. dipendenti pubblici ed ex-enpals le cui prestazioni vengono liquidate rispettivamente il 16 e il 10 di ogni mese).
L'operazione, ha spiegato il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, è a impatto zero sui conti: i minori interessi maturati dall'Inps saranno completamente conguagliati dalla riduzione delle spese dei bonifici bancari e postali.
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Decreto Pensioni, ecco le nuove soglie di rivalutazione decise dal Governo
I trattamenti interessati dal blocco dell'indicizzazione saranno rivalutati in una forchetta ricompresa tra il 40 ed il 10% per il biennio 2012-2013. Resta il congelamento oltre i 2800-2900 euro.
Kamsin I trattamenti pensionistici saranno rivalutati, nel biennio 2012-2013, del 100% sino a tre volte il minimo; del 40% sino a 4 volte il trattamento minimo; del 20% sino a 5 volte e del 10% sino a 6 volte. Nulla spetterà agli assegni superiori a 6 volte il minimo, cioè 2810 euro lordi (anche se ci dovrebbe essere una fascia di garanzia sino ai 2.818 euro lordi). Sono questi i dettagli del decreto legge sulle pensioni varato dal Governo lunedì per rispondere ai rilievi della Consulta sul blocco delle indicizzazioni.
Il prossimo 1° Agosto i pensionati titolari di assegni ricompresi tra i 1405 e 2810 euro lordi al mese (valori al 31 dicembre 2011, cioè prima che scattasse la norma Fornero) dovrebbero pertanto ricevere una cifra oscillante tra gli 850 e i 300 euro a seconda delle fasce di reddito. Questo importo comprende gli arretrati maturati nel biennio 2012-2013, rivalutati in base alle nuove fasce di reddito, a cui dovrà poi aggiungersi l'effetto trascinamento dell'adeguamento sul biennio 2014-2015: nel provvedimento trasmesso al Quirinale si prescrive infatti che nel biennio 2014-2015 la rivalutazione viene riconosciuta per tutte le fasce al 20% limite che poi passa al 50% dal 1° gennaio 2016.
Considerando l'abbinamento dei due effetti gli assegni intorno ai 1500-1800 euro lordi dovrebbero dunque ricevere anche qualcosina in piu' dei 750 euro annunciati dal titolare dell'economia Lunedì scorso in Cdm. In teoria, infatti, l'importo complessivo da restituire (cioè quello maturato tra il 1° gennaio 2012 ed Agosto 2015) secondo le nuove regole approvate, potrebbe anche superare i mille euro. Sarà probabilmente il prelievo fiscale ad abbassare quanto effettivamente percepito e a riportare l'asticella verso il basso. Gli assegni piu' alti, quelli intorno ai 2700-2800 euro lordi a stento invece riusciranno a recuperare 300 euro in tutto. In ogni caso le cifre che saranno restituite saranno poca cosa rispetto a quanto hanno lasciato sul terreno questi assegni in tre anni e mezzo. A bocca asciutta rimarranno, come già anticipato, tutti coloro che al 31 dicembre 2011 avevano trattamenti lordi superiori a 2810 euro al mese.
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Riforma Pensioni, Governo verso il via libera alle uscite flessibili. Ecco gli scenari
«Dal prossimo anno contiamo di concedere maggiore flessibilità in uscita ai lavoratori che abbiano intorno ai 60 anni di età. Senza stare a fare promesse: con la legge di stabilità stiamo studiando un meccanismo per dare un pochino di libertà in più».
Kamsin L'asticella per l'uscita anticipata sarà rivista al ribasso, intorno a 60-62 anni, dal prossimo 1° gennaio 2016. Lo ha fatto intendere ieri Renzi che ha illustrato come il dossier pensioni sia tornato al centro dell'agenda politica dopo la decisione della Consulta che ha bocciato la norma sul blocco delle indicizzazioni della Legge Fornero. «E' un tema vero che c'e', pero' se lo diciamo adesso sembra che sia una operazione di campagna elettorale; intanto abbiamo recuperato due miliardi di euro e li diamo a quei quattro milioni di cittadini che ne hanno titolo. Sul tema di riuscire a dare un pochino piu' di flessibilita' alla Fornero sono molto ottimista che si possa fare durante la stabilita'. ha indicato il Premier. Quindi ottobre novembre» ha aggiunto Renzi.
Le ipotesi di pensionamento anticipato a cui sta pensando il Governo hanno tutte comunque un minimo comune denominatore: un raffreddamento delle quote retributive dell'assegno. Che sarà tanto piu' intensa quanto maggiore è l'anzianità contributiva presente sul conto assicurativo del pensionato al 31 dicembre 1995. Così ad esempio chi aveva almeno 18 anni di contributi entro tale data e sceglierà l'uscita anticipata avrà una decurtazione maggiore di chi ne aveva ad esempio solo 10 anni. Effetti negativi interesseranno però anche le quote contributive dell'assegno dato che, uscendo prima dal mondo del lavoro, si attiveranno coefficienti di trasformazione inferiori rispetto a quelli a cui sarebbe andato incontro il lavoratore con le regole attuali.
In questo modo, se si attivasse l'uscita a 62 anni e 35 anni di contributi si dovrà mettere in conto una perdita complessiva dell'assegno anche superiore all'8% rispetto a quella indicata nel Disegno di Legge Damiano-Baretta, una delle ipotesi in prima linea nell'attuale discussione. L'ipotesi non piace a molti ma di piu' il Governo non intende concedere.
La decurtazione sarebbe ancora piu' elevata se prendesse piede l'altra ipotesi che piace molto al Governo: l'opzione per il calcolo contributivo dell'assegno in cambio di uno sconto dell'età pensionabile. Sostanzialmente si tratterebbe dell'estensione dell'opzione donna, cioè quel regime sperimentale introdotto dalla Legge Maroni riservato alle sole lavoratrici ed in scadenza il prossimo dicembre, nei confronti della generalità dei lavoratori. Probabilmente l'asticella per l'uscita verrebbe innalzata un pò (oggi alle lavoratrici bastano 57 anni se dipendenti e 58 se autonome) anche se resterebbe fermo il requisito di 35 anni di contributi. In tal caso i lavoratori dovranno mettere in conto un taglio dell'assegno superiore a quello proposto da Damiano-Baretta, nell'ordine del 20-25% almeno ma in cambio potrebbero uscire con diversi anni di anticipo.
Se così stanno le cose a perdere appeal è la proposta sulla quota 100 (promossa da Damiano e dalla Lega Nord). Non tanto per i requisiti di uscita (62 anni e 38 di contributi) a meno che non si inserisca una decurtazione sull'assegno comparabile le prime due ipotesi.
Se questo sarà il cuore della Riforma a cui sta lavorando il Governo non bisogna trascurare anche altri interventi minori di manutenzione alla Legge Fornero: in programma ci potrebbe essere il blocco degli adeguamenti alla stima di vita per il conseguimento della massima anzianità contributiva (che non devono penalizzare ulteriormente i cd. lavoratori precoci); lo stop alla penalizzazione per chi raggiunge la massima anzianità contributiva senza avere i 62 anni (la legge di stabilità ha tolto la penalità solo sino al 31 dicembre 2017); la realizzazione di un sistema piu' agevole e meno penalizzante per valorizzare la contribuzione mista togliendo in particolare le cd. ricongiunzioni onerose. Modifiche sostanziali ci saranno (ancora una volta) sulla perequazione dopo lo sconquasso determinato dalla Sentenza della Consulta. L'ipotesi qui è di introdurre un meccanismo temporaneo di rivalutazione sino al 2016 per poi riprendere le vecchie fasce di indicizzazione previste dalla legge 388/2000 (100%, 90 e 75%). Senza dimenticare poi la necessità di creare un raccordo con i cd. esodati che, se non si adotteranno nuove salvaguardie, finirebbero per dover optare necessariamente per la pensione flessibile con un taglio dell'assegno.
Insomma di carne al fuoco c'è nè tanta ma già che sia Premier a parlare di questi interventi, e non un ministro, dovrebbe indicare una sostanziale volontà di riaprire il cantiere previdenza.
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